Un Hotel Con Servizio In Camera Particolare!
Finalmente posso rilassarmi. Passo delicamente il sapone liquido su tutto il mio corpo, soffermandomi qualche minuto in piú sul mio pisello. Lo insapono per bene, con il soffione della doccia lo bagno leggermente, quel tanto da rendere la schiuma piú voluminosa, quindi continuo a spalmarci sopra altro bagno schiuma ed a lavarlo. Poi, come se stessi masturbandomi, faccio scivolare lungo l’asta la mia mano su & giú per distribuire in modo uniforme il sapone liquido. Lentamente mi sdraio dentro la vasca, immergendomi leggermente in quell’acqua, calda al punto giusto. Le mie mani continuano ad insaponare il mio pisello, che data la forte attenzione che gli stavo riservando per quella doccia, inizia a gonfiarsi. „Chase? Devi farti una doccia o una sega?“ Dico a me stesso. Mi rispondo che farmi il bagno in quell’Hotel, dopo una lunga giornata di lavoro fuori sede, era solo un pretesto per masturbarmi dopo una riunione di quasi sei ore consecutive, torturato tra l’altro da due colleghe in particolare, che non perdevano occasione per mostrare le loro tette o le loro gambe durante la presentazioni dei lavori. Fossi stato il Direttore dell’Azienda, avrei ostacolato un abbigliamento cosí provocatorio sul posto di lavoro. Specifichiamo, non voglio fare il moralista, anzi dipendesse da me le farei girare tutte nude in ufficio. Ma sarebbero una distrazione, magari parli di un progetto, poi lei si china per mostrarti dove applicherebbe le modifiche e booom… l’occhio inequivocabilmente ti cade nella sua scollatura alla ricerca delle tette e perdi la concentrazione! No.
Meglio un abbigliamento sobrio. Io come responsabile della mia sede lavorativa del centro Italia, avevo giá „sponsorizzato“ che in ufficio pretendevo un abbigliamento elegante ma lontano dall’essere sexy. Comunque, morale della favola, con tutte quelle colleghe che giravano nella sala avanti e indietro, mostrando i loro disegni, spiegandone i punti di forza, mi sembrava di ass****re ad una sfilata di Playboy. Una accavalla le gambe mentre parla, l’altra si piega a novanta gradi per prendere la penna in fondo al tavolo mostrando le tette, quell’altra ancora mostra il culo tutto in tiro mentre scrive sulla lavagna… insomma, dopo sei ore di riunione avevo i testicoli gonfi ed il cazzo che stava per esplodermi. Cosí giocando fuori casa, non avendo amiche un pó puttanelle in quella cittá e considerando che non potevo fare nuove conoscenze vista la mia breve permanenza, non mi rimaneva che il piú classico dei modi per svuotarmi le palle: Masturbarmi!
