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BIG CLIT

Finalmente le agognate vacanze. 15 giorni di sole, spiaggia e relax in un paesino della calabria. Al lido facemmo conoscenza con una giovane coppia, sulla 30ina, con un bambino piccolo. Lui calabrese, lei milanese, erano lì per il mare e per far visita ai genitori di lui. Lei, Fiorella, bella donna, un invidiabile culetto a mandolino e due tette sode di una terza misura anche se con il viso leggermente butterato dall’acne adolescenziale. Eravamo su due file contrapposte, loro davanti a noi e le prime giornate trascorsero in chiacchiere come normalmente si fà con i vicini di ombrelloni. Lei portava dei costumi abbastanza larghi e a mezza coscia tipo pantaloncino, tranne un pomeriggio che ne usò uno normale. Nello stendersi aprì le gambe leggermente e senza malizia e notai una protuberanza proprio lì in mezzo. Al momento non ci feci caso più di tanto, ma guardando meglio immaginai che doveva essere il suo clitoride e così mi ritrovai a fissarla per quasi tutto il pomeriggio, facendo attenzione a mia moglie e al marito ma anche a lei perchè non volevo che se ne accorgesse per evitare una figuraccia. Tra chiacchiere e aperitivi trascorse anche quel pomeriggio con me che tentavo sempre di sbirciarle tra le gambe. La mattina dopo, in acqua, mi chiese perchè il giorno precedente la fissassi così intensamente. “Te ne sei accorta?” Le chiesi. “Certo”, mi rispose, “anche se non capisco perchè”, ci conosciamo da quasi 10 giorni e ieri è stata la prima volta. Sfacciatamente le dissi che la guardavo in mezzo alle gambe. “Si vede molto?” “Si”, le dissi “..e credo che deve essere una cosa bellissima”. “Non me ne parlare, guarda, è la mia vergogna portarmi quest’affare tra le gambe, a volte mi sembro un uomo”. “Non devi vergognartene, è uno strumento di piacere e ciò che dà piacere non può essere vergognoso”. “Si, lo sò, ma vorrei che mio marito l’apprezzasse, invece si limita a zomparmi addosso, quattro botte e tutto finisce” “Vuoi dire che non te l’ha mai leccato o succhiato”, le chiesi. Mi rispose di no, che non sapeva cosa significasse godere, che l’aveva presa vergine. Aveva sentito parlare del godimento fisico, ma non era sicuro di averlo mai raggiunto . Le chiesi se avesse internet a casa, lei
rispose di si. Dissi “quando sei da sola fai una ricerca con google metti come chiave racconti e scopodonnexsetteore, scoprirai qualcosa di me, poi ne riparliamo”.
Il pomeriggio si ripresentò in spiaggia e quasi non mi guardava, ma vedevo che aveva le guance rosse. Approfittando di un momento che eravamo soli mi avvicinai e prima che potessi parlare mi chiese “ma davvero fai tutte quelle cose con le donne?, io non ne avrei mai il coraggio”. “Beh mi basterebbero 10 minuti da soli per farti ricredere”. Restò pensierosa e perplessa per un attimo poi mi disse “vorrei provare, ma deve essere per una sola volta e non voglio che mi giudichi una troia”. “Tranquilla” le dissi, “se hai letto di me, sai anche che non giudico mai nessuno e, vedrai che ti servirà anche con tuo marito per la tua vita futura”. Mi disse che l’indomani il marito andava a pesca in barca col padre e il bambino e che era sola a casa.
L’indomani inventai una scusa con mia moglie e alle 9 ero da lei. Mi accolse col due pezzi della spiaggia, mi trascinò dentro e prese a baciarmi con foga. La sua bocca era dolce e sapeva di fragola, presi a stringerle le tette dopo averle tirate fuori. Due tette che non avevano bisogno di reggiseno, che presi a succhiare avidamente. Infilai la mano destra nello slip per verificare se la mia prima impressione era esatta…Non mi ero sbagliato, nelle mie mani c’era un clitoride lungo quanto metà del mio mignolo…un piccolo cazzo…Ebbe un brivido come una scossa elettrica…Mi disse “scusa, ma lì sono molto sensibile..” La stesi sul letto, la spogliai e apparve un qualcosa al di là di ogni immaginazione. E’ vero che tra le gambe aveva un piccolo cazzo, ma sotto c’erano due grandi labbra vaginali polpose, rosee e lucide di umori, perfettamente depilate perchè come mi disse dopo i peli le davano fastidio al clitoride, il tutto sormontato da un triangolino sul monte di venere.
Uno spettacolo insomma, come diciamo dalle nostre parti: 3 chili di fica, buon peso…Mi ci fiondai e presi a leccarla avidamente, spostai in alto il clitoride e passai la lingua tra le labbra della fica leccandole gli umori che scendevano copiosi, aveva un buon sapore. Glielo presi in bocca e presi a succhiarglielo…Il suo corpo era attraversato da continue scariche, alternavo succhiate a leccate ed iniziò a godere urlando “Oh Dio che bellooooo!!!!…succhiami!!!!!, leccamiiiii!!!!, fammi godere!!!! non fermarti”, e più leccavo più si bagnava. La sua fica secerneva umori bianchicci e attaccaticci ed era diventata parecchio scivolosa. Godè in modo scomposto, poi si accasciò come una bambola inanimata, ma non le diedi tregua. me la misi sopra, lei me lo prese in mano tentando di infilarselo, ma io le dissi di lasciare fare a me. Glielo misi tra le grandi labbra in modo che il suo clitoride fosse schiacciato tra il suo pube e il mio cazzo e le dissi di muoversi avanti e
indietro. Così fece per parecchi minuti continuando a godere e a bagnarsi, finchè facilitato dagli umori il mio cazzo trovò il suo naturale buco. Le uscì un urlo strozzato ed iniziò a muoversi in modo scomposto, la feci fermare e le spiegai che doveva fare dei movimenti circolari, alternandoli a movimenti avanti e indietro e poi su e giù. Imparò in fretta e riprese a godere, il suo respiro era corto e affannoso, tipo le donne quando stanno per partorire, iniziò poi a gridare frasi scomposte “Me lo sento tutto dentro….mi stò sfondando…che bellooooo!! Che bel cazzo che hai!!..scopami….fammi godere…sto impazzendoooo!!!!” Me la stesi su di me e iniziai a scoparmela forte, le ero tutto dentro e il succo del suo godimento si spargeva sulla mia pancia. Finito di godere si tolse improvvisamente e si stese rannicchiata a me, ma io ancora a cazzo duro la stesi nella classica posizione del missionario e la penetrai. Dio come scivolava, bene era come un coltello caldo che penetra in un panetto di burro. Le alzai le gambe sulle mie spalle, io ero in ginocchio e con la destra le strizzavo le tette mentre con il pollice della sinistra le carezzavo il clitoride. Era uno spettacolo vederla godere sotto i miei colpi, il suo corpo era un susseguirsi di scosse e brividi mentre mi urlava di chiavarla forte, che voleva ancora godere. Le chiesi se era protetta, mi rispose di no ma che non faceva niente in quanto era sua intenzione fare un altro figlio. Accelerai il ritmo e pizzicandole forte il clitorite tra le dita venimmo insieme tra le sue urla “scopami….sbattimi…oh Dio ci sono…ecco vengo, vengooo, vengoooooo….mi inondiiiiiiii…mi piace…..come sei caldooooo”. Ci riposammo, in attesa del secondo round, bevemmo perchè avevamo la gola riarsa. Poi lei si mise inginocchiata di lato e iniziò a succhiarmelo, con la destra le carezzavo piano il clitoride gonfio e non ci mise molto a farmelo rizzare di nuovo. Quando fui pronto le chiesi di girarsi “che vuoi fare?” “Niente” risposi, “Solo sfondarti per bene”. Si girò e inginocchiata a gambe chiuse con le tette e la testa appoggiate al letto, vedevo la sua fica bella in evidenza, appoggiai la cappella e spinsi…fui risucchiato dentro di lei e iniziai a
pompare. La chiavavo forte schiaffeggiandole il culo e vi risparmio le urla e le frasi che mi diceva. A quel punto persi la testa come poche volte mi è capitato nella mia vita e, in quel momento, feci una cosa che non era da me, lo sfilai dalla fica e con un colpo solo me la inculai. Fui subito dentro di lei, facilitato dagli umori copiosi che le erano colati sul buchino nelle precedente scopata e dal mio cazzo lucido e ben lubrificato. Un potente grido le usci di bocca e fece dei movimenti scomposti per cercare di rimuovere il corpo estraneo. Più si muoveva e più le andavo a fondo: “Togliloooooo…mi stai facendo un male caneeee..toglilo per carità….mi sfondiiiii” “Buona” le dissi “ora passa e vedrai che godi”, ma lei niente, continuò per un po a gridare, poi, forse vedendo che era inutile cominciò a rilassarsi iniziando ad assecondare i miei movimenti, all’inizio leggermente, poi iniziò a muoversi avanti e indietro venendomi incontro. “Lo tolgo?” le dissi “No, lascialo lì dov’è, anche se mi fa male sta iniziando a piacermi”. Raccoglievo gli umori che colavano dalla fica e me li spalmavo sul cazzo continuando ad incularmela. Quando fu bella larga e ricettiva iniziai a muovermi sempre più velocemente mentre con una mano le masturbavo il clitoride. Iniziò a godere “Sfondami…spaccami il culo…da oggi voglio essere una troia…che belloooo!!!! Non credevo si potesse godere cosììììì….Chiava la tua puttana…inculami…” Presi ad alternare le profonde inculate a violente penetrazioni in fica, finché sentendola scossa da un violento orgasmo me ne venni nel budello stretto. Mi accasciai su di lei e stemmo così, stesi l’uno sull’altra col mio cazzo che iniziava a perdere consistenza nel suo culo. Volse lo sguardo verso di me, le dissi “Scusa per prima ma ho perso la testa, non è da me fare certe cose senza prima chiedere se sono gradite” “Non preoccuparti, anche se mi hai fatto molto male ora sto bene ed ho scoperto un nuovo modo di fare l’amore” Ci baciammo e stemmo per un poco abbracciati, ma oramai si era fatto tardi e dovevamo lasciarci. Mi disse “questa è stata l’unica volta che ho tradito mio marito, sono stata benissimo con te ma la cosa finisce qui. Amo mio marito e mio figlio, spero che capirai e non mi creerai problemi” “Tranquilla” le dissi, ” Anche io sono stato bene e neanche io voglio problemi né voglio creartene”.
Ci lasciammo con un ultimo bacio da amanti. Il pomeriggio non scese in spiaggia e neanche il giorno dopo. La rividi l’ultimo giorno di vacanza, scese teneramente abbracciata al marito con il figlio nella mano. Ci salutammo e trascorremmo la giornata in chiacchiere finché, approfittando di un momento che eravamo da soli sul bagnasciuga le chiesi se andava tutto bene. Mi disse “Si, meravigliosamente bene, ho messo in pratica con mio marito parecchie cose che ho fatto con te. Pensa non avevamo mai parlato di sesso, per pudore, io verso di lui e lui verso di me. Ora ci siamo chiariti e siamo giunti alla conclusione che mai più dovremo tenere nascoste e nostre fantasie. Mi ha chiesto di dargli il didietro che desiderava da anni ma per paura di ferirmi non me lo avevo mai chiesto. Mi è piaciuto farlo, forse perchè con lui c’è amore e l’unico mio rammarico è che non è stato il primo, ma non importa, se non era per te probabilmente tra noi sarebbe finita male col passare degli anni” Con una punta di invidia verso quella coppia innamorata, sinceramente le dissi ” Sono contento per te e per lui, però fatti viva, mi piacerebbe sapere come ti vanno le cose. Scrivimi da casa, mi farà piacere” “Sono sicura che lo farò”. Il pomeriggio tardi le rispettive famiglie si salutarono con casti baci sulle guance con la promessa/speranza di rivederci l’anno successivo, lei mi baciò sulla guancia destra e mi sussurrò all’orecchio “Grazie!!!”
Per commenti e critiche scopodonnexsetteore@yahoo.it.

