Cloro
Finisco di sistemarmi I capelli dentro la cuffia di lattice. Li fisso con delle mollette, per aiutarmi, perchè I miei boccoli scuri proprio non vogliono saperne di essere domati.
Tolgo l’accappatoio, lo appoggio sulle gradinate accanto alla piscina, e mi dirigo a inizio vasca. Infilo gli occhialini, salgo sul bordo e mi tuffo di testa.
Inizio a fare le mie solite vasche a stile, entrando e uscendo dall’acqua a ritmo di ogni bracciata.
Dieci, venti, trenta vasche. Sono soddisfatta dei miei ritmi, 30 anni e la stessa agilità di quando ne avevo 15 e partecipavo alle gare di nuoto scolastiche.
Dopo le prime quaranta vasche, mi fermo e mi avvicino al bordo della piscina. Mi appoggio con la schiena alle piastrelle azzurre, per riprendere fiato. Tolgo gli occhialini e me ne sto lì in ammollo.
Vedo con la coda dell’occhio qualcuno tuffarsi nella stessa corsia in cui mi trovo. Nelle altre corsie ci sono almeno 3 o 4 persone, quindi quel ragazzo alto e dal fisico asciutto decide che la mia corsia sia la migliore. Lo osservo mentre nuota senza fermarsi mai, passandomi davanti più volte rapido e s**ttante. Osservo il suo corpo e i suoi muscoli tendersi per lo sforzo. Non è particolarmente grosso né palestrato, ma ha comunque un bel corpo liscio e ben formato.
Dopo un po‘ anche lui si ferma. Toglie gli occhialini e si accosta al bordo come io avevo fatto prima di lui. E‘ a poco meno di un metro da me. Mi guarda, fa un timido sorriso e poi torna a guardare dritto davanti a se. E‘ molto più giovane di quello che sembrava. Avrà 23, forse 24 anni. Non capisco cosa ci sia in lui che mi attira tanto, eppure la sento l’attrazione. Mi piace il suo viso pulito, fresco. Mi avvicino un po‘ e lo guardo.
-Ciao.- dico.
Lui mi guarda.
-Ciao..- risponde.
Gli sorrido e gli porgo la mano.
-Mi chiamo Angelica.-
Lui mi stringe la mano sorridendo a sua volta. Ha una stretta forte e decisa, e questo mi piace.
-Sono Marco.-
-Piacere di conoscerti, Marco. E‘ la prima volta che ti vedo qui. Io vengo tutte le settimane, ma mi ricorderei di te.-
Lui annuisce.
-Si, infatti è la prima volta che vengo qua. Mi sono appena trasferito nel quartiere, prima vivevo dall’altra parte della città.-
-Ah, ma bene!- dico sempre sorridendo.
Quel ragazzo m’intriga. Mi avvicino ancora un poco e mi appoggio di nuovo con la schiena al bordo. Ce ne stiamo lì vicini, i gomiti che si sfiorano, a guardare gli altri nuotare nelle altre corsie. Mi accorgo con la coda dell’occhio che lui sta sbirciando nella mia direzione, probabilmente cercando di non essere visto. Io mi tolgo la cuffia, lasciando cadere sulle spalle i miei capelli bagnati, prendo un elastico dal polso e inizio a legarmi i capelli in una crocchia alta sulla testa. So che mi sta guardando. So che guarda i miei grossi seni alzarsi leggermente, e probabilmente vede la forma dei miei capezzoli turgidi coperti dal costume olimpionico. Finisco di sistemare i capelli e mi giro verso di lui, che abbassa la testa di s**tto. È diventato rosso in viso. Attraverso l’acqua, mi sembra di percepire un rigonfiamento dentro il suo costume aderente. Ricomincio a guardare dritto di fronte a me. Alzo una mano per ricambiare il saluto di una delle istruttrici di nuoto che mi vede da qualche corsia di distanza, per poi tornare a seguire i ragazzi del suo corso.
-Lo so che ti piaccio.- dico senza guardarlo.
Lo sento irrigidirsi accanto a me.
-Ho percepito il tuo sguardo. Probabilmente ti affascina l’idea di una donna più grande di te che se ne sta qui vicina a te, in costume da bagno, lo capisco. E credimi..-
Mi giro e lo guardo. Lui alza lo sguardo su di me e mi guarda a sua volta, sempre rosso in volto.
-..anche io sono affascinata da te.-
Guardo di nuovo dritto davanti a me. Metto una mano sott’acqua e l’appoggio sul suo pacco. Lui si lascia sfuggire un gemito leggero, per la sorpresa. Non mi ero sbagliata, posso sentire il suo pene duro ed eretto attraverso il costume. Sorrido maliziosa, sempre senza guardarlo.
-Allora- comincio -che fai nella vita, Marco?-
Lui non risponde. Respira in modo pesante, è eccitato e allo stesso tempo intimidito. Lo guardo.
-Studi? Lavori?-
Faccio scivolare la mano dentro il costume e lo stringo nella mia mano, accarezzandolo.
