E’ estate e, quest’anno fra tutti quei nomi epici e biblici ne abbiamo viste di tutti i colori e di tutte le temperature.
Gli stessi colori di cui hai beato i miei occhi.
Oggi reggiseno blu, mini plissettata bianca e canotta arancio che ovviamente mi ha permesso di conoscere il colore del tuo reggiseno.
L’altro giorno, sono di nuovo venuto a prendere mia figlia e davanti alla porta di casa tua ti sei piegata in avanti mostrandomi le tue tette fino in fondo a dove finiscono, perfettamente contenute dal tuo reggiseno: ci avrei infilato volentieri il mio cazzo e, ormai in preda ad una erezione incredibile, le avrei inondate di sborra calda e poi per concludere me lo avresti ripulito con la tua bocca ma, mi sono gloriato solo di una bella guardata.
Ieri, domenica, ti abbiamo dovuto aspettare come al tuo solito pero ne è valsa la pena.
Ti sei presentata con una mini bianca plissettata cortissima che ti lasciava completamente scoperte le tue belle cosce fin quasi alle natiche, questa volta hai coordinato con un paio di scarpe col tacco anch’esse bianche e finalmente hai abbandonato gli zoccoletti.
Sopra hai messo un top con un reggiseno blu che era impossibile da non vedere sia per il colore che risaltava sull’arancio del top sia per la scollatura paurosa tanto che durante il pranzo quando eri di profilo ti si vedeva benissimo la nudità del tuo seno.
Difficile distogliere lo sguardo da te e, impossibile non farsi venire voglia di giungere alla fine di quella mini per scoprire il tuo ultimo capo di abbigliamento, strapparlo via e possedere ciò che esso copre.
Abbiamo pranzato e durante il pranzo la mia voglia, la mia erezione sono cresciute all’inverosimile; ad un tratto mentre eri in piedi ti sei perfino presa il lusso di mettere un piede sul piolo della sedia e lasciare che la gonna risalisse ancora di più. Ormai allo stremo per l’eccitazione finalmente abbiamo finito di mangiare e ci siamo preparati per andare via quando tu, chiedi un passaggio a casa.
Uffff non mi va, fa caldo e 15 km sotto il sole cocente senza aria condizionata non me li voglio proprio fare.
Ma proprio a volerla ringraziare per lo spettacolo che li ha offerto decido di accompagnarla lo stesso. Saliamo in auto e partiamo.
Ovviamente si è seduta avanti e non posso notare che in questa posizione la gonnella è diventata ancora più corta e mette ancora di più in mostra quelle belle cosce abbronzate.
Cosce che inevitabilmente hanno cominciato a diventare lucide per il sudore e da cui non riuscivo a distogliere lo sguardo. Credo che tu te ne sia accorta e alla fine hai accavallato le gambe e mi hai mostrato il bianco del tuo slip.
Forse mi hai deliberatamente provocato ma la mia mano dalla leva del cambio si è spostata al tuo ginocchio e come se tu non vedessi l’ora l’hai immediatamente presa e portata in mezzo alle tue gambe fino a lambire il cotone del tuo slip.
Di li ho fatto da solo e con l’indice ho spostato lo slip fino a scoprire la figa su cui non ho sentito peli ma solo il bagnato dei tuoi umori.
Ho infilato un dito dentro ed ho cominciato ad esplorare la tua figa ed ho cominciato a sentire i mugolii del tuo piacere ma, la posizione era scomoda.
Così ti sei abbassata con la faccia sul mio cazzo e mi hai scoperto la rotondità del tuo culo.
Da dietro è stato più facile e così ho potuto infilare due dita nella tua figa fradigia e il mio pollice è finito dritto sul tuo buchetto che ho cominciato a forzare. Ti ho masturbata in questo modo, con due dita nella figa e il pollice nel buchino del culo ed hai goduto alla grande perché mentre ci davo dentro a più non posso: ti contorcevi e mugolavi come una cagna in calore ed alla fine contraendoti tutta sei venuta.
Al che ti sei tirata un poco su ed hai messo mano alla cintura dei miei pantaloni.
Ho deciso quindi di accostare perchè troppo pericoloso guidare mentre si fanno certe operazioni.
Non ho il tempo di tirare il freno a mano che il mio cazzo già svettava fuori dalle mie mutande.
Mmmmmmm che sensazione di calore venire toccati da una mano diversa dalla propria.
Lo scappellasti dolcemente e piano piano iniziasti a segarmelo da vera professionista. Godo come un pazzo e con la mano ritorno a toccarti la figa e il culo spingendo dentro le dita ed emulando una vera scopata che purtroppo non possiamo permetterci.
L’eccitazione è tale che mi fai venire subito e per evitare di sporcare dappertutto lo prendi in bocca e me lo spompini altri cinque secondi prima di riempirtela di un mare di sborra che riesci a contenere tutta.
Me lo lucidi, me lo lecchi mentre io continuo ad occuparmi della tua figa ma non è possibile andare avanti, non c’è tempo rimetto in moto e proseguo.
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Prefazione:
Da donna a Femdom.
La donna dominatrice ha delle caratteristiche che piacerebbero in generale a tutte noi, soprattutto quando troppo spesso ci abbattiamo e sminuiamo le nostra capacità.
L’importante è ricordarsi che nascere dominatrici può essere una fortuna ma non è detto che non si possa imparare a diventarlo!
Ecco qualche consiglio per avere maggiore sicurezza in se stesse:
1) Essere spontanee, da sempre è il metodo migliore per essere sicure di sé.
2) Ascoltare sempre il partner con attenzione, dandogli consigli solo dopo aver sentito le sue ragioni e i suoi desideri.
3) Tollerare ed apprezzare i pensieri diversi dai propri perché danno comunque una visione diversa del mondo che può arricchire la propria persona
4) Nell’intimità cambiare ruolo e passar da preda a predatrice
(dal web)
“Dark Lady” è una seduttrice, manipolatrice anche se non necessariamente malvagia, comunque pericolosa.
È spregiudicata e sensuale, infedele e dannatrice; tuttavia non è infrequente il caso di ritratti femminili la cui ambiguità
è solo il prodotto di un distorto sguardo maschile.
Anonimo
1

“L’eiaculazione è il momento tragico, più atteso e più temuto. Dopo, la scena perde ogni fascino e ogni attrattiva. Come si spegnessero i fari colorati, lasciando solo quinte, false e grigie. Allora il mio inguine, che prima ribolliva come una pentola a pressione, quell’apparato sessuale piccolo ma potente, cessa di es****re. E’ come se al posto del pisello e dello scroto non ci fosse più nulla: il vuoto! La zona pelvica che aveva guidato il mio cervello, possedendolo e dirigendolo come nocchiero inoppugnabile, cessa di es****re persino per il mio sistema nervoso che non ne avverte più la presenza!”
A presentarsi in questo modo è Ludovico, 58 anni, marito di Janeth che ne ha solamente 39.
Ludo è un pervertito. In un angolo intimo e segreto della sua sessualità nasconde desideri e pulsioni che non si possono definire diversamente.
Il destino gli ha fatto incontrare Janeth e lui non avrebbe potuto chiedere di più dalla vita. Una ragazza stupenda, affettuosa, per forza di cose: innamorata. Janeth gli ha donato la sua bellezza, la sua dedizione e un bellissimo bambino.
Dopo 5 anni di pacifico menàge, un sabato tranquillo, Ludo ha chiesto a sua moglie se le andava di giocare un po’; da quel giorno un universo perverso si è schiuso pian piano davanti ai due sposi che, in segreto, ogni tanto diventavano amanti e complici.
Negli anni in cui riteneva di avviarsi verso una lenta e pacata pace dei sensi, Ludovico ha iniziato uno dei percorsi più turbolenti e impegnativi del suo dirompente erotismo.
Anche Janeth aveva un lato oscuro: Ludovico non poteva saperlo. Adesso doveva subirlo, godendo e soffrendo per la sua sottomissione.
Il gioco ebbe inizio con una inversione dei loro ruoli.
Così fu Janeth a penetrare le terga del marito con un oggetto abbastanza insolito: il manico di una spazzola per capelli. La prima azione anale di Janeth, non significò solo un momento di piacere trasgressivo ma una vera e propria presa di posizione nella parte erotica del loro convivere.
Ogni tanto se il momento, il periodo e l’eccitazione la ispiravano, la moglie faceva capire al marito che lo “voleva” e lui, immediatamente, diventava schiavo e prono, scodinzolando felice in attesa di essere maltrattato.
Oltre a penetrarlo con oggetti sempre più grossi e sofisticati, Janeth lo trattava come uno schiavo del piacere, costringendolo a bere i suoi liquidi e percuotendolo spesso con fruste e bacchette. I colpi, all’inizio, erano riservati al sedere ma poi, cominciò a provare piacere a colpirlo con la bacchetta sulle gambe, sulle piante dei piedi e sulla pancia.
Ludo era molto poco dotato e in quei periodi di profonda prostrazione, il suo membro diventava piccolo e inconsistente, assolutamente inadeguato alla penetrazione. Dopo aver soggiaciuto alle bizze e alle percosse, quando sua moglie aveva finito con lui, Ludovico si dava piacere da solo, sotto lo sguardo umiliante e divertito di Janeth.
Naturalmente la differenza d’età, col tempo, rese ancora più difficile per Janeth ottenere un rapporto soddisfacente dal punto di vista puramente femminile, fu così che, d’accordo col marito, organizzarono qualche appuntamento con giovani partner occasionali e, spesso, anche abbastanza impacciati.
Il fatto che fossero dotati di peni che potremmo definire “superbi”, era certo un premio ben accetto ai buchi vogliosi di Janeth, ma il piacere maggiore lei lo traeva dallo sguardo, voglioso ma sofferto, di suo marito. Ludovico, combattuto per natura, s’impastava di desiderio e di amarezza. Desiderio, perché il cazzo piaceva anche a lui e amarezza perche era sempre un sottile dolore vedere sua moglie “scavata” e spesso impalata da dei rozzi sconosciuti.
Poi, la signora, posò gli occhi su un collega insegnate che le faceva il filo. Lo valutò accuratamente e ne fece il suo amante, sotto lo sguardo impotente e lussurioso del coniuge.
2
Ludovico aveva dovuto seguire l’evoluzione del rapporto tra sua moglie e l’amante: era la sua condanna! Sapeva delle avance che lei riceveva e conosceva quale comportamento adottava: ora lusinghiera e disponibile, ora arroccata e difficile. Non c’era amore tra i due!
Quando lei decise di capitolare lo fece nel più terribile dei modi: mise le cose in chiaro con tutti e due e fece in maniera da mortificare Ludo.
Anche Ciro dovette superare una prova difficile. Era più giovane di lei; aveva avuto un paio di fidanzate… ma una vita diremo “tradizionale”. La sua attrazione, quasi innocente, per la bella signora si sarebbe potuta evolvere in una passione irrealizzata o in una breve avventura sentimentale, invece Janeth ne fece un mix di sesso e perversione.
Forse, se Ciro avesse saputo prima a cosa andava incontro, si sarebbe defilato, temendo le conseguenze di tanta libidine ma lei seppe cuocerlo a puntino: in circa sei mesi gli costruì intorno una tela a cui difficilmente sarebbe potuto sfuggire.
Il primo incontro vero avvenne in un Motel.
Ciro prese una stanza e vi ci portò la sua conquista.
Ludo aveva una camera già prenotata.
Quando le carezze si fecero più intense e il pene di Ciro più gonfio, Janeth, candidamente spiegò al suo possibile amante che suo marito era a pochi metri e che lei gli avrebbe telefonato, per descrivergli l’evolversi di quel rapporto proibito.
Janeth si spogliò, languida e provocante; Ciro aveva l’età in cui il fallo non perdona e si mostrò dotato in maniera più rosea di ogni aspettativa.
Quando, dopo la seconda eiaculazione, Ciro si sentì più tranquillo, a Ludo, che aveva sentito tutto, fu permesso di entrare.
Una volta nudo e un po’ osceno, dovette pulire la moglie, stravaccata su un divano, da ogni traccia di seme maschile. Insomma, indirettamente, con la lingua dovette assaggiare lo sperma di Ciro che, impreparato a tanta libidine, osservava incredulo la scena.
Lo colpì pure l’espressione estatica e trionfante di Janeth, qualcosa, nel suo subconscio, lo avvertiva che quella era una donna da temere.
3
“Come dicevo, mentre la mia mente (che tende alla depravazione) mi provocava scariche di adrenalina ed emozioni irripetibili, durante le “attese”… dopo essere venuto, il piacere decade all’istante, e rimane solo il senso “puro” di ciò che sto vivendo: vergogna, frustrazione, dolore. La cosa orribile è che dopo solo poche ore, quando ritorno eccitabile diciamo, comincio a godere di nuovo, e proprio a partire dal senso mortificante di prostrazione che mi era stato appena inflitto. Una vera trappola psichica che ti condanna a subire… all’infinito.”
Col tempo, i tre amanti diventano sempre più affiatati.
Janeth, in piena tempesta ormonale, inizia a sperimentare una forma di piacere costruttivo, ideale. Prima dei rapporti veri e propri, in passato, l’eccitazione arrivava per contatto, dalla sollecitazione dei suoi punti erogeni; adesso si sente salire il sangue alle tempie pensando a cosa farà subire al marito.
Il solo paragone tra i due peni, ad esempio: la “lumachina” ritrosa di Ludo e l’asta infaticabile del giovane Ciro, le esalta i sensi e le fa esplodere dentro la voglia.
Ludovico, povero e maledetto, gode e soffre della confidenza disastrosa tra i due amanti. Non si preoccupa del sentimento, eppure, dopotutto, nemmeno lui si sente amato: anni di matrimonio e il piacere da condividere con Ciro, fanno della loro unione, una specie di rispettosa società. Il giovane, infine, conferma il vecchio adagio che recita: Chi non l’ha fatto prima lo farà poi…
Meridionale, di buona famiglia, osservante ed ex chierichetto, nel pieno del vigore si è ritrovato nel ruolo di “stallone” di una “milf”, calda e piacente. Il marito, cornuto e lascivo, all’inizio lo disturbava… col tempo, tanta sottomissione, finisce per solleticare la sua neonata libidine.
4
Come capita nelle menti complicate, Ludovico mette a punto un piano. Non avrebbe mai il coraggio di rompere l’incantesimo che affascina lui, per primo, però Ciro merita una lezione, si sente troppo sicuro di sé. Per questo, si cerca un alleato: Gino!
Gino, per il web “Sologi70”, nella vita è uno navigato che va per la 60ina; anche lui ha una compagna più giovane (questo Ludo lo scoprirà in seguito). A Ludovico sembra un uomo pratico dei menage complicati e, cosa utilissima, è vicino al suo paese.
Nella corrispondenza con Gino, Ludovico accenna poco alla moglie, vuole conoscere bene chi potrebbe portarsi in casa… poi, la rapidità con cui l’uomo si rende disponibile ad ogni desiderio comincia a diventare eccitante.
Trova il coraggio per incontrare il vecchio signore e scopre con piacere che si tratta di una persona distinta, ammodo, che non si preoccupa di nascondersi, né troppo schiavo della segretezza: un vero esecutore. Preciso, puntuale, freddo.
Nonostante sia più un cuckold che un masochista, Ludovico accetta subito i modi spicci dell’altro, che lo domina subito anche dal punto di vista mentale. Nella prima sessione, senza porsi problemi, gli fa il culo, in tutti i sensi: prima con una bacchetta molto flessibile, poi con il pene che si mantiene ben turgido. Infine, lo costringe a bere tutto il suo seme.
Gino prende delle foto eloquenti dell’accaduto ma, con estrema discrezione, lo fa col cellulare di Ludo. L’unico impegno che gli chiede, e senza mezzi termini, è di mostrare il tutto a sua moglie. Ludo, intimamente, gode della scaltrezza del suo aguzzino:
– E’ l’uomo giusto! – pensa tra sé.
5
– Non ti bastava, è vero? – disse Janeth, spenta la luce. Ludovico, dopo una serie di titubanze, le aveva mostrato le foto del suo “peccare”. Le immagini, esplicite, si avvicendavano sul Tablet e sua moglie sembrava perplessa.
– E’ stato più forte di me… quell’uomo è talmente deciso che divento molle nelle gambe… mi sento un automa; uno schiavo senza volontà. Se devo dire tutto… – Ludo fece una pausa, mentre parlava a bassa voce nel grande letto.
– Tutto, non ammetterò altri segreti! – disse la moglie, stranamente irritata. Già in altre occasioni lei aveva notato quella particolare forma di maliziosa vigliaccheria. Il masochista, cornuto e schiacciato come una serpe, strisciava nell’ombra, per portare a termine progetti del tutto suoi… era irritante. Intrigante, invece, era il dubbio che la “vittima” agisse in quel modo subdolo proprio per stuzzicare la sua Padrona. Sembrava godere di essere colto in flagrante… il senso di vendetta rendeva il gioco più vero, più cattivo.
Insomma, la parte prona dell’uomo, sembrava farlo apposta a creare piccoli “incidenti” operativi per stimolare il risentimento di chi, di lì a poco, lo avrebbe sottoposto a una decisa punizione.
– In realtà è stato proprio Gino a imporre che tu vedessi le mie foto insieme a lui! – disse, quasi tremante.
La moglie si limitò a “registrare” quel tradimento del suo schiavo.
La notte passò senza ulteriori commenti… però, il sabato, Ludovico si ritrovò a girare nudo per casa, con le calze nere, i tacchi e la guepiere. Fece prima da servo, poi da oggetto per la coppia felice. Per l’intero pomeriggio si divertirono a stuzzicarlo, a umiliarlo; Janeth, dura e malvagia col marito, dedicava al giovane Ciro dolcezza e dedizione.
Fu un pomeriggio lungo. Janeth, alla fine, volle che Ciro sodomizzasse anche il marito, costretto a sdraiarsi sul tavolo della cucina.
A cosce aperte, con la sua pancia pronunciata, sembrava più un tacchino che un oggetto sessuale… la donna teneva in tiro il povero Ciro, imboccandosi spesso il pene per farlo tornare turgido e stuzzicandogli lo scroto, quando pompava in suo marito.
Eppure, mentre si avvicinava all’orgasmo, il giovane fu pervaso da una rabbia erotica: sembrava “il grido” di un maschio a****le. Godeva più del dominio che per lo sfregamento in sé e, ansimando, scaricò il poco seme che gli restava tra le terga indolenzite di Ludovico.
Però, nonostante la profonda intimità del momento, la donna, delle foto segrete e dell’esperienza di Ludovico con Gino, non fece mai parola.
Qualche giorno dopo Ludovico sottopose a sua moglie una strana richiesta:
– Gino vorrebbe conoscerti, al telefono… se ti va. – cominciò – Giuro: non ha imposto niente, ha solo chiesto educatamente se può salutarti e… e poi… – Janeth era divertita dall’atteggiamento di Ludo e incuriosita dalle richieste del “fantomatico” Gino; ascoltò senza mostrare emozioni.
– Gino dice che, se ti va, potreste sentirvi la prossima volta che vado con lui, in sessione, diciamo. –
Janeth non amava quegli sciocchi termini legati al mondo BDSM, sembravano ostentare l’appartenenza a una Setta segreta e abbastanza risibile, ma non redarguì suo marito.
– Non so… – rispose senza troppo entusiasmo – potremmo provare, quando sarebbe? –
Trovarono un accordo sul giorno opportuno.
La mattina del venerdì successivo, Ludo si recò allo studio di Gino e si spogliò dalla cintola in giù, come di prassi. Poi si mise in contatto con sua moglie che, per l’occasione, se ne stava parcheggiata nello stallo di un Centro Commerciale.
