con una sconosciuta!
Era un fine pomeriggio come tutti gli altri. Passeggiavo per le strade del centro con passo morbido, incuriosito da tutte quelle facce che mi si presentavano di fronte e che sfilavano via rapidamente una dopo l’altra, senza lasciarmi il tempo di osservarle con attenzione.
Le “facce di donna” naturalmente erano quelle sulle quali il mio sguardo si posava con più interesse, cercando di coglierne qualche particolare, qualche impercettibile invitante mistero celato dietro un movimento, un’espressione.
Non c’era malizia in questa improvvisata “ricerca”; la mia era più una naturale inclinazione a godere di quella bellezza sfuggente che, per fortuna, alcuni esseri umani non riescono proprio a nascondere.
Quando poi è una creatura di sesso femminile a manifestarla in tutto il suo splendore non posso fare a meno di assaporarne, con ancora più piacere, tutti i suoi dettagli e tutti i suoi richiami.
Erano più o meno le 17 e 40 quando ad una ventina di metri da me noto sul lato destro della strada una folta chioma scura muoversi lentamente, solitaria.
I capelli le ricoprivano quasi tutta la schiena, fermandosi proprio dove i fianchi iniziavano a delineare una forma così sinuosa e dolcemente provocante da farmi avvertire immediatamente in tutto il corpo un intenso brivido di piacere. Indossava un paio di jeans sportivi abbastanza stretti, portati con la consapevolezza di essere guardata, ma in un modo estremamente naturale che la rendeva ancora più eccitante. Si, il suo sedere era un gioiello di carne scolpito dai suoi anni in modo perfetto ed i pantaloni che lo contenevano non facevano altro che invitarti a conoscerlo e ad osservarlo sempre più da vicino nell’intenso desiderio di un contatto.
Le mani sarebbero state mandate in missione dal corpo per esplorare quella che appariva come una “terra” piena di vita e di ricchezze, dove perdersi con estremo piacere.
Non era molto alta, ma vedendola camminare di spalle il suo corpo sprigionava attraverso i suoi movimenti un’energia fortissima che ad un essere attento non poteva passare certo inosservata.
Le sue gambe erano slanciate, ma non troppo magre, dotate di quel tono muscolare che le rendeva vitali come quelle di un a****le che in un attimo sarebbe potuto s**ttare per raggiungere qualunque cosa.
Il loro ipnotico movimento non faceva altro che esaltare le sue forme eleganti ed estremamente sensuali, così piene di sostanza. Il suo lato posteriore terminava in basso con uno stivaletto di pelle marroncina finemente decorato, che le arrivava poco sopra le caviglie e che donava alla sua figura quel tocco di lieve provocazione e maturità femminile che può far impazzire un uomo, e perché no anche una donna..
Sopra i pantaloni, oltre ai suoi lunghi capelli scuri,
una veste nera, di un tessuto apparentemente molto soffice, incorniciava il suo busto lasciando intravedere, dalle maniche appena troppo lunghe, delle bellissime dita affusolate, sulla punta delle quali risaltavano dei puntini d’intenso rosso bordò: unghie di donna..
Il mio passo intanto si stava facendo sempre più rapido, perché tanta era la voglia di scoprire cosa quella donna potesse offrire dall’altro lato.. un “lato” che, in quei pochi istanti che mi separavano dalla sua scoperta, l’immaginazione riempiva di bellezze di ogni genere, di sguardi intensi, di proiezioni fantastiche dove si sarebbe materializzata la donna più affascinante del pianeta.
Era arrivato il momento del “sorpasso”, di vedere finalmente quale volto fosse il “padrone” di quel corpo che tanto avevo ammirato in quei minuti.
Proprio nel preciso istante in cui mi stavo voltando per guardarla notai che anche lei stava girando lentamente la testa nella mia direzione, come se avesse percepito d’istinto la mia presenza.
I nostri occhi s’incontrarono allora potentemente, senza difese, senza maschere, come se quella frazione di tempo potesse rivelare qualcosa di inspiegabilmente significativo e duraturo.
Uno sguardo profondo, dotato di una calma e di una forza quasi innaturali, mi stava scrutando da qualche secondo senza che potessi fare nulla per evitarlo e, soprattutto, mi stava invitando in qualche luogo a me sconosciuto.
Fece un cenno con la testa verso destra e si diresse verso una piccola stradina stretta e deserta, rigirandosi solo un attimo per essere sicura che la stessi seguendo.
Continuò a camminare per un centinaio di metri senza mai voltarsi. Poi, quando fu sicura che fossimo soli, si girò e mi guardò in silenzio fissandomi negli occhi, accennando un leggero sorriso che nella mia mente spalancò la porta a tutte le fantasie rimaste fino ad allora sul punto di essere liberate.
Era bella, di una bellezza ancestrale ed ipnotizzante.
Una pelle chiara le dipingeva il viso e metteva in risalto un leggero rossetto che regalava alle labbra tanti motivi per essere baciate. Lineamenti fini, ma dotati di un fascino selvatico, creavano un cortocircuito nei miei sensi che non riuscivano a decifrare quell’essere così speciale.
