Ho rubato il ragazzo a mia sorella (Parte 10)
Io sentii il fischio degli allenatori e mi tuffai nell’acqua. Le mie braccia cominciarono il loro movimento, i miei piedi mi spingevano verso l’altro capo della piscina per poi ritornare verso la alla posizione iniziale e quindi di nuovo indietro. Quando ero in acqua mi sentivo così nel mio ambiente. Virai e tornai verso i blocchi, allenatore tornò a fischiare.
Mi guardò mentre gli altri arrivavano e disse: „Nick, hai fatto un grande tempo, ma sarà meglio che ti conservi per la gara di sabato. Sei è il mio miglior nuotatore e non voglio che tu ti stanchi prima della gara.“ Io mi limitai ad accennare col capo.
Quando tutti ebbero finito l’allenatore ci congedò ed andammo a fare la doccia. Mi tolsi il costume bagnato ed andai sotto la doccia per lavare via il cloro dal mio corpo. Quando ebbi finito presi un asciugamano, mi asciugai e poi l’avvolsi intorno alla vita. Ritornai nello spogliatoio e vidi Renzo che nudo frugava nel mio armadietto.
„Ehi. Perché cazzo frughi tra la mia roba?“
„Devo scoprire cosa sta succedendo con Giacomo!“
„Se lo vuoi sapere chiedilo a lui! Non guardare nella mia roba.“
„Cosa succede?“ disse una voce, mi voltai e vidi l’allenatore.
„Sono ritornato dalle docce e Renzo stava curiosando tra la mia roba!“ Dissi.
„Renzo, questo è contro il regolamento.“ Disse l’allenatore. „Ti avviso, se lo farai ancora dovrà punirti e convocare i tuoi genitori. Ora vai a fare la doccia!“
Renzo si allontanò. L’allenatore mi guardò e disse: „Nick, ho parlato con tuo padre, aveva sentito che tua sorella avrebbe tentato di metterti contro qualche componente della squadra, se hai bisogno di qualcuno con cui parlare del tuo problema, anche se si tratta del tuo ragazzo, potrai parlare con me, sono esperto in questo genere di cose.“
Mi guardai rapidamente intorno. “Vuole dire che lei è gay?“
„Sì.“ disse l’allenatore. „E per favore tienlo segreto. In una città come questa a molta gente non piacerebbe sapere che un insegnante è gay. So come ti senti, se hai bisogno di qualcuno a cui parlare, puoi sempre parlarmi.“
Accennai col capo, mi vestii e salii in macchina. Ero sicuro che Alice avesse caricato Renzo anche se non sapevo cosa gli aveva detto. Renzo era uno stronzo ma quello che stava facendo era troppo anche per lui. Arrivai a casa, vidi che le macchine dei miei genitori non c’erano e Alice era sulla porta.
„Allora, strega, Renzo stava guardando nel mio armadietto nello spogliatoio, cosa gli hai detto?“
Alice aveva un’espressione soddisfatta. „Stava solo cercando di scoprire se Giacomo è gay.“
„E a chi cazzo frega se lo è? E cosa ha scoperto Renzo?“
Alice aveva un sorriso furbesco sul viso. „Bene“ dissi. „Se non me lo dirai lo scoprirò da me.“
Entrai e corsi nella sua stanza. „Nick, esci dalla mia stanza!“ gridò Alice.
„Tu hai mandato qualcuno a rovistare tra la mia roba e scommetto hai frugato nella mia stanza, quindi è il minimo che possa fare, cagna!“
Alice mi saltò sulla schiena, io gli afferrai le braccia e la allontanai da me, poi la presi per un braccio, la spinsi fuori della stanza e chiusi la porta a chiave. Alice picchiava sulla porta mentre io cominciavo a frugare tra la sua roba.
„Nick, apri subito la porta!“ Gridava.
Io la ignorai e cominciai a guardare nei cassetti. Dopo alcuni minuti trovai quello che stavo cercando. Una stampa di una e-mail tra Renzo ed Alice. Renzo risultava essere il padre del bambino di Alice e lei gli diceva che non l’avrebbe detto a nessuno se avesse fatto quello che lei gli avrebbe detto di fare. Mi misi in tasca il foglio ed aprii la porta.
„Tu, fottuto stronzo!“ Urlò Alice.