“La prima richiesta di Gino mi spiazza completamente; si fa passare mia moglie al telefono e poi, una volta presentatosi, mi ordina di andarmene nel bagno, in attesa di essere chiamato.
Loro due intanto iniziano una fitta conversazione… parlano di me, ne sono certo, e la cosa mi da un po’ sui nervi.”
Il povero Ludo si sente escluso: non se l’aspettava.
Come Gino aveva intuito, Janeth trova eccitante parlare con uno sconosciuto delle debolezze del marito; descrive pure, con dovizia di particolari, alcune delle scene più umilianti a cui lo ha sottoposto. Indugiando in quel resoconto assai intimo e privato.
Quando sua moglie e il suo aguzzino hanno terminato di discorrere, con la confidenza di due fidanzati, Gino torna da Ludovico e gli passa il cellulare:
– Bene, ora iniziamo la nostra seduta ma tu dovrai descrivere con precisione tutto ciò che subisci. Chiaro? – non attese risposta anzi proseguì con malizia – Naturalmente non saranno ammesse omissioni… se ti vergogni di raccontare qualcosa sarai punito; credo che tu lo sappia. Lo sai chi comanda tra di noi e chi deve servire… Janeth vuole sentirti mentre accetti… –
“La mortificazione, la leggerezza con cui quell’altro parlava di me, come se fossi uno schiavo comprato al mercato, un cane da addestrare, non provocano il mio risentimento, al contrario. Un languore orribile e liquido mi rende molle, prono, scodinzolante. Sono un uomo grosso e imponente eppure mi sento immediatamente femmineo, comincio a raccontare a mia moglie ciò che sono costretto a subire, con la stessa titubanza vogliosa e la voce in falsetto di un povero eunuco, deflorato dal suo Sultano.”
Così Ludo inizia, a s**tti, a descrivere la sequenza del suo amato “calvario”:
– Sto ricevendo… ahi… 30 colpi, con la cinta… sì sul sedere, sì! Sono piegato a 90 gradi al centro della camera… – più si fa male, più diventa languido e intanto Gino si esalta, sentendolo parlare con sua moglie.
– Scusami se adesso non parlo… Gino mi ha messo in ginocchio e vuole imboccarmi… ecco, adesso lo vedo, lo prendo: ha il pene duro e puntuto. – e poi – Muoio a doverlo dire ma adesso il signor Gino mi sta infilzando con tutta la verga… ho tanto male dietro, ma lui spinge forte! –
6
Il signor Gino era uno”sgamato”, esperto della tempistica femminile, adoperava le parole giuste. Faceva nascere il desiderio con una specie di promessa: forte, decisa, quasi uno schiaffo a mano aperta… però senza colpire: lasciandoti a metà, insoddisfatta e pensosa.
Anche se per Janeth; incontrare un “vecchio” non era proprio il primo dei desideri, pure sentiva che Gino aveva il preciso obiettivo di scoparla. Come osava?
Aveva un marito ubbidiente e uno stallone per amante, doveva e voleva essere rispettata! Una specie di Super-femmina che aveva tutto e lo sapeva gestire, eppure, quel maledetto la rendeva curiosa.
Alla fine la rete di Gino si chiuse e Janeth accettò di incontrarlo, insieme al marito, naturalmente, e solo per guardarli “fare”.
L’uomo era riuscito nel suo intento e Janeth, pur non sentendo obblighi particolari nei riguardi di Ciro, non gli disse nulla, anzi, gli tenne segreto quell’appuntamento.
S’incontrarono di domenica, un pomeriggio.
Gino che sapeva trattare con disinvoltura anche le azioni più libidinose. Così, mentre organizzava un complesso “menage a trois”, con altrettanto infantile entusiasmo, li aveva avvertiti che, se ci riusciva, avrebbe riservato loro una sorpresa.
Era quel suo tono quasi canzonatorio a irritare Janeth: lei voleva trasmettergli la sua sicurezza e lui sembrava sorriderne sornione, senza mostrare alcuna preoccupazione, come se sapesse bene dove sarebbe arrivata!
Li mise a proprio agio, poi ordinò a Ludo di fare come al solito, di restare solo con la camicia e per il resto nudo. Poi, semplicemente, invitò Janeth a restare in intimo.
Lei si finse sorpresa ma sfoggiò con estremo piacere le sue strazianti lingerie e le calze a rete carnicino.
Janeth esibì la sua bellezza per poi raggiungere il divano, procedendo sicura sui tacchi alti; sedette in bella posa ma con le gambe accavallate, serrate; decisa a tenere ben chiusa la sua vulva, per quella sera.
Il marito non venne maltrattato particolarmente: tenendolo a lungo in ginocchio, il vecchio bisex, gli affidò il pene; Ludo succhiava avidamente, e lo rese subito turgido.
Poco dopo “la sorpresa” arrivò davvero, in una Panda grigia.
Gino si richiuse la patta in fretta e fece indossare le mutande a Ludo, che si accomodò sul divano, con Janeth. I due, imbarazzati, si misero sulla difensiva, pronti a lasciare quella casa estranea.
Gino andò ad aprire e lo sentirono parlottare a bassa voce con qualcuno. Rientrò da solo, sorridente:
– E’ arrivata mia moglie. Non sapeva della “visita” ma l’ho convinta a unirsi a noi, se non vi spiace. Il tempo di fare la doccia… –
I due sul divano si guardarono e accettarono la novità, ormai erano in ballo… però Janeth era fredda e aveva perso ogni possibile senso di eccitazione.
Gino servì un piatto di olive bianche e del Martini Dry allungato col ghiaccio.
Dopo alcuni minuti arrivò sua moglie, giovanissima rispetto a lui. Aveva un corpo sinuoso, era una donna alta, indossava solo l’accappatoio e una mascherina che ricordava il taglio d’occhi di una gatta.
Gino li presentò e poi, delicatamente, riprese in mano la regia dell’incontro. Quando riuscì a sciogliere il ghiaccio, i quattro si lasciarono andare, serviti a dovere dall’ospite che conosceva perfettamente i loro vizi privati. Mostrò sua moglie del tutto nuda e la scopò in piedi, mentre se ne stava solo leggermente china verso avanti; Ludo, in ginocchio, doveva gironzolare intorno, facendo viaggiare la lingua sotto i loro sessi.
Poi, Gino sedette accanto a Janeth, ignorandola, mentre sua moglie si pose su di lui, in estasi… dopo poco le cose si complicarono e i quattro godettero ripetutamente, in modo spesso osceno.
Gino, certamente aiutato da qualche farmaco, si mantenne duro per oltre un’ora… naturalmente avere per sé due donne giovani, vogliose e nel pieno della femminilità, non capitava tutti i giorni. Ludovico si rese utilissimo con la bocca e con le dita, riuscendo persino a far spruzzare sua moglie, in un orgasmo che non finiva più. Alla fine, soddisfatti tutti, si masturbò tutto solo ripensando all’accaduto.
7
All’insaputa di Ciro (amante ufficiale di Janeth) gli incontri si ripeterono tre volte nei mesi successivi.
Mentre Ciro veniva tenuto all’oscuro del tradimento inverso cui era sottoposto, la sua amante, insieme al marito, si dava a un “vecchio farabutto”.
Janeth si godette quel periodo; il suo carattere malizioso gioiva pure dell’intrigo, le piaceva intrecciare rapporti segreti, anche se Ludovico finiva sempre per sapere la verità. Così, oltre a incontrare Gino e sua moglie, fini per farsi scopare anche da Gino, singolarmente, anzi decise di donargli anche il di dietro. Il tutto avvenne all’insaputa di Ludo e della signora.
I due fedifraghi andarono a prendere delle pizze ma, poco dopo, inventarono un tipico blocco del traffico del sabato sera. Invece erano fermi, a pochi passi da casa, abbarbicati nella famosa Panda e incastrati sul seggiolino di dietro.
Poi il gioco finì, come succede in questi casi e, lentamente tutto ritornò come prima.
Una sera d’inverno Ciro si recò a casa loro… erano mesi che non si incontravano espressamente. Lui non era un play boy, e, anche se la fortuna lo aveva inserito nelle grazie di Janeth, quando lei non gliela dava per lui risultava difficile avere dei rapporti decenti; non era nemmeno fidanzato, nell’ultimo anno non ne aveva sentito l’esigenza.
Invece di iniziare a fare sesso però, Janeth, nonostante fosse sdraiata sul letto con lui, iniziò una falsamente sofferta descrizione di quello che c’era stato con la “famiglia” del sig. Gino.
Gli amplessi, le copule e gli intrighi vennero riferiti in tutta la loro sconcezza: unico responsabile? Il povero Ludo che, intanto, ascoltava impotente dal sediolino della toilette.
Ciro era meridionale e focoso e non apprezzò subito la vena erotica sottesa nella parole della sua “femmina”.
“L’eiaculazione è il momento tragico, più atteso e più temuto” racconta Ludo di quella serata, “e quei due sapevano come adoperarla contro il mio piacere e la mia dignità. Che potevo fare? Se non aspettare quelle fatidiche ore che mi avrebbero ridato un’eccitazione tale da apprezzare la tortura che, Ciro, d’accordo con mia moglie, mi stavano imponendo.”
Pretesero che Ludo si mettesse in piedi e, mentre ridacchiavano, si facesse la sega fino a venire, col pisello moscio e senza goderne. Appena scarico, fu condannato a mettersi di pancia sul suo sedile.
In perfetta sintonia, i due amanti si dedicarono al suo povero di dietro e gli inflissero una delle più tragiche e dolorose umiliazioni. Lei gli infilò nel culo un profilattico da donna, di quelli che usano certe puttane, poi insieme a Ciro, iniziò ad armeggiare con un vecchio gioco dello Shangai, dimenticato da anni. Era più un elemento decorativo, etnico, infatti i bastoncini erano di legno, enormi. In questo modo, l’intero fascio di asticelle risultava più grosso del pugno di un uomo.
La prima dozzina di bacchette vennero infilate facilmente nel buchetto lubrificato ma il fastidio, per Ludo, fu immediato, perché lui non provava alcun piacere, solo dolore e imbarazzo.
I due, nudi e giocosi, non si fermarono… a metà del fascio, Ludovico si sentiva dilatato, spaccato, ma non si ribellò anche se sudava e si mordeva il labbro a sangue.
Ci misero quasi un’ora a inserire tutte le aste, rompendo per sempre ogni sua naturale resistenza e sottoponendolo a una vera tortura fisica e morale. Alla fine lo lasciarono scappare in bagno, dove rimase a lungo, dilatato e senza forze.
Una grande amarezza lo avvinse, mentre meditava sul suo stato ma poi, sentendo le grida di sua moglie sotto i colpi del cazzo di Ciro, pensò:
“Sono un uomo fortunato!”
FINE
Continuano le avventure di mia moglie Loredana, di pura fantasia. Non avevo più rivisto l’avvocato Massimo, gran maiale ed infame che, davanti hai miei occhi aveva penetrato mia moglie non risparmiandole niente. E’ vero da quel giorno i miei guai sembravano essere spariti. Un mese fa, in occasione del compleanno di Loredana ricevemmo il seguente invito. Gentile Sig.ra Loredana e Sig. Carlo. vorrei tanto festeggiare il compleanno nella mia villa sul lago. Mi piacerebbe organizzare una festa in stile giapponese. Fatemi sapere. Vi manderò a prendere. Massimo. Subito dissi di no. Lei, che già non stava nella pelle, cominciò ad ins****re, che male c’era accettare un invito, poi non saremmo stati certamente soli. Se fossi forte avrei detto di no, ma alla seconda sua richiesta ero già bello convinto. E venne il giorno. Verso le 15.00 suonò l’autista dell’avvocato, in perfetta divisa. Scendemmo e trovammo una fiammante Bentley che ci attendeva. Loredana era già incontenibile dalla gioia. Salimmo e sprofondammo nei sedili di pelle color miele. Come sempre era elegantissima. Tailleur bianco Max Mara e scarpe Louboutin con tacco 12 d’ordinanza. Notai la suola rossa. Chiesi quanto costavano, mi disse che aveva fatto un vero affare per 600 euro. Mi vennero dei dubbi ma non era il momento. Sedendosi la gonna era salita in alto sulle cosce. In fondo era mia moglie e non resistetti a infilare la mano. Ero sicuro di sentire le calze sostenute dal reggicalze, ma confesso di essere rimasto sorpreso nel non trovare le mutandine. Era forse una dimenticanza nella fretta e cominciai a masturbarla. Gradiva molto e incurante dell’autista gemeva e ansimava. In breve raggiunse un potente orgasmo che debordò dalla mia mano e bagnò la gonna. Arrivammo nella meravigliosa villa settecentesca della famiglia di Massimo. Villa e bellezza come sogno. Il panorama splendido del lago. Trovammo solamente l’avvocato che ci accolse con grande signorilità e gentilezza. Ci fece accompagnare nella stanza degli ospiti e sparì. Avemmo così tutto il tempo per guardarci intorno. Loredana, subito volle andare in piscina e non avendo di costume si tuffò completamente nuda. Verso le ventuno bussò alla porta Massimo, pregandoci di essere pronti entro mezz’ora. Loredana era bellissima con un vestito lungo con scollatura profondissima sulla schiena. Un vestito color ghiaccio di alta sartoria che vedevo per la prima volta. In giardino trovammo motti ospiti, uomini e donne elegantissimi che si trovavano a completo loro agio. Notai dei lampioncini giapponesi con candela, il buffet era conseguentemente ricco di suki. Non mancava niente, anche una discreta orchestra in un angolo del giardino. Massimo ci presentò e volle iniziare il festeggiamento per il 51essimo compleanno di Loredana. Aprì la serata con un walzer perfetto e lei danzò divinamente. Ero veramente contento. Alla fine, con grande disinvoltura la invitò a mostrare la sua bellezza agli invitati con uno strip. Rimasi contrariato, lei ci pensò non più di due secondi e rispose si. L’orchestra attaccò Abat-jour e ingenuamente pensai a un omaggio a De Sica, nella celebre scena del film Ieri oggi e domani lo spogliarello della Loren per Mastroianni. Loredana sembrava una spogliarellista professionale. Le luci, la sera aumentavano l’atmosfera raffinata e un po’ anni ’60. Non vi descriverò lo strip, vi dirò che dopo un tempo lunghissimo ed estenuante, Loredana rimase con le sue Louboutin in reggicalze e calze color acquamarina. Tutti applaudivano, non vedevo l’ora che tutto finisse. Loredana fu raggiunta da un giovane in perfetto smoking bianco. L’afferrò per le spalle la fece scivolare all’altezza giusta e tirò fuori il cazzo. Saltai come una molla, due forti mani di un “cameriere” mi trattennero. Comincia ad urlare ma una mano mi soffocò. Fui spinto in un anglo buio da dove però ero costretto a vedere. Loredana infoiata cominciò un pompino, ma il giovane quasi subito si ritrasse. Lasciò il suo posto ad un altro. E poi un altro ancora, così in una processione che sembrava non finire più. Giovani tutti bellissimi atletici chi italiano, chi straniero, avevano in comune tutti un cazzo spaventosamente enorme. L’ultimo fu il dodicesimo, credo fosse turco. La musica sembrava incitare questa specie di sacrificio. Formarono tre gruppi da quattro. Loredana era sempre al centro molto spavalda. Cominciarono a cacciarle i cazzi i bocca e lei ciucciava ora uno ora l’altro ora ne teneva due nelle mani. Il secondo gruppo dopo un’ altra raffica di pompini lasciò spazio al terzo gruppo, che cominciò a penetrarla. Cercavo di liberarmi inutilmente. A turno due la incularono, due la chiavarono, e poi la presero in una doppia penetrazione. Gli spettatori stavano in silenzio, alcuni gemevano, alcuni si masturbavano nel buio.
I gruppi si riformarono a turno la circondarono e masturbandosi cominciarono a scaricare la loro sperma. Venne Massimo e disse : Le piace ? Questo è il Bukkake giapponese, l’orgia della sperma.
Come macchine regolate a tempo ognuno portava a termine il suo compito. Getti di sborra colpivano Loredana sulla faccia, sul collo, negli occhi. Alcuni le tenevano la bocca aperta e la riempivano fino quasi a soffocarla. Lei molto porca se ne riempiva la bocca, faceva una specie di gargarismo e inghiottiva. A un tratto la faccia era quasi scomparsa dietro un denso stato di sborra. L’ultimo scaricò una quantità enorme nella bocca. Era finito forse il mio secondo suplizio ? No di certo. Massimo si avvicinò tirò fuori il suo attrezzo alla Remigio Zampa e la schizzo ed inondò per l’ennesima volta. La mattino dopo mia moglie ed io aprimmo i regali: per lei un braccialetto con diamanti, per me un Patek Philippe Calatrava forse da 20.000 euro. Cinicamente Loredana ni disse. E se un altr’anno ci invitasse ancora cosa rispondiamo?
Mia moglie e il ginecologo.
Racconto trovato in rete su xhamster.
Io e mia moglie ad un matrimonio abbiamo conosciuto un ginecologo, col tempo lei ha avuto problemi vaginali, irritazioni, bruciori, perdite di liquido biancastro, cosi conoscendo lui siamo andati nel suo studio. Lei si è spogliata e messa sul lettino, lui indossato il guanto ha iniziato la visita, mentre la visitava ha notato che lei si stava eccitando allora gli ha chiesto se aveva rapporti sessuali con me, lei gli ha risposto non solo con lui, vedendo che io non avevo reazioni strane ha capito con chi aveva a che fare, si è girato e mi ha detto.
“Sua moglie ha solo bisogno di riposo.”
Per due settimane consecutive mia moglie è andata nel suo studio tre volte a settimana, durante queste visite di controllo lui ci ha provato e lei c’è stata, il ginecologo era diventato l’amante di mia moglie e lo ha portato a casa presentandomelo come suo fidanzato. Io la facevo scopare ad altri ma mai nessuno era diventato il suo fidanzato, la cosa mi piaceva, lui era divorziato perciò poteva rimanere da noi anche a dormire, era più vecchio di mia moglie, lei aveva 32 anni lui ne aveva 54. Da subito ha messo le carte in tavola dicendo che lui aveva la priorità in tutto, io non l’avrei potuta toccare senza il suo permesso, non potevo più dormire con mia moglie quando c’era lui, dovevo dare la fede nuziale a lui e dopo averla fatta allargare la indossata al posto mio. Pian piano mi ha sottomesso, nel giro di tre mesi mi ha proibito di avere rapporti sessuali con lei, per esserne sicuro ha iniziato a darmi una pastiglia arancione, dovevo assumerne una alla settimana cosi che il mio istinto sessuale scomparisse subito, mi stava castrando chimicamente, non avevo più desiderio sessuale, il mio uccello non aveva alcuna erezione, non contento ha cominciato a trattarmi come una femmina facendomelo succhiare di continuo, un bel giorno durante un incontro sessuale fra noi tre dove lui era l’unico maschio di casa mia moglie mi disse.
“Mettiti a pecorina perchè oggi avrai una gradita sorpresa.”
Io avevo accettato il ruolo di cuckold perciò non mi opposi, mi misi a pecora, lui è venuto dietro di me mettendomi la crema, con forza mi ha rotto il culo spingendomelo dentro senza pietà incurante del mio dolore, lei rideva dandomi dell’impotente e frocio, mi accarezzava la testa dicendomi se mi piaceva e mi ha preso in giro finchè lui mi ha sborrato nel culo, una volta finito mi ha detto all’orecchio a bassa voce.
“Adesso si che sei utile a noi ed ha aggiunto, adesso voglio ingravidare la mia fidanzata, quando sara gravida faremo carte false ed andremo a Las Vegas per sposarci, tu ci farai da testimone.”