Adesso il mio pisello non é piú gonfio, ma decisamente dritto. Vedo l’asta spuntare fuori dall’acqua come un periscopio di un sottomarino. Lo afferro con la mano destra facendo scivolare lungo il basso la pelle e scoprendo la mia grossa cappella gonfia. Quindi lo mollo, lo afferro di nuovo con la sinistra, chiudo la mano a „pugno“ e faccio scivolare anch’essa verso il basso. Faccio questo gioco per qualche minuto, alternando la mano sinistra con la destra, lentamente, non ho fretta. Voglio sentire secondo dopo secondo lo sperma fermentare nelle mie palle, le voglio sentire al limite per poi lasciarmi esplodere come un vulcano da troppo tempo inattivo. Continuo a mettre sapone sul mio cazzo, lo lascio colare dalla punta della cappella, fino ai testicoli e con il dito medio lo spalmo tutto intorno al buco. Una sensazione di bruciore attraversa il mio corpo… ah,si….. mi piace. Allora continuo a massaggiare la parte bassa della mia cappella e sento il mio pisello che inizia a pulsare, non manca molto, sono pronto a venire. Ma voglio godermi questo momento di pre-sborrata ancora un pó! Mi fermo diversi secondi, giusto il tempo di far respirare il mio cazzo ed ammirarlo in tutta la sua erezione per qualche minuto. É gonfio, carico, pronto a schizzare e liberarsi di un carico ormai in eccesso. Continuo a guardarlo, mi piace vederlo dritto e imponente affiorare dall’acqua come il mostro di Loch Ness. Ora mi masturbo con il soffione, apro l’acqua alla massima pressione e dirigo i piccoli getti sotto la mia cappella… proprio lì, dove termina il mio grosso fungo ed inizia l’asta del mio pisello. Un immenso piacere attraversa il mio corpo, ci siamo quasi, piccoli „battiti“ attraversano il mio uccello. Mi fermo, respiro, il mio cazzo pulsa, lo vedo „agitarsi“, stó per sborrare… lo sento. Ancora qualche sega classica con le mani, su & giú due, tre, quattro volte. Poi decido di dargli il colpo di grazia di nuovo con il soffione della doccia. Nuovamente apro l’acqua , né troppo calda, né troppo fredda, ma la giusta temperatura per la masturbazione finale del mio cazzo dritto che non chiede altro che svuotarsi. Dirigo il getto d’acqua a pressione sul mio pisello, mi distendo ancora di piú lungo la vasca e lascio a quei piccoli fili d’acqua la stimolazione finale del mio uccello… anzi, forse é il caso di dire: „pesce“. Muovo lungo tutta la mia asta il forte getto… sento lo sperma salire… poggio la testa lungo il bordo vasca… ah, ecco… sento la sborra farsi strada… ecco… si… vengo… una lunga spruzzata parte dalla punta del mio cazzo, poi una seconda… entrambe ricadono nella vasca mescolandosi con l’acqua… poi ancora un terzo schizzo, ed un quarto… una quinta spruzzata, che finisce sul pavimento del bagno, la spingo aiutandomi con il bacino, cosí come quella successiva….. mollo quindi il soffione ed afferro il mio cazzo con la mano per liberarmi dell’ultimo carico di sperma… la muovo su & giú cercando di favorire l’uscita ai restanti getti di sperma ancora nelle mie palle… ed é proprio durante le ultime schizzate, che accade l’impensabile. Mentre vedo l’ennesima spruzzata terminare la sua corsa sulle piastrelle in terra, noto anche una figura sul ciglio della porta del bagno immobile! Metto a fuoco: è l’addetto alle pulizie dell’albergo. Cazzo! Ma come é entrato? E poi da quando si puliscono le stanze nel pomeriggio. Immediatamente mi alzo e con il cazzo ancora in erezione che gronda le ultime gocce di sperma, esco dalla vasca.
– „Chi é Lei? E come è entrato? Non ha visto che la stanza era occupata?“ Gli dico mentre mi infilo le ciabatte.
– „Mi….. Mi scusi Signore, io….. io pensavo che la stanza fosse libera… dovevo pulire, cosí… fuori il Led non indicava occupato, ho bussato… nessuno rispondeva, allora…“ Mi risponde tutto rosso in viso e con mezze frasi, un ragazzo che non avrá avuto piú di vent’anni.
– „E quindi visto che nessuno Le rispondeva, si é sentito autorizzato ad entrare? Non ha pensato che stessi dormendo o magari facendo altro?“ Continuo sulla difensiva ed usando un tono autoritario.
– „Le chiedo scusa di nuovo… io, io… le prometto che non accadrá piú e comunque non diró a nessuno di questo episodio… stia tranquillo“ Mi dice cercando involontariamemte un’assicurazione con quelle sue parole.
– „Come? Non lo dirá a nessuno? Crede che me ne freghi qualcosa se lo racconta ad un suo collega o un amico? Io tra due giorni parto. Quello che qui è nei guai é Lei. Domani parleró con il suo Direttore. Non si preocupi, non la faró licenziare, ma faró in modo che si ricordi di questo episodio per un bel pó. Ed ora se ne vada“ Gli rispondo accompagnandolo verso l’uscita della camera.
