Una deliziosa serata di Primavera.
Ricordi quella sera Gianna?
Ero rientrato dal lavoro e ti avevo detto che saremmo andati a cena fuori.
Ti portai al porticciolo. Il ristorantino e proprio sul molo di Marina di Cecina.
Tarda Primavera, subito dopo la Pasqua.
Solo qualche turista tedesco, in giro.
Poi entrò un uomo. Ricordi? Vedendomi si venne subito verso di me con grandi saluti e un forte abbraccio. „E‘ un mio ex collaboratore, divenuto amico“ ti dissi quando mi guardasti come a chiedermi chi fosse il tipo. „Sono anni che non ci vediamo, vero Walter?“ Allora ti alzasti e gli porgesti la mano per le presentazioni. Lo pregai di accomodarsi con noi, ricordi? Ma lui non voleva disturbare e diceva che la bella signora che stava con me non meritava tanto fastidio.
Ma io gli spiegai che tu eri la mia nuova moglie e tu, cortese e garbata, lo invitasti a tua volta a rimanere con noi dato che era solo. Ricordi?
Bel tipo, Walter: alto, brizzolato, atletico, bel sorriso e una simpatia contagiosa. Ricordi, Gianna.
Wanter ti mise subito a tuo agio e a forza di aneddoti, di ricordi in comune con me, di barzellette e tanto Prosecco che io ruffiano ti versavo per farti cedere ti fece ridere a crepapelle; le tue risate risuonavano sempre più alte e un pò sguaiate nel ristorantino praticamente vuoto tranne noi.
Poi lui andò un attimo in bagno e io ti chiesi se ti piacesse.
„Mmmmmm…Siiii, eccome se mi piace!“ mi dicesti passandoti la lingua sulle labbra in modo osceno; gestaccio che facevi solo quando bevevi.
Eri un pò brilla, ma eri bellissima con le guance arrossate e gli occhi umidi dal ridere.
Poi a tua volta ti alzasti per andare in bagno. walter fissava il tuo culo mentre ti dirigevi in fondo al locale e poi guadando me disse: „Splendido culo, tua moglie, davvaro bello!“
Walter mi guardava interrogativamente chiedendomii: „Allora, le piaccio?“ io, con malizia e facendogli l’occhiolino, annuii a lungo. „Provaci, per favore“ gli dissi con la voce un pò tremante dall’emozione. Tornasti e io subito ti versai un altro Prosecco, che tu tracannasti.
Poi, pagato il conto, decidemmo di uscire a fare quattro passi per digerire.
Ormai le barzellette erano sul sesso. Lui ci faceva scompisciare dalle risate.
Tutti e tre ci avviamo verso il mare, allontanadoci dalle luci del molo; si sentiva la risacca e il mare dove la luna si specchiava a tratti. Raggiungemmo quindi la battigia camminando per qualche centinaio di metri. Eravamo solo noi tre su quella spiaggia. Quella spiaggia non è molto larga: fra mare e pineta solo poche decine di metri.
Ridevate meno, ma eravate sempre vicini vicini e bisbigliavate. Poi lui ti diceva qualcosa, complimenti forse, e tu ti schernivi ridendo.
Io mi ero avvantaggiato di qualche decina di metri. Poi voltandomi verso di voi vidi nel buio, appena rischiarato da una luna a tratti coperta dalle nubi che lui ti teneva vicina vicina e tu avevi la faccia voltata all’insù verso la sua: era alto Walter, molto alto. Tu avesti un brivido credo, perché lui si tolse il pullover e te lo mise sulle spalle, traendoti a se e circondandoti con un braccio, per riscaldarti, naturalmente.
Ormai ero abbastanza avanti e voltandomi ancora vidi quello che tanto speravo: stavate baciandovi sulla bocca. Avvinti. Lui abbassato verso di te e ti in punta di piedi verso di lui.
Poi guardaste dove pensavate che io fossi, ma non mi vedeste, un pò per il buio e un pò perché mi ero accucciato dietro un patino sulla riva per spiarvi meglio.