Sono passati tre anni, lei ha avuto un figlio da lui, si sono sposati come aveva promesso, io sono diventato un loro schiavo, abbiamo dovuto cambiare paese per non far insospettire la gente, ora mi conoscono come il domestico di casa e credono che sia lui il marito. Io ormai sono diventato gay, mi fanno travestire da femmina e mi portano in locali gay dove loro si divertono a vedermi in compagnia di veri uomini, se qualcuno mi rimorchia lo devo portare a casa nella mia cameretta cosi che loro due possano sentire quanto godo a prenderlo nel culo.
LA MIA PRIMA VOLTA DA SISSYBOY (Parte 3)
– Ora tocca a te Claudio, fammi godere come ti ho fatto godere io……..- Mi spinse la testa verso il suo cazzo, io aprii la bocca quasi senza accorgermene ed il suo cazzo entro’ in bocca.
Mi meravigliai di me stesso, sia per il fatto di aver aperto subito la bocca e di non aver resistito e anche perche’ dopotutto, mi sentivo a mio agio con questo cazzo enorme in bocca e lui che mi spingeva avanti ed indietro la testa.
Cominciai a leccare la cappella ritmicamente mentre le mie labbra si chiudeva sul suo cazzo che entrava ed usciva dalla mia bocca sempre piu’ velocemente.
– Dai fammi godere ora……fammi venire in bocca, cosi’ dopo ti faro’ godere meglio e piu’ a lungo, quando ti inculero’.-
– Mi tirai indietro e provai a dire qualcosa. Volevo dire:-Non ma sei scemo tu non mi inculerai….non l’ha mai fatto nessuno……non voglio.- ma non riuscii a dire niente perche’ lui mi spinse la testa contro il suo cazzo e stavolta non la lascio, ma la tenne ferma.
Il cazzo mi era entrato tutto in bocca e mi toccava l’ugola, poi sentii il primo fiotto di sborra scoppirmi in bocca seguito da tanti altr. Mi sentivo soffocare e iniziai a mandare giu’ quella roba appiccicosa e leggermente salata, mentre lui teneva sempre ferma la mia testa sul suo cazzo. Lo sentii rantolare e gridare il mio nome, poi mi lascio’ la testa e il suo cazzo usci dalla mia bocca con un fiotto di sborra che mi colo’ sul petto sporcando il reggiseno di pizzo.
Avevo ancora la bocca piena di sborra, era venuto in un modo incredibile. Mi leccai le labbra e mi meravigliai anche di questo.
Lui si sdraio sul letto accanto a me a pancia in su.
Il suo cazzo sembrava morto, gli pendeva da una parte ma era ancora cicciotto e lungo.
Mi sembro’ naturale avvicinarmi a lui, e prenderlo di nuovo in bocca. Con la mano cominciai a masturbarlo mentre lo infilavo in bocca e iniziavo di nuovo a spompinarlo.
Sentii di nuovo la sua mano insinuarsi tra le mie cosce che ora erano attraversate solo dal filo di seta del tanga.
Con le dita sposto il filo di seta e comincio’ ad accarezzarmi il buchetto del culo, poi di tanto in tanto mi penetrava con il medio e subito usciva per rientrare velocemente dopo.
Il mio cazzetto mi venne duro, lui se ne accorse e me lo prese in mano.
Intanto il suo cazzo era di nuovo dritto e duro, allora lui me lo tolse dalla bocca e mi disse di sdraiarmi a pancia sotto

Immaginavo che cosa sarebbe successo poi, e da una parte avevo una fottuta paura, mentre dall’altra volevo che avvenisse. Stavo forse scoprendo finalmente la mia vera natura?
Mi venne dietro e mi tolse le mutandine, poi mi apri’ le cosce e sentii colare dalla sua bocca un fiotto di saliva. Lo sentii arrivare sul buchetto del culo, caldo e bagnato, poi sentii il suo dito spingere la saliva ben dentro il buchetto per lubrificarlo.
– Forse ti fara’ un po’ male, ma cerchero di stare attento. – disse lui, mentre io non riuscii a dire niente.
Sentii la sua cappella spingere contro il mio buco del culo, lo sentii penetrarmi a poco a poco, Percepivo la punta del suo cazzo farsi strada tra le pareti del mio sfintere, entrare, violarmi per la prima (e forse non l’ultima) volta il mio buchetto. Sentii il mio sfintere dilatarsi fino a farmi male, poi lo sentii fermarsi mentre percepivo il mio buco del culo che si richiudeva sotto il suo glande.
La cappella era tutta nel mio culo e gia’ mi sembrava troppo.
(continua)
Quando lunedì tornai dopo la scuola vidi una strana automobile davanti a casa mia. Non c’era allenamento di nuoto quel giorno e speravo di farmi un sonnellino, Giacomo ed i suoi genitori erano fuori quella sera ed avrei potuto avere un po’ di tempo per me stesso.
La macchina davanti a casa mi sembrava familiare. Entrai e vidi Alice che parlava con Renzo. Renzo era nella squadra di nuoto con me ed aveva sviluppato una certa rivalità con me. Renzo era anche il primo miglior amico di Giacomo fino a quando non si era messo con Sara, e questo lentamente li aveva separati. Giacomo mi aveva confessato di essere stato innamorato di Renzo, ma che poi ad una riunione di nuoto aveva visto me.
Guardai Renzo per un momento. Se Alice gli stava parlando, di qualsiasi cosa si trattasse, non era niente di buono. “Nick sa qualche cosa.” Disse Alice. “Ma lui non parla.”
“Alice cosa cazzo c’è adesso? Non ne hai fatte abbastanza a Giacomo?”
“Non sarà mai abbastanza.”
“Giacomo è gay?” Chiese Renzo.
“Ti sei già dimenticato di lei?” Risi. “Lei è incazzata solo perché Giacomo l’ha scaricata.”
Renzo si alzò e venne a pochi centimetri dalla mia faccia. “Ascoltami, ti devo sopportare nella squadra di nuoto, ma non voglio che tu coinvolga il mio miglior amico in qualsiasi cosa da checche.”
Io mi avvicinai ancora di più al suo viso. “Io non sto coinvolgeno Giacomo in niente. Te ne accorgeresti se non passassi tutto il tuo tempo con Sara o ad ascoltare quello che dice la mia sorella combina guai.”
Renzo mi spinse ed io lo spinsi. Lui alzò la mano per colpirmi con un pugno. Io abbassai la testa e lo sbattei sul pavimento. “Ragazzi” Gridò mio padre e spostò Renzo prima che potessi colpirlo.
“Signor Vardi.” Disse Renzo detto. “Nick mi ha attaccato.”
“No, prima l’hai spinto tu e hai tentato di dargli un pugno.” Disse mio padre. “Lui stava solo difendendosi. Ora ti suggerisco di andartene.”
Renzo fece l’offeso ed uscì dalla porta. “Alice.” Disse mio padre. “C’entri qualche cosa con tutto questo?”
“Cosa stai dicendo papà?” Chiese Alice sbattendo le ciglia.
“Naturalmente c’entra!” Dissi io. “Diffonde ogni genere di bugie su Giacomo a scuola e Renzo era qui perché crede ad ogni sua parola.”
“Alice vai in camera tua.” disse mio padre. “Con te parlerò più tardi, ora voglio parlare da solo con Nick .”
Alice se ne andò. “Nick siediti.”
Io mi sedetti sul divano. “Prima ha chiamato il papà di Giacomo, ti ha invitato ad andare in gita con loro. Ha detto che potranno essere qui in un’ora. Penso che dovresti andare, sarà meglio che tu stia lontano da tua sorella per un po’.”
Io accennai col capo. “Per favore sii onesto con me, ho sempre saputo che sei diverso dagli altri ragazzi. Aspettavo che tu ti aprissi con me ma il modo con cui hai diifeso Giacomo è stato chiaro, non lo dirò ad Alice o a tua madre, ma tu e Giacomo state insieme?”
Respirai profondamente e poi dissi: “Sì.”
Guardai mio padre e non vidi delusione nei suoi occhi. “Ok, è ciò che volevo sapere. I genitori di Giacomo lo sanno?”
“Sì.”
“Bene. Penso sia meglio che tu lo tenga per te ora. Se Alice sta provocando solo guai a Giacomo immagino il guaio ulteriore che potrebbe provocare se lo sapesse. Giacomo è un bravo ragazzo e è una vergogna che Alice lo tratti così. Enrico è venuto a trovarci e ha detto che potrebbe essere lui il padre del bambino ed abbiamo concordato una prova di paternità. Io parlerò coi genitori di Giacomo e loro, tu, Giacomo ed io ci incontreremo col vostro preside per parlare dei problemi con Alice.”
“Non sei arrabbiato con me?” Chiesi. “No Nick, non lo sono. Non è la vita che avrei scelto per te ma queste cose sono fuori non possono dipendere da me. Tu hai sempre pensato che tua madre ed io preferivamo Alice, non è la verità. Tu sei speciale Nick, e noi abbiamo sempre pensato che tu potevi essere qualsiasi cosa volessi essere, ecco perché ti abbiamo spinto a fare di più. Ora perché non vai a prepararti per andare con Giacomo ed i suoi genitori.”
Mi alzai e mio padre mi diede un grande abbraccio, poi andai nella mia stanza. Mio padre mi seguì ed andò nella stanza di Alice. Poco dopo sentii delle grida. Bussarono alla mia porta. Era mia madre che mi diceva che Giacomo ed i suoi genitori stavano aspettandomi fuori. Mentre uscivo sentii mio padre ed Alice che stavano ancora litigando.
Uscii, Giacomo era sul sedile posteriore della macchina e salii. “Abbiamo un problema.” Dissi.
“Cosa?” Chiese Giacomo mentre la macchina partiva.
“Il tuo vecchio amico Renzo.” E gli raccontai tutto compreso il nostro litigio. Poi anche di mio padre e di quanto mi aveva detto.
Mi divertii con la famiglia di Giacomo, andammo a fare shopping e cenammo in un bel ristorante. Quando parcheggiarono davanti a casa mia, mio padre ci stava aspettando. “Signori Grasso.” disse mio padre. “Posso parlare con voi?”
“Giacomo, Nick perché non entrate?”.Disse mio padre.
Noi entrammo ed andammo nella mia stanza. “Perché succede tutto questo?” Chiese Giacomo. “Perché tua sorella provoca tutto questo?”
“È il suo modo di fare, è sempre stata così,”
Tirai Giacomo a me ed io gli diedi un bel bacio profondo. Giacomo scivolò sulle ginocchia e cominciò a slacciarmi la cintura. “Giacomo, mio padre sarà qui tra qualche minuto.” Dissi.
“E per allora avrò finito.” Disse lui abbassandomi la cerniera dei pantaloni.
Prese il mio cazzo e cominciò a farmi un pompino. Io reclinai la testa indietro quando sentii la bocca di Giacomo salire e scendere sul mio uccello. Feci correre le dita tra i suoi capelli ed assaporai la sensazione della sua lingua che turbinava intorno alla mia cappella. Prima che me ne rendessi conto stavo eiaculando nella sua bocca. Quando ebbi finito di venire mi tirai su i pantaloni e ci baciammo appassionatamente.
Mio padre entrò qualche attimo più tardi. “Ok ragazzi, domani organizzeremo una riunione col vostro preside, preparatevi.”
“Bene.” Dicemmo all’unisono.
Poi Giacomo ed io ci salutammo, il giorno seguente ci sarebbe stata la riunione col preside.
La mia titolare Elena
“Tante che un giorno presi un perizoma nero e inizia ad annusarlo il cazzo divenne durissimo e la voglia di segarmi prese il sopravvento calai i pantaloni e lo…”
Trasferito per lavoro arrivo in una cittadina del sud Italia …
Mi presento al lavoro e subito la titolare mi dice che per la stagione estiva avrei dormito in un suo appartamento al piano terra .. Proprio sotto di lei … Il lavoro era tanto le giornate correvano in fretta lei la mia titolare donna molto bella dal corpo che non riesci a non guardare … Sempre in tiro con mini e tacchi … Io super sportivo ed ex nuotatore quindi tanto attivo … In comune dividevano la lavanderia .. Premetto non ero mai stato attratto dal l’intimo femminile .. Ma la signora stendeva di quelle mutandine che era impossibile non notarle … Inizia a curare cosa indossava e la cosa mi eccitava sempre più .. Tante che un giorno presi un perizoma nero e inizia ad annusarlo il cazzo divenne durissimo e la voglia di segarmi prese il sopravvento calai i pantaloni e lo feci in lavanderia sborrando ovunque .. Appesi di nuovo l’intimo e tornai in casa .. La cosa andò avanti per tutta l’estate impazzivo letteralmente ..
Più la conoscevo e più mi eccitava … Era un ossessione quell’intimo forse non ha un paio di mutandine non sborrate da me .. Tante che un giorno decisi di venire sopra ad una di queste e la appesi così sporca di calda sborra … Nel frattempo incrociai la signora che scendeva per stirare … Mi vide un po’ strano e mi chiede se andava tutto bene .. Risposi che era tutto ok e le disse complimenti per l’intimo … Lei stupita mi disse .. Ti piace .?? Io dico certo e proprio una donna di classe … Dicendo chissà addosso come lo porta bene … La cosa fini lì con un suo sorriso …. L’indomani ci troviamo al lavoro si scherza con qualche battutina ma nulla di più la sera torno a casa e scendo in lavanderia per vedere se ci fosse qualche mutandine da sborrare .. Ad un certo punto sento la porta aprirsi era lei ..in accappatoio .. Subito mi dice sono scesa a prendere qualcosa da mettere e io perché è nuda e lei dice certo …. Io le dico le starebbe bene un completino nero così abbronzata .. Senza perdere tempo si infila un mega perizoma e mi dice ti piace questo togliendosi l’accappatoio .. Rimango di gesso… Poi mi dice .. Profuma della tua sborra … Inizio a gonfiarmi il cazzo mi esplode poi le dico di scusarmi ma non ho resistito .. Allora si toglie le mutandine me le mette in mano e mi dice di segarmi davanti a lei e di venirle in bocca … La stagione era agli sgoccioli e io sempre più voglioso di quella signora .. Ora oltre alle mutandine mi segavo con i suoi collant ma sapendo che lei sapeva cosa facevo sempre più spesso mi metteva alla portata lingerie da capogiro … Uno degli ultimi giorni venne a casa da me tirata da gran troia …inizio parlando del lavoro poi ad un tratto chiese se ero eccitato e disse ti andrebbe ti scoparmi con gli occhi ..?? Io gli dissi che avrei preferito farlo col cazzo ma rispose che si eccitava vedermi mentre mi segavo col suo intimo … E poi lei le corna al marito non le faceva … Non l’ho mai scopata ma situazioni così erotiche non le avevo mai provate grazie signora Elena .
Racconto trovato in rete su xhamster.
Sono ormai alcuni anni che con mia moglie Laura ci concediamo un po’ di simpatiche ed eccitanti divagazioni sul tema sesso, abbiamo sperimentato lo scambio di coppia, la frequentazione di Club Privé e anche qualche intrigante situazione pubblica tipo discoteca, spiagge nudiste, ma mai avevamo vissuto un’esperienza come quella che ci è capitata la scorsa estate. Avevamo trascorso alcuni giorni a girovagare allegramente fra Austria e Ungheria, avevamo visitato la splendida Vienna e l’affascinante e conturbante Budapest, poi un paio di giorni un po’ noiosi sulle spiagge del lago Balaton per dirigerci successivamente alla volta della Croazia. Percorsa un’autostrada di recentissima inaugurazione siamo giunti al punto di dogana con la Croazia, alla frontiera ci viene richiesta la carta verde di assicurazione internazionale da uno scorbutico militare croato, io e Laura ci siamo guardati negli occhi scoprendo che nessuno dei due aveva pensato di procurarsi il documento ormai necessario solo in caso di viaggio in paesi non comunitari. Abbiamo cercato di essere simpatici, di dimostrare la nostra buona fede, il militare non ci considerava neppure, ci fece capire che stava per multarci per oltre 1000 euro e minacciava anche il possibile sequestro della vettura, a quel punto la situazione era veramente delicata e non sapevamo che pesci prendere. Intanto il militare era stato raggiunto da due colleghi, fra loro se la ridevano sulla nostra situazione, non sapevamo che fare, ad un certo punto con un po’ di disgusto ho notato che il loro parlare incomprensibile era alternato a numerosi sguardi e sorrisetti alla volta di mia moglie e la cosa si faceva via via più insistente. Improvvisamente il capo si avvicina e in perfetto italiano mi chiede cosa avevamo deciso di fare, chiesi se potevo pagare con carta di credito per evitare il sequestro della vettura, come se niente fosse il militare mi propose senza mezzi termini di far divertire lui e i suoi amici con mia moglie e di chiudere lì la vicenda, la situazione creatasi mi apparve estremamente eccitante e vantaggiosa. Non risposi, mi girai verso Laura che mi guardava con uno sguardo interrogativo, era molto sexy, aveva i capelli biondi sciolti sulle spalle, una gonna estiva che lasciava in vista le sue gambe abbronzate e affusolate su dei sandali con tacco alto, una camicetta bianca allacciata in vita che avvolgeva il seno meraviglioso lasciato libero, Laura era molto attraente. Dissi al militare di aspettare un attimo, le spiegai senza giri di parole cosa mi aveva proposto e lei rimase a bocca aperta, non disse nulla sul momento poi mi guardò in un certo modo, fu sufficiente per capire che stavamo per vivere un’esperienza incredibile, risposi che si poteva fare e lui fece segno agli altri due di andare ai punti di controllo. Prese mia moglie per mano e fece cenno a me di seguirli, mi fece fermare all’angolo fra un container e la strada dicendomi di controllare che non arrivasse nessuno, loro si misero dietro a qualche metro da me, li guardavo come guardassi un film, era una situazione irreale. Laura era tesa come una corda di violino, lui con modi grezzi ci mise poco a sciogliere la situazione, l’appoggiò alla parete del container, le mise la lingua in bocca e le infilò una mano sotto la gonna, lo vedevo muoverla alla ricerca dello slip, capii benissimo quando le infilò le dita nella figa, lei mugolò portando la testa all’indietro. Lui si sbottonò i pantaloni e ne tirò fuori un cazzo ancora non duro, le prese la testa staccandosi da lei e gliela portò all’altezza dell’uccello, Laura si inginocchiò, cominciò a succhiarlo e leccarlo con avidità, ci mise poco a svuotarle in bocca una sborrata colossale che la imbrattò anche nei capelli. Laura rimase lì a carponi, lui si mise a posto il cazzo e chiamò un collega, passandomi a fianco mi sorrise e mi diede una pacca sulle spalle, il secondo arrivò scambiando una risata col primo, si avvicinò a Laura e le slacciò la camicetta, le palpò le tette morbide e abbondanti, poi la girò e la spinse contro il container. La sistemò allargandole le gambe, si tirò fuori un cazzo duro e grosso, lo spinse all’altezza del culo cercando la figa e glielo ficcò dentro con un sol colpo, lei quasi nitrì per il piacere e lui cominciò a darle colpi violenti mentre parlava dicendo cose incomprensibili, quando si girò verso di me ebbe cura di parlare in italiano per dirmi.
“Sapessi com’è bagnata questa troia! Fatti una sega mentre la scopo, coglione!”