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Roberto, il figlio del mio vicino (prima parte)

Abitavo sull’altro lato della strada dove stavano Roberto e suo papà. Lui era un bambino grazioso, io l’avevo visto crescere. Avevano sempre vissuto lì da quando lui era piccolo, ad eccezione di quando Roberto era stato tra i 10 e 14 anni. Sua mamma e suo papà si erano separati e lei aveva preso con se i bambini, Roberto e la sua sorella maggiore, a vivere con sua sorella e suo cognato.
C’erano stati molti rumors su quello che era accaduto mentre lui era via. Il pettegolezzo aveva detto che Roberto aveva accusato suo zio di abuso sessuale. L’uomo era stato perseguito per possesso di materiale indecente, e questo era vero, era stato scritto sul giornale locale. Lui fu spedito in galera per cinque anni.
C’erano state anche altre storie oscure: la sorella scomparve senza lasciare traccia, la mamma fu trovata morta in una macchina, apparentemente si era suicidata. E Roberto, il piccolo dolce bel Roberto, ritornò a vivere con papà nella casa al di là della strada.
A Gianni, suo padre, piaceva bere, era risaputo, questa è una piccola città ed i pettegolezzi circolano. Era una delle ragioni perché avevo tenuto sempre segreta la mia sessualità. Se la mia vecchia mamma avesse saputo che ero omosessuale gli sarebbe venuto un colpo. Quindi dovevo essere discreto. Me ne andavo ognivolta sentivo il desiderio, andavo in altre città più grandi. Non avevo mai guardato un uomo nella mia città. Là io ero uno degli uomini, il buon vecchio Bob.
A Gianni piaceva anche scommettere e sapevo che il sabato mattina alle 11 era con gli allibratori e ci passava le ore seguenti. Quindi quella mattina controllai discretamente che se ne fosse andato e capii che avevo tutto il tempo per mettere in azione il mio piano.
Avevo anche controllato Roberto, non era uscito molto in quei giorni. Pensavo che probabilmente sapeva quello che si diceva di lui e teneva un profilo basso. Si incontrava qualche volta con un gruppo di ragazzi più anziani che si riunivano sotto la spianata a mare. Andavano laggiù a bere sidro e farsi spinelli ma di solito non combinavano guai, solo erano un po’ chiassosi. A parte quello non sembrava uscire molto, certamente non di giorno. La vecchia gallina della porta accanto lo chiamava il vampiro e credo di sapere perché.
Lui è una piccola cosa magra, indossa sempre stretti vestiti neri, roba stracciata, proprio un piccolo punk. I capelli sono neri come quelli della mamma. Lei era una bella ragazza, io la vidi per la prima volta quando vennero a vivere qui. Lei era una vera bellezza anni ‘60, gambe lunghe e lunghi capelli neri, color inchiostro. Una bella faccia anche, come suo figlio. Lui ha una faccia veramente bella, naso poco pronunciato e grandi occhi verdi come un gatto. Ciglia lunghi e piccola bocca imbronciata; morbide labbra piene. Mi sarebbe piaciuto sentire quelle labbra intorno al mio cazzo.
Se i rumors erano veri, lui sapeva come succhiare un uccello!
E questo non è tutto. Secondo alcuni lui concedeva il suo culo sulla spiaggia a quei ragazzi in cambio di uno spinelllo.
Quel sabato mattina, dopo che suo papà se ne fu andato, corsi a comprare un paio di pacchetti di sigarette e delle lattine di bibite alcoliche. Poi ritornai ed andai alla porta posteriore della casa di Gianni. Sapevo che non usava mai la porta principale, scivolava sempre dentro e fuori dall’altra porta che non chiudeva mai a chiave. Sapeva di non avere niente di valore da rubare. Se avesse conosciuto il tipo di furto che volevo fare gli sarebbe venuto un infarto, ne sono sicuro.
Roberto era sdraiato sul divano a guardare la televisione quando misi la testa nel soggiorno. La casa era in disordine, nella cucina da dove ero passato i piatti da lavare erano accatastati da un paio di giorni. Mi spiaceva per Roberto, non era un luogo ideale per allevare un ragazzo.
Lui mi diede un’occhiata divertita quando entrai ma non chiese cosa ci facevo lì. Io avevo in mano le lattine e le sigarette.
“Devo vedere il tuo vecchio”, spiegai: “Gli avevo promesso di portargli questa roba. È qui in giro?”
“E’ andato fuori”, mormorò il ragazzo, i suoi occhi deviarono di nuovo alla Tivù dove un vecchio film in bianco e nero scintillava sullo schermo.
“Cosa guardi?” Chiesi sedendomi accanto a lui.
“Non so.” Roberto guardò alle lattine che avevo messo sul pavimento tra i miei piedi. “Posso prenderne una?”
“Non so. Tuo papà ti permette di bere?”
“Quello che non sa non lo disturba, non è vero?” Disse Roberto. Ora mi stava guardando con la sua espressione lievemente insolente. “Avanti, dammene una.”
‘Mi piacerebbe dartene uno!’ Pensai mentre lasciavo che i miei occhi corressero senza nascondere il fatto che lo stavo osservando. Indossava una t-shirt larga e jeans neri stretti con un buco sul ginocchio. Il suo giovane cazzo e le palle riempivano per bene l’inguine. Li potevo vedere spingere contro la stoffa usata.
Roberto vide bene quello che stavo facendo. Si appoggiò indietro contro il bracciolo del vecchio divano ed allargò intenzionalmente le gambe.
“Ti piace, vero? Dagli una bella occhiata, vecchio pervertito!”
Non me lo feci ripetere e lo feci, il mio cazzo era duro contro la mia chiusura lampo e lui poteva vederlo sicuramente.
“Se ti do una lattina, prima voglio vederti spingere giù i pantaloni. Voglio dare un’occhiata a quel piccolo corpo stretto” Gli dissi.
“Sporco stronzo!” Disse ma stava sorridendo come un piccolo squalo.
Si mise a sedere, si sbottonò i jeans e poi abbassò la zip. Io guardai emozionato mentre lui si appoggiava di nuovo indietro e si contorceva facendo scendere la stoffa nera sulle cosce snelle e bianche. Spinse le sue piccole mutande nere completamente giù fin sotto le ginocchia. Quando tornò a sedersi ed allargò le ginocchia gli indumenti scivolarono lungo le gambe sino alle caviglie. Alzò l’orlo della t-shirt in modo da farmi vedere il suo giovane cazzo che penzolava sopra il cuscino del sofà ed i peli neri e ben aggiustati delle sue palle sode. La sua pista del tesoro ordinata e nera cominciava appena sotto l’ombelico e correva verso il basso. Non era ancora molto peloso, ma quello che aveva era ben aggiustato a mezzo centimetro in lunghezza.
Gli diedi una lattina di sidro, senza parlare e lui sorrise e fece per tirarsi su i pantaloni.
“Non ancora” Dissi mettendo una mano sulla sua. “Tienli giù mentre bevi. Togliti la t-shirt, voglio vederti nudo.”
Sembrò pensarci per un momento, poi mise giù la lattina, fuori della mia portata, prese l’orlo della camicia con le due mani e se la sfilò dalla testa scura. I capelli ricaddero intorno al suo piccolo e pallido viso a cuore mentre lanciava spensieratamente l’indumento sul pavimento e riprendeva la lattina. Le sue lunghe dita bianche tirarono l’anello che gettò da parte mentre alzava la lattina alle sue piene labbra seducenti. Ingollò rapidamente l’alcol, mentre io ammiravo apertamente il suo snello corpo nudo.
La mia erezione ora stava pigiando contro la mia zip. Il ragazzo era una tale piccola bellezza e la mia testa era piena di imaginin oscene mentre lo guardavo, quasi completamente nudo ed apparentemente imperturbabile. Mi chiesi cos’altro sarebbe stato disposto a fare per il regalo giusto. Gianni non sarebbe ritornato per ore, avevo tutto il tempo per sodomizzare il suo bel ragazzo sul pavimento del soggiorno prima che tornasse a casa.
Roberto finì la lattina e la lasciò cadere sul pavimento come accidentalmente mentre lasciava cadere la camicia.
“Ti è piaciuto?” Mi chiese.
Io accennai col capo, incapace di parlare e lui rise ancora mentre allungava di nuovo una mano verso i pantaloni. Lo fermai come avevo già fatto.
“Aspetta. Cosa vuoi per lasciarti toccare?”
Ci fu un bagliore nei suoi occhi verdi mentre mi guardava. La sua piccola lingua rosa scintillò fra le sue labbra morbide mentre bisbigliava: “Accendimi una sigaretta.”
Con le mani che tremavano estrassi una sigaretta dal pacchetto e me la misi tra le labbra accendendola col mio accendino. Gliela allungai mettendogli il filtro tra le labbra ed il mio cazzo pulsò nei pantaloni sentendo la sua morbida bocca strisciare contro le mie dita. Lui succhiò dal filtro e fece scendere la nicotina nei polmoni mentre io facevo correre lentamente una mano in giù sul suo torso nudo, senza peli e poi sulla sua bianca pancia piatta. Le mie dita tremanti carezzarono l’addome e l’inguine coperti di peli scuri.
Roberto mi guardò, i suoi occhi erano impassibili mentre mi soffiava in faccia il fumo. Quando tossii emise una risata aspra ed appoggiò la testa sul bracciolo del divano. Chiuse gli occhi e continuò a fumare, quasi incurante della mia calda mano sul suo freddo pene molle.
Abbassai la cerniera della patta rilasciando la mia verga tesa e ripresi il mio gentile carezzare del suo bel piccolo cazzo e delle sode palle rotonde. Il mio sesso sporgeva diritto dalla chiusura lampo aperta. Diede una breve occhiata quando mi sentì slacciare i pantaloni ma ora stava ignorandomi di nuovo. Il suo cazzo non reagiva.
Dopo un paio di minuti dell’attrito gentile dalla mia mano lo sentii cominciare ad irrigidirsi. A quale ragazzo non piace avere il cazzo menato, dopo tutto? In risposta afferrai con un po’ più di forza il suo sesso e cominciai a pomparlo con la mano, godendo del piccolo anelito e dei piccoli lamenti sexy che questo provocò nella sua gola.
Capii che l’avrei fottuto. Lui era il ragazzo più bello che avessi mai toccato e non era certamente vergine, se i rumors erano veri. Se si lasciava inculare ogni notte sulla spiaggia da quei ragazzi, perché no dal cazzo di un uomo?
Le mie mani scivolarono alle sue gambe nude e le liberai di jeans e mutande così tutto quello che ora indossava erano le scarpe. Aprì di nuovo gli occhi per guardarmi. Non c’era paura in quello sguardo fisso pallido e bello.
“Cosa stai facendo? ” Disse esalando uno sbuffo di fumo.
“Ti spoglio.” Dissi alzandomi e togliendomi i vestiti.
Nessuno di noi di era preso la briga di chiudere le tende prima di cominciare il nostro piccolo gioco. Pensai che le finestre e la rete sporche fossero sufficienti per evitare guardoni casuali e la casa opposta era la mia e quindi non c’era nessuno che potesse spiarci.
Si tolse di bocca la sigaretta e mi guardò incuriosito mentre mi strofinavo il cazzo duro.
“Ti piace fottere, non è vero?” Gli dissi. “Ho sentito che ti piace essere inculato e succhiare il cazzo. E’ vero?”
Lui alzò le spalle senza confermare né negare.
“Fai sesso con quei giovanotti coi quali ti trovi sulla spiaggia?” Lo pressai ansioso di avere la conferma dalle sue labbra sexy.
Dopo un momento accennò col capo.
“Non con tutti.” Disse. “La maggior parte non sono ‘lads’ . Ma un paio di loro sono eccitanti. A loro piace farmi e mi danno la roba per andare con loro.”
Mi avvicinai alla sua testa e gli carezzai i capelli.
“Ti spogli così per loro?”
“No” Praticamente bisbigliò, i suoi occhi ora erano sulla mia verga dura. “Loro mi tirano giù solo le mutande poi si mettono su di me dal didietro.”
Gemetti all’immagine nella mia mente di lui sulle mani e sulle ginocchia sottoporsi alla sodomizzazione. Appoggiai la testa del cazzo alle sue piene labbra di ragazzino.
“Gli succhi il cazzo, Roberto?”
Lui accennò di nuovo col capo. Sentii il suo caldo alito solleticare la mia grossa cappella color porpora.
“Apri la bocca, Roberto.”
Mi avvicinai alla sua faccia mentre le sue labbra si aprivano ed il mio glande colante scivolava tra di loro nella sua bocca. Le mie dita afferrarono più ermeticamente i capelli neri e morbidi.
“Succhialo, Roberto!” Lo incitai. “Mostrami come li succhi. Carezzati il cazzo mentre succhi il mio. Voglio vederti venire.”
La sua mano sinistra si mosse in giù al suo pene semi eretto, vi avvolse le dita e cominciò a masturbarlo. Io gemetti di nuovo mentre le sue labbra carezzavano la mia grossa asta e la sua lingua esperta mi leccava come un gattino affamato. Il solletico della sua lingua mi eccitò come non avrei mai potuto credere. Stavo nel soggiorno del mio vicino, rigido, nudo, mentre suo figlio, nudo, mi faceva il miglior pompino della mia vita.
“Sei così bello, Roberto” Ansai mentre la sua piccola bocca lavorava la mia asta, in qualsiasi momento avrei potuto esplodere nella sua gola. “Così, caro, succhia questo grosso uccello. Strofinami le palle, Roberto. Strofinamele bene mentre mi fai il pompino.”
Allungò la mano destra e sentii quelle lunghe dita sottili cominciare a giocare con le mie noci penzolanti. Lui pompava furiosamente sul suo piccolo pene mentre mi succhiava espertamente.
“Spalanca la bocca, Roberto” Gli dissi afferrandogli i capelli in una mano e carezzandogli una guancia con l’altra mentre lo vedevo arrivare sempre più vicino all’orgasmo.
Si lamentò forte mentre le sue mascelle si allargavano ed io cominciavo a spingere il mio pene eretto più profondamente nella sua bocca. Sentii rumori sexy di soffocamento quando costrinsi la mia cappella dentro e fuori della sua gola stretta. Roberto piagnucolò e vidi lo sperma sprizzare come crema fuori della testa della sua verga rigida. Atterrò in grossi fili sul suo torace ansante e sulla pancia.
Afferrai i suoi capelli con le due mani e gli chiavai la bocca seppellendomi sino alle palle tra le sue morbide labbra. Saliva e pre eiaculazione correvano giù per il mento del ragazzo mentre prendeva sottomesso il mio cazzo. Lo sentii respirare dalle narici. I rumors dovevano essere veri, suo zio doveva avergli insegnato a succhiare il cazzo di un uomo dato che era così giovane. Era bravissimo.