Mentre chiudo la porta butto un occhio sul comodino. Eccola lí quella maledettissima SIM Card. Mi avvicino per prenderla, mentre il mio pisello lentamente torna allo stato di riposo completamente unto di sperma. Non riuscivo a crederci, uno come me, uno attento ai dettagli, si era lasciato sfuggire questo: non aver inserito la SIM Card nell’apposita fessura dentro la stanza per palesare la presenza di qualcuno al suo interno e bloccarne l’accesso. Cosí mentre ripenso alla cazzata appena fatta, pulisco il pavimento intorno alla vasca tutto bagnato di sborra. Quindi decido di farmi una doccia, una vera doccia. Soprattutto adesso che il mio pisello é tutto appiccicoso come se lo avessi immerso in un barattolo di colla. La serata volge al suo termine e dopo una cena veloce in albergo, mi concedo un meritato riposo. Nell’attesa che il sonno prenda il sopravvento, riassumo mentalmente la giornata appena passata ed „organizzo“ quella che arriverá. Non posso non pensare a quell’addetto alle pulizie delle camere, ed alla sua improvvisata. Mi chiedo se nonostante il mio „terrorismo“ verbale, terrá quella storia per sé o se saró soggetto di storie tra amici tipo: „oh….. ma lo sapete che una volta ho sorpreso uno che si stava masturbando nella vasca?“. Comunque chissenefrega, in quell’albergo non ci sare piú tornato ed in ogni caso avrei parlato con qualche responsabile inventandomi qualcosa del tipo „ero in bagno a pisciare quando…“ o „ero sotto la doccia, il suo dipendente é entrato senza bussare ed rimasto ad osservarmi fino a quando non mi sono accorto della sua presenza“. Sí, quest’ultima versione poteva reggere, se lui avesse detto che mi stavo segando, io avrei risposto che mi stavo semplicemente ed ovviamente lavando le parti intime. No, non lo faró! Ci ho ripensato. Sono incazzato, ma questo mi sembra troppo, magari lo licenziano davvero. Peró… peró facendo un playback mentale, effettivamemte il tipo é rimasto per diversi secondi ad osservarmi. Forse é stata la sorpresa, o forse era omosessuale e gli piaceva lo spettacolo. Magari ora si stará segando lui pensando al mio cazzo dritto ed a tutte quelle schizzate. Forse avrebbe gradito che lasciassi tutto sporco di sperma, per poi pulire lui il giorno dopo. Basta, ora mi stó facendo davvero troppe seghe mentali, cerco di dormire e basta. Domani mi aspetta una lunga giornata.
La riunione oggi dura meno del previsto, entro in auto mentre guardo l’orologio: non sono nemmeno le cinque del pomeriggio. Meglio. Cena presto e poi a letto. Ho intenzione di partire nella prima mattinata. Arrivato in Hotel, mi dirigo nella mia stanza e mi butto sotto la doccia, ma non prima di aver messo la SIM Card nel suo slot, evitiamo altre sorprese. Una volta fuori mi asciugo ed indosso qualcosa di piú comodo che non sia una giacca ed una cravatta. Scendo nella Hall principale e chiedo un tavolo singolo per la cena. Mentre scelgo dal menú cosa mangiare, noto una ragazza sulla trentina che chiede anche lei un tavolo singolo. Non male, penso. Cosí da lontano sembra proprio una bella topa. Non proprio alta, ma ben proporzionata. Quello che subito mi colpisce, prima ancora che si sieda, sono dei pantaloni elasticizzati che le modellano gambe e culo. Per un secondo mi tocco il pisello pensando che la sera prima ci voleva lei per svuotarmi le palle. Ordino i miei piatti e qualcosa da bere, mentre ogni tanto la spio a sua insaputa. Lei invece sembra non filarsi nessuno. Passa poco piú di un’ora e decido che é il momento di andare a dormire, ma prima voglio prendermi qualcosa al piano bar, magari un digestivo. Concentrato sugli alcolici dell’albergo, non noto subito che anche la tipa della cena ha deciso di bere qualcosa. Penso che forse dovrei fare qualcosa, dire qualcosa per agganciarla. Ma si, tanto cosa ho da perdere?
