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Padrona Sonia (Mistress Sonia) 2

L’appartamento

Erano passati pochi giorni dal primo incontro tra la Padrona Sonia e lo schiavo Silvio, così si chiamava il buon giovane, il quale aveva gia cominciato a trasferire le proprie cose nell’appartamento affittatogli dalla Signora, non voleva perdere tempo. Il salotto era colmo di s**toloni, mobili ammucchiati e vestiti. Un po di disordine in questo momento era decisamente perdonabile anche dalla Padrona più severa. I due si erano sentiti al telefono parecchie volte parlando solo dell’appartamento, mai discorrendo del futuro rapporto tra i due. Il ragazzo giorno per giorno sistemava alcuni particolari risolvendo il disordine in un ordine quasi meticoloso, il venerdì sera tutto era al suo posto, tutto luccicava. L’appartamento era composto da un ampio salotto, illuminato da una grande finestra, davanti alla quale si alzavano due ficus benjamin ben rigogliosi, mentre sul davanzale giacevano delle splendide orchidee, al centro un tavolino basso contornato da due divani di pelle nera. Dal salotto verso sinistra, si accedeva ad una piccola cucina e in un sgabuzzino, mentre a destra si accedeva ad una cameretta, un bagno di modeste dimensioni e una grande stanza. Lo schiavo aveva scelto la piccola stanza come la sua camera da letto, mentre voleva adibire la stanza grande al dungeon per la Padrona. Verso le 21.00 del venerdì sera, il cellulare dello schiavo squillò, era Lei la Padrona:

– pronto

– ciao schiavo

– buona sera Signora

– allora sei pronto?

– Si Signora, quando viene?

– Domani pomeriggio alle 16.00.

– Va bene mia Signora, preparo qualcosa?

– Stai sereno, vai a dormire presto ti voglio in forma,.

– Si Signora mi faccio la doccia e vado a nanna.

– Bravo cucciolo

La Padrona chiuse così la telefonata, ovviamente lo schiavo obbedì e si coricò a letto, ma fu una notte tormentata, riuscì a chiudere occhi non più di due-tre ore. Alle 7.00 era gia in piedi, prendendo uno straccio e ripassando tutto per bene, anche le finestre tutto lucido. Finite le pulizie decise di uscire a prendere qualcosa, meglio essere pronti che non si sa mai, andò in un piccolo supermarket e prese del riso, della pasta corta, del sugo, un bottiglia di chardonay, una confezione di acqua minerale, due bottiglie di cocacola light e dei biscotti; in fioreria prese 11 rose rosse; di ritorno a casa sistemò tutto al proprio posto, non aveva nemmeno voglia di mangiare, la tensione saliva. Si diresse verso il futuro dungeon che al momento era deserto se non per un letto semplice e un paio di sedie. Il tempo passava lentamente, lo schiavo si fece una lunga doccia si sbarbò per bene, infilò un paio di bluejeans e una maglia bianca, e si mise in attesa. Verso le 15.25 squillò il cellulare:

– pronto

– ei vieni giu che mi aiuti

– si Padrona arrivo – rispose lo schiavo fiondandosi per le scale

– eccomi Signora

La Signora era vestita molto semplice, con dei bluejeans e una camicetta bianca, ai piedi un paio di ballerine anche queste candide.

– prendi la confezione di cocacola light e quella s**tola e portala su, poi torna non voglio affaticarmi

– si Padrona, subito

lo schiavo quasi volò su per le scale appoggiò tutto sulla tavola in cucina e ridiscese rapidamente.

– rieccomi

– ora prendi quella valigia e quella busta della spesa

– va bene

i due salirono: la Padrona davanti e lo schiavo dietro, lei saliva lentamente, lui si deliziava gli occhi alla vista delle splendide forme della Signora. Arrivati in appartamento la Padrona si accomodò sul divano, mentre lo schiavo portava il tutto in cucina. Subito lo schiavo ritornava in salotto e si mise al suo posto, in ginocchio dinanzi alla Padrona.

– bene bene, mi piace il tuo atteggiamento, molto remissivo.

– grazie Padrona

– vedo che hai sistemato abbastanza qui, dovrai migliorare alcuni aspetti, ma non è male.

– Va bene Padrona

– Allora, cosa sei disposto a fare per me

– Tutto mia Signora

– Tutto? Tutto?

– Si Padrona, mi trovo bene con Lei, e quindi voglio spingermi lontano.

– Ottimo, allora spogliati e servimi qualcosa da bere…

– Si Padrona, corro

Lo schiavo andò in cucina, si tolse i vestiti, prese la bottiglia di chardonnay e un bel bicchiere ampio e lo mise su un vassoio.si diresse a passo rapido in salotto.

– eccomi Signora

– ah, ti sei attrezzato, pensavo arrivassi con una cocacola ahahaa

– spero lo gradisca

– certo piccolo, appoggia sul tavolino e dimmi tu non bevi vino se ben ricordo.

– No Padrona

– Quindi non lo accetteresti dalle mie labbra?

– Si Signora da li si

– Bravo, e dimmi il tuo vassoio da mettere sui capezzoli non lo hai qui?

– Si Padrona

– E perché non lo hai usato?

– Non volevo osare troppo, non mi era stato ordinato.

– Bene devi fare solo cio che ti ordino

– Si Padrona

– Ora vai a prenderlo

– Si corro Padrona

In un attimo lo schiavo fu di ritorno con il vassoio.

– mettitelo da solo

– si Padrona – in pochi secondi il vassoio era fissato con la cintura ai fianchi e le mollette ai capezzoli.

– Stai bene così

– Grazie Padrona

– Ora mettiamo su la bottiglia di vino e il bicchiere, ti fa male?

– No Padrona

– Aahaha, vai in cucina e ritorna.

– Si Padrona – rieccomi

– Mettiti in ginocchio e aspettami qui, dove ai messo le mie cose

– In cucina

– Rimani li fermo se le mollette si staccano lasciale staccare e lascia cadere la bottiglia

– Si Padrona.

La Padrona si diresse verso la cucina, preparando i propri attrezzi, approfittò per cambiarsi. Si era infilata un completo lungo di latex lucido che esaltava tutte le curve. Poi tornò in salotto con un paio di fruste e una caraffa.

– schiavetto alzati

– si Padrona

– appoggia la bottiglia sul tavolo

– si Padrona – lo schiavo prese la bottiglia e il bicchiere e li mise sul tavolino.

– Chi ti ha detto di mettere anche il bicchiere sul tavolino

– Oh mi scusi Padrona – lo schiavo rimette il bicchiere sul vassoio

– Tardi tardi, devi ascoltare bene, questo è una punizione!

– Grazie Padrona e mi scusi ancora

– Vai in cucina e metti sul vassoio tutte le bottiglie di coca che riesci a portare, aggiungi un altro bicchiere

– Si Padrona – lo schiavo mise solo due bottiglie per non fare figure, e un bicchiere, questo semplice pensando che era per lui. E ritornò in salotto.

– Oh sei qui, come mai un bicchiere diverso?

– Immagino sia per me, e allora ne basta uno semplice.

– Ahaha sei una forza, però idea non male.

