Da quel tuffo col paracadute
Mi chiamo Alessia, ho 22 anni, vivo e studio a Torino. Ho sempre vissuto in un paese vicino Torino, dove ho fatto tutte le scuole.
Appena iniziai la prima elementare arrivò nella mia classe un nuovo bambino, molto vivace e molto simpatico: il suo nome era Cristian. Non relazionai subito con questo nuovo compagno di classe, anche perchè lui si aggregò con i maschi e io preferivo stare con le femmine. Un giorno la maestra decise di mettere accanto a me proprio Cristian. Da quel momento non ci separammo più. Diventammo amici per la pelle e durò per tanto tempo.
Io sono sempre stata una ragazza che gli piaceva studiare, Cristian, invece, non è mai stato un „Einstein“, ma grazie al mio aiuto, riusciva a cavarsela con qualche sufficienza. Siamo sempre andati d’accordo su tutto, anche se delle volte mi ha fatto un po‘ arrabbiare, ma ci volevamo bene.
Io e Cristian abbiamo avuto delle esperienze diverse, ma comunque tutto quello che non c’era che non andava con i nostri partner, riuscivamo a risolverli grazie alle tante chiacchierate che ci facevamo.
Da qualche anno non ho più rapporti sentimentali con gli uomini, dopo che il mio ultimo ragazzo mi ha tradito con la sua „ex“ scopamica, invece Cristian è uscito da poco da una lunga relazione. Per sollevare il suo umore gli ho chiesto di lanciarsi insieme a me con il paracadute. Infatti il paracadutismo è sempre stato la passione di Cristian tanto da prendere il patentino da istruttore, ma da quando si è lasciato non si è più voluto lanciare dal paracadute. Cristian accettò volentieri, anche perchè mi aveva promesso di farmi fare un lancio per staccare dallo studio.
Arrivammo al giorno del lancio. Prima di salire nell’aereo Cristian mi tranquillizzò e mi dette un po‘ di istruzioni di routine. Salimmo e arrivammo in quota: ero sempre agitata, tanto da arrivare a convincere il pilota a scendere, ma le parole di Cristian e dei ragazzi che erano presenti mi hanno fatto tranquillizzare.
Era arrivato il momento: io e Cristian, in tandem, dobbiamo lanciarsi. Il panico tornava al sopravvento, ma quando mi disse di buttarmi, lo feci e lì mi sono sentita libera. Non ho più pensato a nulla, fino a quando, in teoria, Cristian doveva aprire il paracadute.
„NON SI APRE“ urlò Cristian, iniziai ad urlare come una matta (beh, cosa devi fare?) e mi misi a piangere, ma Cristian, con una velocità incredibile, riuscì ad aprire il paracadute di emergenza. Ero agitata e Cristian mi abbracciò per tranquillizzarmi. Sentii qualcosa di strano dietro di me e capii che Cristian era eccitato. Sentii il suo cazzo indurirsi sempre di più, io sempre più incredula, ma sempre più pensierosa.
Fortunatamente arrivammo a terra, incredula di quello che era successo qualche minuto prima, mi girai un attimo verso Cristian e lo baciai. Lo baciai in bocca. Non lo so, forse era il momento di liberazione da tutto il casino che si era creato in aria, ma lo baciai.
„Cosa cazzo sto facendo!“ – mi rimproverai – „Scusa Cri, non volevo“. „Stai tranquilla Ale. Non è successo nulla. E‘ stato bello.“ – rispose Cristian. „Cri, forse abbiamo ancora troppo sangue nel cervello.“ – replicai – „Andiamoci a prendere qualcosa da bere“.
Dopo esserci cambiati, prendemmo la mia auto e andammo al bar più vicino. Iniziammo a parlare di quello che era successo in quei minuti in aria, evitando però di parlare dell’episodio del suo cazzo indurito.
Dirigendoci verso casa di Cristian continuammo a parlare, finchè non iniziò a sospirare.
„Senti Alessia, sono 16 anni che ci conosciamo. Quello che ho fatto in questo tempo l’ho fatto grazie a te. Sei un pezzo della mia vita e tu lo sai, ma non voglio più essere tuo amico.“ – mi disse Cristian. „Cosa intendi dire Cri?“ – risposi con il cuore in gola. „Intendo dire che da quando eravamo in terza superiore che non smetto di guardarti, di pensarti, di amarti.“ – continuò Cristian con sempre più sicurezza – „Alessia, io ti amo“.