Mi andò il sangue alla testa, cominciai a masturbarmi, andò avanti per un quarto d’ora sempre nello stesso modo e con la stessa violenta cadenza di colpi, Laura godette, urlò il suo piacere come una cagna e quando lui la girò per sborrarle addosso lei si mise carponi e si fece piovere lo sperma sul viso e sulle tette leccando poi l’uccello dell’uomo. Lui si ricompose ridendosela e dicendomi che una troia così poteva essere solo italiana, le diede una sculacciata e poi andò a chiamare il terzo, era un ragazzino di vent’anni, arrivò vicino a Laura eccitatissimo e spavaldo. Lei era appoggiata alla parete, lo slip era scivolato attorno a una caviglia, la gonna fermata con un giro alla cintura, le tette fradicie e scoperte alla vista del ragazzo, era splendida e affascinante allo stesso tempo, aspettava soltanto di essere presa ancora una volta. Il ragazzo faceva il duro ma si capiva bene che non stava nella pelle, era impacciato, riuscì a tirare fuori il cazzo in tempo per sborrarle come un fiume ancora una volta in bocca e sul seno, neanche fece in tempo a penetrarla, si asciugò il cazzo con i capelli di lei con fare umiliante, mi guardò strafottente e se ne andò. Ora eravamo soli io e Laura, avevo il cazzo duro in mano e la voglia di svuotarglielo addosso, lei cercò di riassettarsi alla meno peggio, mi avvicinai, incrociammo lo sguardo ma mi sentii mettere una mano sulle spalle, mi girai ed era il primo militare che mi guardava sferzante, mi scostò, si avvicinò a mia moglie mentre lei lo guardava un pò stranita, la fece accovacciare per infilarle di nuovo l’uccello mezzo moscio in bocca, poi lui mi guardò e mi disse.
“Mi ero dimenticato del culo.”
Laura succhiava di fianco a me un cazzo che si gonfiava sempre di più, era avida e aveva sentito quello che lui mi aveva detto, quando fu duro fu lei stessa che si girò, guardò verso l’uomo e gli prese l’uccello in mano, lo diresse verso il buco del culo e lo posizionò, poi guardandolo come una mignotta lo pregò di fotterla, con un sol colpo la impalò, lei cacciò un grido di dolore misto a piacere. Prese a incularla con una violenza inaudita mentre io mi masturbavo a meno di un metro da loro, il militare mi guardò con un ghigno beffardo, la fronte era madida di sudore, le tirava i capelli per far aumentare l’inclinatura, non finiva più di incularla, Laura ora ne traeva solo piacere e cominciò a godere furiosamente scuotendosi sulle gambe e gridando in continuazione.
“Siiiii ancora non smettere.”
Lui le sborrò nel culo con dei colpi tremendi, lei tremava come una foglia, rimase in quella posizione per alcuni minuti, era stremata, sfiancata, con le gambe larghe, mentre lui se ne andava come se nulla fosse sudato come un maiale mi disse.
“Gran troia, potete andare.”
Laura era ancora girata a pecora, non parlava, il suo volto raccontava il piacere dell’esperienza vissuta, io non seppi trattenermi e le sborrai sulla schiena, risaliti alla meno peggio in macchina rimanemmo in silenzio per alcuni chilometri, ci fermammo a una fontanella a ripulirci un poco, per giorni ogni volta che abbiamo scopato le ho raccontato quello che le avevo visto fare godendo in continuazione di quell’esperienza.
Vi presento mia moglie Laura.
Racconto trovato in rete su xhamster.
Ho conosciuto Laura quando eravamo ragazzini, le nostre famiglie erano amiche e ci ritrovavamo spesso insieme, io avevo quattro anni più di lei e la vedevo solo come una ragazzina, una sorta di sorellina antipatica e lei mi vedeva allo stesso modo. Con il trascorrere degli anni restammo amici, entrambi vivendo le nostre prime esperienze d’amore, con l’aumentare dell’età l’antipatia reciproca che provavamo da ragazzini si trasformò in una bella amicizia. Un bel giorno fu Gianni il mio più caro amico d’infanzia a farmi aprire gli occhi, mi disse.
“Laura è diventata veramente una gran bella ragazza.”
Mi resi conto solo allora che l’amicizia poteva diventare qualcos’altro, Gianni oltre a Laura è la persona più importante della mia vita, ho sempre chiesto il suo giudizio in ogni decisione della mia vita e così è stato anche quando dichiarai il mio amore a Laura.
“Ma che aspetti? E’ fatta per te.”
Lei aveva 22 anni, io 26, mi ero appena laureato in Economia e Commercio, cominciai a lavorare presso lo studio di un commercialista, cinque anni dopo ci sposammo, nel frattempo lei si era impiegata presso una banca, Gianni e sua moglie Alessia furono i nostri testimoni di nozze, da allora spesso e volentieri trascorrevamo le vacanze insieme. Dopo tre anni di matrimonio e una vita sessuale normale stavo vivendo una fase di stanchezza e di calo del desiderio, Laura ne soffriva un po’ e me lo diceva pur comprendendo che era un fatto momentaneo dato dallo stress, la svolta accadde quando andò per tre giorni da sua madre, lei si era trasferita nella sua città d’origine dopo essere rimasta vedova, viveva a 300 km da casa nostra. In quei tre giorni solo in casa venni colto da un improvviso aumento di voglia di sesso, io non avevo mai voluto tradire mia moglie più che altro per paura delle conseguenze e se fossi stato scoperto? Decisi così di dedicarmi ad una maratona masturbatoria come quelle che facevo da ragazzo, accesi il PC e mi collegai ad uno dei tanti siti porno, cominciai a visionare filmati su filmati, la fantasia cominciò a galoppare in modo incredibile, mi imbattei in un filmato che vedeva come protagonista una donna americana, lei somigliava a mia moglie era alle prese con due ragazzi, l’idea che quella donna potesse essere lei e che facesse una cosa del genere solo per far piacere a me mi eccitò in modo incredibile, restai sveglio tutta la notte e mi masturbai altre 3 volte. L’adrenalina era tanta, non riuscendo a prendere sonno cominciai a gironzolare per forum e chat a sfondo sessuale dialogando con persone che si eccitavano alla mia stessa fantasia, vedere la propria moglie scopata da altri uomini, in mezzo ad una serie di personaggi chiaramente falsi e altri maleducati, mi soffermai a parlare con Alessandro. Anche lui aveva questa mia stessa fantasia, l’aveva comunicata alla moglie la quale inizialmente aveva reagito male, poi resasi conto che la cosa aveva risvolti positivi sulla loro vita sessuale cominciò a giocare in tal senso con il marito. Inizialmente fingevano la presenza di un terzo, dopo qualche tempo decisero di fare il salto di qualità, lei andava davvero a letto con un’ altro per poi raccontare tutto al marito, in diverse occasioni lui aveva anche assistito, dopo diversi anni Alessandro e sua moglie si separarono perché lei si era innamorata del suo amante e lui non era affatto pentito.
“Ho vissuto sensazioni irripetibili e meravigliose anche se sono costate il mio matrimonio, se tornassi indietro rifarei tutto anche se oggi mia moglie mi manca da morire.”
Trascorsi i due giorni seguenti attaccato al PC alla scoperta del mondo cuckold, conobbi altre persone e confrontai le loro esperienze con le mie sensazioni, decisi di parlarne a mia moglie quando sarebbe tornata, se l’avesse presa male avrei potuto addossare tutto alla stress ed al fatto che mi era mancata in quei tre giorni e non avrei più ripreso l’argomento. Le raccontai tutto, la prima serata il dialogo con Alessandro e tutto quello che mi era passato per la testa, lei la prese con molta allegria, mi disse che era contenta che mi fossi confidato con lei, cosa che molti mariti secondo lei non avrebbero fatto e che mi amava ancora di più proprio per questo. Quella sera e per i giorni che seguirono facemmo molte volte l’amore con tante variazioni sul tema, a volte fingevamo che io fossi un altro con cui lei mi stava tradendo, altre volte lei mentre scopavamo mi raccontava una sua scopata immaginaria con questo fantomatico amante e così via. La nostra vita sessuale migliorò di molto grazie a questo giochino, la cosa ci divertiva un mondo e ci eccitava parecchio, ogni tanto parlavamo del fatto se un giorno o l’altro avremmo mai trasformato la fantasia in realtà, entrambi eravamo d’accordo nel pensare che l’esperienza sarebbe stata troppo forte e rischiosa. La cosa comunque mi prese parecchio, passavo tutti i momenti liberi della giornata a fantasticare su qualche variante o novità nelle nostre fantasie, non avevo mai avuto un’attività sessuale più frenetica e sentivo il bisogno di parlarne con Gianni. Una sera ci incontrammo dopo il lavoro per prendere un aperitivo in un pub, introdussi piano l’argomento, temevo che mi giudicasse male, lui era sempre stato il classico “macho”, aveva tradito la moglie in più di una occasione vantandosene con me e al tempo stesso era estremamente geloso. Cominciai a parlargli del fatto che ci sono persone che si eccitano all’idea che la loro donna faccia sesso con un altro, lui mi diceva che è una fantasia che non capiva ma se a loro piaceva non giudicava, poi mi spinsi più in là e raccontai tutto, la sua reazione fu molto divertita, più che altro perché non vedeva Laura come una tipa a cui piacessero certi giochi, era contento per noi.
“Attenzione a non andare troppo oltre e se lei si trova un amante come nel caso che mi hai raccontato potresti pentirtene.”
Gli risposi che non era nostra intenzione passare dalla fantasia alla realtà, di contro gli chiesi se lui avesse voglia di provare a vedere se questa fantasia avrebbe avuto un effetto positivo anche su sua moglie Alessia, il volto di Gianni si rabbuiò.
“A volte quasi spero che mi tradisca, mi prendono i sensi di colpa per tutte le volte che l’ho tradita e in certo senso pareggeremmo i conti, poi se lei avesse le sue avventure sarei autorizzato a proseguire le mie.”
Chiudemmo il discorso lì, cambiammo argomento e tra un cocktail e una risata ci avviammo a casa, l’indomani Gianni mi telefonò dicendo che voleva raccontarmi una cosa, ci incontrammo per pranzo e mi disse che la sera aveva raccontato i nostri discorsi ad Alessia. Inizialmente me la presi, avrei preferito che prima almeno mi avesse chiesto se poteva parlarne alla moglie, lasciai perdere quando seppi che Alessia si era molto divertita all’idea e che anche loro avevano giocato con la stessa fantasia divertendosi parecchio.
“Alessia si è molto eccitata all’idea della trasgressione.”
Non riprendemmo comunque il discorso per un po’ di tempo, un paio di mesi dopo mia moglie mi disse.
“Devo confessarti una cosa.”
Laura mi raccontò che pochi giorni dopo la mia chiacchierata Alessia le aveva telefonato, avevano parlato di questa nuova fantasia che ci accomunava, di come la stessero vivendo da donne, notando che c’era una complicità maggiore con noi mariti si sentivano più desiderate e i risvolti sul piano sessuale erano assolutamente positivi. Io e Gianni comunque non affrontammo più l’argomento per almeno sei mesi, nel mese di luglio decidemmo di organizzare le vacanze insieme e di affittarci un bungalow in un villaggio turistico del sud Italia. Gianni mi confidò che si sentiva strano, vedeva sua moglie sempre più indipendente ed intraprendente, era una sensazione nuova e strana, anche la scelta del luogo di vacanza per la prima volta era nata da sua moglie e non da lui, questo indicava che qualcosa nei rapporti tra lui e Alessia stava cambiando.
“Alessia sta prendendo sempre più il sopravvento su di me, tutto è partito da quel gioco sessuale.” Gli dissi di rilassarsi, non doveva porsi il problema e vivere tutto serenamente, tutto qui, quando giungemmo al villaggio turistico scegliemmo il bungalow con due camere separate, il più lontano dal centro del villaggio nel punto più alto, volevamo trascorrere molte ore divertendoci lontano da sguardi e orecchie indiscrete. I primi otto giorni trascorsero meravigliosamente, mare, cibo, sesso a volontà e relax totale, ci sentivamo in paradiso, in genere trascorrevamo la mattina al mare, poi pranzo, pomeriggio al mare, cena, una passeggiata e dopo ci chiudevamo ogni coppia dentro la propria stanza fino all’esaurimento della forze per riprendere il ciclo l’indomani mattina. Due giorni prima della nostra partenza la direzione del villaggio aveva organizzato una festa, era nella discoteca situata al centro della struttura, durante la cena Alessia con un tono ammiccante disse a Laura ad alta voce affinché sentissimo tutti.
“Che ne dici se stasera ci facciamo guardare un po’?”
“Veramente vi guardiamo già abbastanza.”
Intervenni io.
“Ma io intendevo farmi guardare da qualche altro giovanotto.”
Rispose Alessia con un sorriso malizioso e disarmante, Gianni mi guardò in modo divertito senza dire nulla, Laura mia moglie aggiunse.
“Ma dai è solo un gioco divertente tanto per dare un po’ di pepe alle nostre fantasie, diciamolo tranquillamente lo sappiamo tutti che la cosa vi ecciterebbe.”
“E quindi? Spiegatevi meglio.”
Disse Gianni.
“Noi ci vestiamo in modo sexy, quando arriviamo in discoteca andiamo a ballare e voi restate in disparte a guardarci e osservare se qualche ragazzo ci prova.”
“No, non mi va, se poi c’è qualche malintenzionato o qualcuno che causa problemi?”
Dissi io.
Laura mi disse.
“E’ chiaro che non daremmo loro corda più di tanto, se dovesse succedere qualcosa non ci siete forse voi ad osservare e intervenire se necessario?”
Gianni mi guardò divertito.
“Che ne dici?”
Non ero convinto ma acconsentii.
“Va bene facciamolo, però se vedo che tirate troppo la corda, io e Luca ci portiamo a letto le ragazze più fighe di tutto il villaggio chiaro?”
Concluse Gianni, le ragazze si misero a ridere, ci baciarono e si andarono a cambiare mentre io e Gianni ci sedemmo in attesa del loro arrivo, dopo circa mezz’ora arrivarono con due vestitini sexy che non avevamo mai visto. Tutto nero quello di Laura, con un disegno a fantasia sul verde quello di Alessia, entrambe con la schiena completamente nuda, con le gonne cortissime, tacchi alti e trucco più forte del solito completavano il quadro, io e Gianni guardammo estasiati le nostre donne, ci incamminammo verso la discoteca seguendole e Gianni mi disse.
“Ma quei vestiti quando li hanno comprati? Vuoi vedere che le due tipe avevano in testa questo giochino fin da prima di partire?”
“Le donne sono sempre sorprendenti, non ti nascondo che la cosa mi sta arrapando fin da adesso.”
“Io non ti nascondo che anche per me è la stessa cosa.”
Giunti in discoteca ballava già parecchia gente, ci sedemmo in disparte al bancone del bar e le ragazze come d’accordo senza nemmeno salutarci andarono a ballare, io e Gianni non parlavamo ci limitavamo a bere un drink dopo l’altro e ad osservare le nostre donne completamente presi dalla faccenda. Due fighe da paura che ballano sole al centro della pista, in mezzo alla folla non tardano ad essere notate, dopo non molto tempo diversi ragazzi cominciarono a ronzare attorno a loro, io e Gianni ridevamo come matti a vedere come le donne si divertivano ad allontanarli quando si facevano troppo vicini, non viste ci facevano un cenno d’intesa quasi a dire.
“Visto che ci comportiamo bene?”
La vista di mia moglie che veniva abbordata mi dava una sensazione allo stomaco indescrivibile, un misto di dolore, adrenalina, eccitazione, bastava guardare Gianni per capire che per lui era esattamente la stessa cosa, dopo una mezz’oretta le ragazze si avvicinarono per bere insieme a noi, cominciava a girarmi la testa non so se per i drink o per la situazione nel suo insieme e dissi.
“Ragazze vi state comportando bene, anche troppo.”
“Troppo? Amore che intendi dire?”
Mi rispose Laura.
“Intendo che potreste anche ballare con qualche ragazzo anziché respingerli tutti.”
”Veramente li abbiamo respinti solo perché non ci piacevano.”
Rispose ridendo Alessia anche lei mezza ubriaca.
“Va bene io sono arrapato come un toro in calore, fate gli ultimi balli e divertitevi, poi andiamo via altrimenti le palle mi scoppiano.”
Disse Gianni, noi ridemmo tutti, le donne ci baciarono intensamente e tornarono a ballare, subito dopo vennero abbordate di nuovo da due ragazzi molto alti, uno era di colore, Gianni mi disse.
“Quelli sono due che lavorano qui al villaggio, questi ronzano attorno alle nostre mogli da qualche giorno.”
Risposi che non me ne ero accorto per nulla, poi la conversazione si interruppe perchè fummo presi dagli avvenimenti, i due ragazzi si erano fatti subito molto audaci e ballavano a stretto contatto con le nostri mogli, le quali non disdegnavano strusciarsi sui loro corpi, le mani del ragazzo di colore si allungavano ora sui fianchi di mia moglie ora sulla schiena di Alessia. Io e Gianni ci guardammo indecisi se intervenire o se restare ad osservare, lo spettacolo ci stava sconvolgendo, il tutto non durò a lungo per fortuna, Alessia e Laura non appena fini il brano musicale si allontanarono dai due tipi i quali restarono un po’ delusi, provarono a seguirle ma si fermarono quando videro che si erano venute a sedere accanto a noi. Sia io che Gianni notammo che entrambe si erano girate a sorridere ai due ragazzi, decidemmo di tornare al nostro bungalow perchè eravamo tutti brilli e molto eccitati, non appena arrivati le ragazze abbassarono i nostri pantaloni e cominciarono a spompinarci con grande energia. Anche questa era una novità, per quanto fossimo affiatati tra di noi non avevamo mai fatto attività sessuale di nessun tipo gli uni davanti agli altri, Gianni guardava mia moglie prendersi il mio cazzo in bocca ed io facevo altrettanto con la sua, era uno spettacolo stupendo. Entrambe mostravano un atteggiamento forte e dolcissimo al tempo stesso che ci lasciava senza fiato, sembrava facessero a gara a chi ci faceva venire prima, infatti dopo neanche tre minuti di pompino sia io che Gianni esplodemmo in un orgasmo violento, neanche il tempo di riprenderci e le ragazze ricominciarono, il livello di ormoni era talmente alto che anche stavolta non durammo a lungo, poco più di 5 minuti e arrivò un altro orgasmo, anche stavolta quasi simultaneo. Io e Gianni eravamo entrambi senza fiato, Alessia si sollevò il vestito, infilò le mani dentro le sue mutandine e cominciò a masturbarsi, Gianni andò a prendere una bottiglia di Whisky e ne versò due bicchieri, uno per me e uno per lui, nel frattempo anche mia moglie aveva cominciato a masturbarsi eravamo tutti in un delirio erotico mai vissuto prima. Io e Gianni continuammo a bere osservando le nostre donne che si masturbavamo, ormai eravamo fradici, ad un tratto Gianni si alzò in piedi e disse.
“Ormai dobbiamo farlo, dobbiamo andare fino in fondo”
“In fondo a cosa? Cosa intendi dire?”
Dissi io.
“In fondo a questa storia, dobbiamo bere l’intero calice, non possiamo più tornare indietro e non voglio più fermarmi, voglio che mia moglie viva la sua esperienza, lei ha già deciso e anch’io ho deciso, tanto vale arrivare dove vogliamo arrivare tutti.”
Intervenni dicendo a Gianni che era ubriaco e non capiva quello che diceva.
“Non sono ubriaco, non abbastanza da non capire lo sguardo negli occhi di mia moglie e di tua moglie che non si sono mai sentite così sexy, così donne, così vogliose di trasgredire come adesso, non sono ubriaco abbastanza da non aver visto lo sguardo sconvolto ed eccitato che avevi quando quel nero accarezzava la schiena di tua moglie, avresti dovuto vederti Luca, se ti fossi visto in uno specchio non penseresti che io sono ubriaco.”