– Grazie Padrona

– Cammina un po per la stanza

– Si Padrona

Mentre lo schiavo camminava per il salotto la Signora lo frustava leggermente, per leggere e capire lo schiavo che aveva di fronte, regolarmente aumentava l’intensità e la quantità di frustate, lo schiavo resisteva ma a volte le bottiglie dondolavano rischiando di cadere.

– se cadono sarai punito, lo sai vero.

– Si Padrona

Il test-punizione prosegui per parecchio tempo, la Padrona forzava la mano tentando di far cadere le bottiglie, ma lo schiavo resisteva, cercando con lo sguardo gli occhi della Padrona, per farle capire che era quasi al limite. All’improvviso la padrona colpì direttamente le bottiglie che caddero a terra, e incominciò a ridere.

– sono cadute

– si Padrona

– e quindi?

– Dovrò essere punito

– Ahahaaa, aahahaa penso proprio di si. Appoggia tutto sul tavolino e togli il vassoio.

– Si Padrona

La Signora si sedette sul divano.

– versami del vino schiavo!

– Si Padrona

– In ginocchio, in ginocchio!!!

– Scusi Padrona

– Va bene dai, stai concentrato!!

– Ecco Padrona

– Bene ora sdraiati sul divano e appoggiati sulle mie cosce

Lo schiavo si distese con il sedere in su, sulle cosce della Padrona, il micropene leggermente eretto venne stretto tra queste. La Signora cominciò a sculacciare lo schiavo.

– ora facciamo il culetto rosso!!

– Grazie Padrona me lo merito.

Lo sculacciamento proseguì per almeno 15 minuti, lo schiavo rimaneva in silenzio, stringendo i denti, voleva fare una bella figura con quella Padrona tanto desiderata.

– bravo schiavo sai res****re

– grazie padrona

– in ginocchio ora

– si Padrona

– prendi il tuo bicchiere

– si, eccolo Padrona

La Padrona cominciò ad accarezzare il sesso dello schiavo, dolcemente dolcemente, guardando la reazione che suscitava nell’oggetto.

– mai bevuto la tua pipi?

– Si Padrona

– Davanti ad una Padrona?

– No Signora

– Be, è giunta l’ora, prendi il bicchiere e riempilo.

– Si Mia divina

Lo schiavo in un attimo aveva colmato del suo acre nettare il bicchiere.

– ora mio caro, mentre io mi godo questo buon vino, tu berrai la tua pipi, guardandomi negli occhi.

– Si Padrona

Lo schiavo ingurgitò d’un fiato, fissando la Padrona ipnotizzato dalla dolcezza con cui, Lei, beveva la sua ambrosia.

– bene schiavetto, di la ho visto un mazzo di rose rosse…

– oh che testa mia Signora, sono per Lei.

– Be allora cosa aspetti

– Mi scusi vado a pr..

– Fermo

– Devi essere concentrato!!!

– Mi scusi

– Sei sempre perdonato, ma ovviamente dovrai essere punito.

– Si Signora

– Prendi una cordicella e legala stretta ai tuoi testicoli

– Si Padrona subito

Lo schiavo, davanti alla Padrona, si legò il sacchetto bello stretto.

– ora passami quella bottiglia

– si Padrona

La Signora la legò alla cordicella. La alzò e la rilasciò.

– ahi, grazie Padrona

– ora puoi andare a prendere le rose

– si, subito Padrona

lo schiavo si diresse in cucina, con quella bottiglia che penzolava e tirava, raccolse le rose e ritornò in salotto, fece un gesto per inginocchiarsi dinanzi alla Signora, ma lei lo fermò e si alzò.

– stai in piedi

– si Padrona – disse lo schiavo porgendole le rose.

– Grazie schiavo- rispose teneramente la Padrona ricevendo il mazzo. La Signora ammirò a lungo le rose e le collocò sul tavolino, dopo di ché si sedette sul divano.

Lo schiavo devotamente composto con le braccia dietro la schiena e la faccia rivolta verso il basso, aspettando un qualunque gesto della Padrona, la quale stava seduta con le gambe accavallate con quel bicchiere di chardonnay in mano che guastava a piccoli sorsi. D’un tratto la Signora alzò gli occhi e con un piede incominciò a far dondolare la bottiglia, prima dolcemente e poi forte, a volte sollevando la bottiglia, sempre con il piede per farla ricadere, se il liquido al suo interno era agitato, lo schiavo non lo era da meno, era teso e felice, sopportava con gioia il trastullo della Padrona. la Padrona a questo punto vuotò il biondo vino e ordinò allo schiavo:

– prendi il bicchiere, vai in cucina e lavalo!

– Si Padrona subito

– Cerca di far ondeggiare quella bottiglia che mi diverte

– Si, certo mia Signora

Lo schiavo fece presto entrò in cucina eseguì l’ordine impartito da Sonia e ritornò al cospetto di costei.

– bene schiavo sono ormai le 19.00, io vado a casa.

– Ma, padrona di gia?

– Dopo esco con le mie amiche, inoltre non permetterti mai più di avere quel tono con me, abbiamo passato delle belle ore assieme.

– Mi scusi, non era mia intenzione mancarle di rispetto.

– Dal momento che non ti basta, terrai la bottiglia fino a quando non ti chiamerò io

– Si Signora

– Spero di non dimenticarmi – sogghignò la crudele Sonia

– … lo schiavo non rispose…

– ho anche dei compiti per te, dovrai iniziare ad attrezzare il dungeon, sistema le mie cose nel armadio, e non giocarci, l’armadio trovalo tu… cerca di pensare a come soddisfarmi a rendermi felice

– si Padrona, sarà un piacere esaudire ogni suo desiderio.

– Allora io vado, mi cambio al volo e vado via, salutami come si deve!!

Lo schiavo si inginocchiò accolse il piede della Padrona tra le proprie mani e lo baciò, poi si rimise in posizione consona a testa bassa, non una parola usci dalla bocca della Signora, si alzò e mentre si sollevava dal divano baciò sulla fronte lo schiavo, il quale rimaneva immobile, fino a quando la Padrona gia cambiata gli disse:

– ciao schiavo buona serata

– buona serata a Lei mia Padrona.

lo schiavo rimase impietrito per almeno dieci minuti poi si alzò e si diresse in cucina curiosò nello s**tolone e nella valigia della Padrona, i quali contenevano, strap-on, dildi, clamps, fruste, pinze, completi in latex, in particolare di colore nero, un vestito da colf, ancora nella confezione e altri strumenti. Poi si affrettò a portare tutto nel dungeon, che ancora era spoglio, si fermò a lungo ragionando su come attrezzare quella stanza, cercando di indovinare lo stile e le voglie della Padrona, aveva sempre la bottiglia appesa ma era così preso a pensare alla sua Lady che non di faceva caso. Dopo la cena, composta da un riso in bianco semplice, si mise a lavorare al dungeon, a togliere dei pensili e spostare il vecchio letto e i comodini, iniziò a pulire a fondo per bene. All’improvviso erano di certo passate le 21.00 giunse una chiamata al cellulare dello schiavo, era Lei:

– pronto

– ciao schiavo – rispose una voce allo schiavo sconosciuta

– ma, chi è

lo schiavo udì una forte risata di almeno due ragazze

– Sonia ha detto che puoi togliere la bottiglia

– Ma, come, chi, …..