Attendo qualche altro istante, mentre lui cerca di comportarsi come se non avesse la mia mano sul suo arnese.
-I…io…aah…- balbetta.
Prova a ricomporsi, prende un bel respiro.
-Io studio..- dice -..vado all’università. Economia e commercio.-
-Ah, ma che bello! Avevo degli amici che frequentavano quella facoltà. Io invece mi sono laureata in lettere moderne. Ma si parla di qualche anno fa, ormai.-
Lui annuisce e abbozza un sorriso, ma subito il suo volto si contrae in una smorfia di piacere perchè con la mano ho iniziato a fargli una sega dentro il costume.
-Sei fidanzato?- domando, guardandolo negli occhi. Lui non distoglie lo sguardo, improvvisamente un po‘ meno intimidito.
-No, non più. Ho alle spalle una storia…finita da poco..-
Fatica a finire la frase, e ansima. Davanti a noi nelle altre corsie la gente nuota, chiacchiera a bordo vasca, si tuffa dai trampolini. Da un momento all’altro qualcuno potrebbe decidere di entrare nella nostra corsia, e mettere fine al nostro gioco. Ma per il momento va tutto bene. Nessuno ci disturba.
Aumento la velocità e lui fatica sempre di più a nascondere i brividi di piacere. La sua espressione è ferma, ma i muscoli del suo volto ogni tanto si contraggono senza che lui riesca a controllarli.
Smettiamo di parlare. Lui guarda di fronte a se, io faccio altrettanto. La mia mano non gli da tregua e continuo a masturbarlo sott’acqua. Ogni tanto emette dei sussurri, dei gemiti leggeri, trattenuti a stento, che io riesco a sentire. Mi sento eccitata tanto quanto lo è lui, e i miei capezzoli sono così duri e turgidi che mi sembra possano bucare il costume da un momento all’altro.
Vado avanti per quasi dieci minuti finchè all’improvviso lui si volta verso di me e mi fissa negli occhi.
-Sto…sto per venire…- sussurra, paonazzo in volto. Gli leggo in faccia lo sforzo che sta facendo.
-Non credo di poter res****re ancora…-
Sfilo la mano dal suo costume. Lui sembra rilassarsi un poco e riprende fiato. Io gli sorrido.
-Credo sia arrivata l’ora per me di uscire, sono qui dentro da troppo. Forse dovresti uscire anche tu. L’acqua ti rovinerà la pelle.-
Gli lancio un ultimo sguardo e esco dalla piscina facendomi leva con le braccia. Recupero l’accappatoio e rientro negli spogliatoi. Mi fermo appena dietro l’angolo. Sciolgo i capelli e aspetto. Dopo un paio di minuti lo vedo sbucare di fronte a me, fradicio. L’erezione ancora lì, al suo posto.
Si fionda su di me, mi schiaccia contro il muro e inizia a baciarmi. Io ricambio, avvinghiandomi a lui, mentre sento già le sue mani dappertutto.
-Non qui…-sussurro.
Mi libero e lo conduco dentro una delle cabine dello spogliatoio, l’ultima in fondo. Chiudo a chiave il cubicolo e siamo in penombra, in questa s**tola di legno poco spaziosa. Al suo interno solo dei ganci per appendere gli abiti e un’asse fissata ad una delle pareti che serve da panca.
Lui ricomincia subito a baciarmi e con un gesto deciso mi abbassa le spalline del costume e me lo tira giù fino all’ombelico. Mi prende i seni tra le mani e sento le sue dita pizzicarmi i capezzoli. Lascio andare un gemito quando si abbassa e inizia a leccarli e succhiarli, mentre io inarco la schiena premuta contro una delle pareti. Porto le mani ai suoi fianchi e gli faccio scivolare giù il costume, scoprendo finalmente il suo pene gonfio e rigido. Lui se ne libera con rapidità e poi tira giù completamente il mio, lasciandomi nuda, le gocce d’acqua che mi colano per tutto il corpo. Mi spinge sulla panca, mi siedo. Lui si inginocchia, si mette le mie gambe sulle spalle, e affonda la faccia tra le mie cosce. Inizia a leccare e i miei gemiti iniziano a farsi sentire. Ad ogni leccata è una scossa, ogni scossa un gemito che non riesco a trattenere. Inarco la schiena mentre lui riprende a massaggiarmi i seni e la sua lingua non si ferma mai. Sento delle voci fuori nello spogliatoio, così chiudo la bocca. Mi mordo il labbro per cercare di non fare rumore, anche se ogni tanto qualche mugolio mi scappa. Lui si ferma, si alza e mi bacia. Poi mi guarda intensamente.
-L’hai voluto tu.- sussurra con un sorriso.
Mi tira in piedi, mi ritrovo di nuovo contro la parete. Da una leccata ai miei capezzoli, poi con un gesto deciso mi solleva una gamba e sento quasi subito il suo pene scivolarmi dentro in un colpo solo. Mi scappa un grido che fortunatamente mi si strozza in gola. Fuori un paio di ragazze scherzano e ridono mentre prendono dall’armadietto il necessario per farsi la doccia.