Ci guardammo tutti negli occhi uomini e donne, Gianni aveva ragione, aveva dannatamente ragione, Alessia si alzò in piedi e baciò appassionatamente suo marito, che le disse.
“Voglio che tu lo faccia.”
Laura si avvicinò a me, mi guardava con un sorriso dolce e le dissi.
“Anche io voglio che tu lo faccia, ma solo se siamo sicuri che la cosa non abbia conseguenze.”
“Non le avrà, ti amo ancora di più, amore mio.”
Andammo a dormire, l’indomani mattina a colazione pianificammo tutta la faccenda, le ragazze sarebbero andate al mare cercando di farsi notare dai due ragazzi, poi li avrebbero invitati a passare nel primo pomeriggio, Io e Gianni saremmo usciti dal villaggio subito dopo pranzo ci saremmo appostati sul promontorio muniti di binocoli. Quello era l’unico punto in cui era visibile il terrazzo sul retro del bungalow, luogo che era nascosto alla vista di qualunque altra parte del villaggio e quindi ideale per il nostro scopo, avremmo visto tutto molto bene ed eravamo pronti ad intervenire se qualcosa fosse andata male. Come previsto le ragazze in spiaggia essendo da sole vennero avvicinate dai due della sera prima, fu Laura a lanciare l’amo.
“Nel pomeriggio siamo da sole al bungalow 24, perché non venite dopo le 16,00 a farci compagnia?” Ovviamente i ragazzi non si fecero pregare, si salutarono con un bacio sulla guancia, pranzammo tranquillamente parlando di tutt’altro, eravamo tutti entrati nella parte e recitavamo per frenare la trance erotica che sentivamo ribollire dentro di noi, dopo il caffè, alle 15 circa, io e Gianni prendemmo gli zaini e ci incamminammo verso il posto appartato che Gianni aveva notato qualche giorno prima.
“Ci vediamo stasera.”
Dissi a mia moglie, come se fosse un pomeriggio normale della nostra vita, alle 16 puntuali i due ragazzi si presentarono, dalla nostra postazione osservavamo tutto, si sedettero nel retro del bungalow e si versarono da bere chiacchierando. Capimmo che le cose stavano cambiando quando Laura si sedette sulle ginocchia di Pierre e Alessia in braccio a Paolo, Pierre cominciò ad accarezzare i seni di mia moglie e le sbottonò la camicetta, con una mano le stringeva un seno e infilò l’altra dentro la gonna nera, Paolo, dopo aver abbassato il bordo del vestitino indossato da Alessia ed averle tirato fuori i seni, cominciò a baciarli e leccarli, cosa che fece subito anche Pierre con i seni di Laura. Uno sconosciuto stava leccando i seni di mia moglie ed io stavo guardando arrapato, sia Laura che Alessia si misero in piedi, i due ragazzi le spogliarono accarezzandole dolcemente, una volta che erano rimaste con addosso solo le scarpe le misero a sedere sul tavolo al centro della veranda e cominciarono entrambi a leccare le fighe, Paolo ad Alessia e Pierre il ragazzo di colore a mia moglie Laura. Alessia fece cenno quasi subito a Paolo di non leccarla più, si spostò gli abbassò i pantaloncini e prese il suo cazzo in bocca succhiandolo con avidità, continuarono così per un po’ Alessia spompinava Paolo, il quale ogni tanto si chinava a baciare i seni di mia moglie, mentre Pierre le leccava la figa, Gianni osservava sorridendo e ogni tanto mi diceva.
“Tutto come avevo previsto e sperato è una sensazione incredibile.”
Gianni mi sorprese tirando fuori una macchina fotografica con uno zoom notevole, che io ignoravo lui possedesse, cominciò a fare foto su foto, nel frattempo laggiù avevano cambiato, Laura adesso si era seduta e succhiava il cazzo di Pierre, mentre Paolo prendeva Alessia da dietro con molta forza e lei sembrava godersela tutta. Subito dopo Paolo la spostò e la piazzò continuando a prenderla da dietro di fronte al cazzo di Pierre, adesso stavano leccando entrambe il membro molto grande del ragazzo di colore, cambiavano continuamente, Pierre prese mia moglie Laura e la rimise a sedere sul tavolo, cominciò a scoparla mentre lei aveva le gambe all’aria, dall’altra parte del tavolo Paolo continuava a prendere Alessia da dietro. Dopo qualche minuto in questo modo i due ragazzi si scambiarono un “cinque” e si spostarono, Pierre si piazzo davanti ad Alessia che comincio a spompinarlo e Paolo dopo aver accarezzato e baciato dolcemente la mia donna cominciò a prenderla in varie posizioni, prima da dietro poi si mise sopra di lei intervallando ogni tanto con un ripasso nella bocca, anche Alessia adesso era totalmente in balia di Pierre che la girava e la rigirava a suo piacimento. Non mi ero accorto che Gianni aveva cominciato a masturbarsi totalmente annebbiato e sconvolto dalle emozioni che lo stavano travolgendo.
“Perchè non ti masturbi anche tu, cosa aspetti? Vuoi che le palle ti esplodano?”
Mi disse, io non risposi, stavo scoppiando dalla voglia ma al tempo stesso non volevo perdermi nemmeno un attimo dello spettacolo che si offriva alla mia vista, adesso le due donne erano piazzate l’una di fronte all’altra e si baciavano mentre i due uomini le prendevano da dietro, si baciavano e si leccavano i seni a turno ma il meglio doveva ancora venire. Paolo si mise a sedere sulla sdraio e Alessia gli si mise di sopra, Pierre dapprima rimase un po’ a godersi la bocca di mia moglie poi si piazzo dietro Alessia penetrandola nel culo e cominciando una doppia mozzafiato, Laura si masturbava evidentemente molto eccitata nel vedere la sua amica scopata da due uomini contemporaneamente. Mille pensieri mi passarono per la mente, Laura non mi aveva mai dato il suo culetto e se adesso le fosse venuta voglia di una doppia penetrazione? Gianni continuava a masturbarsi mormorando ogni tanto qualche frase a commento.
“Brava… anche il culo… lo sapevo che ti sarebbe piaciuto.”
Venne per la seconda volta e riprese subito dopo, roba da matti, il mio timore era che anche Laura fosse sottoposta allo stesso trattamento di Alessia, mi calmai quando vidi che Pierre era giunto all’orgasmo e stava venendo sulla schiena di Alessia mentre Paolo continuava a sbatterla. Quello che non avrei mai immaginato sarebbe stato che Laura cominciasse a leccare lo sperma dalla schiena della sua amica, cominciò anche a leccare le palle di Paolo mentre lui scopava Alessia, sembrava stesse quasi per venire quando si fermò, uscì da Alessia e la rigirò piazzandola a schiena in giù e mettendo mia moglie proprio sopra di lei. Si spostò e cominciò a scopare Laura da dietro con molta forza mentre Pierre, il ragazzo di colore, guardava sorridendo ormai esausto, dopo pochi colpi Paolo venne dentro mia moglie la quale piazzò la figa sul viso di Alessia che cominciò a leccare lo sperma che le colava fuori. Rimasero così, esausti e compiaciuti per un po’ finchè i due ragazzi cominciarono a rivestirsi e se ne andarono salutando le nostre donne con un bacio, Gianni nel frattempo era venuto per la terza volta, chiudemmo gli zaini e tornammo al villaggio.
La mia prima MILF
E’ la prima volta che posto una storia su questo sito e in generale, quindi sono un po’ impacciato, però spero vi piaccia, e di migliorare nelle prossime. Vorrei raccontarvi una storia che è successa l’anno scorso, nel mio primo anno da studente fuorisede, a Bari. Decidemmo con altri tre miei amici di andare in discoteca un sabato sera, dopo che tutti e tre avevamo concluso positivamente le nostre sessioni d’esame. Così, verso mezzanotte ci avviammo ad entrare nel locale, già un po’ brilli dal pre-serata: l’ambiente non era male, la musica era ottima, e le belle donne non mancavano. Dopo qualche drink, avendo incontrato anche due altre nostre colleghe di corso, la serata, tra musica e risate stava procedendo piacevolmente.
Vado così al bancone ad ordinare un altro drink per tutti i miei amici. -“Tre Cuba Libre”- gli dico, quando di fianco a me sento chiedermi: “Ma sei siciliano?”. Così mi voltai, e vidi davanti a me questa visione celestiale: poteva avere su una quarantina d’anni, capelli neri lisci, occhi castani grandi ed intensi, con questo vestitino nero che le scendeva sinuoso come seta dalle spalle fino alle cosce risaltandone tutte le forme che madre natura le aveva donato: aveva infatti una scollatura profonda che le risaltava e separava un seno imponente di cui le si intravedevano appena le trame del reggiseno di pizzo color rosso, i fianchi prosperosi che facevano da preambolo ad un culo ancora ben sodo e procace, appena sotteso dal vestito. Era insieme ad altre due sue amiche, anche loro molto procaci ed attraenti.
Così dopo un attimo di stupore le dico- “No, mi dispiace sono salentino”- sorridendole come un ebete. Lei ancora più stupita mi grida- “Dall’accento siete molto simili! Amo il Salento è bellissimo! Io ci sono stata l’estate scorsa e ci andrò sicuramente anche la prossima” -. Così iniziammo a parlare del più e del meno dei luoghi che aveva visitato e di quelli che potessi consigliarle, per poi continuare per altri discorsi: mi disse che era sposata e che suo marito però era sempre in viaggio per lavoro e faceva la commessa in un negozio d’abbigliamento. Così gli offro qualche cocktail, e tra qualche battuta e qualche complimento molto gradito da parte sua, notammo con sorpresa che stavamo parlando da parecchio tempo e che si era fatto anche abbastanza tardi: infatti i miei amici vennero a dirmi che, abbastanza stanchi, tornavano a casa e mi chiesero se volessi un passaggio visto che non abitavo proprio nelle vicinanze. Mentre ero in procinto di accettare, lei mi prese la mano con forza e mi sussurrò -“Posso accompagnarti io se vuoi..”-. Piacevolmente sorpreso e, non poco eccitato dalla sua proposta, accetto lasciando andare i miei amici, che facendomi di nascosto l’occhiolino, non nascondevano la loro invidia nei miei riguardi.
Parliamo un altro po’ e poi decidiamo di andarcene. Salendo in macchina decidiamo alla fine di andare a casa sua in modo da offrirmi qualcosa prima di rientrare, per farsi sdebitare dei drink: nonostante avessi bevuto non poco, la situazione si stava facendo troppo intrigante ed insolita per rifiutare. Appena entrati a casa sua, salimmo le scale e, stando lei davanti, mi sbatteva praticamente sotto gli occhi quel culo perfetto e potevo scorgere perfettamente il suo perizoma, anch’esso rosso. Iniziai ad eccitarmi, e a quel punto sentì qualcosa gonfiarsi vistosamente dentro i miei pantaloni, ma cercavo in tutti i modi di tenere a freno il mio amico per non fare brutta figura.
Aperta la porta, mi sussurrò di nuovo dolcemente -” Fai piano che il bimbo dorme”- Questa cosa mi eccitò ancora di più e il mio cazzo non voleva ormai più saperne di abbassarsi.
Mi mostrò orgogliosa alcuni suoi quadri dipinti da lei, che suo marito però non apprezzava, e così era molto contenta del mio interessamento. Ci sedemmo, e dopo aver bevuto qualche buon bicchiere di vino rosso, la situazione stava diventando decisamente incandescente: nonostante facessi finta di niente, lei notò il mio gonfiore sui pantaloni, imbarazzata, e cominciò a sfregarsi le gambe l’una con l’altra chiudendole: all’immaginare quale tripudio di umori ci potesse celarsi in mezzo a quelle stupende cosce, non potei più esitare e la baciai con violenza.
Fu una liberazione per entrambi, e lei super eccitata mi mise subito la mano sopra i pantaloni iniziando a strofinarla piano ma con forza. Dopo di che mi sbottonò i pantaloni, mi buttò con violenza sul divano e lentamente si avvicinò al mio cazzo: coperto dalle mutande iniziò a leccarlo con la lingua dolcemente andando su e giù, e soffermandosi un po’ di più sulla punta del glande. Ero eccitato come un toro, e il mio cazzo era ormai più duro del marmo. Mi leva finalmente le mutande e, guardandomi con un sorriso da vera porca, mi baciò il glande con le labbra coperte di rossetto, fino a quando se lo mise lentamente in bocca leccandomi contemporaneamente la cappella con la lingua roteando, partendo poi con un sali scendi sempre più veloce e intenso. “Oh Cristo sì!” ansimai forte, mentre godevo incredibilmente.
Lei si strofinava la mano sulla sua fica sotto il vestito, eccitatissima, così deciso a scoprire il suo tesoro, mi alzai, e mentre ci baciavamo in piedi appassionatamente, le levai il vestitino e incominciai a strofinargli il mio cazzo durissimo sul suo perizoma liscio di raso, completamente bagnato! A quel punto lei iniziò ad ansimare forte, mentre io premevo sempre di più col cazzo sul suo intimo umido di piacere.
La sbatto a mia volta con violenza sul divano divaricandogli le gambe, apprezzando il profumo intenso che il suo perizoma emanava. Lo tolgo con decisione, e mi butto a capofitto sulla sua fica rasata, leccandogli dolcemente il clitoride con la punta della lingua mentre le infilavo due dita dentro. Lei si agitava spasmodicamente di piacere, ed ansimava con forza mentre la sua vagina si bagnava sempre di più, fino a quando mi prende con violenza per i capelli dicendomi- “Scopami!”- Mi gira mettendosi di sopra e, levandosi il reggiseno, mi sbatte in faccia quel seno prorompente. Si strofina la fica sul mio cazzo, che si fa poi scivolare dentro con un colpo secco. A quel punto sia io che lei iniziamo ad ansimare forte e, mentre lei faceva su e giù con forza io le leccavo i suoi grandi capezzoli schiaffeggiandogli le tette.
Preso dalla foga, la prendo su di me e la sbatto con forza a terra: lei eccitatissima dalla mia voglia di dominarla, ansimando sempre più forte, mi prese i fianchi e li spinse contro il suo ventre. Iniziai così a sbatterla fortissimo, folgorato dai suoi lamenti di piacere, e spingevo talmente tanto forte che si potevano sentire gli scricchiolii del parquet, oltre che ovviamente l’impattare della mia pelle contro la sua. “Piano o svegli il bimbo” mi disse, ma più diceva così, più forte la trapanavo e più forte lei ansimava, mentre le sue tette meravigliose andavano su e giù armonicamente. Al culmine del piacere, lei mi disse-” Continua più forte ti prego, Vengo!”- e quell’attimo fu seguito dal suo orgasmo intensissimo, pieno di gemiti e spasmi e umori che fuoriuscivano a gogò dalla sua vagina, mentre mi abbracciava esausta.
Dopo di che, io arrapato come una bestia, la giro a ventre in giù, lei ancora eccitata sporge meravigliosamente il suo culo all’infuori, ed io mettendomi sopra di lei, gli schiaffeggio le sue chiappe sode, poi gliele separo e inizio a leccargli la fica bagnatissima mentre contemporaneamente le infilo un dito nel culo. A quel gesto lei inizia ad urlare di piacere, facendo su e giù con i fianchi, mentre io le infilavo interamente la mia lingua nella vagina e con il dito facevo dentro e fuori nel suo stretto buchetto.
Successivamente, le infilo lentamente il mio cazzo, tenendola dai fianchi e baciandole la schiena, iniziando poi a scoparla, dapprima dolcemente, e poi con sempre più forza.
La sborrata era imminente, così le dico -” Voglio venirti sulle tette”-. Allora lei mi dice con sguardo ammiccante -” Allora ti faccio una sorpresa”- dicendomi di chiudere gli occhi. Quando li riapro le sue tette erano piene d’olio, completamente oleate e lucide: Una visione paradisiaca! Se le accarezzava sensualmente toccandosi i capezzoli, e la mia voglia di venirgli addosso era ormai incontenibile. Mi misi di sopra al suo ventre violentemente sovrastandola, lei mi strinse il cazzo tra le sue abbondanti tette oleose, ed il mio membro iniziò a scivolare velocissimo ed intensamente, mentre lei mi guardava standosene con la bocca aperta sorridendo. Al culmine, le sborrai copiosamente sul suo bellissimo dècolletè e sul suo impareggiabile seno, inondandole anche la faccia. Lei continuava a sorridermi soddisfatta con quelle labbra ricoperte di sborra e rossetto.
Fu l’orgasmo più intenso e piacevole che avessi mai provato, nonchè la prima volta che ho scopato una MILF.
Ma la cosa che mi colpì di più fu che malgrado il casino il bimbo non si svegliò! 🙂
LA MIA PRIMA VOLTA DA SISSYBOY (Parte 5)
– Oggi ho voglia del tuo culetto, ti vengo a prendere a scuola, liberati di mio figlio, ti aspetto in via Garigliano, la seconda a destra. Giacomo. – rimasi un po’ a pensare, era la prima volta che vedevo il suo nome, lo conoscevo da sempre come il padre di Giorgio.
– Ok – risposi. Avrei potuto dirgli di no, ma da quel giorno in cui mi aveva inculato per la prima volta, non facevo altro che pensare al suo cazzo e anche nel bagno della scuola mi masturbavo e sborravo pensando a lui.
Quando uscimmo dissi a Giorgio che dovevo andare da mia zia che abita li’ vicino e cosi’ mi incamminai verso via Garigliano.
Vidi subito la sua Mercedes blu parcheggiata, mi avvicinai e lui mi apri’ la porta da dentro, poi entrai.
Era eccitatissimo, lo potevo vedere anche dal bozzo nei suoi pantaloni. Non disse nulla, capivo che voleva fare qualcosa ma c’era troppa gente.
Mise in moto la Mercedes e si diresse fuori citta’. Appena fuori si fermo’ ,mi prese la testa e mi diede un bacio. Mi infilo’ la lingua in bocca e cerco’ la mia avvolgendola con la sua, mentre la sua mano si infilava nei miei pantaloni e mi tirava fuori il cazzo. Poi abbasso’ la testa e me lo prese in bocca. Me lo spompino’ per qualche secondo e io venni subito. Gli sborrai in bocca e lui lecco’ avidamente tutto.
Si tiro’ su, con il dorso della mano si puli’ la bocca leccandosi le labbra e mise in moto.
– Ora tocca a te – disse – fammi un pompino mentre guido.
Mi abbassai verso le sue gambe, tirai giu’ la zip, infilai la mia mano negli slip e lo sentii duro duro.
Lo tirai fuori e lo scappellai. – Dai prendilo in bocca, dai – disse prendendomi la testa con la mano e tirandola giu’ verso il suo cazzo. Feci appena in tempo ad aprire la bocca che gia’ lo avevo tutto dentro.
Comincio’ a spingere la mia testa su e giu’ mentre il cazzo mi arrivava fino in gola e mi sembrava di soffocare.
– Muovi la lingua, leccamelo, dai…….fammi godere……ti voglio sborrare in bocca come tu hai fatto a me. –
Sentivo la macchina andare sempre piu’ veloce, avevamo imboccato l’autostrada, con la coda dell’occhio guardai il contachilometri, andavamo a 180 km all’ora.
– Muovi la lingua…..succhiamelo…….accarezzami le palle…..dai…….. – eravamo a 200 all’ora. Sperai che sborrasse subito, avevo paura, e infatti non feci in tempo a pensarlo che un fiotto di sborra mi centro’ l’ugola e mi riempi’ la gola. Tossii, cercando di far uscire il cazzo dalla mia bocca, ma lui mi premette ancora di piu’ la testa sul suo cazzo mentre continuava a sborrare gridando, poi rallento’ e fermo’ la macchina.