– Allora?? Allora hai capito

– Si si Signora ma non so con chi sto parlando

La telefonata s’interruppe e lo schiavo non ebbe il coraggio di chiamare la propria Padrona, chi era quella ragazza misteriosa?

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Sonia ed il fidanzato con un trans.

Racconto trovato in rete su xhamster.

Quando ho visto su un sito porno dei trans che si inculavano e si spompinavano a vicenda il mio cazzo ha avuto subito una reazione incredibile, mi sono eccitato così tanto che con appena due toccate mi stavo sborrando nelle mutande, sarebbe stata una situazione imbarazzante, il computer era quello della società per cui lavoravo, così mi sono affrettato a cancellare la cronologia.
Di quella mia “evasione visiva” non ne è rimasta traccia ma il mio cervello iniziò a rimuginare alle donne avute sino ad allora, alle loro prestazioni, i bocchini che mi avevano fatto sino a quel momento non avevano la stessa carica erotica di quello che quei trans si facevano a vicenda.
Sebbene abbia conosciuto Sonia, da me soprannominata per la sua abilità nel settore specifico, “la Marchesa del Pompino”, nessuna donna mi aveva fatto eccitare in quel modo, forse neanche lei, sì neanche la Sonia del liceo così educata e troia che leccava il cazzo come una fottuta cagna e ingoiava come un uomo nel deserto assetato e avido di acqua.
Qualche volta pranzando a casa sua ho pensato che nella mia sborra ci fossero più proteine vitamine ed ormoni che in quella di altri, perciò lei veniva a rifornirsi da me anzichè andare in farmacia o in qualche negozio di articoli sportivi a comprare integratori, Sonia a tavola mangiava come un uccellino per mantenere la sua splendida taglia 42, per il resto beveva da me tutto il resto. Nonostante intorno ai trenta anni avessi questo tipo di “impegni” con lei, spesso fantasticavo, chi fantastica sogna e chi sogna desidera, vedere quei trans che avevano un fisico snello e longilineo, movenze femminili, maniere dolci ed accoglienti mi aveva destato curiosità, l’insolito è il vero afrodisiaco altro che viagra, cialis, levitra o altre pillole da super-eroi del porno.
Arriviamo a Jessica, “lei” era un ragazzo che avevo visto crescere, adesso faceva rosicare le ragazze più belle della facoltà di Scienze Politiche a Napoli, si prostituiva ogni sera per venti miserabili euro, non poteva essere possibile, di solito nell’eros ci attira molto più l’insolito del solito, Jessica con i suoi diciotto anni le sue gambe ed il suo culo meraviglioso era l’ “insolito”.
Neanche la mia fantasia era stata molto abituata alle cose solite sino ad allora, il mio desiderio divenne subito quello di avvicinare un trans, non mi eccitava l’idea di sperimentare una corporeità diversa ma la mia mente fantasticava su altre cose, poter toccare quelle lunghe gambe, quei fianchi così stretti atletici e nervosi rispetto al morbido fisico della donna, quella stessa notte feci un sogno erotico con una trans che mi inculava e io che gli sborravo sulle tette. Mi svegliai di colpo e mi accorsi di essere venuto veramente, incominciai a guardare sempre più film porno di trans, mi capitava pure di scoparmi Sonia pensando ad un culo di un trans e ritornando a casa riuscivo a vedere un film porno di trans per farmi proprio delle seghe esplosive, insomma ero proprio attratto da quei corpi magnifici. Volevo sapere, curiosare, per questo obbiettivo avevo raccontato tutto a Sonia, riuscii a coinvolgere il suo fidanzato ufficiale Francesco, non mi ci volle molto a coinvolgere Francesco, grazie anche alle sue millantate capacità amatorie e alle virtuose cavalcate olimpioniche che faceva con Sonia.
Un giorno, sbirciando su internet vidi un annuncio di una trans mulatta con una quinta di seno e un bel culo sodo, la chiamai subito e le dissi che Francesco non era mai stato da una trans ma che ne era attratto tantissimo, lei mi disse di farmi trovare sotto il suo palazzo e di chiamarla. Il tempo di avvisare Francesco e Sonia e due giorni dopo presi la decisione di andarci, quando fui sotto casa sua la chiamai e le domandai cosa dovevamo fare, eravamo in quattro, la più felice sembrava essere Sonia pensando che quello che le potesse capitare era di beccare tre cazzi al volo contemporaneamente.
Lei ci disse di aspettare fermi nel parcheggio e che ci stava guardando, dopo circa trenta minuti vidi venire verso di me una figa pazzesca in jeans corti e una t-shirt che esplodeva dalle tette, era lei, avevo il cuore a 1000, mi chiese il nome e si presentò anche a Francesco e Sonia. Ci invitò a salire e dopo aver chiarito che la persona interessata era Francesco lo baciò con tutta la lingua nella sua bocca, sentiva il cazzo del ragazzo esplodere cosi gli tolse i vestiti, lo buttò sul divano e cominciò a spompinarlo, si aggiunse subito Sonia che leccò tutto finchè Francesco non le venne sulla bocca, Sonia e Consuelo bevvero tutto. Dopo questi preliminari Francesco inizia a capire che cosa può volere Consuelo per meritarsi i 500 euro concordati, portò il ragazzo in camera sua e lo convinse a rimanere perchè gli aveva riservato un trattamento speciale, lei prese dal bagno un rasoio e un asciugamano che gli mise sotto il culo, inizia così a depilargli la parte sotto i testicoli e vicino al buchino vergine con abilità e precisione, dopo aver posato tutto in bagno Consuelo torna con del gel e dei preservativi, quindi gli alza le gambe e comincia a leccare il buchino e ad infilarci la lingua dentro. Sonia a quella vista era completamente bagnata, riuscii con scaltrezza a sentirla sotto la gonna ma Francesco era diventata la troia di Consuelo, faceva di lui quello che voleva ed infatti si tolse il perizoma e si girò di s**tto in un 69 forzato puntando sopra la sua bocca il suo enorme cazzo mulatto, il cazzo era duro e Francesco lo subì tutto.
Mentre Francesco veniva fottuto io nel frattempo in un’altra stanza prendevo da dietro Sonia inculandola in una allegra cavalcata, Francesco ci ha raccontato dopo che era impegnato a non soffocare col cazzo di Consuelo di cui sentiva l’odore e beveva il seme, il frocetto si era già abituato a Consuelo, aveva in mano (non so come avesse fatto a prenderlo ) un vibratore e così dopo una leggera lubrificazione iniziò la penetrazione. Il Don Giovanni dei quartieri alti di Napoli veniva inculato da un vibratore che gli causava un dolore atroce al culo, Consuelo in un’occhiata aveva capito l’intesa che esisteva da tempo tra me e Sonia, quasi reggendo il gioco dei nostri piccoli tradimenti si accanisce contro Francesco, gli fa tenere il vibratore con le sue stesse mani nel suo culo che ormai non lo espelleva più. A Francesco quel giochino iniziava a piacere, Consuelo si era già infilata un preservativo e gli sussura con voce sensuale che vuole infilarsi nel culetto di Francesco finchè non avrebbe goduto anche lei, alla vista di un arnese da 25 centimetri il ragazzo prova a dire di no, Consuelo gli toglie rapidamente il vibratore dal culo sputa un paio di volte nel buco del culo e in un colpo secco e doloroso se lo incula. Si trattava di un cazzo più morbido del vibratore ma più grosso e lungo, ad ogni pompata venie spinto con destrezza sempre più dentro, ad un certo punto Francesco rivela la sua vera natura di frocio latente, inizia ad urlare e godere con Sonia ad un passo, era dentro tutto voleva essere trombato come la sua troia.
Francesco era eccitatissimo non voleva smettere, sborrò un paio di volte, si bevve pure tutto lo sperma della travestita, alla fine dopo quasi tre ore di giostra Francesco non riusciva a credere all’idea di aver tradito la sua fidanzata con un trans, era ufficialmente passato dal ruolo di “sciupafemmine” della Napoli dei Baroni e dei Principi a quella di una squallida troia drogata vogliosa di prenderlo. Sonia chiese a me di essere riaccompagnata a casa, Francesco avrebbe preso un taxi, da quell’avventura di cui fui testimone non ho più visto Sonia, ho saputo che per volere dei suoi genitori era stata quasi costretta a sposarsi con Francesco, dal quale aveva divorziato dopo un paio di anni.

