spiaggia
Un amica mi parlo‘ di quella valle nascosta solleticando la mia fantasia e facendomi pregustare i colori e le sensazioni celate in quel paradiso nascosto.
La prima volta che decisi di visitare la Valle della Luna il sole e la mia voglia di nuotare nudo nel mare color smeraldo furono i miei unici compagni.
Mi ero feci ingannare dall’ordinato sentiero sterrato che si snodava dopo il grosso cancello di legno che sbarrava l’ingresso del percorso a moto e automobili.
Dopo una decina di minuti trascorsi camminando tra tavoli da pic-nic e rudimentali lampade incassate nel terreno ero arrivato davanti al sentiero vero e proprio che scendeva nella valle della luna.
Una mulattiera scoscesa serpeggiava tra le rocce e gli arbusti, incanalandosi in una valle naturale che definire suggestiva era quantomeno riduttivo.
Impressionanti rocce megalitiche di granito erano state forgiate dagli elementi in modo da sembrare figure mitologiche che ti osservavano dall’alto, mentre in fondo alla valle un prato verdissimo offriva agli occhi un contrasto sorprendente, prima di trasformarsi in sabbia e poi tuffarsi nel mare azzurrissimo della Sardegna.
Nascoste tra le rocce vidi le tende di alcuni ragazzi con pochi soldi e molto spirito dell’avventura mentre poco più in la sorgeva l’insediamento di una piccola comunità hippy che passava li‘ tutta l’estate vivendo di artigianato e condivisione, in un quadro surreale che portava gli orologi indietro agli anni sessanta.
Appena raggiunsi il prato vidi alcuni cani dall’aspetto simpatico ed improbabile rincorrersi mentre un gruppo di ragazzi fumavano sdraiati vicini alla spiaggia.
Davanti a me una ventina tra uomini e donne prendevano il sole sulla sabbia, la maggior parte in topless o completamente nudi, senza curarsi troppo di ciò che gli accadeva intorno.
Pochi passi lungo un sentiero alla mia sinistra e superati dei fitti cespugli mi si paro’davanti una caletta circondata da rocce piatte e levigate.
Di fianco ad una tenda una moka per il caffè mi fece capire che quel paradiso non era solo per me, il bisogno di togliermi i vestiti e tuffarmi nudo nell’acqua mi assalì feroce,
stesi l’asciugamano con le mie cose e mi preparai a tuffarmi quando la mia attenzione fu rapita da una donna completamente nuda distesa a prendere il sole.
Pensai di allontanarmi per non disturbarla, ma non potei evitare di guardare quanto fosse bella e proporzionata, due seni gonfi ed eleganti su cui si appoggiavano lunghi capelli neri, il corpo era abbronzatissimo e bagnato da un recente tuffo nel mare.
Quando guardai le lunghe gambe affusolate non potei non soffermare lo sguardo su di una figa pelosissima, completamente incolta, il cui manto nerissimo le dava un aspetto decisamente selvaggio.
Decisi di rimandare il bagno , tolsi il costume e mi sdraiai al sole abbandonandomi ad occhi chiusi al vento che mi accarezzava il viso abbronzato.
La donna era stata raggiunta da una donna anziana completamente nuda, notai che rivolgendosi a lei la aveva chiamata mamma, nonostante i suoi capelli biondissimi lasciassero pensare che non potessero essere parenti.
Giro‘ lo sguardo e si accorse di me, non fece nulla per nascondersi, anzi mi regalo‘ un sorriso bellissimo che mi mise addosso un po‘ di imbarazzo.
Tentai di rompere il ghiaccio in modo forse un po‘ banale.
„Ciao ti disturbo se resto qua a prendere il sole?“
Si giro‘ dalla mia parte fissando il mio corpo muscoloso, mentre le signora al suo fianco si stendeva a prendere il sole accanto a lei.
„Affatto, anzi mi fa‘ piacere, prima volta qua?“
Mi rispose con un forte accento toscano, probabilmente fiorentino, anche se non ne fui certo, restammo a goderci la natura per una mezz’ora senza smettere di scambiarci occhiate sempre più indiscrete.