Mi tirai indietro per permettergli di respirare ma quando solo la testa del mio sesso era ancora tra le sue labbra mi arresi al bisogno che bolliva nei miei coglioni e lasciai che il mio sperma caldo entrasse a getti nella sua bocca aperta. Lo estrassi, il secondo e terzo colpo di sborra finì sopra la sua faccia ed io lo guardi ingoiare e leccarsi le labbra bagnate mentre io venivo su di lui.
“Oh sì! Piccola puttana!” Gemetti. “sei così eccitante coperto in sperma, ora ti allargherò le gambe e ti inculerò.”

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Die pure Lust

Die pure Lust

Anmerkung: Diese Story hab ich im Internet geunden!!!!

Ich falle in deine Arme, setze mich auf dich und küsse dich leidenschaftlich. Du legst auch deine Arme um mich und erwiderst meinen Kuss. Mmmmh, du schmeckst so wahnsinnig gut. Will immer mehr. Du küsst meinen Hals, meinen Nacken…so zärtlich. Leise frage ich dich:“ Fühlst du, wie mein Herz rast?“ Du lächelst mich an, legst deine Hand unter mein Shirt und meinst:“ Oh ja. Fast so schnell wie meins.“ Und fast im selben Rhythmus. Du lässt deine Hand auf meiner warmen, weichen Haut liegen, streichelst mich. Streichelst meinen Rücken. Mein Atem wird ein kleines bisschen schneller. Du streichelst mich weiter. Küsst mich auf meinen Mund. Unsere Lippen, unsere Zungenspitzen berühren sich, spielen miteinander. Ich genieße diesen Kuss, tauche richtig in ihn hinein und vergesse alles um mich herum. Meine Hände gleiten unter dein Shirt und ziehen es dir aus. Du gleitest mit deinen warmen Händen über meinen Körper, legst sie leicht auf meine Brüste…streichelst sie und ziehst mir dann auch mein Shirt aus…öffnest mit flinken Fingern meinen BH. Ich schließe die Augen, stöhne kaum hörbar auf und ziehe dich an mich heran, um dich wieder zu küssen.

Du löst deine Lippen von meinen, küsst meinen Hals, und wanderst tiefer zu meinen Brüsten, nimmst sie in deine Hände und tauchst zwischen sie ein, küsst meine weiche Haut und knetest sie ganz zärtlich. Ich mache vor Lust ein Hohlkreuz. Genieße jede deiner Berührungen in vollen Zügen. Sehe dir tief in deine Augen. Meine Hände gleiten über deine Arme, legen sich auf deine Schultern, streicheln dich. Du genießt es total, meine wunderschönen Brüste zu streicheln, und dabei meine Hände zu spüren. Du leckst um meine Nippel und nimmst einen dann vorsichtig zwischen deine Lippen, massierst ihn leicht, ziehst und lutscht leicht daran, was mich leise aufstöhnen lässt. Meine Hände streicheln über deinen Oberkörper, über deinen Bauch hin zu deinem Rücken. Halten uns aneinander fest. Du drückst mich an dich, spürst mich an dir und küsst mich wieder leidenschaftlich. Dabei schließe ich wieder die Augen und streichle dir immer wieder über deinen Rücken. Du flüsterst mir ins Ohr:“ Du bist so sexy und machst mich so heiß…ich will dich…“ Bei deinen Worten schmelze ich dahin und flüstere mit einem Lächeln: „Ich gehöre ganz dir…“ Ich knabbere an deinem Hals, an deinem Ohrläppchen. Stöhne dir ins Ohr. Löse mich aus deiner Umarmung.

Nehme dich an die Hand, gehe mit dir in mein Schlafzimmer, lege dich aufs Bett und knie mich vor dich hin. Ziehe dir die Hose aus. Du schaust mir dabei leidenschaftlich in die Augen, freust dich auf das, was nun kommt. Sehe dir tief in die Augen, lächle dich zuckersüß an und ziehe dir dabei deine Boxershorts aus. Höre dein leises Stöhnen. Du genießt das Gefühl, nackt und wehrlos vor mir zu liegen, erregt und heiß auf mich. Diese Macht über dich beflügelt mich, lässt mein kleines Herz noch schneller schlagen. Dir ist so heiß…Meine Verführung macht dich wahnsinnig. Langsam, wie in Zeitlupe, beuge ich mich vor. Den Blick nicht von dir abwendend, ziehe ich deine Vorhaut zurück und hauche einen sanften Kuss auf deine Eichel. Dich vorlehnend, schaust du mir zu, was ich mit dir anstelle. Mein sexy Blick…Du zitterst vor Lust und Erregung. Langsam öffne ich meine Lippen und lasse deine Eichel zärtlich in meinen Mund gleiten. Meine Zunge umkreist sie. Einmal. Zweimal. Sehe dich immer weiter an. Deine Augen haben meine gefangen, komme nicht von ihnen los. Du stöhnst laut auf. Das fühlt sich so gut an, meine warme Zunge an deinem Schwanz. Mein geiler Blick dabei… Das Gefühl macht dich verrückt.

Langsam lasse ich deinen Schwanz immer weiter in mich gleiten. Quälend langsam. Bis er ganz in mir verschwunden ist. Saugend und lutschend lasse ich ihn wieder aus mir heraus gleiten. Nehme ihn in die Hand, lecke ganz sanft über ihn. Lecke über deine Eier…zwei, drei mal. Wie du mir so zusiehst, wie leidenschaftlich ich dich verwöhne, wird es dir heiß… meine Berührungen, du windest dich unter mir vor Erregung. Das bringt mich vor Erregung zum zittern. Die Macht über dich und das Wissen, dich verwöhnen zu können, machen mich feucht. Zärtlich lasse ich deinen Schwanz wieder in meinen Mund. Beginne, ihn zu blasen und streichle mit einer Hand über deinen Oberkörper. Du berührst meine Hand, streichelst mit ihr zusammen deinen Körper. Willst mich berühren, streicheln. Willst mich ganz. Meine andere Hand greift nach deinem Schwanz und fängt an, dich auch zu wichsen. Meine Hand gleitet in deine, hält sie ganz fest. Du stöhnst:“ Oh ja, das ist so geil…dir völlig ausgeliefert zu se
in…“ Nehme meine andere Hand von deinem Schwanz und suche damit deine andere Hand, um sich auch mit ihr zu vereinigen. “Halt mich fest, ich brauche dich”, flüstere ich.

Du stöhnst lauter, hältst mich fest, fühlst die Leidenschaft zwischen uns. Meine Lippen werden ein kleines bisschen schneller, mein Atem schwerer. Das Gefühl meiner Lippen wird immer intensiver. Mein gesamter Körper kribbelt, fühlt die Leidenschaft, sehnt sich immer mehr nach dir. Ich sauge ein wenig fester an dir. Dein Atem wird lauter, das Gefühl zu platzen wird immer stärker. “Oh Gott, hör auf…” stöhnst du. Ich lasse von dir ab, komme ein Stück höher. Sehe dir immer noch tief in die Augen. Da packt es mich. Ich komme hoch zu dir und versinke mit dir in einem wilden und leidenschaftlichen Kuss. „Jetzt kommst du dran…” flüsterst du mit einem Lächeln auf den Lippen…Küsst mich und drehst mich dann auf den Rücken. Wanderst mit deinen Küssen und deiner Zunge über meinen ganzen Körper, lässt kaum eine Stelle aus, über meinen Bauch und öffnest mir meine Hose. Mein Atem wird ein bisschen schneller, mein Oberkörper hebt und senkt sich schneller. Ich hebe mein Becken und du ziehst mir Hose und String in einem aus, streifst sie mir von den Beinen und küsst mich wieder. Über meine Waden und meine heißen Schenkel weiter nach oben. Ich spreize meine Beine und dein Blick wandert von meinen braunen Augen über meine Brüste, meinen sexy Bauch, auf meine Scham. Ich zittere vor Erregung unter deinem heißen Blick. Dann hebst du meine Schenkel an und beugst dich vor, leckst erst über meine Schamlippen, die schon feucht sind von meinem heißen Saft. Schmeckst mich. „Du schmeckst so geil“, sagst du leise. Du nimmst deine Hände und spreizt meine Lippen ganz vorsichtig, schaust auf meine feuchte Höhle und gleitest mit deiner warmen Zunge zwischen meinen Lippen hindurch. Mein kleines Herz schlägt wie wild. Ich stöhne auf. Liebe all deine Zärtlichkeiten. Dann gleitest du mit deiner Zunge in mich, schmeckst meinen Saft, meine Erregung, massierst mich mit deiner Zunge, ziehst sie wieder heraus und massierst meine Klitoris, leckst leicht darüber, nimmst sie zwischen deine Lippen und saugst vorsichtig daran. Ich mache wieder ein Hohlkreuz vor Geilheit, meine Hände greifen über mir in die Kissen, krallen sich daran fest, während ich heiß stöhne. Du nimmst zwei Finger und lässt sie in mich gleiten, langsam und zärtlich, bewegst sie in mir. Rein und wieder heraus, immer wieder. Schneller werdend. Leckst mich dabei weiter, spürst wie ich immer wilder werde. Beiße mir vor Lust auf die Lippe.

Stöhne immer lauter. Kann mich kaum noch halten. Stöhne immer wieder deinen Namen. Plötzlich hörst du auf. Schaust mich an und kniest dich breitbeinig vor mich. Legst deinen harten Schwanz auf meine heiße Spalte und massierst mich damit. Stöhne: “Du machst mich total wahnsinnig! Nimm mich, mach mit mir, was du willst!“ Ich bin so erregt, meine Spalte ist rot und heiß, mein Saft ölt deinen Schwanz ein und du schaust mich an, sagst mir: “Ich will dich ficken…” “Fick mich, nimm mich…”, antworte ich heiser. Massierst mit deiner Eichel meine Klitoris, lässt sie zwischen meinen Lippen hin- und hergleiten, glänzend vor Nässe und stößt dann in mich hinein. Nur ein Stück, bis deine Eichel zwischen meinen kleinen Lippen liegt. Ziehst sie wieder heraus, wieder hinein. Das macht mich noch wilder. Ich japse nach Luft. Mein gesamter Körper steht unter Strom. Sehe dir direkt in die Augen. In meinen Augen siehst du die pure Leidenschaft. Beugst dich vor und gleitest mit einer einzigen Bewegung ganz in mich. Meine Scham umschließt deinen harten Stab komplett. Wir stöhnen beide vor Lust. Du füllst mich ganz aus und bewegst dich in mir, mit kleinen Bewegungen um mich gleichzeitig leidenschaftlich zu küssen.

Endlich… Küsse dich wild und hemmungslos. Meine Arme greifen um dich. Habe das Gefühl, gleich abzuheben und kralle mich richtig an dir fest. Du erwiderst meine Umarmung, willst meinen Körper ganz nah an dir spüren. Stöhne immer heftiger und presse mich fest an dich. Du erhöhst das Tempo, weil ich dich so heiß mache. Mein Körper streckt sich dir entgegen, du willst noch tiefer in mich stoßen. Dein Schwanz ist prall und pulsiert in mir, füllt mich aus. Ich umschlinge ihn so eng und heiß. Du stöhnst und keuchst:” Oh ja, Tina…Du bist so geil…” Ich spreize meine Beine so weit auseinander, wie ich kann. Hebe mein Becken ein Stück, damit du noch tiefer in mich kannst. Fühle mich, als würde ich innerlich verbrennen vor Lust. Unsere Körper schwitzen, geil glänzt der Schweiß auf unserer heißen Haut. Dein Stöhnen ist wie Musik in meinen Ohren. Sehe dir tief in die Augen, versinke in ihnen. Flüstere “Stopp!”, drehe mich mit dir, so dass du nun unter mir liegst und ich auf dir sitze. Dein Schwanz ist immer noch in mir. Ich hebe meinen Oberkörper, sitze nun richtig auf dir. Ich ficke nun dich, erhöhe das Tempo und stöhne laut. Tief und geil spürst du mich, ganz anders als wenn du oben bist. Lässt es geschehen, was ich mit dir anstelle. Meine Fingernägel gleiten über deinen Oberkörper. Packst meine Brüste, massierst und knetest sie. Drückst dein Becken gegen mich, um mich tief zu spüren. Ich spüre, es dauert nicht mehr lang, ich komme bald.