– „Le consiglio un Amer Picon, anché se é considerato un aperitivo, io lo prendo ogni tanto dopo cena. É piú leggero rispetto ad un classico liquore!“ Gli dico attirando la sua attenzione.
– „Come ha detto?“ Mi risponde lei.
– „Ho visto che anche lei stava scegliendo un digestivo, o comunque qualcosa da bere, l’ho vista indecisa cosí volevo suggerirle questo aperitivo Francese… ma che maleducato, non mi sono presentato: il mio nome é Chase“ Le dico allungando la mano per stringere la sua.
– „Piacere Chase, io sono Lorena“ Mi risponde con un sorriso lei.
Le nostre chiacchiere spaziano un pó ovunque, dalle banalità sul tempo, al perchè ci trovassimo in quell’albergo, passando alle descrizioni delle bellezze del luogo che avevamo visitato in questi giorni, fino ad arrivare poi, anche se in modo leggero, alle nostre vite private. Il tempo passa velocemente, ma nessuno di noi due se ne rende conto, chi rompe il nostro „flirtare“ é il piano bar, che chiudendo il servizio ci lascia intendere che è notte fonda. Lorena gira il polso per guardare l’ora, si alza lentamente dalla sedia e mi saluta ringraziandomi anche per la lunga conversazione.
– „Perchè non continuiamo la nostra serata fuori? Non é poi così tardi“ Le dico prendendo tempo.
– „Ti ringrazio Chase, ma domani sarà una lunga giornata anche per me, facciamo un’altra volta“ Mi risponde lei.
– „Allora lasciami il tuo numero! Cosí ti chiamo uno di questi giorni e magari andiamo a cena fuori, così cotinuiamo la nostra chiacchierata“ Insisto tentando il tutto per tutto.
– „Sei molto carino, ma non credo sia il caso. Io vivo in Piemonte e tu nel Lazio. Che possibilità avremmo di incontrarci?“ Continua Lorena allontanadosi da me.
– „Potremmo comunque sentirci On Line e poi… e poi si vedrá“ Gli dico in un ultimo disperato tentativo per non perderla.
– „Magari un’altra volta. Anch’io viaggio spesso per lavoro. Chissà… magari ci incontriamo di nuovo qui“ Conclude lei dandomi un piccolo bacio sulla guancia e prendendo poi la direzione dell’ascensore.
„Cazzo Chase! Stai perdendo colpi, te la sei lasciata scappare“ penso mentre anche io mi dirigo nella mia camera. Pensavo di aver „concluso“ in bellezza la serata, ed invece…..
Finalmente sono nella mia stanza, preparo la valigia per la partenza del giorno dopo ed inizio a spogliarmi per mettermi sotto le coperte dopo un’intensa giornata lavorativa. Non appena mi tolgo la cinta, qualcuno suona alla porta. Chi puó essere a quest’ora?
– „Chi è?“ Chiedo da dietro la porta.
– „Sono io“ Risponde una voce dall’altro lato.
Ma….. Ma è Lorena, balbetto mentalmente. Apro la porta ed è proprio lei! Noto che in una mano stringe un contenitore per il ghiaccio con all’interno una bottiglia di vino rinomato e nell’altra due bicchieri di vetro stile grandi occasioni. Prima che io pronunci una sola sillaba, sorridendo mi dice:
– „Sorpresaaaa…“
– „Gra….. Grazie! Ma….. Ma non dovevi alzarti presto?“ Gli dico sorpreso piú per la sua presenza che per la bottiglia.
– „Se vuoi me ne vado!“ Mi risponde tra il serio e lo scherzoso.
– „No, No… rimani! É che non me l’aspettavo. Ma come facevi a sapere il numero della mia stanza?“ Gli dico invitandola ad entrare.