Io le passai davanti e mi avviai all’ingresso con lei che mi seguiva. Uscii e mi diressi verso la macchina. „Dove stai andando?!“ Continuava a gridare.
„Non sono affari tuoi.“
Salii in macchina ed Alice tentò di aprire una delle portiere. Io pigiai rapidamente il pulsante di chiusura delle porte, avviai la macchina e lei si mise davanti all’automobile. Io feci avanzare un po’ la macchina, lei si spostò ed io mi diressi a casa di Giacomo.
Bussai alla porta e venne ad aprire suo padre. „Nick, stavamo per cenare.“ Disse.
„Mi spiace interrompervi ma ho trovato delle informazioni e non so dove andare. I miei genitori non sono a casa e c’è solo Alice.“
Roberto indietreggiò e fece entrare. Io lo seguii in sala da pranzo dove Giacomo era seduto con sua madre. Lui mi guardò incuriosito, mostrai a lui ed ai suoi genitori le e-mail che avevo trovato e dissi loro quello che era successo dopo l’allenamento e quando ero tornato a casa.
„Mamma.“ Disse Giacomo. „Papà. Posso andare a casa di Nick con lui?“
„Perché vuoi andarci?“ Chiese Roberto. „Se i suoi genitori sono fuori, ci sarà solo Alice.“
„Ci sarà Nick con me e voglio dirgliene quattro a quella cagna.“
„Ben detto ragazzo, non farti mettere sotto i piedi.“
Finita la cena ritornai a casa, i miei genitori non erano ancora ritornati. Quando entrammo Alice mi guardò e disse: „Aspetta che mamma e papà tornino e vedrai.“
„Chiudi quella boccaccia!“ Disse Giacomo. „Tu non provochi che guai!“
„Oh Giacomo, tu vuoi solo entrare nei pantaloni di Nick. E lui non se ne rende conto! Tu non sei nint’altro che una checca!“
„Alice e tu non sei nient’altro che una troaia!“ Disse Giacomo. “Io l’ammetto. Io sono gay! E sì voglio stare con Nick, ma cosa pensi stupida puttana? Io sto con Nick. Suo fratello mi trova eccitante in una maniera che tu ti puoi solo sognare! E l’unica ragione per cui sono uscito con te era per poter avvicinare Nick! Ora guarda!“
Giacomo si girò verso di me e mi diede un bacio. Fu molto lungo, profondo e mettemmo le braccia uno intorno all’altro mentre noi baciavamo. Quando interrompemmo il bacio e tornammo a guardare Alice, lei aveva l’espressione più strana sul viso. „Allora come ti senti a sapere che ti ho scaricato per tuo fratello? Perché l’ho fatto? Perché mi piaceva!“ E vedessi quello che facciamo quando siamo dietro una porta chiusa, e come mi eccita. inoltre non pensare che ti ho scaricata perché sono gay! O no! Era perché Nick voleva stare con me quanto io volevo stare con lui!“ Poi Giacomo gridò. „Tu sei una troia e penso che nessun ragazzo potrebbe res****re a stare con te!“
Alice non disse niente, era come se fosse stata colpita da un martello. „Veni.” Dissi, Giacomo ed io andammo nella mia camera, chiusi la porta a chiave dietro di noi, andai alla mia scrivania ed estrassi un pezzo di carta. „Cos’è?“ Chiese Giacomo .
“Il numero del cercapersone di mio padre.” Presi il telefono, composi il numero e poi quello dell’emergenza per indicargli di chiamarmi subito.
Un momento più tardi il telefono suonò ed io lo presi prima che Alice potesse prendere un altro apparecchio.
„Ciao“ Dissi.
„Nick.“ disse mio padre. „Cosa succede?“
Spiegai molto brevemente quello che stava succedendo. „Ok, ritornerò fra un paio di ore. Vedi se riesci a far venire i genitori di Giacomo. La mamma è dalla zia e non ritornerà fino a domani.“
„Ok.“ Dissi.
Dopo aver riagganciato Giacomo chiamò casa sua. Dopo aver parlato coi suoi genitori disse: „Mio padre sarà qui in un paio di ore.”