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Padrona Sonia (Mistress Sonia) 4

Nel Dungeon

La mattina del sabato il telefono dello schiavo suonò molto presto.

– pronto, mia Signora

– ciao servo

– sei capace di costruirmi una gogna?

– Certo Padrona proverò

– Bene allora mettiti al lavoro

Lo schiavo si diresse immediatamente verso un negozio di bricolage, prese delle assi delle vite e delle cerniere robuste, aggiunse otto morse da falegname di buona durezza. Tornato a casa si mise al lavoro nel piccolo box auto, abbinato all’appartamento; in breve aveva imbastito l’arcano, aveva optato per uno stile semplice dal momento che non era una cima come falegname, ma l’impegno profuso aveva dato un buon risultato. Lo raccolse e con non poca fatica lo portò sino all’appartamento e lo collocò al centro del dungeon, un po stanco ma soddisfatto del lavoro, prese il cellulare e comunicò alla Padrona che il lavoro era completato:

– pronto

– scusi Signora, volevo solo dirle che la gogna è finita…

– bene schiavo, stasera voglio divertirmi, dovrai essere perfetto, dovrai sopportare il dolore che ti infliggerò senza una sillaba; dormirò da te, quindi cambia i lenzuoli!!!

– Si Padrona, farò il possibile per esaudire ogni suo desiderio.

– Vai a prendere delle birre, sai te di che marca, poi voglio che prendi del formaggio tenero!!! Da ora a questa sera tu non mangerai ne berrai, io a qualche ora arrivo.

– Si Padrona, sarà tutto fatto

– Ciao – disse la Padrona chiudendo la chiamata.

Lo schiavo rimase un paio di minuti immobile, riordinando le idee, poi si diresse nella sua umile cameretta e cambiò i lenzuoli, preparò per bene il letto, dove la notte avrebbe dormito la sua Padrona, tra le lenzuola mise due buste di estratto di lavanda. Nel primo pomeriggio uscì a prendere le birre e il formaggio, di questo ne prese di vari tipologie, si permise di prese anche due bottiglie di ginger e un mazzo di rose rosse e ritornò rapido a casa. Ritornato tirò a lucido l’appartamento, sopra al letto sparse i petali delle rose, le rimanenti le pose in un vaso che mise nel dungeon. Ormai si aspettava una telefonata ma niente, si distese sul divano ma quella chiamata non giungeva, erano ormai passate le 20.00, e lo schiavo era agitatissimo, è successo qualcosa? Ma non osava contattarla, aveva molti dubbi, ma scelse di mettersi tranquillo ed aspettare. D’un tratto sentì un rumore dietro alla porta, un lieve rumore di tacchi, si gettò verso la porta e la aprì, dinanzi gli apparve la sua Padrona, su tacchi vertiginosissimi, un paio di pantaloni di seta bianchissimi, sopra un giubbetto corto in pelle che copriva una camicetta bianca e a tracolla una borsetta di pelle nera.

– ciao schiavo

– buona sera Padrona

– nudo ed in ginocchio in mezzo alla stanza – disse ella senza esitare

– si Padrona

lo schiavo in un attimo era nudo ed in posizione, nel mentre la donna si era tolta il giubbino e si era diretta al dungeon, osservò il nuovo attrezzo, lo aprì e chiamò il servo. Lo schiavo si diresse senza alzarsi nel dungeon.

– mettiti dentro

– si Padrona

la Signora chiuse la gogna sui polsi e sul collo dello slave:

– stai bene li

– grazie Padrona

– hai preso la birra? E il formaggio?

– Si Padrona sono in frigo

La Padrona si diresse verso la cucina, lo schiavo pensava ai prossimi minuti, alternava dei momenti di estrema felicità a momenti di tensione. A breve la Padrona fu di ritorno.

– allora schiavo birre e formaggio, ok. Le due bottiglie di ginger?

– Eh, eh le ho prese io

– Ah prendi iniziative

– Si, mi scusi Padrona

– Tranquillo non sono una dittatrice, sei libero di prendere iniziativa, ovviamente sarai punito ogni volta, ma la cosa mi diverte.

– Si Padrona

La donna aprì una delle bottiglie di gingerino, se ne versò un bicchiere, lo bevette mentre osservava lo schiavo, il quale sembrava voler intuire le idee della Signora. Finito di bere raccolse dall’armadio un frustino, e iniziò a colpire il sedere dello schiavo, con estrema durezza, lo schiavo cercava di res****re e di non emettere suoni.

– ti piace schiavo

– si Padrona, grazie

– allora conta

– 1 – 2 – 3 – 4 – 5 – 6 – 7 – … 25 – 26 – 28

– dall’inizio!!! Concentrato!!!

– 1 – 2 – 3 – 4 – … 30 – 31 – 33 – 34 – 37

– dall’inizio!!!

– 1 – 2 – 3 – 4 – … 36 – 37 – 38 – 39 – 40 – 42

– allora schiavo!!! Concentrato!!! Dall’inizio!!!

– 1 – 2 – 3 – 4-… 45 – 46 – 47 – 48 – 49 – 50

– oho, finalmente

– scusi Padrona

– il tuo culo è bello rosso, aha ahaaha

– lo immagino Padrona, grazie

la Mistress prese dall’armadio due grosse candele, le accese entrambe.

– ora ricopriamo il tuo sedere per bene

– grazie Padrona

le gocce dell’incandescente liquido cadevano sulle natiche dello schiavo, poi in mezzo, facendo ulteriormente arrossare la pelle dell’oggetto.

– ti piace eh? Ahahaaha

– si Padrona

– la tua Sonia ti sta usando a suo piacere

– grazie So.. Padrona

– aha ahaah guarda come sei rosso.

– È un piacere soffrire per Lei

– Ahhaa, che dolce il mio cuginetto

La Padrona lasciò le candele accese sul tavolino e si accomodò sul trono, osservando lo schiavo.

– guardami!!!

Lo schiavo sollevò la testa ed osservò la Padrona in tutta la sua bellezza, accennò un sorriso.

– sei felice vero?