Das bemerkst auch, du stöhnst:” Sag mir wann du kommst…Ich will mit dir kommen…” Lächelnd nicke ich, liebe dieses Gefühl, wie du mich ausfüllst und dein Schwanz immer wieder in mich stößt. Beuge mich vor, küsse dich und werde noch ein letztes mal schneller. Du streichelst meinen Rücken, hinunter zu meinem Po. Presst mich an dich. Spüre, wie es dir auch bald kommt. Da rollt mein Orgasmus an, sage „Jetzt!“ zu dir. Auch du kommst. Drückst dich fester an mich, in mich…spürst mein zucken und vibrieren. Ich schreie deinen Namen. Mein gesamter Unterleib zieht sich zusammen. Es raubt mir den Atem. „Oh Tina“, stöhnst du. Das Gefühl überrollt uns, meine Spalte drückt sich an deinen Schwanz, der zuckt und pulsiert. Mein Körper bebt, mir wird schwummrig und ich schreie laut auf. Stöhnst mir ins Ohr: ” Oh ja, oh Tina… Mir kommt es!“ Stöhnst laut auf und spürst, wie du abspritzt. Dein heißer Saft in mich schießt. Völlig außer Atem sinke ich auf dich nieder. Du umarmst mich, streichelst meinen Rücken, wie ich es liebe. Schnurre leise und befriedigt. Steige von dir ab, setze mich aufs Bett.

Nach einem Moment der Ruhe, ziehe ich dich vom Bett und gehe mit dir Hand in Hand ins Badezimmer. Mache die Dusche an, ziehe dich an mich heran und küsse dich. Steige in die Dusche, strahle dich an und zieh dich sanft unter die Dusche. Das warme Wasser fließt an unseren Körpern herab. Erfrischt unsere verschwitzten Körper. Ich ziehe dich an mich, lege meine Arme um dich und wir verschmelzen wieder in einem Kuss. Lang und leidenschaftlich spielen unsere Zungen miteinander. Du presst mich gegen die kalten Fliesen, erwiderst den Kuss und wanderst mit deinen heißen Lippen über meinen Hals. Ich stöhne leise auf. Presse meine großen Brüste gegen dich. Umfasse deine Schulter, als du mir sanft in die Schulter beißt. Halte mich an dir fest. Meine Hand gleitet von deiner Schulter, über deinen Rücken, über deinen Po, deine Hüfte, nach vorn. Greife nach deinem Schwanz. Bemerke, dass er schon wieder steht. Sanft massiere ich ihn, meine Hand umschließt ihn, gleitet vor und zurück. Vor und zurück. Immer wieder. Leise stöhnst du in mein Ohr. Ich knie mich vor dich, nehme deinen Schwanz in den Mund. Schmecke unsere Säfte. Lecke über ihn, sauge an ihm. Langsam und genüsslich. Vernehme dein Stöhnen.

Lasse von dir ab, sehe zu dir hoch, wild und voller Leidenschaft. Komme zu dir hoch. Nehme das Duschgel in die Hand und tue etwas davon in meine Hand. Verreibe es in meinen Händen. Lege meine eingeseiften Hände auf deine Brust und lasse sie über deinen Oberkörper gleiten. Seifen ihn ein, waschen all den Schweiß von deinem Körper. Ich nehme noch etwas Duschgel. Du drehst dich um und ich massiere sanft deine Schultern, deinen Rücken. Bedecke ihn mit Küssen. Schmecke deine salzige Haut. Höre dein leises Stöhnen. Gleite mit meinen Händen über deine Arme. Unsere Hände greifen ineinander. Ich lasse dich los und drehe dich wieder zu mir um. Sanft greife ich mit meiner seifigen Hand nach deinem Schwanz. Seife auch ihn ein und massiere deine Eier. Knie mich nieder, wasche deine Beine. Komme wieder hoch, nehme den Duschkopf und lasse das warme Wasser über deinen Körper fließen, all die Seife von deinen Körper verbannen. Als ich mit dem Duschkopf zu deinem Schwanz komme, küsse ich dich wieder. Lecke mit meiner Zungenspitze über deine Lippen, küsse deine Nasenspitze. Wandere weiter über deine Wange, deinen Hals herunter. Die Leidenschaft packt mich, als du mich wieder gegen die kalten Fliesen drückst. Stöhne auf. Hänge den Duschkopf wieder auf.

Ich hebe mein linkes Bein, umklammere dich. Du greifst in meine Kniekehle, ziehst mich näher an dich heran, so dass dein steifer Schwanz an meiner Spalte liegt. Es ist elektrisierend. Leicht reibt deine Eichel über sie. In einem wilden Kuss streicht deine Hand über mein nasses Haar. Wir sehen uns an, direkt in die Augen. Wortlos greifst du nach meinem anderen Bein, hebst mich hoch, presst mich fest an die Fliesen. Lässt deinen Blick nicht von mir. Schiebst deinen Schwanz in meine immer noch nasse Spalte. Heiß stöhne ich auf. Langsam fängst du an, dich vor und zurück zu bewegen. Presst dich immer und immer wieder an mich. Spürst meine heiße, nasse Haut. Meine steifen Nippel. Mit leichtem Druck wandern meine Finger immer wieder über deinen Rücken. Legen sich nun auf deinen Po. Kneifen zärtlich hinein und drücken dich noch fester an mich. Du erhöhst das Tempo. Wild und leidenschaftlich lecke ich mit meiner Zungenspitze über deine Schulter, deinen Hals hoch, über dein Kinn. Meine Lippen suchen deine. Umschließen sie und meine Zungenspitze berührt deine. Gierig züngeln sie miteinander.

Immer wieder dringst du mit deinem Schwanz in mich. Die Reibungen machen uns total wild. Ich stöhne: “Du machst mich total wahnsinnig! Fick mich. Oh ja, fick mich!“ Gierige Lust brodelt in mir. Du wirst langsamer, lässt deinen Schwanz immer wieder langsam fast aus mir heraus gleiten, um dann wieder fest zuzustoßen. Das macht mich immer heißer. „Oh mein Gott!“, stöhne ich, weiß vor Lust weder ein noch aus. Beiße mir auf die Lippe, kralle mich an dir fest. Mein Körper bebt, zittert vor Geilheit. Da wirst du wieder schneller. Und schneller. Hältst mich fest, stöhnst:“… Du bist so geil…” Fickst mich immer hemmungsloser. Immer schneller. Da spüre ich, wie du kurz vorm platzen bist. „Oh Tina!… Ich komme!“, keuchst du. Stöhnst laut auf, beginnst zu zucken. Durch dein Zucken, komme auch ich. Schreie auf, presse mich fest an dich. Spüre, wie nun dein Saft heiß in mich schießt. Mich ausfüllt. Mich verrückt macht. Du wirst immer langsamer, bis dein Schwanz nur noch in mir ruht. Langsam ziehst du ihn raus. Keuchend küssen wir uns. Du lässt mich vorsichtig runter, streichelst über meinen Hintern, ziehst mich noch ein letztes Mal an dich. Und küsst mich.

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Inzest

Die Vorkosterin

“Warum haben wir uns nicht im Sommer verliebt?” brummelte der dreiundzwanzigjährige Tilo zwischen zwei innigen Küssen. Beim dritten jammerte er: “Nicht das Gelbe vom Ei, anfangs Oktober auf einer Parkbank.”

“Kommt Zeit, kommt Rat”, säuselte Franziska, die achtzehnjährige hübsche Blondine, und versuchte seinen Griff unter ihre Bluse abzuwehren. Ihre Abwehr war zu schwach. Er hatte die obersten zwei Knöpfe schon auf und stöhnte vor Aufregung, weil sie darunter keinen Büstenhalter trug. Das warme, wogende Fleisch hüpfte ihm regelrecht in die Hand. Zuerst war ihr angenehm warm, als er die Brustwarze gierig mit den Lippen aufsaugte. Als er mit den Händen zufasste, um die beiden Schmucken zu walken und zu streicheln, schrie sie auf. Die Hände waren kalt und der Wind auch. Entschlossen beendete sie das betörende Spiel mit einem Zug am Reissverschluss ihres Anoraks. Der Mann liess sich nicht entmutigen. Während er sie küsste und umarmte, wärmte er eine Hand in seiner Hosentasche auf. Kühl war sie noch immer, als sie sich unter ihren Rock schlich, aber die Schenkel waren herrlich heiss. Nach einer Schrecksekunde wimmerte Franziska von seinem Petting. Gerade wollte er einen Finger krümmen, da schrie sie auf: “Bitte nicht…es ist das erste Mal.”

Tilo erschreckte freudig und hatte auch sofort für diese Situation ein Rezept. Er erwies sich als Virtuose an ihrem zarten Geschlecht. Er streichelte durch den süssen Schlitz und tastete nach dem Kitzler. Um Franziska war es geschehen. Sie liess den Kopf nach hinten hängen und streckte die Beine weit aus. Sein geschicktes Spiel jagte einen mächtigen Ameisenschwarm in ihrem Leib auf. Gerade hatte sie sich damit abgefunden, an diesem Oktoberabend entjungfert zu werden, da setzt überraschend ein Platzregen ein. Mit drei Sätzen konnten sie sich unter eine Kastanie retten, die das Laub noch nicht ganz verloren hatte. Die Stimmung bei ihr war allerdings dahin. Durch einen Zufall stiess sie mit der Hand an die mächtige Beule, die er in seiner Hose gebaut hatte. “Armer”, flüsterte sie, “kannst du denn so aufgeregt nach Hause gehen?” Er drückte ihre Hand fest auf seinen zuckenden Schwanz und zog am Reissverschluss. Von gestern war sie nicht. Was sich kleine Jungs wünschen, wenn sie aufgeregt sind, dass wusste sie noch aus der Pubertät von einem Spielkameraden. Dem hatte sie zuweilen auch aus der Patsche geholfen, wenn er sich an ihrer Nacktheit aufgegeilt hatte. Sie griff zu dem heissen Schaft und begann ihn bedächtig zu wichsen. “Sei mir nicht böse”, wisperte sie, “mein erstes Mal möchte in einer schöneren Situation geniessen.” Sie musste ihn nicht überreden. Schon nach wenigen Faustschlägen spritze er seine Aufruhr ab.

Zwei Tage später stutzte Mama Veronika vor der Zimmertür ihrer Achtzehnjährigen. Gerade hörte sie die sagen: “…ja, gegen vier wären wir allein. Mama geht zum Kaffeeklatsch mit Freundinnen. Wir haben zwar nur zwei Stunden sturmfreie Bude, aber es ist besser als auf der Parkbank…. Nein, da nehme ich nicht wieder die Hand…Frecher!…Ja ich möchte dich auch überall küssen…Ich liebe dich auch.”

Veronika überlegte blitzschnell. Sie war nicht etwa überrascht. Schliesslich war ihre Tochter flügge, und sie hatte schon lange darauf gewartet, dass sie eines Tages mit ganz glücklichem Gesicht nach Hause kommen würde. Ihr war aber unbedingt danach, den Kerl erst mal unter die Lupe zu nehmen, der ihre Tochter entjungfern wollte. Nach einer guten halben Stunde klopfte sie bei ihrer Tochter an und sagte: “Oma möchte, dass du gegen vier bei ihr bist. Sie hat doch die Maler und möchte, dass du ihr ein paar Hangriffe abnimmst.”

“Oh nein” , schrie Franziska auf. “Mama, ich bin verabredet und kann ihn nicht mehr erreichen.” Es war, als ärgerte sie sich selber über ihren Ausbruch. Die Oma stand bei ihr hoch im Kurs. Deren Wunsch wollte sie unbedingt erfüllen. Ehe sie verschwand, verriet sie noch: “Er will mich sechzehn Uhr hier abholen.”

Die Mama hatte auch diese Variante einkalkuliert. Sie beruhigte: “Mach dir keine Sorgen. Ich gehe eben ein paar Minuten später zu meinem Kaffeekränzchen.”

Sechzehn Uhr war Franziska bereits bei der Oma und Tilo bei der Mama an der Haustür. Noch niemals waren sie sich begegnet. Sie nahm es als Kompliment, als der junge Mann nach seiner Vorstellung sagte: “Siiiiie sind die Mama?”

Das fand Franziska besonders amüsant, weil man sie und ihre Tochter schon wiederholt für Schwestern gehalten hatte. Das machten die blonden Mähnen, die unwahrscheinliche Ähnlichkeit und die ellelangen wunderschönen Beine. Sie hielt dem Mann einladend die Tür auf und forderte zum Eintreten auf. Tilo fand den gedeckten Kaffeetisch nicht verdächtig. Artig setzte er sich auf die vordere Kante des Sessels und hörte sich an, warum er Franziska nicht antreffen konnte.

Veronika liess nichts anbrennen. Schon nach den ersten Schlucken aus der Tasse, murmelte sie: “Das habt ihr euch wohl fein ausgedacht. Die Mama ist bei ihren Freundinnen und hier brennt inzwischen die Luft.” Ihr Lächeln dazu machte klar, dass sie es nicht so tierisch ernst meinte. Gleich änderte sie ihren Ton. Auf seiner Sessellehne sitzend, gestand sie: “Ich will dir die Wahrheit sagen. Den Mann, mit dem meine Tochter zum ersten Mal ins Bett steigt, wollte ich selber erst unter die Lupe nehmen.” Mit diesen Worten schob sie ihr Top so weit hoch, dass sich eine der strammen Brüste zeigte und knurrte: “Ich habe alles, was sie auch hat. Und ich biete es dir sogar freizügig an.” Ganz dicht drückte sie die blanke Brust in Richtung seines Mundes und zwirbelte lockend die steifen Brustwarzen zwischen den Fingerspitzen.