– „Uffaaa… quante domande! Ma chi sei? Uno dell’F.B.I.? Ho fatto gli occhi dolci al tipo dell’accettazione e mi ha dato il numero. Cosí và bene?“ Continua lei.
E cosí in questo albergo basta fare un pó la zoccoletta e chiunque puó ricevere informazioni personali. Evviva la privacy. Domani dovró fare una lunga chiacchierata con il Direttore, sia per l’episodio di ieri con l’addetto alle pulizie, sia per questa storia che chiunque puó avere dati sensibili su chi pernotta in questo Hotel. Ma adesso devo concentrarmi su Lorena. La osservo meglio ora che è piú vicina, ora che è nella mia camera, insieme a me. I pantaloni elasticizzati sembrano di una taglia in meno, aderenti come una muta da sub, ma decisamente piú eccitanti. Il suo culo è abbastanza piccolo, ma gonfio al punto giusto. Intanto lei si avvicina a quello che dovrebbe essere il „piano bar“ della mia stanza, che in realtá é invece una scrivania con un piccolo frigo e mentre versa il vino nei calici, inserisco la SIM nello slot vicino alla porta per bloccare l’accesso da fuori ad eventuali guastafeste. Mi dirigo quindi verso di lei che, con i bicchieri in mano, fá altrettanto. Adesso ho anche modo di squadrarla da vicino frontalmente. Non riesco a capire la taglia del suo seno, una maglia larga stile hippie me lo impedisce. Quello che invece Lorena non tenta di nascondere (con dei pantaloni cosí, sarebbe impossibile) è la sua fica. Il tessuto elastico avvolge completamente la sua zona intima, le grandi labbra si distinguono chiaramente e la visione di quello spacco in mezzo alle sue gambe, inizia a provocarmi un’erezione.
– „A noi!“ Mi dice porgendomi un calice.
– „A noi“ Rispondo io.
Lentamente assaporiamo quel vino fresco, che ci concede qualche secondo di assoluto silenzio, interrotto solamente dall’intensitá dei nostri sguardi che si incrociano mentre i calici si svuotano. Allora decido di prendere io il controllo della situazione. Dolcemente tolgo dalle sue mani il bicchiere ormai vuoto e lo poggio sul tavolo vicino alla bottiglia. Intanto non perdo di vista il suo viso sorridendole, ma senza dire una parola. Quindi sfioro il tasto della luce provvisto di dimmer e lentamente la stanza diventa meno luminosa, perfetta per quello che la serata sembrava promettere. Ora sono vicino a lei, la guardo… ci guardiamo, alzo la mano destra e gli tocco i capelli. Avvicino la mia testa alla sua, mentre con la mano prendo morbidamente il suo collo da dietro ed avvicino il suo viso al mio. Adesso le nostre bocche si incontrano, un timido bacio sulle labbra apre le danze. Pochissimi secondi e finalmente le nostre lingue si incontrano, si cercano una con l’altra. Poi Lorena si stacca da me e si toglie la sua maglia stile „figlia dei fiori“. Io faccio altrettanto mentre la osservo seminuda dalla vita in su. La vista del suo seno parzialmente coperto mi eccita. Il gioco vedo non vedo anche in questi momenti è sempre stimolante, ed infatti sento nei boxer gonfiarsi il mio pisello. Allora mi avvicino a lei e mentre con la bocca cerco nuovamente la sua lingua, gli slaccio il reggiseno. Continuo a baciarla mentre le mie mani palpeggiano le sue tette. Le sento turgide nonostante non riempiano la mia mano, forse sarà una seconda piena, penso. Peró mi piacciono, sono toste come quelle di una ventenne. Cosí mentre gioco con quei meloncini, lei mi slaccia i pantaloni che cadono in terra per il loro peso. Ora é lei che reclama la sua parte tastando tra le mie gambe il mio pacco ormai gonfio. Sento la sua mano stringerlo attraverso i boxer, mentre le mie inziano a stuzzicare i suoi capezzoli ormai duri. Quindi porto le mie mani sui fianchi