Tirai su la testa, la bocca tutta sporca di sborra – Leccati le labbra…..non sprecare niente…..leccatele – mi disse. Obbedii, ormai facevo tutto quello che mi diceva. Poi riparti’.
– Dove andiamo – chiesi
– Nella mia casa al mare – rispose – li staremo tranquilli.
Arrivammo dopo circa 25 minuti. In effetti, essendo fuori stagione, non c’era nessuno. Parcheggio’ la macchina, prese una borsa dal portabagagli ed entrammo in casa.
– Vieni – ed entrammo in camera da letto. – Vai in bagno, lavati e mettiti questo – disse mentre mi dava uno shopper rigonfio – il bagno e’ la’ – aggiunse.
Entrai in bagno, mi tolsi i pantaloni e lo slip e mi accovacciai sul bidet. Mi lavai il cazzo ed il culetto, poi mi asciugai e aprii lo shopper.
Dentro c’era un completino da donna, un reggiseno di pizzo bianco con una mutandina alla brasiliana sempre di pizzo bianco. Lo indossai, era esattamente la mia misura, poi guardai ancora nello shopper, e vidi anche una parrucca bionda dal taglio liscio e corto. Non me la misi, ma uscii dal bagno portandola in mano.
Entrai in camera da letto, lui era sdraiato sul letto nudo e aveva il cazzo in mano, era duro, come prima in automobile e se lo stava menando con un movimento lento e ritmato.
– Metti la parrucca – disse – e vieni qui. – aggiunse.
Me la misi in testa – Vieni qui – ordino’, e me la aggiusto’ calandomela bene sulla testa.
– Come sei carina – osservo’ – sei proprio carina, la mia fighetta carina. –
Mi tiro’ a se’ e gli finii proprio sopra, mi prese fra le braccia e mi bacio, mentre sentivo il suo cazzo strusciarmi sulla pancia. Mi accarezzo’ le cosce ed il culo, poi si lecco per bene il dito medio e infilo’ la sua mano nella mutandina alla ricerca del mio buchetto del culo, poi, una volta trovato spinse il suo dito nel culo. Ebbi un sussulto, sentivo il suo cazzo sulla pancia ed il suo dito nel culo.
– Ti piace? – mi chiese. Ero frastornato, lo guardai con gli occhi semichiusi e dissi – Si –
– Ti piacera’ ancora di piu’ fra poco, quando te lo mettero’ nel culo. – Sentii il suo dito spingersi fin dove era possibile e poi mi bacio ancora in bocca.
Mi resi conto che ero completamente alla sua merce’, volevo che mi penetrasse subito, e non si fece aspettare molto.
(continua)
In questi giorni una fantasia che avevo ormai da tempo ha iniziato a entrare prepotentemente nella mia mente che a volte non mi faceva dormire ed è praticamente quello di spiare mia suocera, magari facendole delle foto. Bè ieri pomeriggio visto che non ero andato a lavorare mia moglie mi chiese se volevamo andare a farci il caffè dai miei suoceri che ora vivono da soli in una bella villetta, così siamo andati ,già il sangue iniziò a rimescolarsi nelle vene, potevo ammirare il bel fisico di mia suocera in più avevo voglia di farle delle foto ma non immaginavo quanto potesse succedere da a lì a poco dopo… Appena arrivati subitò i miei occhi scorgono il suo abbondante seno che io ho sempre immaginato con delle grande aureole vicino ai capezzoli tutti da leccare e restarci attaccato per ore, e poi il suo bel sedere non grosso ma neanche piccolo, insomma giusto per una signora della sua età, da prendere da dietro mentre lei è in cucina a preparare, e poi ha un bell’odore, sicuramente saranno le creme che si spalma sul corpo che inebriano di profumo ogni posto dove lei si trova vicino…il mio intento era di farle delle foto di nascoste da vicino anche vestita, una in realtà sono riuscito a farla, facendo finta con il cell di navigare su internet, e poi l’altra cosa che avevo in mente e che da quando non abitiamo più con loro non ho più fatto era quello di trovare delle sue mutande o vestiti tutti da odorare, sentendo il suo profumo di fica che tanto mi piace…solo che nella sua camera da letto era difficile andarci e con mia moglie lì presente, così dentro di me ero turbato perchè tutte le pretese che avevo e che avevo immaginato in realtà una volta sul posto si erano complicate e rischiavano di essere ancora una volta vane..Bevemmo il caffè tranquillamente, parlammo del più del meno, mia moglie mi chiese quel giorno di badare al bambino magari facendolo giocare un po con la palla andando dietro in giardino, e così una volta finito di bere il caffè, mia suocera si alzò prese le tazze e se ne andò in cucina, mia moglie con il padre a vedere cose al computer tipo facebook ecc, ed io così ormai non sapendo più che fare me ne andai in giardino a giocare con il mio piccolo..Mentre ero dietro in giardino, sentì una porta chiudersi, ma all’inizio non feci caso, poi sentì dell’acqua aprirsi, fu lì che mi girai e mi resi conto che la finestra del bagno che si trova al piano terra era aperta e si affaccia proprio in giardino, facendo finta di niente mi avvicinai volendo vedere chi era, quando mi affacciai non credetti ai miei occhi : era mia suocera, stava già seduta sul wc ma non potevo troppo avvicinarmi altrimenti avrebbe sentito il rumore e si sarebbe accorta che la finestra era aperta e che io ero lì fuori nel giardino e che l’avrei potuta vedere. . Non so se lo ha fatto a posta a lasciarla aperta sapendo che stavo io in giardino oppure non ci ha fatto caso forse la lascia sempre aperta perchè fa ancora caldo e poi perchè stanno sempre soli in casa, comunque in quel momento aspettai ad avvicinarmi, ero agitato perchè volevo guardare magari vederle la fica o il suo bel sedere, e d’all’altro temevo che qualcuno mi scoprisse tipo mio suocero o mia moglie, intanto sentì aprire l’acqua della doccia, aspettai qualche minuto non immaginavo che mia suocera si potesse far la doccia perchè eravamo andati noi a farle visita, intanto preparai il cellulare a fare delle foto, e intanto giocavo con il bambino un po più distante dalla finestra così se veniva qualcuno poteva pensare che non mi ero accorto di nulla, il mio piano era quello veloce di avvicinarmi alla finestra spiarla e farle qualche foto, toccarmi vedendola richiedeva tempo, il video sarebbe durato poco e pesavo ancora veniva male, l’unico modo per non sciupare il momento e l’occasione fù quella di s**ttare un paio di foto. Così quando sentì che da dentro la casa non veniva nessuno verso di me in giardino, capì di sfruttare quei pochi istanti, mi avvicinai vidi mia suocera in un modo che non l’avevo mai vista, il cuore mi tornò a battere a mille e tornarono quei brividi delle prime volte, era nuda nella doccia, con le sue tettone in vista erano belle e grandi,avrei voluto entrare dentro con lei e leccarle le tette sotto la doccia calca, i suoi capelli attaccati , la vidi che stava quasi finendo di darsi una rinfres**ta ( così ci disse dopo pochi minuti quando si vestì e rientrò in casa, disse che stava un po sudata e che si voleva velocemente lavarsi e vestirsi visto che stavamo noi e che forse rimanevamo a cena), finalmente dopo 3 anni sposato e quella mania in testa di vederla nuda, o di ammirare finalmente le sue tettone, si realizzò, la guardai velocemente e lo stesso feci per s**ttarle 3 foto, che vi posterò, perchè è tutto vero e non c’è niente di inventato…così feci le foto e la vidi nuda, e iniziai ad eccitarmi, mi allontanai dalla finestra del bagno che si affacciava nel giardino e per non prolungarmi o essere sgamato fui io a rientrare in casa, vidi che lei chiuse la doccia, e capì che da un momento all’altro sarebbe uscita..La serata continuò rimanemmo a cena da loro ma io ero come in estasi, non capivo più niente ormai le uniche cose che avevo in mente erano quel bel seno che avevo visto, il suo corpo non goffo ma bello e ancora attraente, nella mia mente ogni pensiero più perverso e trasgressivo su mia suocera mi nasceva ed a quei pensieri mi eccitavo molto, ora vorrei veramente scoparmela, magari CHIEDO A VOI AMICI DI DARMI QUALCHE CONSIGLIO OVVIAMENTE SENSATO PER POTERMELA SCOPARE SENZA ROVINARE IL MIO RAPPORTO CON LEI E CON MIA MOGLIE, DATEMI PARERI O VICENDE DA VOI VISSUTE….CMQ ANCHE MIA COGNATA, LA SORELLA PIù GRANDE DI MIA MOGLIE NON è NIENTE MALE….
I giorni rotolavano verso quello del diploma, era difficile per me pensare che presto sarei andato all’università iniziando un nuovo capitolo della mia vita. Avevo un po’ di paura ma mi confortava sapere che Giacomo sarebbe stato con me. Sapevo di essere ancora giovane ma sapevo anche che Giacomo ed io saremmo stati insieme per molti anni.
Venne maggio ed iniziai il mio lavoro di bagnino nella piscina. Non ero solo un bagnino ma insegnavo anche nuoto ai giovani. Mi ero chiesto cosa avrebbero detto i genitori di un ragazzo gay che teneva lezioni di nuoto ai loro bambini, ma poi seppi che avevano chiesto che fossi io a tenere le lezioni a causa del mio successo al campionato di nuoto. Pensai che una volta che i miei genitori avessero preparato la nostra piscina, avrei potuto dare a Giacomo delle lezioni di nuoto o forse meglio di palpazione mentre facevamo il bagno nudi.
Domenica arrivai alla piscina un’ora prima che aprisse, entrai dalla porta secondaria, andai nello spogliatoio del personale stanza e vi trovai Renzo, anche lui era un bagnino ed allenatore di nuoto. Facevamo lezione al mattino e bagnini di pomeriggio. Ma le lezioni di nuoto sarebbero cominciate con le vacanze estive e noi due chiacchierammo mentre ci mettevamo i costumi e cominciavamo ad applicare olio solare alla pelle.
“Sto pensando che quando i miei genitori avranno preparato la nostra piscina darò delle lezioni di nuoto a Giacomo.” Dissi.
“Buon fortuna.” Rise Renzo. “Ho tentato di insegnargli a nuotare per anni, ma non ha mai imparato.”
“Beh, tenterò.”
“Ti riterrò un dio se ci riuscirai. Il meglio che sono riuscito a fare è stato farlo stare in piedi in una piscina, spero che tu abbia migliore fortuna.”
“Perché sarebbe possibile?”
“Io ero solo un amico. Tu sei il suo ragazzo, è probabile che sia una storia diversa.”
Io accennai col capo ed andammo in piscina. C’erano tre vasche, una per i bambini ai primi passi, una piscina con cesti da basket ed un’altra con trampolino. Guardai i ragazzi che cominciavano ad uscire dagli spogliatoi e mi misi sul trampolino.
Con gli altri bagnini mi occupai dei bambini e quando finii il mio turno andai nello spogliatoio del personale e mi vestii. Mentre andavo a casa raccolsi Giacomo, i miei genitori stavano facendo un barbeque. Con mia sorpresa i miei genitori avevano già preparato la piscina e gli invitati ci si stavano rilassando dentro. Mi rivolsi a Giacomo: “Facciamo una nuotata?”
“Non so.”
“Solo un’immersione rapida?”
“Non ho il costume.”
“Ne ho in abbondanza. Sono sicuro che ti andranno bene” Atavo pensando a Giacomo in un paio di speedo.
Giacomo si chinò al mio orecchio e bisbigliò: “Io non so nuotare.”
“Non preoccuparti, l’acqua in questa piscina non è profonda. Ti insegnerò e non ti lascerò affogare.”
“Ok.” Ci scusammo ed andammo in camera mia. Presi due paia di speedo e ne gettai un paio a Giacomo.
“Non hai dei normali pantaloncini da bagno?” Chiese Giacomo.
“Sì.” Dissi sorridendo. “Ma farai una grande figura con quelli.” Mi tolsi la camicia e Giacomo mi guardava.
“Cosa c’è?” Chiesi.
“Mi sentirò strano con questi. Tu sei abituato a portarli nella squadra di nuoto.”
“Giacomo, tu sei nella squadra di calcio, sono sicuro che tutti i compagni ti avranno visto in sospensori che mostrano molto di più. Come vorrei essere uno di quei ragazzi.”
“Oh, va bene.” Disse Giacomo vinto.
Ci mettemmo gli speedo e Giacomo aveva un aspetto incredibile. “Dannazione, come mi sembri sexy, Giacomo!”
“Tu mi sembri sempre sexy!” Disse Giacomo. Io arrossii un po’.
Presi una bottiglia di olio solare e la diedi a Giacomo. “Avrò bisogno che tu me lo metta sulla schiena.”
Mi girai e lui me lo spalmò sulla schiena, poi toccò a me. Prima di farlo cominciai a baciargli la schiena. Lo sentii rabbrividire e lamenta mentre lo baciavo. “Nick, i tuoi genitori hanno ospiti lì fuori!” Disse Giacomo ma io continuai a baciarlo e lui non protestò più ma si immerse nel piacere che gli stavo dando. Dopo la schiena cominciai a baciargli spalle. Gli girai la testa e ci baciammo profondamente. Lo abbracciai e tenni il suo corpo stretto a me. Le mie mani si mossero giù ai suoi speedo, gli estrassi il suo cazzo e cominciai a masturbarlo.
Giacomo si voltò, abbassò i miei speedo e cominciò a menarmi l’uccello. Lo feci sdraiare, gli tirai giù completamente il costume e poi mi tolsi i miei. Lubrificai il mio cazzo, il suo buco e mi spinsi dentro di lui. Mi chinai e lo baciai mentre continuavo a spingere il mio pene dentro di lui. Il cazzo di Giacomo stava strofinando sui miei addominali e sentii un fiotto di sperma caldo tra di noi. Accelerai il ritmo ed eiaculai dentro di lui.
Dopo che ebbi sparato il mio carico restammo sdraiato nella stessa posizione, quando finalmente ci separammo ci baciammo e Giacomo disse. “Ti amo Nick.”
“Anch’io Giacomo.”
“Sarà meglio che ci puliamo e ci uniamo alla festa.”
“Oh sì, Renzo e Tammy saranno qui fra poco.”
Ci lavammo e ci rimettemo gli speedo. Ci rimettemmo l’olio solare ed uscimmo. Andammo in piscina ed io diedi una piccola lezione a Giacomo. Stava facendo progressi quando Renzo e Tammy arrivarono. “Non ci posso credere, tu in piscina.” Disse Renzo raggiungendoci nella piscina con Tammy.
“Non è stato facile.” Dissi io. Non gli piacevano gli speedos che doveva mettersi.”
“Oh chiudete quella bocca voi due.” E Giacomo ci schizzò.
Cominciammo tutti e quattro una guerra di schizzi e giocammo in piscina fino ad ora di cena. Ci sedemmo a mangiare il barbeque di papà, chiacchierammo un po’ del prossimo diploma. “I miei genitori stanno pensando di fare una piccola festa di maturità, ci saranno anche i miei nonni, ma sfortunatamente questo vuol dire che ci sarà anche Alice. I miei nonni non si fidano di Alice e non la la lasciano a casa da sola.
Fu un solo gemito da parte dei tre al pensiero del ritorno di Alice anche per solo alcuni giorni. Mia sorella li aveva importunati a sufficienza. Giacomo aveva frequentato Alice nella speranza di arrivare a me ma non aveva mai dormito con lei. Alice aveva sedotto Renzo e lui aveva creduto per un po’ di essere il padre del bambino non ancora nato, cosa che aveva fatto male a Tammy quando la verità era uscita.
Noi chiacchierammo per il resto della sera. Renzo e Tammy andarono via circa alle otto. Giacomo ed io andammo in camera mia a vestirci e quando fui pronto per portare a casa Giacomo i miei genitori vollero parlarci.
“Nick.” disse mio padre. “Giacomo, stiamo pensando di organizzare una festa per voi, ma c’è una cosa.”
“Lo so, i nonni verranno e porteranno Alice con loro.”
“Sì.” disse mio padre. “Direi che con Alice qui sarebbe una buona idea che Giacomo stia qui, ma i nonni lo vogliono conoscere.”
“Davvero?” Chiesi.
“Sì ho detto loro di te e Giacomo.” disse mio padre.
“Papà. Dovrei essere preoccupato?”
“Chiaramente no. Conosci il loro vicino di casa, il signor Santon?”
“Sì. Quando eravamo piccoli dava sempre dei dolci a me ed Alice.”
“Bene anche lui è gay.” Disse mio padre. “Lo confidò a loro anni fa, lo seppero loro prima di chiunque altro. Ditanto in tanto lo invitavano a cena quando tua zia ed io eravamo bambini. Ho detto loro che sei gay ed avevi un ragazzo e hanno detto che lo sapevano e volevano incontrare Giacomo.”
“Non sanno che Giacomo stava con Alice?” Chiesi.
“Sì, ma lo vogliono.” Disse mio padre e rivolgendosi a Giacomo. “Giacomo, se Alice tenta qualsiasi cosa, fammelo sapere.”
“Bene.”
“Bene Nick, sarà meglio che accompagni a casa Giacomo. Domani c’è scuola.”
Accompagnai Giacomo, ma non potevo fare a meno di pensare alla festa del fine settimana seguente a cui ci sarebbe stata anche Alice.
…Di ritorno verso l’albergo:
“allora, ti sono piaciuta?” dissi a mio marito Diego.
“Dai, non era quello che volevi? Qualcosa non va?”
“No, niente solo….”
“Solo..cosa?”
“Vedi cara, devo dire che mi ha fatto eccitare tantissimo, però dubito che riuscirai a guardare ancora in faccia quei due che erano con me al tavolo.”
“Perché, non vi sono piaciuta….? Ma se non riuscivate a togliermi gli occhi di dosso!”
“Sì, non è questo, però penso che li incontreremo ancora visto che sono i padroni dell’albergo, soprattutto dopo quello che hai fatto.”
“Ma scusa non potevi dirmelo….. dai che figura, avresti dovuto presentarmeli subito, prima che facessi ogni mossa.”
“In realtà ho tentato di dirtelo. Loro sono tornati da poco da un viaggio di lavoro e ti hanno visto ballare e allontanarti verso la spiaggia. Devono aver capito qualcosa e si sono seduti con me per offrirmi da bere…scusami, però eri troppo bella e troppo…”.
“Troppo….”
“Vedi io avevo una erezione incredibile perché immaginavo cosa avessi fatto e tu eri troppo decisa….mi sono bloccato, ecco tutto. Comunque domani è l’ultimo giorno e penso proprio che li rivedrai. Sei stata fantastica amore!”
Prima di entrare in camera ha voluto che aprissi la porta piegandomi in avanti per potermi vedere la figa da dietro. E una volta entrati non ha resistito: mi ha sbattuta sul letto aprendomi le gambe dicendomi: “guarda che bella figa aperta che hai tesoro. Sicuramente ha fatto divertire qualche bel cazzo stasera”.
Poi annusandomi: “sa proprio di cazzo, amore…si sente”. Ed ha cominciato a leccarmi tutta, prima le grandi labbra, poi spingendo la lingua sempre più all’interno. Io stavo godendo di nuovo, e in preda all’eccitazione: “peccato che mi sono pulita con il perizoma, avrei potuto lasciarti un po’ di sborra anche per te!”.