Allora vi guardaste e poi di corsa vi dirigeste verso la pineta. Lui ti tirava tenedoti per mano e tu gli correvi dietro inciampando. Scompariste fra la vegetazione e i pini.
Mamma mia che emozione!
Non credevo potesse succedere che tu tu lasciassi andare subito così. Ma avevo lavorato bene: per molti giorni non ti avevo fatto godere durante i rapporti sessuali. Ti lasciavo sempre a metà . E quando tu una notte mi sussurrasti che avevi tanta ma tanta voglia di cazzo capii che eri pronta.
Ora, correvi dietro un uomo che ti trascinava in pineta e sono sicuro che eri bagnata fin lungo le cosce, come ti succede quando vai in calore.
Pratico della pineta, in un baleno la raggiunsi e ci entrai, e senza far troppo rumore vi cercai. Bastò poco per trovarvi, orientandomi nel buio coi tuoi gemiti.
La scena per poco non mi fulminò: dietro un grande cespuglio, ai piedi di un pino, in un piccolo spiazzo tu eri a pecorina, inginocchiata sul suo golf, con le mutande calate e il culo bianco spinto in alto. La sottana arrotolata sui lombi. Lui aveva i calzoni calati alle caviglie e ti trombava con forti colpi decisi. Forse lui percepì la mia presenza ma seguitò a trombarti con furia bestiale, facendoti gemere forte e smaniare in maniera oscena, tanta era la tua voglia di cazzo. Ebbi subito l’erezione, malgrado che già da tempo una certa difficoltà erettiva mi preoccupasse e mi obbligò a estrarre il pene, masturbandolo furiosamente. Ora la vista si era adatatta al buio e non riuscivo a distrarre la vista dai vostri corpi scomposti. E quel cazzo! Walter aveva un palo se confrontato ai miei quindici centimentri. Ma non ne ero invidioso, no! Ero affascinato da quel randello che affondava su e giù dentro di te. Lo ammiravo. Ero felice che ti desse così tanto piacere. Ero arrapato come solo i veri cornuti sanno esserlo quando la loro moglie viene montata dal bull. Presi com’eravate dalla furiosa libidine che vi isolava da tutto e tutti non pensaste neppure per un attimo a me.
E lo volesti dentro fino in fondo perché ti sentivo incitarlo con voce roca. Fino a che lui non ebbe l’orgasmo dentro di te. E quando sentisti il suo affondo e il suo ruggito soffocato, con una serie di gemiti e digrignare di denti, venisti anche tu… E anche io venni con qualche schizzetto che cadde sul fogliame. Oscena a culo all’aria, lo trattenesti dentro finché i tuoi e i suoi sussulti non cessarono. Quando lo estrasse tu scoreggiasti dalla vagina; scoppiaste in una risata, anche se tu eri un pò imbarazzata. Poi il vostro respiro tornò normale. Ti accucciasti per pisciare e lui ti porse una salvietta con la quale asciugasti la tua vulva che immaginavo congestionata dalla quale certo il suo seme colava fra gli aghi di pino.
Pian piano mi ritrassi senza far rumore, attento a non spezzare ramette che avrebbero potuto rivelare la mia presenza mentre voi rimaneste ancora abbracciati a sbaciucchiarvi.
Ero in riva al mare quando riappariste uscendo dalla pineta e io mi sbracciai per farmi vedere da voi. Veniste verso di me tenendovi per mano, sfacciatamente. Vi chiesi dove eravate finiti e tu ridendo allusiva, guardando un pò me e molto lui, mi ripondesti che ti era venuta voglia di fare pipì e che lui ti aveva accompagnata in pineta perché da sola avevi paura; poi ridesti forte e ti stringesti a lui passandogli il braccio intorno alla vita.
AH! Dimenticavo di dirti, Gianna: Walter era mio complice. Trovato con un’inserzione su Fermoposta.