“Frau Steffen!” stöhnte er auf.

“Für dich bin ich Veronika. Mach, greif schon zu. Sie sind fast so fest wie die von Franziska.”

Ihre Hand, die seine an ihre Brust holen wollte, sie blieb in der Luft stehen. Ihre Augen hatten erfasst, wie es unter seiner Hose zuckte. Ganz behutsam schob sie ihre Hand unter seinen Hosenbund und hielt erst ein, als sie um seinen Schwanz die Faust schliessen konnte. Wie erstarrt sass der Mann vor ihr. Er wusste weder wo er hingucken, noch was er mit seinen Händen machen sollte. Sie sah ihm an, dass er schlechthin überrollt war. Als musste sie ihm Trost zusprechen, wisperte sie: “Franziska ist doch sicher nicht dein erstes Mädchen. Du nimmst ihr also nichts weg, wenn du ein wenig lieb zu mir bist.”

Unablässig walkte sie in der Hose seinen Pint und sagte wie zur Entschuldigung: “Ich bin schon über zwei Jahre Single und auch ein hungriges Weib.”

Wie hungrig sie war, das zeigte sie ihm gleich. Mit der zweiten Hand machte sie die Hose auf und holte das gute Stück an die frische Luft. Fest drückte sie die Vorhaut bis in die Wurzel und strahlte, weil sie die Eichel zum Platzen spannte. Nur einen Moment gönnte sie ihren Augen das Vergnügen, dann stülpte sie die Lippen über das appetitliche Angebot und vernaschte es nach Strich und Faden. Seinen Versuch, sie von sich abzudrängen, nahm sie gar nicht ernst. Damit lag sie auch völlig richtig. Tilo zitterte sich ihren heissen Lippen und der unbeschreiblich agilen Zungenspitze regelrecht entgegen. Genau spürte sie, wie sich seine Erregungskurve dem Gipfelpunkt näherte. Mit einem geschickten Griff hatte sie ihr Top über den Kopf und drückte seinen pulsenden Ständer zwischen ihre Brüste. Dort durfte er sich nach Herzenslust ausweinen.

Als Timo seinen Halbgewalkten verschämt wieder in der Hose verstecken wollte, hatte er die Rechnung ohne den Wirt gemacht. Sie war schon damit beschäftigt, ihm das Hemd aufzuknöpfen und sich in das dichte Brusthaar zu verkrallen. Tilo spürte zum ersten Mal, wie sensibel er an den Brustwarzen war. Die beküsste und beknabberte sie, ehe sie ihn vom Sessel hochzog. Rasch war das Hemd von den Schulter. Die Hosen rutschten allein bis auf die Knien. Vor seinen Augen liess sie ihren Rock von den Hüften rutschen und stieg rasch aus ihren Slip. “Und jetzt stoss mich nach allen Regeln der Kunst durch”, geiferte sie beinahe. “Wenn du wüsstest, wie lange sich meine Pussy nach einem richtigen Kerl sehnt. Keine Angst, Franziska wird davon nichts erfahren.”

Sie gab auch gleich die Regieanweisung. Vor seinen Füssen rollte sie sich mit dem Rücken auf den Teppich ab und nahm die Beine ganz dicht an ihre Brust. Wenn bei Tilo noch ein letzter Antrieb gefehlt hatte, das Bild, das sie ihm zwischen ihren Schenkeln bot, das musste jeden Mann überreden. Leicht waren die Schamlippen aufgesprungen. Oben zeigte sich dass feuerrote Köpfchen des Kitzlers und die Pussy schien rhythmisch ihr Inneres nach aussen drängen zu wollen. Tilo sah, wie ihre Beckenmuskulatur arbeitet. In Blitzesschnelle fand er für sich die Ausrede, dass man sich einer so aufgegeilten Frau nicht verweigern kann. Er dachte auch daran, wie sich eine künftige familiäre Beziehung gestalten würde, wenn er sie jetzt verschmähte.

Nicht gleich erfüllte er ihren Wunsch, sie sofort durchzustossen. Zwischen ihre Beine kniete er sich und küsste die Schamlippen, die nur durch einen feinen Steifen blonden Haars besetzt waren. Er saugte sich am Kitzler fest und liess erst ab, als er sich ihres ersten Höhepunktes sicher sein konnte. Begeistert schrie sie: “Du bist ein rechter Kerl für meine Tochter. Kein wilder Rammler. Ein Geniesser bist du und ein traumhafter Geliebter. Und jetzt vögle mich.”

Dass liess er sich nun nicht mehr zweimal sagen. Dreimal liess er sie hintereinander kommen.

Ein paar Tage später sorgte Veronika dafür, dass das junge Paar eine ganze sturmfreie Nacht im Hause hatte.

Nie wurde in Zukunft ein Wort darüber verloren, dass die Mama für die Tochter die Vorkosterin gespielt hatte. Nur einmal hatte Franziska gegenüber der Mama bemerkt: “Du, ich hatte den Eindruck, dass du mich der Oma regelrecht aufgedrängelt hattest. Sie wäre auch ohne meine Hilfe ausgekommen.”

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Racconti Erotici

Chat galeotta

Racconto trovato in rete su xhamster.

“Ciao, hai voglia?”
Scrisse Massimo senza troppo entusiasmo nell’apposito spazio della chat gratuita, aveva selezionato il nickname di Lucia, se poi Lucia fosse in realtà un uomo che si fingeva una donna a Massimo non importava molto, si stava annoiando a morte solo a casa. Erano ormai sei mesi che si era lasciato con la sua ragazza, a parte il sesso non sentiva certo la sua mancanza, per un ragazzo di 25 anni una storia d’amore non dovrebbe lasciare indifferente, Massimo era però svuotato. Da settimane passava le serate in chat cliccando ogni volta che comparivano nomi femminili nella lista, quasi sempre riceveva rifiuti, qualche volta riusciva a chattare, a volte si masturbava nudo davanti al computer ma non si divertiva poi molto, ogni volta spegneva il computer e andava a dormire pensando che le chat non possono sostituire la vita.
“Si, tanto.”
Rispose Lucia, lei non era la prima volta che chattava, era passato tanto tempo che non si ricordava più come era finita, probabilmente male, gli uomini in chat si comportano da veri trogloditi. Sarebbe fondamentale saper scrivere ma evidentemente Lucia chiedeva troppo, spesso leggeva frasi oscene scritte da ragazzotti con molti spermatozoi e pochi neuroni, tanto valeva rispondere a questo ‘annoiato1987’ per lo meno erano coetanei.
“Sei già nuda?”
Domandò Massimo, ma che razza di domanda aveva scritto? Però al pensiero che dietro il monitor ci fosse una ragazza nuda lo eccitava, in questo caso il testosterone aveva comandato il cervello più velocemente dei suoi neuroni, sicuramente lascerà la chat, io lo farei, un minimo di educazione e che diamine!
“Si…”
Rispose Lucia, ma che razza di risposta aveva scritto? Si guardò allo specchio a pochi metri nella stanza, indossava un pigiama ben datato, lo usava fin da quando aveva quindici anni, certo sotto il pigiama non indossava il reggiseno ma intanto aveva un paio di mutande da notte e i calzettoni per il freddo, non era sexy ma che importava a stare nudi si prende freddo e alzarsi il giorno dopo con il raffreddore proprio non ci teneva, almeno non certo per questo ‘annoiato1987’.
“Senti… non ho voglia di far sesso virtuale, o almeno non così.”
Massimo si sorprese della frase che aveva scritto, era sicuramente uscita dal cuore, voleva amore non una mano meccanicamente adesa al pene, desiderava amore.
“Si. Anche io non così.”
Curioso questo ‘annoiato1987’ Lucia sperava soltanto non fosse il solito depresso in grado di far deprimere anche il più incallito ottimista.
“Mi chiamo Massimo, sono nato nel 1987 e vivo a Milano, sono single”
Massimo pensò fosse meglio essere chiari una volta per tutte, basta finzioni! Fingeva di amare Massimo quando era fidanzato? Fingeva in chat? Sempre a mascherarsi a nascondersi, da cosa poi? Da se stesso ovviamente, quindi tanto valeva essere onesti e sinceri in chat anche se non aveva la più pallida idea di chi fosse questa ‘Lucia’ con cui stava dialogando.
“Io mi chiamo veramente Lucia, è sono anche io del 1987, sono single e abito anche io a Milano. Posso farti una domanda? Perchè sei qui?”
Fu piacevolmente sorpresa della frase scritta da Massimo, intuì che questo ragazzo cercava altro, lui non era il classico sessuomane famelico che girava per le chat scrivendo idiozie su quanto fosse grande il suo pene, certi uomini credono che più il pene è grande e più siano esentati a sviluppare il cervello. Era stufa di questa gentaglia, desiderava come tutte le ragazze che sognano un ragazzo delicato, gentile, attento, le sue amiche affermavano sicure che non esisteva su questo pianeta, lei non voleva spegnere le sue speranze, i suoi ex avevano fatto di tutto per confermare le idee delle sue amiche, ma Lucia sperava ancora, non voleva cedere ai luoghi comuni e all’andazzo imposto dalla televisione.
“Avresti voglia di incontrarmi? Sò che è una domanda molto forte ma ti assicuro che sono stanco di scrivere frasi senza guardare negli occhi chi legge, non chiedo molto, ci incontriamo dove vuoi tu, dove c’è gente, un gelato, una passeggiata , niente di particolare, non è necessario vestirsi in maniera perfetta. Che cosa ne pensi? Ci terrei molto”
Lucia fu sconvolta, il cuore impazzì per la tensione e lo spavento, chi è questo Massimo? Ogni giorno leggeva sulle pagine dei giornali vicende contro le donne, non voleva certo essere una fonte di notizie per i giornali del giorno seguente.
“Si… và bene”
Ma cosa aveva scritto!!!! Lucia girò lo sguardo verso lo specchio e si guardò, non era possibile che avesse scritto questa assurdità, lei NON voleva incontrare nessuno quella sera, tanto meno uno sconosciuto era già in pigiama e come sarebbe finita?
“Mi hai dato una grandissima emozione, ti confesso di avere paura perchè non ti conosco, forse per te pare strano che un uomo ti dica di avere timore di incontrare una ragazza ma è comunque un incontro al buio anche per me, potresti essere chiunque, dove vorresti che ci incontrassimo?”
Lucia lesse la frase scritta da Massimo, pensò che era talmente sincera e bella da leggere che questa persona era veramente speciale, non voleva andare in un locale, preferiva prendere un gelato da Grom e camminare sotto la Galleria verso via Torino, oppure verso via Dante, spense il computer dopo aver concordato l’appuntamento e si vestì. Niente di particolare, non sapeva che persona stava per incontrare quindi niente gonna provocante, semplicemente jeans scarpe da ginnastica maglietta e golf, ovviamente la borsetta col telefono, voleva avvisare qualche sua amica per sicurezza, poi pensò che non camminava certo in zone pericolose, bastava stare tra i turisti e la gente comune.
Anche Massimo si vestì in modo sportivo, non era ricco, non guidava una macchina costosa, studiava all’università e lavorava part-time, era una persona curiosa, amava la cultura, amava l’arte. Consultò alcuni siti su internet, vide che la casa museo Boschi Di Stefano era aperta, non era tanto distante dal Duomo, una passeggiatina di venti minuti si poteva anche fare e nel caso l’incontro fosse pessimo, c’erano parecchie fermate del metrò da prendere.
Arrivò davanti a Grom dieci minuti prima dell’appuntamento, curioso non si erano nemmeno descritti, come fosse questa ragazza proprio non lo immaginava, vide coppie e gruppetti di ragazzi entrare nella gelateria, i minuti passavano non sarebbe venuta ne era certo. Massimo si diede dello stupido, non esiste nessuna ragazza al mondo che avrebbe accettato un incontro così al buio, queste cose esistono solo nella fantasia degli scrittori da pochi soldi, era già tardi e di Lucia neanche l’ombra, aveva le gambe affaticate dallo stare in piedi fermo. Poi si voltò, vide una ragazza che timidamente lo osservava, era più bassa di lui, snella, dal viso fresco, giovane, i capelli lunghi scendevano lungo un golf di lana verde, era vestita in modo semplice come lo era anche Massimo. Che bel ragazzo Massimo, Lucia lo osservò notando la forma perfetta del naso, gli occhi azzurri svegli ed intelligenti, non si aspettava che fosse biondo, aveva la pelle chiara, le mani lunghe e ben curate, gli piaceva. Si avvicinarono, si parlarono, dimenticarono il gelato, la serata era bella, tiepida, si stava bene, Lucia stava bene con Massimo e con se stessa, Massimo ascoltava Lucia e le parlava con il cuore, stava bene anche Massimo, si comprendevano l’un l’altro, forse questo è ciò che le persone più fortunate chiamano col nome “colpo di fulmine”? Camminarono verso la casa museo, Lucia non ne aveva mai sentito parlare, fù entusiasta dell’idea di Massimo, di solito con i ragazzi si andava a ballare, al bar, al parco, questo Massimo era diverso, era leggero, piacevole, eppure sapeva tante cose e lei desiderava ascoltarlo. No, non era esatto, desiderava anche ascoltarlo, desiderava anche altro, voleva stare con lui quella sera, domani e poi anche il giorno dopo, per fare una vita con lui, fù intuizione? Chi può sapere cosa riserva la vita. Anche Massimo provava lo stesso sentimento, era felice, sereno, come mai era successo durante la sua vita, si sentiva a casa, guardando Lucia negli occhi le cinse la vita e le domando.
“Vuoi venire a casa mia?”
Lucia fece sì con la testa, lentamente guardandolo negli occhi, entrarono nell’appartamento di Massimo, si avvicinarono al letto, nessuno disse nullam Massimo non chiese se voleva bere qualche cosa e Lucia non chiese cosa stesse facendo Massimo, si baciarono a lungo, lentamente, assaporando ogni millimetro delle labbra, si abbandonarono alle sensazioni. Massimo le sfilò il golf e la abbracciò teneramente, poi le sfilò la maglietta, Lucia allontanò Massimo e guardando negli occhi il suo desiderio si tolse il reggiseno, che bel seno aveva Lucia, portava una seconda, aveva un capezzolo a punta molto lungo e già duro per l’eccitazione. Massimo si avvicinò, le sorrise con un desiderio che mai aveva provato prima di questa sera, le baciò il capezzolo destro delicatamente, lentamente, lo succhiò per molto tempo per mostrarle tutta l’attenzione che aveva per lei, poi si chinò e le sfilò le scarpe, le calze, i jeans, mise le mani sull’elastico delle mutandine e le fece scendere mostrando le labbra vaginali parzialmente nascoste dal pelo pubico. Lucia era bellissima, a Massimo sembrava un dea scesa nella sua stanza, Lucia iniziò a spogliare Massimo, sfilò maglietta e jeans, poi tolse gli slip, vide il pene e lo amò subito, era già perfettamente eretto, allora esistevano uomini col pene di dimensioni interessanti e dotati di cervello! Lo strinse nella mano snella ed agile, sentì la durezza del pene, chiuse gli occhi e mosse la mano mentre l’altra si avvicinò ai testicoli, lo masturbò lentamente, vide quel pene duro pieno di caldo desiderio con la forma così attraente. Vide Massimo contrarsi ed esplodere di piacere, vide lo sperma colare e si avvicinò con la bocca ne baciò la punta leccando lo sperma che usciva caldo e liquido, voleva essere penetrata. Massimo fece sdraiare Lucia, si sedette al suo fianco accarezzandone la pelle del busto e della pancia, si chinò, baciò quelle labbra rosee sfiorando reciprocamente le lingue calde e morbide. La lingua di Massimo uscì dalla bocca di Lucia leccandone con la punta le guance, le sopracciglia, la fronte e il tenero nasino, poi scese lungo il collo sul fianco della ragazza salendo poi verso il capezzolo e piegando la morbida forma del piccolo seno così sensuale ed erotico. Giunse al capezzolo, leccò l’areola rosa scuro senza sfiorare la parete del capezzolo, poi la lingua iniziò a girare attorno alla parete del capezzolo, le labbra si chiusero bloccandolo e si impegnò a leccarne la punta con insistenza aspirandola come fosse una cannuccia di una bibita. Lucia mugolava di piacere godendo ogni attimo del rapporto, la punta della lingua si spostò sul secondo seno leccandolo avidamente, succhiandolo con amore tenerezza e voglia di possesso, scese lungo la pancia, all’ombelico e sui peli del pube, scese sulla coscia, al ginocchio, alla gamba, al piede. Che bel piedino, ne succhiò ogni ditino tenendo il piede tra le mani seduto ai suoi piedi e guardando Lucia negli occhi, la amava, la desiderava, la lingua leccò ogni dito dell’altro piedino e prese a salire lentamente verso la gamba, verso la coscia. Allargò bene le gambe di Lucia nella zona tra ano e labbra vaginali, iniziò a dare ampie leccate con la lingua ben aperta, le leccate divennero profondi tocchi di punta che iniziarono a salire fino alle labbra vaginali, Massimo leccava benissimo, Lucia sentiva la lingua sul clitoride e tra le pieghe delle labbra mentre le dita di lui esploravano la profondità del suo sesso. Poi Massimo si avvicinò, appoggiò il pene al suo sesso e la penetrò per tutta la sua lunghezza, rimase dentro immobile, guardò Lucia, la amava come mai aveva amato e si sentiva amato come mai era stato amato. Iniziò a muoversi penetrandola regolarmente sentendo il pene accolto nella sua giovane carne calda e desiderosa del suo sesso, la penetrava come in passato sognava di penetrare una ragazza. Il pene allargava le carni di Lucia frizionando il clitoride e la vagina, gli umori di Lucia lubrificavano la penetrazione del pene, uscì, il pene era bagnato e profumava di sesso femminile, Lucia si mise alla pecorina e Massimo riprese a scoparla con delicato desiderio ritmicamente per tutta la profondità. La penetrava per prendere possesso di colei che avrebbe amato per sempre, Lucia allargava le gambe esponendo il suo sesso alla gentile penetrazione del pene di Massimo, Lucia allargava le gambe comunicandogli che il suo sesso sarebbe stato per sempre di quel pene che penetrava le sue carni. Massimo penetrava Lucia con gusto, con voglia, come risvegliato da una sonnolenza durata troppi anni, sentiva il suo pene circondato dalle morbide carni calde della sua amata, stava per venire, sentiva lo sperma scorrere nel canale spermatico. Lucia sgusciò via dal pene, si girò inginocchiandosi davanti a quel bel cazzo duro, rosso, lungo, umido di voglia femminile, Massimo venne immediatamente, lo sperma inondò il viso di Lucia che prese a succhiare il pene avidamente pulendolo gentilmente ogni goccia, era veramente felice, si baciarono.
Massimo pensò al loro incontro così tanti anni fa, al loro primo rapporto, a quella chat, aspettava che lo chiamassero, era comprensibilmente teso, si avvicinò un tizio e si rivolse a Massimo con grandissima cortesia dicendo.,
“Ora può entrare, ha già chiesto di lei.”
Massimo rispose.
“E’ andato tutto bene?”
Entrando nella sala vide Lucia rossa affaticata e sorridente, il tizio si avvicinò a Massimo.
“È una bellissima femminuccia, congratulazioni signor Besana!”
Erano entrambi felici, il terzo figlio, sarebbero stati felici per sempre.

