Senza appuntamento
Scesi dal tram velocemente, e guadagnai di corsa il lato opposto del marciapiede; non avevo molto tempo per pranzare, un appuntamento di lavoro mi aspettava di lì a due ore.
Arrivai dinanzi al mio solito ristorante ma lo trovai chiuso : un cartello recitava „Chiuso per motivi familiari“.
„Maledizione“ dissi tra me e me “ e adesso dove vado ?“.
Per fortuna mi rammentai che ad un centinaio di metri da lì, c’era un ristorante dove mi ero sempre ripromesso di provare una volta a pranzare. Per fortuna era aperto, entrai e chiesi se era disponibile un tavolo.
L’ambiente era ampio, più ampio di quanto mi ero immaginato, arredato con cura e abbastanza frequentato.
Mi accomodai e presi il menu, avevo voglia di un pranzo leggero, altrimenti nel pomeriggio avrei avuto qualche problema di sopravvivenza.
Mentre leggevo il menu, notai a poca distanza da me, seduti al tavolino d’angolo un uomo e una donna che parlavano fitto fitto, le bocche a pochi centimetri di distanza, le dita intrecciate, gli occhi dell’uno persi in quelli dell’altra.
Ordinai un piatto leggero come mi ero ripromesso.
Ad un altro tavolo poco distante sedeva invece una coppia che non sembrava particolarmente in sintonia, mentre lei guardava annoiata il cellulare, lui seguiva con interesse l’andirivieni della bella cameriera.
Vidi la donna voltarsi e chinare il capo. Quando riaddrizzò il bel collo affusolato, mi piantò gli occhi addosso.
Dieci secondi, abbastanza per convincermi che non mi stavo sbagliando, che ero io l’oggetto della sua curiosità.
Occhi scuri ed intensi con un filo appena di trucco e delle labbra grandi e ben disegnate, mi fecero provare un senso immediato di vertigine.
Feci un rapido scan della sua figura : corpo snello, mani delicate e affusolate, caviglie sottili, proprio il mio tipo ideale.
Incredulo, mascherai la lusinga accennando a voltarmi di lato, come ad accertarmi che il destinatario dei suoi sguardi non fosse un’altra persona. Lei sorrise del mio finto stupore, e riprese a maneggiare il telefono. L’uomo al suo fianco continuava a non degnarla di alcuna attenzione.
Lei continuò per ancora qualche minuto sul telefono, lanciando spesso sguardi di sottecchi nella mia direzione.
Quando io ebbi finito di pranzare, lei posò il telefono e mi lanciò un lungo sguardo intenso che non lasciava alcun dubbio.
A quel punto mi alzai e guardandola negli occhi, mi diressi verso i bagni accertandomi con un’ultima occhiata che l’uomo al suo fianco fosse sempre piacevolmente distratto.
Entrai: le due toilette, per uomini e donne, si affacciavano entrambe in un’anticamera dove due lavabi, ragionevolmente puliti, il portasapone, le salviette di carta, due poltroncine ed il posacenere a stelo facevano bella mostra di sè.
Il bagno degli uomini era spazioso. entrai e girai la chiave nella toppa.
Mi sbottonai i pantaloni : ero piacevolmente eccitato. Prima di pisciare, mi accarezzai delicatamente lo scroto per sentire la consueta fitta di piacere. Sentii bussare con un tocco lieve, le mie pulsazioni cardiache aumentarono sensibilmente.
Respirai a fondo e aprii lentamente la porta : lei era lì dietro. Incredulo la feci entrare e richiusi la porta dietro di me con un giro di chiave.
Non ci fu bisogno di parole tra di noi: era un richiamo ancestrale, un vortice inarrestabile.
Ci baciammo come se dovessimo strapparci le labbra a vicenda, come a voler imprimere nelle nostri menti in maniera indelebile i nostri sapori.
Il respiro si fece corto, i gesti più frenetici. Lei mi sbottonò la patta che mi ero appena richiuso e lo estrasse.
I pantaloni mi caddero all’istante, il cazzo svettava già in piena erezione.
Con un gemito impercettibile si inginocchiò e delicatamente prese a passare la lingua inumidendone la punta.
Ero al settimo cielo, mentre lo ingoiava con dovizia, non potevo fare a meno di osservare gli splendidi seni che si muovevano attraverso la scollatura generosa. Mi guardava fisso negli occhi come poco prima al tavolo e questo aumentava esponenzialmente il mio piacere.
„Mi piace il tuo gusto“ mi disse inaspettatamente „mi fa impazzire !“.
„Alzati“ dissi io a quel punto. Infilai le mani sotto la gonna stretta e corta e con sorpresa al mio tocco mi accorsi che portava le calze autoreggenti e nessun indumento intimo. La sua figa era completamente madida di umori e non appena la sfiorai, lei non potè trattenere un mugolio. La masturbai per un attimo, mentre le nostre lingue si intrecciavano nuovamente.
„Prendimi da dietro“ disse, con una voce gutturale che tradiva il suo piacere.
Si appoggiò con le mani al lavandino e sporse bene in fuori il suo culo perfetto, la gonna stava rialzata sopra i fianchi.
Scivolai dentro di lei, completamente bagnata. Il mio cazzo la riempiva totalmente. Presi a baciarla ed a morderle il collo.
„Mmm quanto mi fai godere, continua così, non ti fermare“ disse. A quel punto staccò una mano dal lavandino e cominciò a toccarsi, probabilmente aveva fretta, se si fosse fermata troppo in bagno, il suo compagno si sarebbe insospettito.
„Non puoi venirmi dentro, lo sai !“ disse. Io ero quasi al culmine della mia eccitazione; ancora qualche colpo e alla fine lo estrassi. Lei si inginocchiò aprendo le sue splendide labbra e mettendo in mostra la lingua pronta a ricevermi.
Uno schizzo lungo la colpì in gola, lei chiuse gli occhi e continuando a masturbarsi lo fece colare dalle labbra.
Una sconosciuta faceva tutto questo per me, non ci potevo credere. Intanto con foga si toccava, mi guardava, le pupille dilatate.
Non ci volle molto, poco dopo venne anche lei con un lungo gemito di piacere.
Appoggiato al muro sfinito e incredulo, la vidi pulirsi e rivestirsi in fretta ed uscire con una goccia del mio sperma ancora sulle labbra.
Forse era un dono al quale non voleva rinunciare, un piccolo ricordo di una fantasia finalmente realizzata, oppure un segnale da portare al suo uomo stanco e svogliato per farlo ingelosire.
Non ci scambiammo neanche un saluto, non serviva. Avevamo scopato intensamente anche se il tutto era durato forse appena cinque minuti.
Sesso furioso, come delle bestie in calore.
Tornai al tavolo ma non mi degnò più di uno sguardo, entrambi avevamo avuto ciò che volevamo.