Queste parole devono aver fatto s**ttare qualcosa in Diego, perché di colpo si è alzato, si è sfilato i pantaloni e mi ha penetrata con foga mai vista. Non glielo avevo mai sentito così duro in tutta la vacanza, mi dava dei colpi fortissimi facendolo entrare tutto fino alle palle, finchè sfilandolo mi è venuto sulle tette e sulla pancia. Poi, come piace a lui, mi spalmato la sborra sulle tette e si è disteso di fianco a me. Dopo pochi minuti aveva di nuovo il cazzo che mi puntava sulla pancia e mi chiese di raccontargli tutto….dei balli, della spiaggia e delle scopate con i due ragazzi. Mentre ascoltava il mio racconto mi ha sputato sul culo e mi ha inculata fino a riempirmi di sborra. Mi ha chiesto di restare sporca di sperma e ci siamo addormentati abbracciati.
Il mattino seguente ci siamo fatti una bella doccia rigenerante, colazione, poi in camera a prepararci per l’ultimo giorno di mare. Arrivammo in spiaggia verso le 9,30, questa volta con indosso un normale costume a due pezzi, per niente vistoso, l’unico che mi ero portata di questo tipo e che ancora non avevo messo. Dopo circa un’ ora di sole si avvicinò qualcuno al nostro ombrellone:
“buongiorno Diego, dormito bene? Ahhh..cara Monica, noi siamo Paolo e Gianni, i padroni dell’albergo, non abbiamo avuto modo di presentarci ieri sera”. Erano due cinquantenni brizzolati molto piacenti con un fisico asciutto. Sembravano quasi fratelli da quanto si assomigliavano.
“Piacere Monica.” E abbassando la testa per un po’ di vergogna, strinsi loro la mano.
Dopo altre frasi di circostanza che mi misero un po’ a mio agio, Paolo dice:
“Sai in realtà siamo venuti a trovarvi per te Monica”.
“In che senso per me”.
“Nel senso che tuo marito ieri sera ci ha spiegato che siete una coppia molto aperta e che cerca di eccitarsi vivendo situazioni particolari”.
Guardo mio marito fulminandolo con gli occhi, lo stronzo non mi aveva detto che avevano parlato anche di questo. Non mi danno il tempo di rispondere…
“Anzi quello che abbiamo visto ieri sera, direi che lascia poco spazio all’immaginazione, siete una bella coppia molto porca”.
“In effetti è quello che facciamo, però sia chiaro, solo perché lo vogliamo tutti e due.” Risposi.
“Bene, per non farla lunga, ieri sera ci hai colpito molto e vorremmo invitarti da noi oggi pomeriggio dopo pranzo verso le 15, da sola….senza tuo marito.” Capiamo l’indecisione, non sei obbligata, ma potremmo farvi vivere un’ ultima esperienza molto trasgressiva”.
“Non saprei dobbiamo parlarne, mi cogliete proprio di sorpresa.”
“Ok, decidete con calma, ci farete sapere. Anzi noi siamo al bar, se decidete per il si, Monica, ti togli il pezzo di sopra del costume prima di tornare all’albergo per pranzo e ci passi davanti a salutarci.
“…ci pensiamo promesso.” Poi prima di allontanarsi Gianni mi dice:
“una cosa Monica, che numero porti di piede?”
“37” rispondo.
Una volta soli chiedo a Diego come mai non mi aveva informata della conversazione di ieri sera, poi senza dargli tempo, visto che era evidente dal suo cazzo quello che voleva….
” Ho deciso di accettare! Voglio giocare un po’ con loro” E mi tolsi subito il costume mostrando le tette.
All’ora di pranzo tornando in albergo, passai in topless davanti ai due padroni, salutandoli con un sorriso. Mio marito era eccitatissimo, non vedeva l’ora che facessi ancora la puttana.
“Vado ancora a fare la troia, amore. Ho voglia di essere trattata da puttana”.
Diego mi disse che potevo fare tutto quello che volevo. Mi avrebbe aspettato nella nostra camera, ansioso di riabbracciare e scopare la sua zoccola.
Al tavolo da pranzo trovai un biglietto “ore 15 camera n 525 ultimo piano. Vestiti solo con l’accappatoio dell’albergo.”
Dieci minuti prima delle 15, indossai il solo accappatoio con ai piedi i sandali da mare e uscii lasciando mio marito in camera. Salii al piano superiore fino alla camera e bussai. Dopo poco mi aprì Gianni sorridendomi e baciandomi sulla guancia. Mi fece sedere sul divano e mi offrì un drink.
La camera era spaziosa, molto più di una riservata alla clientela. Un anticamera con un comodo divano sul quale mi ero seduta e due poltrone e poi la stanza da letto con un letto molto grande e un bagno con molti comfort.
“Paolo dovrebbe arrivare tra pochi minuti.” Infatti dopo poco entrò con una borsa in mano. Mi salutò anche lui con un bacio sulla guancia, poi mi disse:
“qui c’è un piccolo regalo per te, vorremo che ti vestissi così per noi. Puoi cambiarti nel bagno, da quella parte.”
Mi diressi in bagno, aprii la borsa e indossai quello che mi avevano comperato.
Era una tutina nera intera a rete che mi fasciava le gambe e il seno e con una apertura che lasciava scoperta la figa. Ai piedi calzai scarpe trasparenti altissime numero 37. Mi guardai allo specchio e mi vidi….semplicemente troia…vestita come un’ attrice di film porno che si prepara ad essere usata…..mi stavo bagnando.
Feci un lungo respiro, uscii dal bagno ondeggiando sui tacchi vertiginosi e li vidi ad aspettarmi seduti sul divano con i pantaloni abbassati alle caviglie e l’uccello duro. Mi fecero i complimenti e m’ indicarono la poltrona proprio di fronte a loro.
“Sembri proprio una troia Monica, siediti, allarga le gambe appoggiandole sui braccioli della poltrona e toccati da sola” Era un tono di voce deciso che un po’ m’ impaurì, poi una volta seduta ho cominciato ad ubbidire. Divaricai le gambe appoggiandole ai braccioli e li guardavo negli occhi vedendo crescere la loro eccitazione. I cazzi s’ indurivano sempre di più e l’odore di sesso cominciava a riempire l’ambiente. Allargai la figa mostrandola già umida, m’ insalivai un dito e cominciai a farlo entrare dentro di me, mentre con l’altra mano mi toccavo il seno. Dopo qualche minuto:
“sei brava Monica, vedo che hai capito che ci devi ubbidire”. “ Ce lo aveva detto ieri sera tuo marito che ti piace essere umiliata prima di essere scopata. Dovrai ringraziarlo più tardi, perché è lui che ci ha chiesto di venire da te questa mattina e di proporti di essere nostra per un pomeriggio. Era sicuro che avresti accettato per il solo piacere di sentirti puttana”.
“Le sorprese però non sono ancora finite, vogliamo che oggi tu sia la nostra cagnetta”.
Io continuavo a sditalinarmi mentre Paolo prese un altro pacchetto e lo aprì.
“Vedi, per essere una cagnetta ti manca la coda”. Cercai di indicare che i miei capelli biondi lunghi potevano fare al caso, però mi bloccò dicendomi:
” No, ecco quello che ti serve”. Era un dildo anale rosso con attaccata una lunga coda nera.
“Adesso puttanella voltati e mostraci il culo”. Mi girai a quattro zampe, Paolo mi toccò la figa e con i miei umori mi lubrificò il buchetto e m’ infilò il fallo finto tutto nel culo. Un gridolino e la sanzione di essere piena. Era sicuramente più largo di un normale cazzo ma più corto, con una base più larga in modo che mi restasse infilato dentro. Mi piaceva….era quello che volevo. Così tanto eccitata che non avrei rifiutato niente.
“Adesso alzati e facci vedere come cammina una cagna in calore”.
Mi alzai e camminai girando intorno al divano cercando di non fare cadere la mia coda.
“No, non così, mettiti a quattro zampe, devi essere più reale”.
Mi misi a quattro zampe e avanzai verso di loro. Il pensiero di essere diventata una cagna mi stava facendo impazzire di voglia. Ad ogni passo sentivo la coda muoversi lungo le gambe. Nel frattempo si erano tolti i pantaloni e vedendomi rossa in viso mi chiesero se mi vergognavo a fare quella cosa.
Paolo mi venne vicino, e mi applicò una benda nera sugli occhi dicendo:
“così eviti di guardarci e puoi lasciarti andare completamente”.
Non mi stavo vergognando, ero solo rossa per il caldo della stanza e per la voglia crescente.
Paolo tornò a sedersi sul divano:
“Ora vieni da noi a leccarci il cazzo, troia”. Continuavano ad insultarmi mentre passavo la lingua da un cazzo ad un altro insalivandoli per bene. Sapevo benissimo che tra poco un’altra parte del mio corpo li avrebbe assaggiati.
Infatti, uno cominciò a toccarmi la fica: era fradicia di umori.
“Ma allora ti piace essere trattata come una cagnetta”.
Sempre messa a quattro zampe e bendata mi misero al collo un collare con un guinzaglio e mi guidarono fino al letto. Molto lentamente…volevano godersi il risultato della mia trasformazione. Ogni volta che mi insultavano sentivo delle scosse di piacere sulla figa. Troia, succhiacazzi, mignotta, figarotta, puttana del cazzo…..aumentavano solo la mia voglia. Mi fecero distendere sul letto a pancia in su, allargai le gambe e mi penetrarono facendomi finalmente gridare il mio piacere. A turno si scambiavano, io leccavo un cazzo mentre prendevo l’altro in figa fino in fondo. Ogni tanto sentivo tirare il guinzaglio se smettevo di succhiare…” succhia troia….non fermarti”. Ancora con la benda sugli occhi non potevo vedere chi mi stava scopando, anche se ormai stavo incominciando a riconoscere i loro cazzi.
“Sì puttanella, ti piace, vero? Apri la bocca che adesso ti do qualcosa da bere”. Quello che mi scopava, sfilò l’uccello e avvicinandosi alla mia bocca mi fece ingoiare un getto caldo di sperma. Alcune gocce mi rigarono il viso. L’altro prese a scoparmi e vedendomi sporca di sperma:
“Che vacca che sei…hai ingoiato tutta la sborrata, tieni bevi ancora…”. Un altro getto di sborra mi arrivò sul viso, in parte assaggiai anche quello. Anche la benda nera davanti agli occhi si era bagnata e Paolo finalmente me la tolse dandomela da leccare.
“Vieni Monica, non abbiamo ancora finito, sei troppo bella e troppo puttana per lasciarti andare così presto”. Mi accompagnarono in bagno a darmi una pulita al viso, mi sfilarono la “coda” che mi era rimasta nel culo per tutto il tempo e mi fecero sedere sul bidet per sciacquarmi la figa. Mentre passavo la mano sulla figa vidi i due membri riprendere vigore. Gli uccelli che si allungavano e le cappelle che piano piano uscivano puntando verso il mio viso. Li presi ancora in bocca sentendo il gusto misto di sborra e di figa.
“Non ti serve più la coda, tra poco ti sentirai riempita da qualcosa di ben più grosso”.
Tirata da Paolo per il guinzaglio, ma questa volta camminando su due piedi, andammo al letto matrimoniale, mi misero a pecorina e mi prepararono per l’inculata usando le dita. Di nuovo dai modi gentili del bagno erano passati ai modo rudi e a****leschi della scopata di poco prima. Mi incularono di colpo senza farmi abituare, mettendolo fino alla palle. Si scambiavano senza darmi tregua cercando in questo modo di ritardare le sborrate per divertirsi il più possibile con il mio corpo.
Poi uno venne sotto di me per infilare nuovamente il cazzo nella mia figa già aperta. Ero presa da due cazzi. Che bello sentirsi riempita in tutti i buchi e tutto questo devo ammetterlo….grazie a mio marito che mi ha permesso di provare cosa significa trasgredire. Si scambiavano di posto, mi chiamavano ancora troia, puttana, vacca, succhiacazzi, baldracca, ed io provavo orgasmi a ripetizione. Ne ebbi almeno tre prima di riuscire a farli sborrare. La sborra arrivò quasi simultanea per entrambi: uno in figa e l’altro nel culo.
“Adesso puoi tornare da tuo marito”. L’orologio della stanza segnava le 17,15, per più di due ore ero stata la troia dei padroni dell’albergo. Cercai di alzarmi per tornare da Diego, però mi fermarono:
“aspetta, vogliamo fare un regalo anche al cornuto che ti attende col cazzetto in tiro”. Mi fecero sdraiare a pancia in su, un po’ di sborra mi stava uscendo dal culo, e mi infilarono di nuovo il dildo anale con la coda.
“Così ne porti un po’ anche a lui”. Poi mi abbassarono il vestito scoprendo le tette e il ventre, e con pennarello blu indelebile mi scrissero in stampatello sulla pancia:
“MOGLIE TROIA, LECCAMI” con una freccia ad indicare la figa piena di sborra. Mi rialzarono il vestito e mi porsero l’accappatoio con cui mi ero presentata.
“Puoi tornare adesso, però attenta a non far cadere nulla”. E mi salutarono baciandomi sul collo e infilandomi la benda nera, usata per gli occhi e ancora sporca di sborra, dentro alla figa.
“Sei stata fantastica, tuo marito è un uomo fortunato”. Quando la porta si chiuse dietro di me, cercai di camminare verso l’ascensore con naturalezza, ma era difficile con le scarpe alte da puttana, il vibratore nel culo e la sborra che dalla fica, nonostante la benda, cominciava a colarmi lungo le cosce. Cercai di fare in fretta anche se il lungo accappatoio non lasciava intravedere nulla. Bussai per entrare da mio marito. Era nudo con il cazzo in tiro. Mi baciò in bocca:
“Hai ancora il sapore di cazzo sulle labbra”.
“Si e non solo lì tesoro”. Quando aprii l’accappatoio rimase di sasso. Il vestito a rete, il guinzaglio, le scarpe, le gocce di sborra lungo le gambe, la benda infilata nella figa e il cazzo finto nel culo!
“Raccontami tutto amore, ti prego”.
“Non avere fretta tesoro, la vedi la scritta? Gli dissi abbassandomi il vestitino. Ecco, adesso da bravo mi ripulisci per bene. Ho fatto la loro cagna a quattro zampe con la coda infilata nel culo….per il momento pensa solo a questo.
Mi tolsi la benda dalla figa e gliela sventolai sotto al naso. Sentì l’odore di sborra. Mi sdraiai sul letto a gambe larghe e cominciò a leccarmela assaporando la sborra di un altro uomo direttamente dalla figa della sua mogliettina. Non era la prima volta che lo facevamo. Mi piaceva sentire la sua lingua e mi stavo preparando a godere ancora. Mi tolse il plug e vide lo sperma uscire anche dal culo. Ne raccolse anche da lì con la lingua dandomi un po’ di sollievo ad entrambi i buchi apertissimi. Volevo far divertire lui ora, se lo meritava, io amo mio marito.
Gli raccontai tutto e mi scopò e inculò più volte fino alle 9 di sera. Mi fece rifare la cagna così come mi avevano ordinato Paolo e Gianni. Mi diceva che gli piaceva sapere che ero stata sfondata perché avevo fatto la puttana e che lo eccitavo da morire e ogni volta sborrava sul mio corpo. Vedere godere così tanto la persona che ami non ha prezzo. Rifacevo tutto quello che mi chiedeva. Continuava a sborrare non appena aggiungevo dei nuovi particolari di come ero stata usata e ogni volta non mi permetteva di pulirmi facendomi restare completamente piena di sborra. Dalle tre del pomeriggio stavo ricevendo dei cazzi dentro ai miei buchi. Ma non mi stanco mai a sentire il cazzo di mio marito, il cazzo del mio amore. Avrebbe potuto continuare finchè ne avesse avuto voglia.
Ci riposammo un pochino sul letto e ci facemmo una doccia, io particolarmente accurata e lunga. Poi uscimmo per mangiare qualcosa. Eravamo appagati, indossai dei pantaloni lunghi neri e una canottiera rossa piuttosto lunga in modo da coprire la scritta sulla pancia che con la doccia non si era cancellata completamente. Sentivo il culo aperto mentre camminavo. Stanchissimi, dopo cena ritornammo subito in camera per riposarci dopo la lunga giornata di sesso…
Ero eccitato al pensiero del fine settimana. Avevo una gara di nuoto venerdì sera, poi avrei passato il week end con Giacomo. Il papà di Giacomo, Roberto, aveva scoperto che Giacomo ed io stavamo insieme e lui e la madre di Giacomo ne erano felici. C’era solo il fattore Alice, se avrebbe reso impossibile la vita a Giacomo per il resto dell’anno scolastico e poi durante l’estate.
Alice aveva già minacciato di smascherare Giacomo quando aveva scoperto i porno gay sul suo computer, poi gli aveva rovinato la macchina (anche se non poteva essere provato), di cos’altro sarebbe stata capace mia sorella? Non lo sapevo. Giovedì sera i miei genitori chiamarono me ed Alice in soggiorno.
“Ok.” disse mio padre. “Dato che vi diplomerete fra meno di due mesi vorrei parlare dei vostri piani per l’estate. Nick tu pensi di fare ancora il bagnino alla piscina?”
“Sì.”
“Bene.” disse mio padre. “Così ti farai qualche euro prima di andare all’università. Sono contento che tu e Giacomo andiate alla stessa università, così non avrai problemi di ambientamento col tuo compagno di camera.”
“Giacomo ed io abbiamo già chiesto di essere messi nella stessa camera, così non ci saranno problemi.”
“E’ meglio stare con qualcuno che si conosce, ora si tratta di fare un elenco delle cose e dei libri che ti servono, più in fretta recuperiamo il tutto e meglio sarà quando arriverai a scuola.”
“Ora Alice.” disse mio padre rivolgendo a lei la sua attenzione: “Tua madre ha chiamato l’università e ha chiesto se possono congelare la tua domanda per un anno.”
“Cosa?” Disse Alice sbalordita. “Perché Nick deve andare all’università ed io no?”
“Perché Nick non sta aspettando un bambino.” Disse mio padre. “Non sarà evidente fino al diploma. Poi andrai a stare coi tuoi nonni finché il bambino non nascerà.”
“Cosa!” gridò Alice. Quando mio padre disse i “tuoi nonni” intendeva i suoi genitori che vivevano ad un’ora da noi. I genitori di mia madre vivevano così lontano che era improbabile che Alice andasse a stare là.
“Perchè devo andare là!”
“Perché è il meglio, quando il bambino nascerà potremo darlo in adozione, tu potrai lavorare, andare all’università e dimenticare l’accaduto.”
“Posso abortire.” Disse Alice.
“No, non puoi!” disse mia madre. “Tu hai fatto questo bambino e l’avrai! L’aborto non è una forma di controllo delle nascite. Abbiamo già cercato dei genitori adottivi appropriati.”
Dovevo sforzarmi per non ridere per il trattamento che Alice stava ricevendo dai miei genitori. “Non vogliamo che tu metta in imbarazzando noi e questa famiglia. La polizia sospetta che sia stata tu a rovinare la macchina di Giacomo. Tu non sei in grado di fare il nome di ragazzi che potrebbero essere il padre di quel bambino, in modo da poter far fare una prova di paternità e vedere se la famiglia del padre è disposta a prendersi cura del bambino. Quindi, Alice, ci hai lasciato poche scelte.” Spiegò mio padre.
“E se volessi allevare il bambino!” Disse Alice.
“Hai appena detto che volevi abortire.” disse mia madre. “Quindi è evidente che non sei pronta ad essere madre.” Mia madre vide che ero ancora lì. “Nick, perchè non vai in camera tua, con te abbiamo finito.”
Io accennai col capo, lasciai il soggiorno ed andai in camera mia.