La sua veste nera, con una leggera scollatura, faceva intravedere dei seni piccoli e sodi che la natura le aveva generosamente regalato e che la rendevano ancora più desiderabile.
Pensavo che non fosse reale, ma lo era.. eccome se lo era.
Senza dirmi niente si avvicinò e posò le sue labbra sulle mie, con tutto il peso del suo corpo su di me. Immediatamente la sua lingua cominciò ad insinuarsi decisa nella mia bocca che non fece molta resistenza per farla entrare. Fu un bacio totale, senza compromessi. Le lingue dimostravano tutta la nostra passione invocando qualcos’altro..
Così ad un certo punto lei mi prese una mano e se la infilò sotto la maglietta portandosela con forza al seno ed io iniziai ad accarezzarla desiderandola con tutto me stesso. Aveva iniziato ad ansimare di piacere ed io con lei. I nostri corpi si erano incontrati, attratti da chissà quale forza misteriosa che fino a quel momento non aveva avuto bisogno di una sola parola, di una sola indicazione per manifestarsi. Tutto era estremamente semplice e chiaro. Lei era ormai con il suo seno ormai scoperto, ma improvvisamente si staccò da quell’intreccio di bocche e mani per girarsi contro la parete di fronte, chinarsi leggermente ed abbassarsi i jeans.
Quel culo così tanto immaginato solo qualche minuto prima, era ora davanti a me, con un perizoma nero semi trasparente, di cui potevo percepire i raffinati ricami che rendevano quella visione ancora più eccitante. L’unica cosa che potei fare fu ammirarlo per qualche secondo e poi iniziare a morderlo con passione. La sua fica iniziava ad essere chiaramente visibile e la mia lingua iniziava a conoscerla, a sentire la sua morbida consistenza. Emanava quel profumo inconfondibile di una fica eccitata che vuole essere condotta verso un piacere sempre più intenso e profondo.
Era lucente, luccicava per quella sostanza incolore che la ricopriva sempre più copiosamente, riflettendo nella penombra la poca luce del giorno che ormai stava lasciando il posto all’oscurità.
Lei aveva iniziato a girare la testa per cercarmi, guardarmi, ma i suoi occhi non riuscivano ad aprirsi completamente, tanta era l’eccitazione che li riempiva. Il mio cazzo era ormai diventato durissimo e, senza che me ne resi conto, mi ritrovai in un attimo in quel luogo di piacere, ormai completamente bagnato, dove mi muovevo con facilità cercando con sempre più forza la via per raggiungere l’istante di massimo godimento in cui la mia essenza si sarebbe unita alla sua.
Uscii da lei per un attimo perché volevo guardarla negli occhi.
Così la convinsi con le mie mani a rigirarsi per poi rientrare dentro di lei con ancora più impeto, sentendo e guardando il suo corpo muoversi sotto di me, soffermandomi sul viso arrossato per l’eccitazione e i capezzoli turgidi come spilli. Venimmo insieme con un grido selvaggio, dimenticando totalmente che ad un centinaio di metri la gente continuava a passeggiare normalmente in una zona molto trafficata della città. Facemmo in modo che ogni parte del corpo di ognuno aderisse il più possibile a quella dell’altro, affinché non ci fosse tra di noi più nessuna distanza fisica e mentale. Eravamo due sconosciuti che avevano oltrepassato le barriere dell’identità, delle proprie storie personali per fondersi in un’incredibile testimonianza di condivisione, dove il piacere dei sensi era stato il collante potentissimo di questa unione.
Eravamo praticamente distesi per terra, in una posizione non certo comoda, ma che non ci aveva impedito comunque di seguire il corso inarrestabile di quella poderosa passione.
Dopo che riprendemmo coscienza di noi stessi lei mi guardò ancora intensamente per qualche istante, e lentamente si allontanò dal mio corpo. Ora mi scrutava così come aveva fatto la prima volta sulla strada, quasi seriamente, ma con una punta di dolcezza e soddisfazione che prima sicuramente non c’era. Si sistemò le mutandine, si alzò decisa e si allacciò i pantaloni.
Poi si diede una vigorosa scrollata con la testa che le rimise quasi in ordine quei lunghi capelli neri che ora le riavvolgevano la schiena come un morbido mantello. Mi salutò con un cenno della testa, e il suo sguardo in quell’istante riuscì incredibilmente a contenere tutto, tutto quello di cui avevo bisogno prima di non rivederla più. Si voltò e silenziosamente s’incamminò con passo lento nella direzione da cui eravamo venuti. Sapevo che non avrei potuto fare niente per fermarla ma soprattutto sentivo che non dovevo fare niente.. perché la perfezione è il sottile equilibrio esistente tra qualcosa che trovi e qualcosa che perdi, anche dopo pochi istanti.
Dopo quell’esperienza ora so che due “sconosciuti” possono trovare la perfezione, in qualunque luogo e in qualunque momento.