Non ci credevo, Cristian si era dichiarato a me. Proprio Cristian! Cristian!
Rimasi senza parole, non dissi più nulla. Continuai a guidare come non fosse successo niente. Arrivammo sotto casa sua e mi fermai. Cristian, deluso, mi salutò e aprì lo sportello per scendere dall’auto, ma lo presi dalla maglia e gli dissi di rimanere in macchina.
Ripartimmo subito e Cristian, arrabbiato, urlò: „COSA STRACAZZO STAI FACENDO?“. „Fidati di me“ – risposi. Arrivammo in un parcheggio di un albergo, gli dissi di stare calmo e di ascoltarmi: „Cri, ti ho portato qui perchè voglio che tu mi scopi. Anche io ti amo cazzo. E‘ da quando siamo in prima media che ti ho sempre cercato, se no non ero qui. Sono pazza di te e voglio che tu mi porti dentro, paghi una camera con i miei soldi della retta e mi fai divertire.“. „Sei pazza? Tu vuoi che spenda i tuoi soldi della retta? E come continuerai a studiare?“ – rispose sbalordito Cristian. „Non me ne frega. Non posso stare sempre davanti ai libri come una cogliona. Una volta nella vita dobbiamo fare una cazzata, e la voglio fare con te“. Mi avvicinai e lo baciai. E‘ stata una sensazione bellissima. Scendemmo dalla macchina, entrammo in albergo, pagammo e andammo nella nostra camera.
Arrivati nella camera buttai Cristian nel letto e cominciai a spogliarmi. Mi levai la t-shirt e i jeans, mi avvicinai a Cristian e lo baciai. Abbassai lo sguardo, vedevo il suo cazzo indurirsi sempre di più, gli tolsi i pantaloni e le mutande e vidi quel bel cazzone lungo che non mi sarei mai immaginata. Mi avvicinai al suo cazzo e iniziai a fargli una pompa come si deve. Non riuscivo a tenerlo in bocca da quanto era grosso, mi staccai dal cazzone e cominciai a succhiargli le palle. Come godeva di brutto. Poi si alzò e mi disse di fargli vedere il mio seno. Mi sfilai il mio reggiseno e voilà. Gli mostrai le mie boccie, una terza abbondante, e cominciò a succhiarmi i miei capezzoli da paura (parole di Cristian). Dopo un po‘ presi il suo cazzo e glielo feci mettere tra le mie tette, facendogli fare una spagnola che non ci saremmo dimenticati di certo. Stavamo godendo e cominciavo a bagnarmi sotto. Presi e mi sfilai le mutandine, lui cominciò a leccarmi la mia figa bagnata facendomi godere ancora di più.
Non ce la facevo più. Volevo il suo cazzo dentro di me, gli dissi che poteva iniziare e me lo infilò tutto dentro la mia patatina. DIO MIO CHE EMOZIONI. Un piacere incredibile. Non avevo mai preso niente del genere e ero certa che non ne avrei presi di migliori, ma cazzo che piacere. Mi fece mettere a pecora, sopra, sotto, di lato. Non riuscivo più a trattenermi e gli urlai: „AMORE, VIENI DENTRO!“ Dopo poco sentii dentro di me il suo sperma caldo ed eravamo felici.
„Cri, è la prima volta che mi sento una vera donna. Grazie per tutto quello che hai fatto per me. Senza di te non sarei niente“ – gli dissi dopo tante coccole. „Non devi ringraziare me, ma chi ci ha uniti. Senza di lei non saremo qui.“
Passammo tutta la notte in albergo e ci riposammo benissimo.
Beh, vi starete chiedendo cosa abbiamo fatto dopo quella notte! Beh, io sto continuando a studiare, sono riuscita a pagarmi la retta e sto finendo gli ultimi esami. Cristian ha trovato un buon lavoro presso un azienda agricola e con il suo lavoro riusciamo a vivere noi due insieme, ma fra qualche mese saremo in tre. Perchè sono incinta di Aurora e nascerà fra qualche mese. Non sono mai stata più felice di così.