di Lorena e le faccio scivolare lentamente nei pantaloni elasticizzati. Cerco con le dita di insinuarmi anche dentro le sue mutandine, ed una volta afferrate pure quelle, lentamente e delicatamente faccio scivolare verso il basso quello che rimane del suo abbigliamento. La vista della sua fica spinge ancora di più la mia cappella sui boxer. Rimango qualche secondo con le ginocchia piegate e mentre le mie mani afferrano le sue cosce, la mia testa si fà strada tra le sue gambe. La sua fica profuma di fresco e mentre il mio naso gioca con le sue grandi labbra, un piccolo gemito già esce dalla sua bocca. Cosí mentre lei si gode un probabile principio di orgasmo, ne approfitto per sbarazzarmi dei calzini prima e dei jeans dopo. Ho imparato con l’esperienza che invertendo i fattori, prima i pantaloni e poi i calzini, si hanno pessimi risultati con le donne. Sono quasi nudo, a parte un pezzo di stoffa che imprigiona il mio uccello. Anche Lorena è ormai completamente nuda, la vedo togliersi le scarpe senza nemmeno slacciarle usando i piedi stessi, quindi come un felino „esce“ dalle sue mutandine che ormai sono un tutt’uno con i leggins e finalmente si concede alla mia vista nella sua totale nuditá. Penso che sia ora di liberare la bestia, che con prepotenza pretende di essere liberata. Provo ad avvicinare le mie mani ai boxer, ma un gesto di Lorena me lo impedisce. Capisco che vuole scartare di persona il suo pacco. Sento le sue calde mani sui miei fianchi, poi sul mio sedere che lo stringe con forza aumentando di più il mio piacere. Infine toglie l’ultimo lembo di stoffa che divide il mio cazzo dalla sua fica. Non appena mi sfila i boxer, il mio pisello spunta fuori nella sua totale erezione come una molla! Lorena rimane in ginocchio per poi afferrare con una mano il mio cazzo pulsante. Penso voglia masturbarmi, invece si limita a tirare indietro la pelle per scoprire la mia cappella, che gonfia come un pallone, offre resistenza a quel movimento. Quel leggero movimento mi offre un principio di sborrata, sento il mio pisello pulsare e le palle esplodermi. Poi avvicina la sua bocca vicino il buco della cappella ed inizia a leccarlo. Quindi passa alla parte sotto, la punta della sua lingua stuzzica l’attaccatura della pelle al mio grosso fungo. Ora sono io che emetto un gemito, mentre sento la sborra salire lungo l’asta. Lei si ferma per qualche secondo mentre vede il mio pisello pulsare senza peró sborrare. Quindi continua il suo lavoro con la lingua, questa volta la sento leccare tutta l’asta. Percepisco la punta della sua lingua partire dalle mie palle, fino a salire su su verso la fine del mio cazzo. Sento che stó per venire, cosí afferro le sue mani che nel frattempo si sono posate sui miei fianchi e mi preparo a svuotarmi sul suo bel visetto. Ma Lorena smette quella frazione di secondo prima del culmine del piacere, cosí all’ultima risalita della sua lingua lungo la mia asta, quello che mi concedo per quel lavoro di bocca a metá, é solo una lunga sborrata stile piscio. La chiamo cosí quella interminabile spruzzata che dura almeno tre secondi come se stessi pisciando. Quella schizzata liberatoria che vorresti trattenerti per un posto piú caldo ed accogliente, ma che comunque il tuo corpo espelle per un eccessivo carico di sperma. Quella sborrata che comunque ti mantiene l’erezione ed alla quale non ne seguono altre nell’immediato. Lorena si mette comunque in piedi un istante prima che io venga, evitando che le sporchi il viso e lasciando che il mio liquido seminale finisca sul pavimento (tra l’altro la seconda volta in due giorni… quella stanza avrá un bel ricordo di me).