„Bene.“ Dissi io. Giacomo al mio letto e ci si sdraiò. Io mi alzai, mi sdraiai su di lui e cominciammo. Velocemente ci spogliammo, lubrificai il suo culo ed il mio pene e poi lo spinsi dentro di lui. Spinsi velocemente e con forza; Giacomo si lamentava ed io lo baciai profondamente. Stavamo facendo sesso più rumorosamente di quanto non facessimo normalmente, penso che Giacomo cercasse di fare in modo che Alice sentisse. In breve Giacomo sparò un carico enorme tra i nostri corpi ed io esplosi dentro di lui.
Restammo sdraiati a letto coccolandoci e baciandoci. „Nick.“ Disse Giacomo. „Ti amo.“
„Anch’io ti amo Giacomo“ Guardai su alla sveglia e vidi che c’era ancora un’ora prima che mio padre arrivasse. Il mio stomaco brontolava. „Ho bisogno di un spuntino.“ Dissi.
“Vuoi andare in cucina anche se c’è Alice?“
„Non possiamo avere paura di lei. Ed inoltre con lo show che abbiamo inscenato prima, e che sicuramente ha sentito, dubito che dobbiamo preoccuparci molto.“
„Ok.“ Disse Giacomo.
Ci alzammo, ci vestimmo ed andammo in cucina. Presi delle patatine, un paio di Coca cola ed andammo in soggiorno a mangiarcele. Misi un braccio intorno a Giacomo, accesi la televisione e cominciai a fare zapping. Girai la testa di Giacomo verso di me e lo baciai. Alice entrò nella stanza.
„Voi due siete disgustosi.“ Disse.
“Davvero?“ Chiesi. „Ci vorrebbe una doccia. Vogliamo andare a farne una, Giacomo? Potrebbe essere divertente farla insieme.“
„L’abbiamo fatta insieme l’ultimo fine settimana, Nick. E sì è stato molto divertente fare una bella doccia bollente con te.“
E ci baciammo.
„Smettetela!“ Disse Alice. „Ho dovuto uscire prima per non sentire il rumore che facevate.“
„Beh, non peggio di quel ragazzo che ti sei portato a casa all’una notte durante le vacanze pasquali un anno fa. Ti ricordi che mamma e papà erano fuori quella sera, avrei potuto chiamarli e raccontare tutto; ma non l’ho fatto e questa sera è stata la mia vendetta.“
Giacomo appoggiò la testa alla mia spalla. „Smettetela!“ Gridò Alice.
„Di fare che cosa?“ Io chiesi.
„Cosa! Di dare quello.“
„Si chiama coccolarsi, Alice. Le coppie lo fanno sempre. E non si dica che non posso coccolarmi col mio ragazzo.“
Alice se ne andò incazzata, Giacomo ed io guardammo una po’ la televisione e dopo poco arrivò mio padre. Il padre di Giacomo entrò subito dopo. Mio padre chiamò Alice: „Cosa è successo stasera?“ Chiese.
Io spiegai quello che era successo cominciando da quello che era accaduto dopo l’allenamento di nuoto. Una volta che ebbi finito mio padre chiese: „Hai quella e-mail?“
Gliela diedi, mio padre la lesse e la passò poi a Roberto. „Alice, Renzo è il padre del bambino? La prova di paternità per Enrico è stata negativa.“ Disse mio padre.
„Sì potrebbe esserlo.“ Disse Alice.
„Contatterò i suoi genitori e dovrà fare una prova di paternità. Inoltre ho parlato col preside e lui ha detto che potrai finire l’anno con un insegnante privato. Stando così le cose da questo fine settimana andrai a stare con i nonni e starai con loro finché il bambino non nascerà.“
“Cosa!“ Gridò Alice.
„Non provocherai più guai a Nick e Giacomo.“ disse mio padre. „Ora finiamola! Venerdì preparerai i bagagli perché dopo la scuola partirai!“
„Loro sono ripugnanti!“ Gridò Alice indicando Giacomo e me.
„Non ti permettere di dire queste cose di Giacomo e tuo fratello!“ Gridò mio padre. „Tu farai come ho detto!“
Alice corse via. Mio padre si rivolse a Roberto: „Mi dispiace per quanto mia faglia ha fatto a Giacomo ed alla sua famiglia.
„È tutto a posto signor Vardi.“ Disse Roberto. „Sta diventando tardi, sarà meglio che torni a casa. Vieni Giacomo.“
Giacomo ed io ci salutammo poi io andai nella mia stanza e mi preparai per andare a letto. Il giorno seguente tutta la scuola sapeva che Giacomo ed io eravamo una coppia.