– Si Padrona molto

– Bene bene, voglio divertirmi io, ma voglio anche la tua felicità

– Grazie Padrona

– Vedi, queste sono sessioni di prova, se sarai all’altezza ti concederò anche dei consigli ed esaudirò i tuoi desideri, immagino le tue bottiglie…

– Grazie Padrona, per me sono importanti

– Lo so.. ahahha..

– Ah ah – lo schiavo fece un dolce sorriso

La Padrona si alzò e liberò lo schiavo dalla gogna.

– mettiti vassoio e vai in cucina e prendi 4 birre, e un bicchiere, le tue ciotole dove sono?

– Si Padrona, le ciotole sono in salotto

– Prendile, vai

– Si Padrona

Lo schiavo si diresse in cucina col vassoio ai capezzoli, raccolse tutto quello ordinato dalla Signora e ritornò al cospetto della Divina.

– metti le ciotole ai piedi del trono

– si Padrona

– aprimi e porgimi una birra, le altre mettile sul tavolino

– si Padrona

– via il vassoio

– subito Signora

– avvicinati e in ginocchio

la Padrona appoggiò la birra sul palmo della mano dello schiavo, gli strizzòi capezzoli e aplicò due morsetti in ferro, con dei minuscoli dentini, gli strinse per bene, si rimpossessò della birra, e a piccoli sorsi la gustò.

– buona l’Heineken

– si Padrona, mi fa tornare in mente molti ricordi

– haa aha sapevo io, però ci sei rimasto male quando a 13 anni bevevo gia birra…

– si ma è un momento che mi è rimasto impresso, ci penso spesso

– aha ahaaa ti sei anche eccitato

– scusi mia Signora

– prendi la bottiglia di ginger piena

– si Padrona, eccola

la Signora legò strettamente le palle dello schiavo e ci applicò la bottiglia, la sollevò e la fece ricadere pesantemente. La Padrona si risedette sul proprio trono, raccolse la lattina e la vuoto.

– schiaccia la lattina e mettila sul tavolo.

– Si Padrona

– Cammina e saltella per il dungeon schiavo.

– Si Padrona

Lo schiavo eseguì senza esitare, la bottiglia saltellava tra le gambe, strappando e tirando i testicoli, il dolore era molto forte, ma lo schiavo continuava senza una esitazione, tanto da far meravigliare la Padrona, che lo spronava a saltellare più in alto.

– bravo schiavo

– grazie Padrona

– ora ti faccio riposare, mettiti alla gogna

– si Padrona

– chiudiamo bene, io vado in bagno.

– Va bene Padrona

La Padrona si diresse verso la cucina, prese una caraffa dalla credenza e si diresse in bagno, nella caraffa fece della pipi, completo il resto nel water, e si pulì per bene; si lavò le candide manine e si diresse verso il dungeon con la caraffa e la carta igenica.

– rieccomi servo, ho qualcosa per te…

– grazie Padrona

– apri la bocca

– si Padrona

la padrona spinse il fagotto di carta igenica, sporca non solo di pipi, nella bocca dello schiavo.

– ti piace Silvio

– mhmsm – in fine fece segno di si con la testa

– ahaha ahaha, poi ti darò anche da bere

la Padrona prese un frustino bello duro, e iniziò a colpire le natiche ancora rosse dal trattamento frusta-cera, colpi durissimi in rapida successione, facevano staccare la cera. Lo schiavo chiudeva gli occhi e digrignava i denti nel tentativo di res****re al dolore, e la Padrona rincarava la dose.

– ti ho tolto tutta la cera schiavo, ahaah ahaaha

– gmmhm

– ma non l’hai ancor mangiato quel fagotto? Ahahaa

– apri la bocca e lascialo cadere

– grazie Padrona

la Padrona liberò lo schiavo dalla gogna e lo fece alzare, lo osservò a lungo girandogli attorno, sorridendo nel vedere il corpo marturiato. Poi si sedette sul trono.

– prendi la caraffa riempi un bicchiere e passamelo

– si Padrona

– bene, apri la bocca

la Padrona versò il contenuto del bicchiere nella gola dello schiavo, che bevette gustandosi il nettare della sua Signora.

– buono?

– Si Padrona

– bene servo io vado a dormire in camera tua, come detto. Tu vuota la caraffa, rimetti tutto in ordine, quando hai finito puoi toglierti tutto.

– Si Padrona

– Domani mattina svegliami alle 8:00 con una buona colazione.

– Si Padrona

La donna non aggiunse altro e si inviò verso la cameretta dello schiavo, dove questa notte Lei avrebbe dormito. Giunta nella stanza notò subito i petali di rosa sul letto, le rose in un vaso sul comodino con affianco una bottiglia d’acqua. Mhmh pensò la Padrona, avvolte mi sorprende.

Lo schiavo invece ripulì il dungeon per bene nel minimo dettaglio, risettando tutti gli attrezzi nell’armadio. Poi ci coricò per terra e cercò di dormire, ma immerso in mille pensieri alle sei di mattina era gia sveglio. Pensò a lungo alla sua Padrona, poi si alzò e si diresse in cucina, preparando la moka, anche se era ancora prestissimo. Tra se e se pensò che una brioche e un aranciata possa essere gradita alla Signora. Uscì di corsa e si diresse, verso un vicino bar, prese una brioche e una lattina di fanta. Rientrato in casa, attese un po per accendere il fuoco sotto la moka, e iniziò a preparare il vassoio con un bicchiere di aranciata, la brioche riscaldata, lo zucchero e una tazzina. Alle otto meno cinque il profumo di caffè inondava la cucina, pose la moka sul vassoio e si diresse verso la cameretta, bussò: avanti… Lei era gia sveglia, in piedi con soli mutandine e reggiseno, lo schiavo ebbe una esitazione nel vedere la Padrona.

– entra, entra

– si Padrona, ecco la colazione

– bene schiavo, appoggia il vassoio sul comò e vattene.

– Si padrona

Lo schiavo usci di corsa dalla stanza, e attese in cucina. Dopo circa un quarto d’ora la Padrona usciva dalla stanza gia vestita e tirata a lucido.

– bravo schiavo, ottima colazione

– grazie Padrona

– ti stai comportando bene, continua così e mi farai felice.

– Si Padrona

– Ci sentiremo in settimana, salutami per bene…

– Si Padrona – lo schiavo si inginocchiò e baciò entrambi i piedi della Padrona, con estrema dolcezza.

– Bene ciao schiavo

– Buona giornata Padrona.

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Sonia, l’avvocato

Racconto trovato in rete su xhamster.