Con il cazzo dritto in mezzo alle sue gambe, le mie mani che stringono il suo culo e la mia lingua che cerca ancora il sapore della sua bocca, la spingo verso il letto. Una spinta affettuosa la costringe a sedersi, poi le mie mani si posano sulle sue ginocchia e la costringono a divaricare le gambe. Voglio ancora respirare la sua fica, cosí avvicino di nuovo il mio viso alle sue grandi labbra questa volta bagnate da morire, completamente zuppe! Gliela lecco ovunque e dovunque, dentro e fuori, la mia lingua umida si confonde con i suoi umori mentre la sento ansimare. Alzo lo sguardo e vedo il suo viso rivolto al soffitto per quell’attimo di piacere. Il mio pisello in ereziome e pulsante mi suggerisce che è arrivato il momento di svuotarmi dentro di lei. Mi metto in piedi e cammino verso il trolley vicino all’armadio, frugo nella tasca laterale in cerca di un preservativo. Poi torno da Lorena mentre apro la confezione. Sono a pochi centimetri da lei mentre cerco di mettere la tuta al mio ormai esausto cazzo. Un suo gesto mi fá capire che vuole mettermelo di persona. Cosí si allunga verso di me e mentre con una mano afferra il mio cazzo tirandolo a sè, con l’altra mi ruba il preservativo. Toglia l’aria dalla punta dello stesso e dolcemente lo infila lungo tutta l’asta. Poi si sposta leggermente verso il centro del letto e divaricando le cosce mi invita ad accomodarmi. Non me lo faccio ripetere due volte. Ora sono con il mio cazzo difronte alla sua fica, la striscia di pelo tipo mohicano che si è lasciata poco sopra lo spacco, mi lasciano una perfetta visione delle sue grandi labbra completamemte fradice. Mi avvicino lentamente al suo posto piú intimo, tocco il suo buchetto e lentamente scivolo dentro, centimetro dopo centimetro. Inizio a muovermi al suo interno, movimenti regolari su & giu rimbombano nella stanza ogni volta che le mie gonfie palle sbattono su una parte del suo culo. Percepisco la sua fica pulsare, mentre un mix di dolore e godimento mi attraversa ogni volta che le mie palle „rimbalzano“ in mezzo alle sue gambe. Poi il carico di sborra inizia ad incanalarsi lungo la mia asta, sento lo sperma salire velocemente per tutta la lunghezza del mio cazzo… ci sono….. sto pervenire… sborro una prima volta, poi una seconda, una terza, una quarta….. avverto il calore dello sperma soffocato dal preservativo avvolgere la mia cappella… continuo ancora a spruzzare… a spingere… voglio sentirmi completamemte vuoto… sborro ancora un paio di volte, fino a quando mi rendo conto che il mio pisello é arrivato… esausto… cosí mi sfilo da Lorena mettendomi al suo fianco con il cazzo ancora dritto e pulsante. Lei sembra non averne abbastanza, allora si mette a cavallo su di me con la sua fica zuppa, afferra il preservativo con le mani e sfilandomelo lo butta da qualche parte nella stanza. Poi con una mano afferra il mio cazzo unto di sperma ed inizia a masturbarmi cercando di farmi godere ancora una volta. Ma a parte un paio di goccioline di liquido seminale uscite piú per forza di inerzia che per quella tentata sega, quello che resta è sola un estremo tentativo di tortura post scopata. Cosí anche lei si distende sul letto, mentre il mio pisello si concede un meritato riposo afflosciandosi lentamente.
Poco dopo ci concediamo una doccia tranquilla e mentre io indosso la mia camicia da notte, lei si riveste per tornare nella sua stanza.
– „Dormi qui Lorena? Tanto anche io domani mi alzo presto“ Le dico.
– „Ti ringrazio Chase, ma pure io devo fare la valigia. Ci vediamo domani mattina per la colazione“ Mi risponde baciandomi velocemente sulla bocca e prendendo la direzione della porta.