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Fetisch

Sex im Quadrat

Sex im Quadrat

Ein Fundstück, welches ich in meine Wehrpflicht las und ich hier in „Gutenberg“ scher Art wiedergeben möchte!

Auf den ersten Blick ist die Familie Fischer eine Familie wie jede andere auch. Doch der Schein trügt – sämtliche Familienmitglieder sind gierig nach Sex : Jeder treib´s mit jedem, und das völlig hemmungslos…

„Warum verführst du nicht endlich mal Gerd?“ fragte Silke Jensen und lehnte sich zurück. Sie war neunzehn und hatte den Körper einer reifen Frau. Ihr Haar war schulterlang, glatt und kastanienbraun. Sie hatte ein längliches Gesicht, das nicht unhübsch wirkte. Die Nase war leicht gebogen, die Lippen voll und aufgeworfen. Um provozierende große Brüste schlang sich eine bunte Bluse, und sie trug einen extrem kurzen Minirock, der kaum die intimsten Stellen ihres Körpers bedeckte.
Senta Fischer zuckte die schmalen Schultern. „Ich getraue mich nicht“, sagte sie schwach. Sie war um ein Jahr jünger als Silke. Sie war klein und zierlich. Ihr pechschwarzes Haar fiel lose weit über ihre Schultern, die Brüste waren hoch angesetzt und noch nicht ausgereift, aber doch so weit entwickelt, daß sich manches Männerauge lüstern darauf heftete. Sie hatte wundervolle lange Beine und ein süßes Gesicht mit eine winzigen Nase und großen dunklen Augen.
Silke lachte. „Warum hast Du Angst?“ fragte sie. „Er ist doch Dein Stiefbruder und sieht verdammt gut aus.“
„Er macht sich nichts aus mir“, sagte Senta. „Er macht sich überhaupt nichts aus Mädchen.“
„Das glaub ich nicht“, meinte Silke. „Dazu sieht er mich viel zu lüstern an, wenn ich zu Besuch komme und ihn sehe. Du bist achtzehn, Senta, da war ich schon zwei Jahre keine Jungfrau mehr, und Du bist immer noch eine.Du weißt ja gar nicht, was Dir alles entgeht. Das Größte auf der Welt ist, von einem Mann gebumst zu werden. Du kannst es mir glauben.“
Silke Jensen war vor drei Jahren von ihrem Bruder entjungfert worden, der um zwei Jahre älter als sie war. Und seither hatte sie unzählige Male mit ihm gebumst. Aber sie hatte es nicht nur mit ihrem Bruder getrieben, nein sie hatte jede sich bietende Gelegenheit genützt und war schon auf eine stattliche Zahl von Männern gekommen, die mit ihrem Körper Bekanntschaft geschlossen hatten. Vor zwei Monaten war sie in Sentas Klasse versetzt worden und hatte sich sofort mit ihr angefreundet.
„Du bist dumm“, sagte Silke. „Mach Dich an deinen Stiefbruder heran! Erwin steigt sicherlich darauf ein.“ „Nein“, sagte Senta. „Wenn mir da meine Mutter darauf kommt, da setzt es etwas.“ Silke lachte. „Warum sollte sie darauf kommen? Meine Eltern haben auch keine Ahnung, daß ich mich von Heinz fast jeden Tag bumsen lasse. Jetzt geht es nicht mehr so einfach, er arbeitet ja und hat am Nachmittag kein Zeit, aber wir finden immer Gelegenheit dazu, wenn meine Eltern nicht zu Hause sind, oder beim Fernsehen zusehen. Und du hättest es so ideal. Erwin hat ja auch am Nachmittag frei, so wie Du. Was ihr da bumsen könntet!“
Senta beugte sich vor. „Warum verführst Du ihn nicht?“ Silke grinste. „Eine gute Frage“; sagte sie. „Warum eigentlich nicht?“ „Dann tu es doch!“ sagte Senta und spürte wie Herz rascher zu schlagen begann. „Soll ich wirklich, Senta?“ „Ja“, sagte Senta gepreßt. Die Vorstellung, daß Silke mit ihrem Stiefbruder intim werden würde, regte sie auf.
„Dann tu ich es“, meinte Silke und blickt auf die Uhr. Es war halb drei. „Wann kommt deine Mutter zurück?“ „Nicht so bald“, sagte Senta. „Sie ist in die Sauna und zum Friseur gegangen. Vor fünf Uhr kommt sie auf keinen Fall zurück, eher noch später.“ „Und dein Vater?“ „Er kommt nie vor sechs Uhr“, sagte Senta. „Dann haben wir genügend „Zeit“, stellte Silke zufrieden fest, stand auf und strich das kurze Röckchen glatt. „Komm, gehen wir zu Erwin.“
„Ich soll mitkommen?“ fragte Senta nervös. „Na klar!“ meinte Silke. „er soll ja auch dich bumsen.“ „Aber das geht doch nicht“, sagte Senta unsicher. „Du kommst mit“ blieb Silke fest. Laß mich nur machen!“ Sie verließen Sentas Zimmer und traten in die Diele. Erwins Zimmer lag neben Sentas, es gab auch eine Verbindungstür zwischen den beiden Zimmern, die aber Erwin immer abgesperrt hatte. Silke war ziemlich nervös, doch Silke lächelte ihr aufmunternd zu und öffnete die Tür, die in Erwins Zimmer führte, ohne anzuklopfen.
Erwin saß hinter dem kleinen Schreibtisch, der sich direkt neben dem Fenster befand. Sein Zimmer war um ein Stück größer als das von Senta. An den Wänden hingen verrückte Poster, eine Wand wurde von einem gewaltigen Bücherbord eingenommen, gegenüber befand sich ein breites Bett.
„Was wollt Ihr?“ fragte Erwin unwillig und versteckte rasch das Pornoheft, in dem er geblättert hatte, unter seinen Schulheften. Er war achtzehn, über einsachtzig groß. Sein Haar war dunkelblond und ziemlich lang. Silke und Senta schlenderten näher.
„Hast Du eine Zigarette für uns, Erwin?“ fragte Silke. Er nickte und holte eine Packung hervor und hielt sie Silke hin, die sich eine Zigarette nahm. Senta nahm sich auch eine und Erwin gab ihnen Feuer. „Und jetzt laßt mich in Ruhe!“ sagte er ungnädig.
„Warum bist Du immer so gereizt?“ fragte Silke. „Ich bin nicht gereizt“, sagte Erwin. „Na klar, du bist gereizt wie ein Stier, dem man ein rotes hinhält“, sagte Silke und inhalierte den Rauch. Senta hielt sich unauffällig im Hintergrund. „Stimmt überhaupt nicht“, stellte Erwin fest. Er steckte sich auch eine Zigarette an. „Hast Du einen Schluck zu trinken, Erwin?“ fragte Silke. „Was willst Du denn?“ „Einen Whisky.“ Mißmutig stand er auf, öffnete einen Schrank und holte eine Flasche Scotch hervor. „Willst Du auch einen Senta?“ „Okay dann hole aber Eis!“ sagte er. Senta nickte und ging aus dem Zimmer.
„Warum bist Du immer so abweisend?“ fragte Silke und blieb neben Erwin stehen. „Gefalle ich dir nicht?“ Er wußte nicht, was er darauf antworten sollte, und beschränkte sich auf ein kurzes Brummen. Silke lächelte und sah sich Erwins Platten an. Erwin warf ihr aus den Augenwinkeln einen Blick zu. Er starrte ihre großen Brüste an, und das Wasser rann ihm im Mund zusammen. Silke gefiel ihm ausnehmend gut, aber noch besser gefiel ihm seine Stiefschwester. Sein Vater hatte vor zwei Jahren Sentas Mutter geheiratet. Damals war Senta ein unscheinbares, mäßig hübsches Mädchen gewesen, das immer albern gelacht hat. Sie war dick und unförmig gewesen, doch innerhalb von wenigen Wochen hatte sieden Babyspeck verloren und war hübsch geworden.
Silke fischte eine alte Simon & Garfunkel-Platte heraus. „Darf ich die hören?“ fragte Sie und Erwin nickte gnädig. Er nahm ihr die Platte aus der Hand und legte sie auf den Plattenspieler. Er drehte ziemlich laut auf und The sounds of silence erfüllte den Raum. Senta kam mit einer Schüssel Eiswürfel zurück, stellte sie auf das kleine Tischchen und gab je zwei Eiswürfel in die hohen Gläser.
Erwin schenkte den Whisky. Silke wartete, bis sich Erwin gesetzt hatte. Sie setzte sich neben ihn auf das Bett, Senta hatte sich auf einen Sessel gesetzt.
„Eine hübsche Platte“, sagte Silke und griff nach ihrem Glas. „Prost!“ Sie stießen an und tranken. Senta machte sich überhaupt nichts aus Whisky, nur mühsam unterdrückte sie ein Husten. Sie war noch immer nervös und konnte ihre Hände nicht ruhig halten. Erwin drehte verlegen das Glas zwischen seinen Fingern und trank wieder. Einige Zeit hörten sie schweigend zu. Die Musik war ziemlich laut.
„Hast Du eine Freundin, Erwin?“ erkundigte sich Silke neugierig. Erwin schüttelte den Kopf. „Nein“, sagte er. „Warum nicht?“, bohrte Silke weiter. Magst Du keine Mädchen?“ Erwin wußte wieder einmal nicht, was er auf diese Frage sagen sollte. Er beschloß ganz einfach eine Gegenfrage zu stellen. „Hast Du einen ständigen Freund?“ „Nein“, sagte Silke. „ Ich liebe die Abwechselung!“
„Was willst du damit sagen?“ fragte er gepreßt. „Ist ja fad, immer mit demselben Burschen“, sagte sie frech. „Ich liebe die Abwechselung.“ Ihm wurde heiß. „Sie läßt sich von ihrem Bruder bumsen“, schlüpfte es Senta heraus. Sie preßte die Lippen zusammen und wurde rot. „Stimmt das?“ fragte Erwin. Silke nickte lächelnd. „Ja, es stimmt. Ich bumse mit ihm schon seit drei Jahren“, sagte sie stolz. „Aber nicht nur mit ihm, auch mit anderen Burschen.“ „Und wissen Deine Eltern davon?“ fragte er, und seine Kehle war trocken.