L’incontro con Andrea generò come sempre una serie di sensazioni struggenti in Sonia, ora non c’era più traccia di quel sentimento giovanile, c’era un chiaro principio d’eccitazione sessuale, Sonia non si sconvolse in fondo se lo aspettava, solo non sapeva come fare per lenire il doloroso senso di vuoto, lei non aveva alcun’intenzione di spingersi tra le braccia di quell’uomo che era oramai, solo più il simbolo del suo vecchio amore, ma non riusciva ad allontanarsi da lui e dalla sua voce.
Durante l’aperitivo si tenne in disparte, fece di tutto per non farsi notare da lui, temeva i suoi occhi, le mani, la sua voce, aveva indosso la biancheria acquistata in quel negozio, sentiva le autoreggenti premere sulle cosce così come le natiche lasciate scoperte dal sottile filo del perizoma. Aveva cercato queste sensazioni per ricavare da esse una forma di sicurezza sul proprio aspetto fisico, sulla femminilità che voleva ancora essere in grado d’evidenziare in se, voleva sentirsi desiderabile quanto lo era stata anni prima, quanto i suoi compagni di classe potevano ricordare di lei, ed i molti sguardi ammirati che si sentiva addosso lo confermavano.
“Sei sempre bellissima ma non vedo più l’allegria, la determinazione o solo la speranza nei tuoi occhi, quella magnifica luce che avevano un tempo!”
Sonia resto spiazzata da questa frase diretta, apparentemente innocente, ma potenzialmente in grado d’introdurre un discorso molto intimo, poteva dare una qualsiasi risposta, stroncare sul nascere il discorso profondo e spingere la discussione su un livello più ameno oppure seguire l’invito ed iniziare a parlare di se. Gli occhi riflettono il mio stato d’animo è noto, l’allegria, la fiducia nel futuro, la voglia di correre sempre più degli altri, la spensieratezza e l’allegria se ne sono andate tempo fa è normale, siamo cresciuti dal liceo.
“Sì, ma tu avevi qualcosa di unico nei tuoi occhi, forse mi sono espresso male, avevi una luce che scaldava, che incitava, tu credevi in qualcosa e irradiavi chi ti stava vicino.”
Disse Andrea.
“Forse ora è solo noia o disillusione, non noia nel senso esteso del termine, direi meglio mancanza di stimoli, corro tutto il giorno per un motivo o per l’altro il tempo non basta mai quindi non si può parlare di noia, però mi mancano nuovi stimoli, la mia vita è piatta, tranquilla, statica!”
Affermò Sonia dopo un lungo istante.
“Allora sei bisognosa di nuovi stimoli!”
Domandò Andrea con un sorriso d’intesa.
“Scemo!”
Rise Sonia.
“Ma tu pensi sempre a quello?”
Sonia percepì una fitta allo stomaco, le parole di Andrea l’avevano colpita pur essendo chiaramente uno spudorato tentativo di portare il discorso su temi intimi.
“Non ti puoi immaginare cosa ho in mente per te questa notte!”
Disse Andrea mentre appoggiava dolcemente la mano sulle gambe di Sonia, la sua “Marchesa del Pompino”.
“Cosa vorresti propormi di tanto eccitante, la solita scopata?”
“Una notte di FUOCO con te.”
Continuò Andrea.
“Vedrai, sarà veramente qualcosa di nuovo, di stimolante, fidati di me.”
“Vieni con me!”
La invitò Andrea mentre allontanava la mano, Sonia mugolò in segno di disapprovazione poi disse.
“Dammi almeno un bacio, poi portami dove vuoi e fammi godere!”
Quando la ragazza varcò la soglia della camera da letto di lui aveva già superato gli ultimi dubbi ed era pronta, non poteva però essere preparata alla presenza di Luca, Sonia guardò Andrea e poi Luca, si aspettava che l’ultimo compresa la situazione si alzasse dal letto su cui giaceva ancora vestito ed uscisse dalla camera, sicuramente tra i due amici c’era l’intesa di lasciare il posto al primo che sarebbe entrato in compagnia ma il ragazzo non si alzò. Luca fissò a lungo Sonia poi la salutò con esagerata gentilezza.
“Luca potrebbe rimanere con noi se ti va?”
Propose Andrea, Sonia che pensava di essere abituata a tutto sgranò gli occhi stupita dalla proposta dell’amico, faticava a comprendere tutte le implicazioni di quella proposta, sul momento si sentì offesa, trattata come merce, come una puttana, stava per voltarsi ed uscire sbattendo la porta, poi gli occhi di Luca incredibilmente innocenti e carichi di speranza le fecero capire quanto fosse desiderata anche da lui.
“Tanti anni fa mi avevi parlato di un tuo ricorrente sogno erotico, un desiderio intimo e segreto che eri sicura di non soddisfare mai, che temevi di non avere il coraggio di soddisfare mai, ora puoi farlo, ciò che potrebbe accadere in questa stanza non uscirà da qui se non nei nostri ricordi.”
Le sussurrò Andrea, Sonia riaprì gli occhi per fissare quelli di Luca, amico di Andrea dai tempi delle scuole elementari, seduto sul letto, quindi sollevò il viso verso quello di Andrea e dischiuse le labbra in cerca di un bacio, persa nella stupenda sensazione di quelle labbra a contatto delle proprie e nella crescente eccitazione si sentì portare verso il letto e spingere verso il basso sino a sedersi sul bordo. Improvvisamente le mani sul suo corpo divennero quattro, le carezze si moltiplicarono e con esse la percezione del piacere, Sonia non oppose alcuna resistenza alle mani che scivolavano sulle gambe, che sollevavano la gonna, s’intrufolavano sotto la camicetta e ne slacciavano i bottoni, restò immobile con gli occhi chiusi, a godersi le sensazioni che nascevano da ogni punto del suo corpo solleticato da quelle mani, le aveva dappertutto oramai, pelle contro pelle. L’eccitazione era quasi incontrollabile, nella mente non vi era più traccia dei dubbi di poco prima, rimaneva solamente il desiderio di non perdersi neppure un istante di quell’orgia di sensazioni piacevoli, non riusciva a comprendere cosa le stessero facendo, i punti stimolati erano troppi per seguire il piacere nato da ognuno di loro, Sonia abbandonato il suo stile da famoso avvocato del Foro di Napoli, gemette poi sussurrò.
“Spogliatemi!”
I due amici l’accontentarono, abbandonarono per un istante il seno, la vulva, i fianchi e le gambe per sfilarle del tutto la camicetta e la gonna, le tolsero di dosso la biancheria ma le lasciarono le calze e le scarpe, Sonia apprezzò questo gesto, si sentiva diversa con qualcosa ancora indosso, specie quei due simboli di femminilità. Era in attesa delle loro mani, ora che nulla si opponeva più a lunghe carezze sulla pelle, ma ricevette uno stimolo ancor più intenso dalla lingua di Luca che le scivolava sulle calze in direzione del pube, Sonia aprì completamente le gambe ansiosa di ricevere quella lingua tra le labbra della vagina, nello stesso tempo non dimenticò il membro di Andrea che le si stava avvicinando al viso. Ingoiò l’asta del ragazzo nel preciso istante in cui Luca spingeva con forza la lingua sul clitoride, un’esplosione di piacere le invase il corpo, il sapore di maschio in bocca e lo stimolo in basso portarono Sonia in uno stato d’eccitazione che raramente aveva provato, aspirò con forza e succhiò il membro mentre faceva scorrere la mano per tutta la sua lunghezza, si sentì subito gratificata dal lungo mugolio di piacere emesso da Andrea e s’impegnò al massimo per strappargli subito un orgasmo. Si rese conto di poter fare ciò che voleva senza preoccuparsi di spremere subito il suo amante, tanto ce n’era un altro pronto a soddisfarla, fu questa scoperta a farla godere più dello stimolo che riceveva in basso, Luca era impietoso, non mollava per un istante il proprio ritmo, Sonia trasmetteva ad Andrea il piacere che riceveva, forse troppo intenso, Andrea si allontanò bruscamente da lei per poi fissarla con gli occhi carichi di stupore, Sonia apprezzò quello sguardo, le piaceva stupire, dimostrarsi al di là delle aspettative.