La mattina dopo alle 7:00 sono giá nella sala ristoro. Ordino un latte macchiato e mentre aspetto, mi guardo intorno alla ricerca di Lorena. Ma di lei nemmeno l’ombra. Forse é in ritardo. Aspetto. Ma quando guardo di nuovo l’ora, mi rendo conto che è passato un bel pó di tempo dal momento in cui mi sono seduto e che di lí a poco, ci sarebbe stato il mio volo per tornare a casa. Cosí prendo il mio trolley e mi dirigo all’accettazione per consegnare la tessera magnetica della stanza.
– „Buongiorno, lascio l’albergo e questa è la mia SIM. Stavo cercando la signorina Lorena, puó chiamarla nella sua stanza e dirle che l’attendo qui?“ Dico all’impiegato.
– „Non abbiamo nessuna Lorena in questo Hotel, è sicuro che si chiami così?“ Mi risponde l’addetto mentre controlla la lista dei clienti.
– „Certo che ne sono sicuro! Ieri abbiamo anche preso da bere al vostro Bar. Guardi meglio“ Continuo io.
– „Mi dispiace Signore, ma ho giá controllato due volte, qui non abbiamo nessuna con questo nome. É sicuro che la sua amica alloggi da noi e non abbia magari usufruito solo del nostro servizio ristoro aperto a tutti?“ Mi risponde ancora l’incaricato della reception.
No che non ne sono sicuro, penso. Cazzo, e adesso? Non ho niente in mano per rintracciarla. E poi perchè avrebbe dovuto mentire sulla sua identitá. Mentre nella mia testa si formulano duemila domande, esco da quell’albergo e cerco un taxi. Poi alle mie spalle improvvisamente una voce si offre per aiutarmi:
– „Stá arivando un auto per lei. L’ho vista fare colazione con il trolley a seguito e mi sono permesso di chiamargliene uno“
Mi giro e quello che mi si palesa di fronte, è il tipo che due giorni prima mi ha sorpreso a masturbarmi nella vasca.
– „Lei? La ringrazio, ma faccio da solo. E non creda che mi sia scordato di lei, ma adesso ho troppa fretta per sporgere un reclamo, lo faró da casa con una E-Mail“ Gli dico fingendo il mio disappunto.
– „Faccia quello che ritiene opportuno“ Mi risponde serafico. Intanto arriva il taxi. L’autista carica il mio unico bagaglio e poi torna al posto di guida.
– „Porti il Signore all’aeroporto ed addebiti la corsa sul nostro conto“ Gli dice il dipendente dell’Hotel attraverso il finestrino. Poi mi apre la portiera e poco prima che l’auto riparta, si rivolge nuovamente a me:
– „Spero che la serata di ieri sera sia stata piacevole e che il vino sia stato di suo gradimento“ Mi dice mentre con il palmo della mano batte sul tettuccio dell’auto per indicare all’autista che puó partire. Il tempo di realizzare quanto mi è stato appena detto e siamo già lontani dall’albergo.
Come faceva a sapere della mia serata? Allora è lui che ha dato il numero della mia stanza a Lorena! Ed a questo punto, chi è realmente Lorena? Una sua amica? Una puttana? Una cameriera dell’albergo che arrotonda lo stipendio con servizi extra in camera? Una sfilza di domande si susseguono nella mia testa, miliardi di supposizioni prendono forma, tutti possibili scenari che non avranno conferme. Forse Lorena era il suo „modo“ per scusarsi, chiunque fosse, lei era la sua redenzione. Forse era stata pagata. Forse quell’impiegato aveva forzato il nostro incontro, o forse piú semplicemente Lorena era una ragazza qualunque che voleva davvero fare sesso ed incrociando il cammino di quel cameriere, gli ha chiesto davvero con „gli occhi dolci“ il numero della mia stanza… forse! E forse quando (e se) torneró in quell’Hotel, avró la mia risposta!
Insomma, tanti „forse“ ma nessuna certezza, anzi una: il servizio in camera di quell’Albergo é stato davvero impeccabile, eccellente, indimenticabile!
Su questo non c’erano dubbi!