„Si e sembra di essere arrivati su di un altro pianeta e in un altra epoca, tu sei qua da tanto? Mi disse che era li da una decina di giorni in compagnia di sua madre, poi indico‘ la tenda con la moca e mi chiese se volevo un po‘ di caffè.
La ringraziai ma le dissi stavo benedissi o così, poi lei con una naturalezza che mi lascio‘ spiazzato mi guardo‘ negli occhi mi chiese se avessi voglia di fare l’amore.
Rimasi a guardarla in silenzio senza sapere cosa rispondere.
„Sei davvero carino lo sai? Non ti preoccupare per mia madre, e‘ una cosa naturale e io non gli nascondo nulla, se vuoi puoi prendermi anche qua‘ davanti a lei, o possiamo farlo tutte e tre assieme se ti fa piacere, altrimenti possiamo andare sulla spiaggia dietro quei cespugli o farlo in mare se preferisci.
Per un attimo l’idea di scoparla davanti alla madre mi sfiorò, provocandomi una erezione sfacciata.
Si sedette di fianco a me, dolcemente le nostre bocche si cercarono e iniziammo a baciarci mentre le mani accarezzavano i nostri corpi scaldati dal sole.
„Ti va se andiamo a farlo sulla spiaggia?“
Le sue dita mi scivolavano lentamente per tutta la lunghezza dell’asta, si alzo‘ in piedi con un sorriso dolcissimo e mi prese per mano.
La elegante signora fece scivolare una mano tra le gambe mentre la mia bocca baciava il collo della figlia.
Mi mise le mani sulle spalle intanto che la mia lingua gustava il sapore salato della sua pelle, la sollevai tra le mie braccia e mi incamminai verso la spiaggia senza smettere di baciarla.
Ci ritrovammo a rotolare sulla sabbia uno abbracciato all’altro, passai le labbra sul suo corpo, i suoi seni erano turgidi ed inebrianti.
Mi soffermai a gustare la consistenza dei capezzoli scuri mentre la sua mano appoggiata sulla nuca mi spingeva tra le cosce.
Il profumo forte del suo sesso mi sfiorò le narici mentre leccavo la sua natura in quel cespuglio rigoglioso, la pelle della figa era scura e invitante, come un ostrica prelibata che sapeva di mare e lussuria.
Le onde sbattevano a pochi metri dai nostri corpi, come volessero suggerirmi il ritmo con cui spompinare il suo clitoride.
Non eravamo soli, ad una dozzina di metri da noi un ragazzo con lunghi dreadlook stava fumando con aria sognante mentre la sua donna gli succhiava l’uccello.
Lei inizio‘ a godere rumorosamente, senza remore ne pudore, l’idea che i suoi lamenti giungessero alle orecchie delle madre mi imbarazzo‘ e allo stesso tempo mi eccito‘ ancora di più.
Le aprii le gambe, scivolando dentro di lei, mentre un gemito strozzato alle nostre spalle mi fece capire che la ragazza dell’hippy aveva portato a termine il languido lavoro di bocca al suo uomo.
Ci fondemmo uno nell’altro come due novelli Adamo ed Eva, in un paradiso che ci era solo stato prestato, in quel momento mi resi conto che non sapevo nemmeno come si chiamasse.
Quando la sentii venire mentre puntava i piedi contro la sabbia sotto di noi capii che i nostri nomi non avevano nessuna importanza, perché entrambe ci chiamavamo amore.
Quando tutto fu finito mi ritrovai seduto di fianco a lei con la mano nella sua.
„Bagno?“
„Si dai, sono tutta sudata e ho la sabbia in posti che non puoi neppure immaginare“
L’acqua era piena di pesci bellissimi e vicino a me nuotava una sirena dai lunghi capelli neri, ci baciammo ancora una volta e poi uscimmo gocciolanti, ci stendemmo al sole e svuotammo la testa da ogni preoccupazione.
Ci godemmo assieme il tramonto, poi a malincuore la salutai e mi incamminai per tornare nella Sardegna dei giorni nostri, chiassosa, bellissima e un po‘ commerciale.