“Sconvolto? Aspetta a vedere questo!”
Pensò Sonia, si sollevò con l’aiuto delle mani appoggiate sul materasso e si portò verso il centro del letto, s’adagiò distesa con le gambe aperte poi disse.
“Vieni!”
Rivolta a nessuno in particolare, lei sapeva che Andrea non avrebbe raccolto l’invito, aveva sentito il suo glande ingrossarsi tra le labbra e alcune sporadiche gocce di seme sulla lingua, era troppo vicino all’orgasmo per entrare in lei senza rischiare di venire subito, come previsto fu Luca a sollevarsi e posizionarsi timidamente sopra di lei, indeciso se indossare o no il profilattico, era quello che voleva, accogliere Luca sotto gli occhi di Andrea, un modo simpatico per ringraziarlo di quella serata da lui organizzata.
“Prendimi!”
Sussurrò a Luca Sonia, il ragazzo scese lentamente sino a portare il pene contro la vulva, attese un movimento favorevole di Sonia poi spinse penetrandola, lei inarcò la schiena sollevandola dal letto mentre lui si spingeva sempre più a fondo nel ventre, quando lo sentì tutto dentro gemette e rantolò qualche parola che il ragazzo non comprese.
“Muoviti, fottimi!”
Lo pregò Sonia ad alta voce visto che lui non si muoveva, Luca iniziò a muoversi su di lei, usciva quasi completamente poi rientrava, inizialmente con dolcezza, poi notato come lei spingeva il pube incontro al suo quando scendeva prese a penetrarla sempre più intensamente, la dilatazione interna e la copiosità della lubrificazione consentivano a Luca un ritmo indiavolato. Lei seguiva il ritmo, non aspettava che lui spingesse a fondo, si faceva sempre incontro incurante dell’espressione allucinata di Andrea, quando Silvia riusciva a spostare lo sguardo sull’amico rimasto in piedi ed in disparte, trasformava la propria espressione in una di puro piacere, più di quanto provasse in realtà, era eccitata dagli occhi di Andrea da come scrutavano il suo corpo sotto quello di Luca, se li sentiva addosso. Quando si ritenne soddisfatta di quell’iniziale amplesso disse a Luca che voleva cambiare posizione, il ragazzo si sollevò a malincuore da lei convinto di dover cedere il posto all’amico, ma si ritrovò steso sul letto con Sonia che prendeva posizione sopra di lui, lei si sistemò a cavallo di Luca prese il membro e se lo posizionò tra le labbra della vulva, scese e appena lo percepì correttamente indirizzato Sonia si spinse sino in fondo aprendo le gambe per aderire completamente al corpo di Luca. Iniziò a muovere solamente le anche con un espressione di puro piacere sul viso, dimenticò tutto il resto, in quel momento esisteva solamente quel pezzo di carne, dura, che aveva profondamente piantato nel ventre, si muoveva in modo da sentirlo al meglio, contraeva e rilasciava ritmicamente la muscolatura interna mentre ondeggiava lentamente con le anche, non si sollevava da lui, non lo faceva scorrere in se e nemmeno cercava uno stimolo esterno sul clitoride, le era sufficiente quella presenza dentro per godere, quando ritenne d’essere pronta fisicamente e psicologicamente si lasciò cadere su Luca e senza farlo uscire da sé chiamò Andrea.
“Avanti, vieni anche tu, fatemi impazzire!”
Andrea non si aspettava questa richiesta, era convinto che lei si sarebbe limitata a prenderne uno mentre succhiava l’altro, una doppia penetrazione andava al di là di ogni più perversa speranza, era eccitato dall’idea di penetrarla analmente mentre lei aveva dentro Luca ed era felice che le avesse riservato quella parte del suo corpo. Salì sul letto e si sistemò dietro di lei che già aveva sollevato il sedere in attesa, ne dilatò le natiche e solleticò l’ano con un dito inumidito, quindi spinse il dito dentro di lei, Sonia rantolò di piacere e si dilatò.
“Sei pronta, vedo.”
Le disse Andrea con voce rotta dall’emozione.
“Prendimi anche tu dai!”
Riuscì a dire Sonia, spinse per dilatare l’ano al massimo e lo sentì improvvisamente entrare, fu un esplosione di piacere misto ad un dolce dolore che lei sapeva apprezzare, urlò incurante del sottile spessore delle pareti della camera, quando il dolore passò rimase la sensazione d’essere piena di due uomini e tornò a godere pur rimanendo immobile. I ragazzi compresero il suo stato ed iniziarono un lento movimento all’unisono, Sonia si rifiutava di pensare, di realizzare appieno ciò che stava facendo, si limitava a godere, era un piacere troppo intenso per rovinarlo con la razionalità, era invasa dagli stimoli tanto da non riuscire più a comprenderne l’origine, ebbe un primo ed improvviso orgasmo del tutto inatteso ma intenso, quasi feroce nel suo sviluppo, i ragazzi non si fermarono continuarono a muoversi senza badare ai lunghi ed a stento soffocati gemiti, l’interno del suo corpo in preda alle contrazioni involontarie era troppo piacevole per fermarsi.
“Ora riempitemi, riempitemi tutti e due!”
Questa frase entrò nelle orecchie di Luca che già a stento tratteneva il piacere, la voce di Sonia riuscì a rompere tutto il castello d’autocontrollo che si era costruito e venne immediatamente, Sonia lo sentì ansimare e contemporaneamente lo percepì pulsare dentro il ventre, allora si spinse contro di lui, lo prese completamente dentro mentre anche Andrea spingeva per eiacularle nel profondo dell’intestino, in un lampo di lucidità Sonia comprese che due uomini stavano iniettando il loro seme contemporaneamente nel suo corpo, quest’immagine riuscì a donarle un secondo meno intenso forse ma più lungo orgasmo. Terminarono di godere che Sonia ancora provava un languido piacere, Andrea uscì da lei liberandola, lei si sollevò dolorante da Luca e crollò stesa sul letto, quindi chiuse gli occhi e rimase immobile a godersi ciò che rimaneva del piacere, Luca e Andrea la lasciarono sola, consci che doveva accettare ciò che aveva appena vissuto senza interferenze esterne, Sonia si appisolò fisicamente distrutta, nel dormiveglia sentì un lungo bacio sulla fronte ed una carezza sul viso mentre la voce di Luca le sussurrava.
“Grazie”
Solo più tardi, si ritrovò ad osservare stupita il seme che colava dalla vagina e ad analizzare il leggero dolore all’ano, dopo quel nuovo amplesso non aveva nemmeno più la forza di recarsi in bagno per una doccia, voleva lavarsi eliminare ogni traccia dal proprio corpo di quella notte di follia ma in fondo era bello risvegliarsi ed avere le prove che non aveva sognato, si appisolò stretta al suo vecchio amico Andrea felice d’aver ceduto alle sue lusinghe. Non provava alcun senso di colpa, come sapeva che non ne avrebbe provati il giorno seguente quando salutava per sempre l’amico, era stata solo una parentesi della sua vita, se voleva rivivere quell’esperienza senza dubbio i protagonisti non sarebbero stati né Luca né Andrea, non poteva permettersi d’arrivare a provare qualcosa di più che una semplice attrazione sessuale nei loro confronti, ora non si sentiva più sciatta e intorpidita dai quieti anni di un matrimonio piatto e privo di emozioni, sapeva di riuscire a dare e a ricevere emozioni forti,soddisfatta sorrise a se stessa e pensò.
“Per ora può bastare.”