Silke schüttelte entschieden den Kopf. „Die wissen nichts davon. Ich bin doch nicht blöd! Hast Du schon mal mit deiner Schwester gebumst?“ „Nein“, sagte Erwin, und seine Hände zitterten leicht. „Und warum nicht?“ „Na hör mal!“, sagte Erwin empört. „Sie ist doch meine Schwester.“ „Stiefschwester“, sagte Silke. „Ihr seid schön dumm, daß ihr es nicht tut. Bumst Du oft, Erwin?“ Er war verwirrt. „Manchmal“, sagte er hastig. „Ich Tue es oft“, sagte Silke. Erwin schenkt nach. Seine Gedanken gingen im Kreis. Er versuchte das eben Gehörte zu verarbeiten. Sein Penis war ganz schön geschwollen, das Gespräch hatte ihn aufgeregt. „Ich auch“, sagte Silke und hielt Erwin ihr Glas hin. Er schenkte ihr ziemlich viel ein. Silke rutschte näher heran, ihre Schenkel berührten die seinen und ihr Busen berührte kurz seinen Oberarm, und er zuckte zusammen. Silke blickte rasch auf die Uhr, es war kurz nach drei, sie hatte noch genügend Zeit. Aufmerksam sah sie Erwin an, doch als er keine Bewegung machte, sich ihr zu nähern, beschloß sie, die Sache in die Hand zu nehmen.
Sie legte ihre linke Hand auf seine Schulte und drehte sich ihm zu. „Was ist?“ fragte sie und strich sich mit der Zunge über die Lippen. „Willst Du mich bumsen?“ Erwin spürte die Wärme ihres Körpers, roch den Duft ihrer Haare, und der federnde Druck ihrer großen Brüste gegen seine Brust steigert seine Erregung. Bevor er noch antworten konnte, preßte sich ihre Lippen auf die seinen. Sie schmiegte sich eng gegen ihn und verstärkt den Druck ihrer Lippen. Senta beugte sich vor und sah interessiert zu.Nervös knabberte sie an ihren Lippen. Silke legte sich schwer auf seine Brust, und Erwin sank aufs Bett zurück. Seine Hände legte er auf ihren rücken und ließ sie ruhig liegen Ihre warmen Lippen regten ihn auf, aber noch mehr regte ihn ihr warmer Körper auf. Sie rieb leicht ihre Brüste gegen seine Brust und er spürte durch die dünne Bluse und den BH ihre steifen Warzen. Atemlos löste Silke kurz ihre Lippen von den seinenn und küßteihn leichtt auf die Wange.
„Du gefällst mir“, sagte sie leise und fuhr mit einer Hand über seine Brust. Sofort drückte sie wieder ihre Lippen auf die seinen. Langsam entspannte sich Erwin. Er war noch immer ziemlich nervös; während er ihren Kuß erwiderte, sah er Silke an. Der oberste Knopf ihrer Bluse stand offen und er konnte ihre Brustansätze sehen. Der kurze Rock war weit hinauf geglitten und entblößte ihre Beine. Langsam strich er mit beiden Händen über ihren Rücken und spürte das schmale Gummiband ihres BHs und die Haken, die ihn zusammenhielten. Er atmete schwer, als er eine Hand kurz über ihren Busen gleiten ließ Als er merkte, daß sie nichts gegen diese Berührung einzuwenden hatte, griff er nochmals hin. Sie drehte sich etwas zur Seite und er konnte nun den ganzen Busen umspannen. Er war zu groß, als daß er ihn ganz in seine Hand bekommen hätte. Mutig geworden, öffnete er noch einen Knopf ihrer Bluse, dann einen weiteren. Ein weißer BH kam zum Vorschein, der ihre Brüste fast gänzlich einhüllte. Silke saß nun fast auf Erwin. Sie rutschte ein wenig höher, löste ihre Lippen von seinen und küßte ihn aus Ohr. Er vergrub seinen Kopf an ihrer Schulter und zog die Bluse weiter auf. Er sah die straff gespannten Träger ihres Büstenhalters und küßte sie sanft auf die Schultern. Seine Finger zitterten stärker, als er die Bluse ganz öffnete und langsam über ihren Bauch fuhr.
Senta hatte sich eine Zigarette genommen und rauchte hastig. Ihre Augen waren weit aufgerissen. Der Anblick des schmusenden Paares regte sie ungemein auf. Sie spürte, wie es warm zwischen ihren Beinen wurde. Erwin legte seine rechte Hand auf Silkes Knie und fuhr vorsichtig die Innenseite der Schenkel entlang. Das Mädchen nahm sofort die Beine auseinander und seufzte zufrieden auf, als sich Erwins Hand zwischen ihre Beine preßte. Er spürte durch den winzigen Slip die Umrisse ihrer Schamlippen und den dicken Busch der Schamhaare. Sein Steifer zeichnete sich deutlich unter der engen Hose ab.
„Zieh mir das Höschen aus“, murmelte Silke leise. Erwin packte den Saum und zog den Slip ein Stück herunter, dann nahm er die zweite Hand zu Hilfe, und das Höschen glitt über Silkes nackte Schenkel. Das kurze Röckchen war verschoben, und er sah sekundenlang ihre Scham mit dem dichten braunen Haar und den rosig schillernden, feuchten Schamlippen.
Silke drehte sich auf den Rücken und zog Erwin zu sich herunter, er lag nun halb auf ihr, und seine rechte Hand lag unter ihrem Rock, den er zur Seite schob. Silke nahm die Beine weit auseinander, und seine Finger strichen die feuchte spalte entlang, teilten die Schamlippen und berührten den angeschwollenen Kitzler.
„Das tut gut!“ keuchte Silke. „Steck mir einen Finger hinein!“
Senta knabberte noch immer an ihren Lippen. Sie riß die Augen weit auf, als sie sah, wie Erwin seinen Zeigefinger tief in Silkes Muschi bohrte und wie sie sich ungeduldig hin und her wälzte. Erwin konnte sein Glück noch immer nicht fassen. Das war etwas anders als mit der Hure, bei der er viermal gewesen war. Er küßte Silkes Lippen und spielte weiter in ihrer feuchten Pussy herum. Er ließ seine Lippen über ihr Kinn wandern, küßte sie auf den Hals und dann auf die Schulter. Silke seufzte zufrieden auf. Er nahm seine feuchte Hand von ihrer Muschi fort, zog die Bluse aus dem Rock, griff zwischen ihren Armen hindurch und nestelte am Büstenhalterverschluß herum.
Endlich bekam er ihn auf und schob ihn hoch. Erfuhr sich über die Lippen, als er Silkes große, nackte Brüste sah. Sie waren hoch angesetzt, schneeweiß, mit großen dunkelroten Warzen, die steil hoch standen. Er vergrub sein Gesicht zwischen den harten Hügeln und leckte daran, dann nahm er einen Nippel zwischen die Lippen und lutschte daran. Silke schloß die Augen halb und stöhnte leise. Silke öffnete Erwins Hemd und schob es über seine Schultern. Rasch schlüpfte er heraus und widmete sich sofort ihren Brüste. Silke öffnete sich selbst den Rock und strampelte ihn ab. Erwin schob wieder einen Finger in das behaarte Loch, und sie keuchte immer rascher.
„Bums mich“, sagte sie plötzlich. „Bums mich!“
Erwin richtete sich auf und öffnete seine Hose, während Silke die Bluse und den BH auszog. Nackt legte sie sich auf den Rücken und spreizte die Beine. Erwin fuhr sich ungeduldig mit der Zunge über die trockenen Lippen. Er hatte vergessen, daß sich noch Senta im Zimmer befand, er hatte nur Augen für Silke, für die große Brüste, die schmalen Hüften und die aufreizende Muschi. Er riß sich die Hose und die Unterhose herunter und kniete nieder. Er hatte einen ziemlichen großen Penis, kerzengerade, mit einer rosigen Eichel und festen kleinen Hoden.
Er legte sich neben Silke und umarmte sie. Seine Hände wanderten flüchtig über ihren Körper, dann kroch er auf sie und blieb kurz liegen. Er stieß mit seinem Prügel gegen ihre Scham, fand aber das Löchlein nicht. Schließlich kam sie ihm zu Hilfe, packte seinen Penis und drückte ihn gegen ihre feuchte Öffnung. Er drückte dagegen und sein Penis verschwand zur Hälfte in ihrem Körper.
„Oh, tut das gut!“ wimmerte Silke mit versagender Stimme.
Erwin keuchte vor Genuß. Ungestüm begann er zu bocken. Seine Bewegungen waren nicht sehr harmonisch. Er bewegte sich ziemlich wild, doch Silke fand es großartig. Sie hatte noch nie so einen großen Pimmel in ihrer Pussy gespürt, und sie genoß es ungemein, wie weit er hineinkam und ihren Körper zum Schwingen brachte. Sie schloß die Augen und krallte sich an ihn. Erwin küßte sie auf die Lippen und lag schwer auf ihr; mit der rechten Hand griff er nach ihren festen Brüsten und massierte sie.
Senta schenkte sich noch einen Schluck Whisky ein. Sie rauchte bereits ihre dritte Zigarette, und zwischen ihren Beinen war es glitschig geworden. Am liebsten hätte sie sich das Höschen heruntergerissen und sich selbst befriedigt. Ihre Wangen waren rot geworden, und die Augen glänzten. Sie konnte sich nicht satt sehen. Erwin stieß rascher in Silkes Grotte und stöhnte und keuchte dabei. Er war froh, daß er es mit einer Hure getan hatte, er wußte wenigstens halbwegs, wie man bumste. Silke packte Erwins linke Hand und preßte sie gegen ihre Scham. Sie nahm einen Finger und drückte ihn auf ihren Kitzler, und Erwin verstand sofort, was sie wollte. Er rieb leicht gegen ihre Klitoris, und sie röhrte vor Genuß auf. Es dauerte kaum zwei Minuten und sie hatte einen Orgasmus. Ihr Keuchen und Stöhnen steigerte Erwins Verlangen, und er bumste wild drauflos. Eine halbe Minute später war es bei ihm soweit. Er glaubte vor Genuß zu sterben, als sein Prügel losspuckte und das Sperma tief in ihre Scheide jagte. Erschöpft blieb er auf ihr liegen. Silkes Brüste waren schweißbedeckt und ihr Haar zerrauft.
„Das hat gutgetan“, flüstert sie zärtlich und strich über sein Haar, richtete sich auf und lächelte Senta zu. „Das war eine Wucht“, sagte sie. „Hat Dir das Zusehen Spaß gemacht, Senta?“

