Colazione a casa Roncalli
“Sono contenta che tu abbia accettato il mio invito senza riserve e, come promesso, ho una sorpresa per te!”. La contessa Gilberti Roncalli conclude la frase con fare ammicante che, immediatamente, va a stimolare la curiosità di Valerio, il giovane rampollo dei Monte Sant’Agata.
“Ada, se ho mancato, in passato, è dipeso certamente da impegni inderogabili ma, come sai, per me è sempre una gioia intrattenermi in tua compagnia.”.
La contessa schiude le labbra in un radioso sorriso, fissando orgogliosa il ragazzo; dunque si volta e fa cenno al maggiordomo di congedarsi.
L’uomo s’incurva leggermente in avanti ossequioso e si volta per raggiungere la porta a grandi passi ed uscirne.
Lo stridere della vecchia maniglia echeggia nell’ampia sala arredata in stile classico, con i mobili in legno di quercia lucidati di fresco e le statue in bronzo, poste nei quattro angoli, che sembrano contemplare i magnifici stucchi e i dipinti murali.
La contessa stringe delicatamente i lembi della vestaglia di seta verde, incrociando le mani sul seno prosperoso e si spinge in avanti per sollevarsi dalla grande poltrona in cui era sprofondata.
Con lentezza e sinuosità felina si avvicina al ragazzo, magneticamente attratto dalla visione di quelle forme procaci che spingono prepotentemente contro la seta lucida; gli si para davanti, porta la mano sinistra a carezzargli delicatamente la nuca con le dita e, sollevandosi sulle punte, gli accosta le labbra all’orecchio sinistro per sussurrargli parole lascive.
Valerio resta immobile, cercando di controllare i propri istinti, ma una potente erezione comincia a premere contro l’addome della donna che, fiera di aver raggiunto così in fretta il proprio scopo, scosta le dita dalla nuca e le fa scivolare in basso a tastare quella rigidità che sembra aumentare ad ogni strusciata.
La contessa guarda in basso a contemplare quel gesto lussurioso, la tempia poggiata sul petto di lui, quasi che la mano agisse per conto proprio; poi solleva lo sguardo e travolge il ragazzo con un bacio voluttuoso.
Lui infila la mano fra i due corpi serrati e si sbottona la giacca grigio antracite, poi scosta le falde e stringe la donna a se in un poderoso abbraccio, spingendo la mano sinistra fra le natiche di lei a massaggiarle energicamente.
D’improvviso la contessa si ritrae premendo con entrambe le mani sul petto del ragazzo, come fosse turbata da tanta eccitazione e Valerio la fissa, disorientato da tale ambigua reazione.
“Scusami! Se non smetto immediatamente, rischio di rovinarti la sorpresa…hai già fatto colazione?”.
Valerio è confuso ma, altrettanto, conosce molto bene Ada ed intuisce che costei avrà certamente architettato una delle sue diavolerie, per cui sta al gioco e l’asseconda abbozzando un vago sorriso.
“No! Stamane ho dovuto trascurare la colazione per essere qui in orario”.
La contessa fissa il giovane con occhi languidi e gli carezza il viso:”Non volermene! Ti ho convocato di buon mattino proprio per far colazione insieme”.
Gli scosta la mano dal viso ed intreccia le proprie dita fra quelle della mano di lui, simulando affettatamente la tenerezza di una sorella maggiore che vuole condurre il fratellino a giocare.
Muove verso la porta, trascinando il braccio di lui che, ancora eccitato, reagisce con lentezza all’invito quando, d’improvviso, lei sussulta:”Ah! Quasi dimenticavo…”,
Gli lascia la mano e corre verso lo scrittoio sul quale è poggiato un grosso scrigno di legno finemente intarsiato; lo dischiude e ne trae una lunga collana composta di sfere azzurre, grosse all’incirca quanto palle da biliardino, intervallate da piccole catene di tre anellini d’oro ciascuna.
Ada si volta a fissare Valerio e, sorridendo, solleva i gomiti per cingersi la collana; poi torna a stringergli la mano e, con fanciullesco entusiasmo, lo trascina con se fuori dalla stanza.
I due attraversano un corridoio semibuio, poi imboccano una porta che dà accesso al cortile interno costellato, lungo il perimetro, di alberi secolari le cui radici hanno lesionato parte della pavimentazione circostante le aiuole circolari merlate di mattoncini rossi.
L’aria autunnale gela le guance dei due avventori e la donna fa cenno al ragazzo di camminare adagio sulle foglie secche ed umide che rendono scivoloso il percorso.
Al centro del cortile c“è un gazebo ottagonale con la base in cemento lastricata di maioliche dipinte, raffiguranti scene di vita rurale; grandi vetrate, sostenute da una struttura metallica verniciata di bianco, circondano sia i lati che il tetto, facendo filtrare pienamente la tenue luce del sole che comincia a fare capolino.
All’interno, grandi sedie ed ampie panche in ferro battuto, rivestire di spessi cuscini bianchi dai temi floreali, sono disposte circolarmente intorno ad un grosso tavolo in stile art nuveuve, ricoperto da una spessa lastra di vetro circolare.
“Accomodati e mettiti a tuo agio: fra qualche minuto ci serviranno la colazione!”.
Ada solleva un campanello dorato e lo scuote per avvertire la servitù, poi si accomoda accanto a Valerio sedendosi sul fianco e raccogliendo le gambe sul cuscino, le ginocchia puntate contro il ragazzo.
Valerio allunga una mano sulle cosce seminude della contessa e le massaggia energicamente, nell’atto di riscaldarle.
La donna solleva lentamente la gamba destra e, contemporaneamente, si slaccia la cintola della vestaglia, mostrando di essere completamente nuda.
Il giovane si volta sul fianco sinistro e si piega in avanti, facendo scivolare il palmo della mano verso l’interno della coscia di lei, fino a puntare l’indice contro il clitoride per farlo roteare delicatamente.
Accosta la bocca alla mammella sinistra, che la contessa gli offre sostenendosi il seno con la mano; ne costringe delicatamente la punta del capezzolo fra i denti e comincia a succhiarlo avidamente, ravvivando l’eccitazione della donna che, di lì a poco, comincia ad emettere profondi respiri.
Valerio, nuovamente preda dell’erezione, accosta l’altra mano alla cerniera dei pantaloni per aprirla quando, d’improvviso, tre flebili colpi risuonano sulla vetrata; il ragazzo trasale e rimbalza indietro rosso di vergogna, cercando di simulare indifferenza ed accavalla le gambe per coprire il gonfiore.
Dall’altra parte del vetro, una giovane donna in divisa da cameriera, nascosta fin sopra l’addome da un grosso carrello portavivande in acciaio, osserva la signora in attesa di un cenno per poter entrare.
La contessa, senza il minimo pudore, non accenna a coprirsi e così, la vestaglia aperta, le cosce divaricate, allunga il braccio sinistro verso la porta e ripiega indolentemente il polso facendo roteare le dita, una ad una, verso il palmo invitando la cameriera ad entrare.
La donna accede e, apparentemente indifferente, accosta il carrello per imbandire la tavola di leccornie, approntando una colazione in perfetto stile inglese….(continua)