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Padrona Sonia (Mistress Sonia) 1

L’inizio

Erano appena passate le 15.00 di un sabato pomeriggio piovoso, il cellulare del ragazzo che stava sdraiato sul letto squillò, un numero sconosciuto appariva sul display, rispose:

– pronto

– schiavo!!! Vieni subito a qusto indirizzo: via marco polo 15/g

– si – rispose il ragazzo quasi impossesato da quella voce sconosciuta

il giovane, non aveva più di trent’anni leggermente in sovvrappeso, capelli biondi corti e mal curati. Si mise subito un paio di jeans e una meglietta comoda, raccolse portafoglio e chiavi della macchina e si diresse di gran velocità verso l’appartamento indicato dalla Padrona. In breve fu d’inanzi al condominio parcheggiò in uno dei pochi parcheggi liberi, e si diresse verso la sua destinazione. Arrivato davanti alla porta, si sistemò quel po che poteva e suonò il campanello. Nessuna rsiposta. Si disse, che scherzo era… Poi all’improvviso la porta si aprì:

– ciao schiavo

– ma – un brivido freddo colpì il giovane davanti a quella Signora

– cosa hai schiavo, mi hai riconosciuto?

– Si So…Sonia ma è uno scherzo? – lo schiavo era completamente teso e nervoso.

– Ti pare che sia vestita da scherzo? – disse ella sorridendo dolcemente

– No sei, E’ vestita da Padrona.- disse abbassando la testa

– Su entra schiavo, esclamò lei voltandosi

Quella ragazza, Sonia, non era altro che la cugina del ragazzo, la cugina tanto desiderata ed ammirata, Lei in qualche modo aveva capito l’indole del ragazzo, che a sua volta ignorava totalmente che la sua bella cugina fosse in realtà una Padrona. Sonia era una ragazza alta oltre 175 centimetri, le curve leggermente maggiorate erano splendide, gli occhi di rara bellezza,e i capelli, il punto di maggior forza della ragazza, lunghi e castano scuro, mozzafiatanti i seni, era avvolta in un vestito di pelle nera con gonnellino cortissimo, e un ampio decoltè che lasciava intravedere quasi tutto il seno; ai piedi portava un paio di stivali neri con tacco vertiginoso.

Il ragazzo era completamente estasiato, ma allo stesso tempo bloccato sul pianerottolo.

– cosa fai li?

– ……

– hai paura? Su entra….

– Mi sc… scus… scusi….

– Tranquillo ma entra e chiudi la porta

Lo schiavo così fece, seguì la Padrona sino ad un salotto, molto spoglio sembrava quasi che non venisse usato abitualmente. La Signora Sonia si sedette su un ampio divano nero e con un cenno fece avvicinare il cugino. Lui obbedì all’istante e si inginocchiò con lo sguardo basso.

– allora, dimmi come ti senti?

– Nervoso Signora

– E perché lo sei, mi conosci!

– Forse, forse è quello non mi aspettavo che tu, fossi Padrona.

– E non vuoi che io sia Padrona?

– Lo ho sempre desiderato Sonia

– E allora non avere paura

– Va bene Signora

– Sei curioso di sapere come ho fatto a capire che eri uno schiavo?

– Si Padrona non capisco proprio

– Ho letto alcuni annunci di questo fantasioso “slavebottle”, quelle bottiglie di plastica non mi erano nuove, e mi è venuto in mente quando eravamo piccoli e giocavamo a torturarci con le bottiglie.

– Ma, posso fare un’altra domanda?

– Certo parla pure

– Ma perché mi ha voluto qui?

– Be, ovvio, voglio che tu sia mio schiavo.

– Ma io, puoi trovarne di meglio…

– Come uomini forse si, ma come schiavo, con me ti spingerai molto lontano sono sicura.

– Farò di tutto per non deluderla.

Nella stanza scese un dolce silenzio, i due giovani si scambiarono dei fulgidi sguardi, per molti minuti, ad un certo punto la Padrona disse:

– allora schiavo, iniziamo?

– Certo Padrona

– Spogliati

– Si Padrona

Lo schiavo si alzò e cominciò a togliere la maglietta poi le scarpe e i pantaloni, rimase in mutande. La Padrona seduta e appoggiata alle braccia osservava, con un dito fece segno di togliere anche l’intimo.

– in ginocchio

– si Padrona

– nudo come un verme

– si Padrona

– quanto hai sognato questo momento?

– Molto mia regina, molto….

La padrona osservava lo schiavo che a testa bassa cercava inutilmente di incrociare lo sguardo della dolce Sonia. Lei sorrideva soddisfatta, anch’ella come lo schiavo era felice della situazione creata.

– allora schiavo, che ne dici se iniziamo con qualcosa che ti piace?

– Come vuole Lei Signora

– Allora vai in cucina, in frigo ce una bottiglia di cocacola light, e me la servi come si deve!

– Si Signora

Lo schiavo si affrettò andò in cucina, apri il frigo, dove vi era solo quella bottiglia indicata dalla Padrona. La prese e vide subito che sul tavolo vi era gia un vassoio con sopra un bicchiere, appoggiò la bottiglia e raccolse il vassoio e si diresse verso il salotto, si avvicinò al divano e si inginocchiò.

– devo dire che sei veloce

– grazie Padrona

– appoggia sul tavolino e versami un mezzo bicchiere di coca

– si Padrona

lo schiavo obbedì all’istante e versò nel bicchiere il frizzante liquido e lo porse, tenendolo sul palmo della mano, alla Padrona.

– bene schiavo, come mai lo hai tenuto sul palmo senza avvolgerlo con la mano?

– Per non riscaldare la coca – rispose il giovane.

– Però, hai mille attenzioni – disse ella sorpresa e soddisfatta.

La Donna bevette un paio di sorsi, sorridendo di tanto in tanto allo schiavo che stava in apprensione, aspettando qualche ordine. Sorseggiò l’ultima parte della bibita ma invece di inghiottire la risputò nel bicchiere:

– ecco schiavo bevi!

– Grazie Padrona – e bevette d’un sol sorso

– Per oggi caro basta così, riporta tutto in cucina.

– Si Padrona

Lo schiavo eseguì celermente, e ritornò in salotto, ma la Padrona non c’era più. Lui si mise in ginocchio e aspettò. Da li a dieci minuti la Signora ritornò:

– vestiti dai

– si Padrona

– vivi in affitto tu no?

– Si Padrona perché?

– Questo appartamento è mio e come vedi è vuoto, vorrei che tu venissi qui a vivere e pagassi a me l’affitto.

– Per me va bene, ma …

– Ma? Cosa schiavo

– E lei dove vive?

– A casa mia, verrò qui per delle sessioni senza comunicartelo

– Va bene Padrona

– Dovrai tenere la casa pulita ed in ordine, e magari visto che sei un buon lavoratore, potresti costruirmi un bel dungeon.

– Sarà un piacere

– Bene vattene