Quando incontrai Giacomo a scuola il giorno seguente gli raccontai di Alice che sarebbe andata via dopo il diploma.
Entrammo nella scuola e ci accorgemmo di sguardi strani e chiacchiere che terminavano improvvisamente. Sembrava che la gente guardasse Giacomo e quando passava distoglievano lo sguardo e la conversazione cessava. “C’è qualche cosa.” Disse Giacomo.
Ci separammo, una ragazza mi si avvicinò e disse: “Esci con Giacomo?”
“L’ho sempre fatto, è il mio miglior amico.”
“Tutta la scuola dice che lui è gay. Tua sorella ha raccontato che è uscito con lei solo per stare vicino a te.”
“E’ pazzia.” Dissi ed entrai in aula.
Mi trovai con Giacomo a pranzo. “È probabile che vada a casa presto.” Disse Giacomo. “Mi guardano, parlano sottovoce.”
Vedevo che stava per piangere. “Lascia fare a me.” Dissi. Alzai lo sguardo e vidi Alice che sembra soddisfatta alla sua tavola. Nessuno sapeva che Alice era incinta. Sapevo che non avrei potuto alzarmi e dirlo, sarei stato nei guai coi miei genitori ma mi venne un’altra idea.
Dopo pranzo avevo un’ora buca così andai in biblioteca e mi misi ad un computer. Inviai una e-mail anonima e circolare di una ragazza che diffonde dicerie su un ragazzo con cui lei usciva ed ora era incinta e quel ragazzo non era il padre del bambino.
Dopo la scuola ero nello spogliatoio a a prepararmi per la gara di nuoto. Mi tolsi i vestiti e mi misi gli speedo. Enrico, un compagno, mi si avvicinò e chiese: “Nick, ho visto una e-mail su una ragazza che sparla di un ragazzo con cui stava e che lei è incinta ed il ragazzo non è il padre del bambino.”
“Sì. Anch’io ho visto qualche cosa del genere.”
Enrico mi tirò vicino a sei. “ Non poteva essere tua sorella, non è vero?”
“Non di sicuro. Ma anche se lo sapessi i miei genitori non vorrebbero che lo dicessi.”
“Tu me lo puoi dire.”
“E perché lo vorresti sapere?”
“Perché se è Alice, potrei essere il padre.”
“Capisco, ne dovrai parlare con Alice.”
“Non la posso sopportare, è matta, io ero così ubriaco quella notte.”
“Ah, l’hai chiavata ma non le vuoi parlere.”
“Ero ubriaco.”
“Senti, potrei parlarne ad Alice e vedere cosa dice.”
Mii girai ed uscii dallo spogliatoio. Seduto sulla panca aspettando il mio turno per nuotare, vidi Giacomo sulle tribune con i miei genitori e quello che più mi colpì fu che anche suo papà, Roberto, era là. Quando mi chiamarono per il mio turno, salii sul blocco, girai la testa e vidi Enrico di fianco a me, ma non sembrava concentrato sul nuoto. Il fischio risuonò, io mi tuffai, nuotai verso l’altro lato della piscina, poi verso il lato iniziale e poi aventi ed indietro. Quando terminai la gara, mi fermai e mi accorsi di aver vinto. Alzai la testa e vidi Giacomo in piedi che gridava felice.
Nello spogliatoio i miei compagni mi stavano festeggiando perché la nostra squadra aveva vinto. L’allenatore disse che avrei anche potuto essere un olimpionico. Io feci la doccia e cominciai a vestirmi ed osservai che Enrico aveva un’espressione strana sul viso. Mi dispiaceva per lui ma la verità doveva uscire.
Uscii dallo spogliatoio e Giacomo stava aspettandomi. “Il mio eroe Olimpico!”
“Ho solo vinto una gara di nuoto, non è il caso di eccitarsi così!
Quando fummo in macchina gli dissi quello che stavo facendo con Alice e quello che Enrico mi aveva detto. “Credo che domani Enrico andrà a trovare i tuoi genitori.” Disse Giacomo. “Ora forse Alice imparerà la lezione.”
Andammo a casa di Giacomo dove i suoi genitori avevano ordinato una pizza che ci aspettava e che, dissero, era per festeggiare la mia vittoria. Dopo aver mangiato Giacomo ed io andammo in camera sua e rapidamente ci spogliammo. Giacomo mi gettò sulla schiena, prese il mio uccello, si lubrificò il buco e si sedette sul mio cazzo. Io pompai dentro Giacomo con forza facendolo lamentare con forza. Mi alzai e lo baciai mentre continuavo ad incularlo. Giacomo finì per sborrare sul mio torace mentre io esplodevo dentro di lui. Restammo sdraiati ed abbracciati e ci addormentammo.

Mia sorella e io complici.
Racconto trovato in rete su xhamster.
Io e mia sorella siamo gemelli, io sono Marcello e lei è Emma, non ci somigliamo neanche un pò, abbiamo compiuto da poco la maggiore età, siamo complici e porci, ci piace scopare e farlo con chi ci va, anche tra di noi, mia sorella non ha più un buco vergine. Spesso porto gli amici di scuola a casa e ce la scopiamo, lei contraccambia portando delle sue amiche che convince a farsi scopare da me, nella nostra relazione i****tuosa tutto è valido, lo scorso autunno siamo stati sul mar rosso, era il regalo dei nostri genitori per il 18° compleanno, andammo là senza di loro.
Una sera vedemmo una coppia di sposini mano nella mano, Marco ed Elena, ci guardammo e sadicamente decidemmo che loro sarebbero state le nostre vittime per quella vacanza, con un pretesto facemmo la loro conoscenza, anche noi ci spacciammo per una coppia in luna di miele. Il martirio iniziò così, la prima sera le nostre moglie erano sedute al centro con i rispettivi mariti ai fianchi, iniziai a frugare tra le cosce di mia Emma alias mia moglie, lei allargò bene le gambe per consentirmi di lavorare al meglio, Elena guardava sbigottita. Il giorno successivo Marco era sottoposto a una serie di sollecitazioni da parte di Emma, lei avrebbero fatto prendere un infarto a chiunque, era l’unica ad essere senza reggiseno, aveva un micro bikini che la fica era spesso fuori, io non ero da meno, martellavo Elena di continuo, con falsi pretesti le tenevo sempre le mani addosso. La sera proposi una unica tavolata, Emma era con un abito bianco che in controluce faceva vedere quello che non c’era, era priva di biancheria intima, iniziò a far piedino a Marco che era sempre più in imbarazzo, io senza ritegno facevo apprezzamenti su Elena e le tenevo gli occhi puntati sulla scollatura. Dopo lo spettacolo facemmo un giro per il villaggio, andai giù pesante, raccontavo le nostre prestazioni sessuali, ad un certo punto Emma abbraccio al collo Marco da dietro, gli fece sentire le sue tette e disse.
“Perchè non venite su da noi in camera.”
I due erano impacciati e declinarono, la mattina successiva iniziò nuovamente il bombardamento, Elena fu costretta a togliersi pure lei il reggiseno, aveva due gran belle tette, gli dissi che avrei voluto leccarle volentieri, Emma le dette la crema protettiva, il massaggio che ne s**turì era da vera troia. All’ora di cena eravamo già pronti, Emma aveva una minigonna mozzafiato e una camicetta abbottonata quel tanto da far vedere le sue splendide tette, andammo a bussare alla porta delle nostre vittime, Elena era quasi pronta, Marco era ancora con l’accappatoio indosso, Emma prese subito l’iniziativa e disse Elena.
“Carino il vestito ma il reggiseno và tolto.”
Elena arrossì, Emma le infilò le mani nel vestito e tolse il reggiseno, era uno schianto.
“Che mutandine hai?”
Le chiese Emma
“Normali.”
Rispose Elena.
“Fai vedere cosa ti sei portata, ma è tutta roba castigata! Quando è pronto lui vieni da me che è meglio.”
Le disse Emma poi rivolgendosi al maritino disse.
“Forza dai cambiati non vorrai mica venire in accappatoio a cena?”
Si avvicinò a Marco e gli tolse l’accappatoio, era nudo e con l’uccello dritto.
“Ehi, è Elena senza reggiseno o sono io a farti quell’effetto?”
Ci mettemmo a ridere e si vestì rapidamente, andammo in camera nostra per cambiare le mutandine a Elena, le scelse un perizoma che averlo o non averlo era la stessa cosa, Elena si tolse le sue e si infilò le altre badando bene di non far vedere nulla durante il cambio.
“Non ci fai vedere come ti stanno?”
Disse Emma, Elena scosse la testa in segno di diniego.
“Forza timidona facci vedere come ti stanno?”
Emma le si avvicinò e le sollevò la gonna del vestito, aveva un gran bel culo altro che, la volto e le labbra della fica avevano fatto prigioniero il perizoma, il pelo era tutto fuori dalla stoffa.
“Complimenti!”
Le dicemmo in coro, Emma andò oltre, le passò la mano dal culo verso la fica, lei fece un sussulto.
“Ma sei bagnata, allora sei una porcellina?”
Anche lì giù tutti a ridere, a cena proposi di dividere le coppie, così fu fatto, non sò cosa diceva Emma a Marco ma lo vedevo spesso toccarsi il cazzo, lo doveva avere gonfio, per quanto mi riguarda la frase più dolce che dissi a Elena fu.
“Te lo pianterei tutto in quel bel culo.”
Dopo lo spettacolo salirono su da noi, in un attimo Emma fu nuda, loro erano ammutoliti, Emma si avvicino a Elena e iniziò a palparla, a strusciarle con le labbra e la lingua il collo, Elena tentava di non tradire le proprie emozioni ma fu impossibile, le sganciò il vestito e le tolse il perizoma. Era stupenda, la portò sul letto, iniziò a leccarla come sa fare solo Emma, lei iniziò a mugolare, stava godendo sotto quei colpi di lingua dati con maestria da Emma, iniziai a spogliarmi, Marco mi segui e rimanemmo nudi. Aveva il cazzo già in tiro, si avviò verso Emma e iniziò a leccarle fica e culo, era alla pecorina per leccarla, mi avvicinai a Elena e iniziai a baciarla, a toccarla, allontanai Emma e iniziai a fottere Elena, Emma si stava facendo montare dal ragazzo, eravamo tutti eccitati, feci mettere a pecorina Elena e iniziai a fotterla da dietro,si voltò verso Marco e disse.
“Godo amore mio godo tantissimo.”
Feci cenno Marco di prendere il mio posto, tolse il cazzo dalla fica di Emma e lo infilò in quella di Elena, io passai davanti per farmelo succhiare, niente male come pompinara, feci sdraiare il Marco e salire Elena su di lui, la scopava mentre Emma le leccava i seni io le leccavo la schiena e le toccavo il culo. Elena era al centro delle nostre attenzioni, eravamo tutti per lei, dai mugolii sembrava proprio che le piacesse, feci togliere Emma che si mise con la fica sopra a Marco per farsela leccare, io spinsi in avanti Elena e le piantai il cazzo in culo, era stretto e per questo mi faceva godere, pompavo a più non posso e lei gridava di piacere, ripeteva.
“Ancora ancora non vi fermate, più forte.”
Marco si tolse e volle inculare Emma,io continuavo a sfondare il culo a Elena, le arrivai in culo, lei era esanime, Marco volle arrivare in bocca a Emma, cazzo che luna di miele ha fatto questa coppia, indimenticabile penso, dopo quella scopata i due raccolsero i loro indumenti e tornarono nella loro camera, a Emma dissi.
“Dobbiamo andare oltre.”
“Sì dobbiamo andare oltre.”
Rispose lei, ormai erano in nostro pugno, la mattina successiva ci trovammo in spiaggia, gli sposini ci avevano anticipati, avevano lo sguardo smarrito, probabilmente erano ancora sotto shock, Emma da gran troia quale è prese di nuovo l’iniziativa e disse.
“Buon giorno ragazzi, dormito bene?”
loro all’unisono,risposero.
“Sì.”
“Elena,che fai con il reggiseno? Toglilo così quando rientrerai potrai esibire un’abbronzatura da schianto.”
Continuava Emma, obbedì e si tolse il reggiseno, le tette di Elena saltarono fuori in tutta la loro bellezza, non contenta Emma mettendosi seduta sul cazzo di Marco gli chiese.
“Come sta il mio bel cazzone?”
Strusciando la fica sul cazzo di Marco.
“Olalà ma si sta gonfiando.”
Disse Emma.
“Abbiamo noleggiato una barca, siete nostri ospiti andiamo.”
Dissi loro.
“d’accordo.”
Rispose Marco, Elena si alzò e fece per rimettersi il reggiseno e prontamente Emma disse.
“Ma che fai? Andiamo così.”
Imbarazzata ma remissiva Elena si avviò verso il molo in topless, per una non abituata come lei doveva essere uno sforzo inumano, arrivati alla barca salimmo, c’erano due ragazzi di equipaggio, Marco disse.
“Vengono anche loro?”
Certo risposi io non possono affidarci l’imbarcazione, appena fummo a largo Emma disse.
“Ragazzi via i costumi abbronzatura integrale.”
Si tolse il perizoma e pure io tolsi il costume, Marco si adeguò ed Elena rimase lì ferma e titubante, Emma esclamò.
“Forza dai manchi solo tu.”
Elena rispose con voce tremolante e disse.
“Mi vergogno di quei ragazzi.”
Riferendosi all’equipaggio, mi avvicinai e le sfilai il costume, venne sommersa dagli applausi, Emma s**tto sul cazzo di Marco e iniziò a succhiarglielo, in un attimo fu duro, io incrociai lo sguardo di Elena e inizia a leccarle la fica, Emma salì sul cazzo di Marco e iniziò a scoparselo, anch’io presi a fottere Elena, aveva lo sguardo che rendeva appieno lo stato di estasi sessuale che stava vivendo. Emma stava facendo di tutto per far arrivare Marco e dopo poco ci riuscì, Marco si sdraio per potersi riprendere, Emma fece cenno ai due marinai di avvicinarsi, iniziò a spompinarli, i cazzi furono ben presto duri, uno era fine ma parecchio lungo, l’altro invece era molto tozzo. Emma fece cenno di indirizzare le loro attenzioni nei confronti di Elena, feci spazio e i due iniziarono a lavorare Elena, lei non era in grado di reagire, le mani frugavano ovunque, uno prese a fotterla con forza a****lesca, l’altro gli aveva piantato il cazzo in bocca e agguantata per i capelli si faceva spompinare. Marco era sbalordito, vedeva Elena sfondata da due a****li come loro, lo era ancor di più capendo che Elena stava provando piacere, quello con il cazzo lungo, si sdraiò e fece salire Elena su di se impalandola, faceva fatica a stare con il busto eretto da quanto stava godendo, l’altro con il cazzo largo le si avvicinò al buco del culo. Non avrei voluto essere al suo posto, non potevo immaginare cosa avrebbe sofferto nel momento in cui la bestia avesse affondato quella quantità di carne nel suo buchetto.
DENTRO TUTTO DENTRO
Elena emise un urlo disumano e si sdraiò sull’altro, l’inculatore prese a fottere quel culetto come solo un a****le poteva fare, la stava sfondando, cercava di infilarlo tutto fino alle palle, Elena allungò una mano verso Marco che l’afferrò, con un filo di voce elena disse.
“Stò godendo amore, ti amo da morire, mi stanno facendo impazzire, mi piace lo voglio ancora.”
I due la stavano fottendo con ancora più foga, quei cazzi sembravano dei cilindri di una ferrari da quanto stantufavano velocemente.
“AAAAAHHHHH”
Elena aveva raggiunto l’orgasmo degli orgasmi, i due l’avevano innondata di sperma, Marco e io arrivammo in bocca di Emma, eravamo pronti per tornare a terra, le esperienze che facevamo vivere a questa coppietta avrebbero segnato la loro esistenza. La sera successiva proposi di andare a dormire ma con coppie miste, titubanti i due accettarono, Emma rimase in camera con Marco ed io dopo avergli augurato buon divertimento presi per mano Elena e andammo verso la nostra camera.
Fino ad ora i due avevano vissuto queste nuove situazioni assieme, adesso invece li avevamo divisi con lo scopo di farli tormentare dalla curiosità di ciò che poteva capitare all’altro senza sapere come se la stesse spassando, giunti in camera iniziai a baciarla, raccolse subito l’invito e prese a lavorare con la lingua, iniziai a spogliarla ed in un attimo rimase nuda, passai la mano vicino la fica, era già bagnata, aspetta le dissi.
“Metti questo.”
Era una sottoveste di mia sorella, le copriva appena il culo, le tette faticavano a stare dentro, vieni con me.
“Dove andiamo?”
“Dove mi porti?”
Disse Elena.
“Fidati.”
Dissi io, uscimmo dalla camera e scendemmo, andammo in un posto abbastanza isolato del villaggio, incrociammo una coppia, vedendola svestita in quel modo sorrisero, il nostro intento era chiaro a tutti, la feci sedere su di un muretto e iniziai a baciarla, a baciarle il collo, a leccarle le tette, fremeva per essere posseduta.
“Dai dammelo, fammi godere non resisto più.”
Disse Elena.
Io continuavo a negarglielo, volevo farla impazzire di voglia.
“Dammelo, fai terminare questa tortura, fottimi.”
Disse Elena, le sfilai la sottoveste, le sollevai le gambe e la infilzai, era bagnatissima, il mio cazzo entrò senza fatica alcuna per tutta la sua lunghezza, presi a stantufarla velocemente, sempre più velocemente, era in preda a degli spasmi di piacere.
“Godo, dai dammelo tutto.”
Disse Elena.
“Sei una gran troia lo sai?”
Dissi io.
“Si mi avete trasformata in una gran vacca, dai continua.”
Disse Elena.
“Dillo che ti vorresti fare tutti i cazzi del villaggio, dillo!”
Incalzai io.
“Si, voglio tanti cazzi, fottimi, fammi godere.”
Disse Elena.
“Ti piace prenderlo nel culo, eh?”
Dissi io.
“Si, godo quando mi scopano il culo, piantamelo dentro.”
Disse Elena, la scesi dal muretto, la feci voltare e glielo piantai dritto nel culo, il tizio sulla barca glielo aveva sfondato, il mio entrò immediatamente, iniziai a fottergli il culo con tutta la forza che avevo a disposizione.
“Dai ancora, piantalo tutto dentro, godo! MMMHHH,ancora.”
Disse Elena.
“Ti è piaciuto essere sfondata da quel cazzone in barca, eh?”
Dissi io.
“SIII! impazzivo quando mi spaccava il culo, ne vorrei uno al giorno.”
Disse Elena.
“Da adesso in poi sarai la troia del villaggio vero?”
Dissi io.
“SIII! mi farò tutti i cazzi che incontrerò!”
Disse Elena, stavo per arrivare, le presi i capelli per aiutarmi a spingere meglio il cazzo nel suo culo sfondato ma soprattutto per farle alzare la testa, la testa l’alzò e potè vedere il gruppo di animatori che ci stavano osservando, infatti l’avevo portata nel luogo dove gli animatori si trovavano per pianificare il programma del giorno successivo. L’avevano vista durante tutta la sua eccellente prestazione sessuale e oratoria, Elena si era fatta proprio un’ottima pubblicità, incurante della loro presenza, ormai era completamente partita disse.
“Dentro vienimi dentro.”
Arrivai e le riempi il culo di sborra, mi ripulì il cazzo raccolse la sottoveste e mi porto in camera, stanchi dell’amplesso ci buttammo a letto a dormire.
Il nostro martirio era finito, il giorno dopo Marco e Elena tornavano a casa perchè la loro luna di miele era finita, ci salutammo come buoni amici ma non abbiamo più saputo niente di loro.