Inizia a penetrarmi con forza, dando dei colpi decisi con il bacino. Inizio ad ansimare senza controllo, in preda al piacere, sforzandomi di non fare troppo rumore ma non riuscendoci molto bene.
-Sssshhh- dice lui, e con la mano libera mi tappa la bocca, soffocando i miei gemiti.
Continua con colpi sempre più forti e ravvicinati, forse per cinque, dieci, quindici minuti, non so dirlo. Perdo la cognizione del tempo mentre vengo penetrata in quella cabina, in preda al piacere e con le cosce bagnate del mio stesso liquido caldo.
Si ferma, lo tira fuori, mi bacia. Butta a terra in fretta il mio accappatoio e mi ci fa sdraiare. In un secondo mi è sopra e ricomincia a penetrarmi. Ormai non faccio più caso al vociferare delle persone che entrano ed escono dallo spogliatoio, ho la mente completamente annebbiata dal piacere sempre più intenso. Ci scambiamo di posto, si sdraia sulla schiena e subito mi siedo su di lui. Inizio a cavalcarlo muovendomi su e giù e dando colpi secchi col bacino. Ansimo, gemo sottovoce, mentre lo guardo e vedo sul suo volto espressioni di piacere intenso. Lo bacio, gli graffio il petto, mi muovo senza sosta. Lo sento aprirmi e penetrarmi, dentro e fuori, dentro e fuori, e all’improvviso una scarica mi percorre tutto il corpo, improvvisa, e lascio andare un lungo gemito mentre inarco la schiena e l’orgasmo mi percorre dal ventre fino alle estremità, facendomi tremare.
Cerco di riprendere fiato, mi alzo quel tanto che basta da permettermi di sfilarlo. Il suo pene è fradicio dei miei umori. Lui si alza, mentre io rimango a terra, sull’asciugamano. Lo prendo in mano e mi metto a fargli una sega. So che sta per venire, ha la stessa espressione che aveva in acqua quando mi aveva fermata. Lo prendo in bocca e mi metto a succhiarlo. Lui geme per questo piacere improvviso, e inizia leggermente a tremare. Sta per scoppiare. Lo tiro fuori dalla bocca, lo punto sul mio seno e prendo a masturbarlo più veloce. Tempo qualche secondo, e inizia a schizzarmi tutto il suo seme sul seno, ansimando in preda all’orgasmo.
Si svuota completamente su di me, poi si siede sulla panca, riprendendo fiato. Mi pulisco con un lembo dell’accappatoio e mi alzo. Mi avvicino e lo bacio dolcemente, poi gli lecco l’angolo della bocca e mi allontano un po‘ mentre lui non smette di guardarmi, rapito.
-Credo…credo che…sia stata…l’esperienza…più eccitante della mia vita..- dice con il fiato corto.
Io gli sorrido.
-Te la meritavi. E io anche. Era da un po‘ che non provavo un piacere così.-
Lui non smette di guardarmi. Sorride.
-Grazie.-
Io m’infilo l’accappatoio pronta ad uscire dalla cabina.
-Non devi ringraziarmi, davvero. E‘ stato bello per entrambi.-
Si alza, mi afferra da dietro, senza voltarmi, e mi stringe contro di sé. Sento il suo respiro sul mio collo, le mani sui miei seni, il mio cuore che batte all’impazzata.
-Invece devo. Devo e voglio ringraziarti.-
Mi slaccia l’accappatoio, lo apre.
-Ma cosa…aspetta..- provo a dire, ma lui già fa scivolare una mano sul mio ventre.
-Allarga un po‘ le gambe..- mi dice.
Io esito un istante, ma poi faccio come dice.
La sua mano scivola giù, tra le mie gambe, e inizia a massaggiarmi il clitoride con le dita.
Ricomincio a gemere quasi subito. E‘ maledettamente bravo, e le sue dita scivolano e si muovono esattamente nel punto giusto e nel modo giusto. Quasi senza accorgermene divarico di più le gambe e chiudo gli occhi, e mi lascio toccare così fino a che di nuovo esplodo in un altro orgasmo.
Rimaniamo così per qualche minuto, in silenzio, mentre il mio cuore inizia a calmarsi e lui mi stringe da dietro. Sento l’odore del cloro che mi invade le narici, pungente. I nostri corpi sono cloro, odorano di cloro. Sono come mischiati assieme, come il cloro disciolto nell’acqua.
-Se ti interessa..- inizio -..io sono qui tutte le settimane per tre giorni la settimana. I giorni centrali, di solito. Potremmo nuotare insieme, qualche volta. Magari poi possiamo andare a berci un caffè. O magari niente di tutto questo.-
Lui rimane in silenzio per un attimo.
-Mi piacerebbe molto.- dice.
Mi sciolgo dal suo abbraccio, lo saluto, esco dalla cabina.
Sono andata in quella piscina per anni, tutte le settimane, per tre giorni la settimana.
Non mi sono mai sentita spossata come oggi.