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Racconti Erotici

Ci vorrebbe proprio! 1

Ho appena finito di parlare al telefono con la mia migliore amica, e sento che oggi avrei proprio bisogno di lei. E’ un angelo sceso in terra: piccola di statura, una testa dai mille boccoli dorati ed un paio di occhioni verde-blu profondi e teneri, incorniciati da un volto chiaro e dolce nei lineamenti. Non siamo mai stati insieme, pur avendo condiviso ogni cosa che sia condivisibile, persino il letto (castamente). Ma una cosa so per certo: quando si tratta di sesso diventa un demonio. Come faccio a saperlo? Questa è una lunga storia…

Una mattina di Luglio mentre, come sempre, studiavo alla mia scrivania l’ennesimo esamone da portare a Settembre, d’improvviso squillò il telefono ed era lei, Ela, la mia migliore amica. Mi telefonava per aggiornarmi sulle sue peripezie amorose: in sostanza, aveva piantato l’ennesimo ragazzo. Mentre parlava di quello che l’aveva fatta incazzare per cui era giunta all’estrema decisione la interrompo chiedendole se avessimo potuto rinviare quella conversazione alla sera stessa, così io avrei potuto terminare il mio lavoro, nonché lei avrebbe potuto parlare più tranquillamente dei dettagli, dato che saremmo stati vis-à-vis. Quella sera, presa la macchina, passo da casa sua; lei esce, indossa un mini-tubino nero senza spalline, che faticava vistosamente a contenere le sue tette enormi, ed un paio di scarpe con un tacco stratosferico.

Non mi lascia nemmeno chiederle il perché di quella mise:
“Non dirmi nulla, ma stasera è serata di pazzie!”;
“In realtà stavo solo per dirti che sei uno schianto…” le rispondo, sentendomi preso in contropiede;
“Grazie amore! sei sempre un tesoro quando ne ho bisogno.”
Io dentro di me festeggio il salvataggio in calcio d’angolo, poi le chiedo dove andare e lei mi dice, come già immaginavo in realtà, di andare al nostro bar: un locale in stile caraibico, con i tavolini all’aperto, dove servono dei cocktail divini, ma fornito anche di tante altre varietà di prelibatezze, tanto da bere quanto da mangiare. Arrivati lì, mi spiegò tutto l’accaduto mentre mandavamo giù un aperi-cena, debitamente innaffiato da dell’ottimo vino bianco.

Terminato il racconto – e la bottiglia – alzandosi dal tavolo e roteando in mezzo al grande marciapiede dov’erano i tavolini, con lo sguardo rivolto verso il cielo e con le braccia completamente spalancate, mi dice:
“Stasera me ne sbatto di quello stronzo, voglio passare la notte più bella della mia vita e voglio fare stronzate con te.” mi urla; questa frase, detta così, nulla diceva, se non che ci saremmo messi di nuovo nei casini, come la notte che entrammo nell’ospedale in costruzione, ma questa è un’altra storia. Allora cerco di convincerla a fare un giretto lì in paese ed andare a casa a dormire, ma lei continua imperterrita:
“Andare a casa? Non se ne parla proprio, noi, ora, ci ficchiamo in quel catorcio che tu chiami macchina e scendiamo al mare.”;
“OK! Andiamo!” le risposi e questo la lasciò molto interdetta perché, nella mia cerchia di amici, ho la fama di essere quello con la testa sulle spalle, che difficilmente si mette in situazioni imbarazzanti. La mia risposta azzardata la colpì, ma questa è una cosa che mi disse dopo.

Ci infiliamo in macchina, metto una playlist degli AC/DC e andiamo verso il mare.Chi mi conosce, sa che adoro fare la strada che porta al mare: una statale a doppio senso piena di curve e tornanti, che termina con un lungo rettilineo di dieci chilometri, che la sera si svuota completamente da ogni forma di traffico, diventando una pista a tutti gli effetti; inoltre, cosa potrebbe essere meglio, di farla con il piede pesante, in una macchina discretamente potente e una bella ragazza al mio fianco? Ero al settimo cielo!
Quello che non sapevo io, è che la stessa identica cosa eccitava (ed eccita tutt’ora) anche lei. Impieghiamo 15 minuti quando, normalmente, ce ne vorrebbero 30, la musica hard-rock che rimbomba ad alto volume, il vento che ci schiaffeggia da tutti i lati e scompiglia i suoi capelli sciolti. Era come in un film degli anni ’80 ed io lo stavo vivendo con la persona più importante della mia vita.

Arrivati giù al mare, prima di entrare in uno dei paesi della litoranea, mi dice di girare in una traversa, perché vuole fare il bagno, ma è senza costume e non vuole farsi vedere. Così scendiamo dalla macchina e andiamo sulla spiaggia. Per fortuna era una notte con la luna piena e potevamo vedere tutto. Lei si avvicina alla battigia e si toglie il tubino. In quel momento scopro che non indossa nulla sotto il vestito.
“Che aspetti?” mi dice “Vuoi lasciarmi tutta sola in balìa delle onde e dei pesci?”;
“Arrivo! Arrivo!” le dico con tono scocciato spogliandomi, ma il mio tono era solo una bassa manovra di dissimulazione del mio stato d’animo: ero eccitatissimo, e la cosa era molto palese.

Allora cerco di sfruttare l’oscurità, una corsa verso la tiepida acqua notturna ed una quanto mai opportuna sua immersione, per celare il chiaro segno della mia eccitazione esembra che la cosa abbia funzionato. Giochiamo in acqua per un po’, e lì diventa molto difficile tenere un certo contegno, perché tra le tette che sobbalzano, gli abbracci ed i bacini sul collo e sulle spalle, il mio cazzo comincia a scalpitare. Ma non voglio darle la soddisfazione di cedere alle sue tentazioni, perché sapevo che lei ama stuzzicare, ma niente di più. Siamo ancora in acqua, quando ad un certo punto mi afferra da dietro e mi da un morso sul collo.
“Ma sei scema?” le urlai;
“No! Un vampiro!” e si immerge;

Nell’acqua scura non riesco più a vederla, ma sento che qualcosa mi afferra il cazzo e una coscia: è lei!
Spreme con la mano le palle ed il cazzo con sapiente foga, una sola volta, ma è più che sufficiente per farlo diventare barzotto; poi passa sull’asta con la mano, mentre riemerge per prendere aria. Il mio palo di carne, ormai, svetta prepotente in tutta la sua virilità, la cappella è bella gonfia e liscia. Lei senza dire nulla lo mette tra le tette ed inizia a muoverle su e giù.
“Vedo che ti piacciono le mie tette, eh?!” mi fa con una faccia da porca che non le avevo mai visto;
“Be’, di certo non le rimando indietro…” le rispondo in mezzo ai denti, abbozzando un sorriso malizioso e godurioso;
“Se pensi che debbano smettere di fare quello che stanno facendo, non devi che chiedere.” mi provoca aumentando un po’ il ritmo dei colpi;
“Non lo so, credo che ci penserò un altro po’, prima di decidere.” glisso sulla risposta, mentre lei non accenna minimamente a smettere, anzi rincara la dose;
“Allora? Che devo fare? Smetto?” incalza;
“Se solo ti azzardi a farlo, giuro che non rispondo di me!” la minaccio;
“Che paura! Allora devo continuare per forza.” mi stuzzica con aria fintamente impaurita “anzi, farò di meglio, tanto per stare più sicura.” e mi strizza l’occhio, lasciando le grosse e morbide tette naturali dai capezzoli rosa.

Mi spinge dove l’acqua è più bassa, e mi fa sdraiare, scivola su di me partendo dalle gambe verso la testa, strisciando, ancora una volta, i suoi meloni gonfi sulla mia asta in pieno tiro e arriva con la bocca alla mia e mi da un bacio alla francese, di quelli che non davo da quando avevo gli ormoni alle stelle a quindici anni; le lingue si intrecciano fuori dalle nostre bocche, si stuzzicano sulle punte e si intrecciano di nuovo. Ad un certo punto, leccandomi dal labbro inferiore sino all’ombelico, scende con la testa sul mio cazzo che, non so come, ancora non era esploso.

A quel punto si dedica alla cappella la lecca, la succhia e la bagna con quanta più saliva possibile.
“Lo stai bramando, eh?!” mi dice, guardandomi dritto negli occhi da quella posizione, con aria di chi ha il pieno controllo della situazione;
“Che cosa?” le chiedo, mentre incrocio le mani dietro la mia nuca prendendo un’aria spavalda, nonché un ghigno beffardo e menefreghista;
“Lo sai bene, brutto stronzo!” ma sempre con voce dolce e suadente, che strideva con le parole, mentre riprende a succhiare; io, intanto, mi abbandono a quel ritmo ancestrale, al suo salire e scendere, al risucchio sulla cappella, alla sua lingua abile nel toccare i punti più sensibili al momento giusto, al sentire colare, sui lati dell’asta, la saliva che lascia cadere incurante, alla sensazione della mano che tende la pelle dell’asta e poi si sposta a massaggiare le palle.
“Ah, intendevi questo?” le chiedo sarcasticamente, con la voce rotta dal piacere;
“No! Mi riferivo al succhiarti la sborra fuori dalle palle, come il latte da un bicchiere con la cannuccia!” mi risponde continuando a segarmi e con un’aria da troia che non le avrei mai immaginato addosso; al sentir quelle parole, il mio cazzo, per l’eccitazione, ha un guizzo e di colpo lo sento pronto ad esplodere.
“Sto venendo…” le dico mettendole le mani dietro la nuca, ma senza forzare: mi piace che conduca lei il gioco;
“Sto aspettando!” mi dice alzando la testa di nuovo per un attimo;
“Vengo! Sto sborrando! Sborro! Sborro! Eccola!” le urlo, ma lei non si scompone, inclina la testa per guardarmi negli occhi, apre la bocca, mi sega con un mano mentre con l’altra strizza le palle con dolcezza e con la lingua gioca con il frenulo: la inondo.
“Eccoti la sborra! Leccala tutta! Devi berla! Ora!” continuo ad urlare in preda agli spasmi dell’orgasmo.
Butto fuori un litro di sborra, che lei raccoglie prontamente in bocca. Continuando a segarmi lentamente, si avvicina al mio volto, mi guarda dritto negli occhi, mi mostra la sborra che impiastriccia tutto il palato e poi la ingoia in un solo colpo, riaprendo subito la bocca pulita, per farmi vedere quanto è stata brava, poi torna a pulire per bene il cazzo dalle ultime gocce, mi guarda di nuovo negli occhi e mi dice: “Mi piace!” [Continua…]

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Iniziazione (Finale)

Stefania tornò in camera dieci minuti dopo,vestita delle sue nudità,come se fosse la cosa pià normale di questo mondo.Le linee perfette dei suoi seni,nascosti dai suoi capelli neri,le sue gambe nude e perfette,che mettevano ancora pià in risalto la sua fica rasata.Si avvicinò a me che ero ancora sporco dei miei umori,volevo sentire ancora addosso il suo profumo,la sua vita che si mischiava con il mio sudore e la mia sborra.Avevo un milione di domande,ma era capace di rendermi completamente avaro di parole,la ammirai,mentre si stese accanto a me
-Carlo-esordì-questo è stato il mio addio non ci vedremo più..mai più..-lo diceva senza guardarmi in faccia.Mi spiazzò di nuovo,tentai di abbracciarla ma mi respinse
-Ho fatto qualcosa di male?-riusciì solo a domandare,sembravo un bambino che viene sgridato e non capisce il perchè
-Nono.-si girò e la sua nuca divenne la mia interlocutrice-Soltanto che non ne posso più di te..lo sai che a me non piace avere legami…abbiamo superato il limite,ero venuta solo a prendere il cellulare non sò come sia potuto succedere tutto questo..-ero disorientato,era questo quindi che stava dicendo al telefono.
-Mi dispiace io ci tengo a te e oggi sono stato bene..-sentiì un sospiro profondo,avevo capito che doveva farla finita con me,ma almeno mi doveva dare delle spiegazioni plausibili,che purtroppo non tardarono
-Sei stato la scopata peggiore della mia vita…impacciato,infantile..-si alzò voltandosi verso di me con rabbia irraggionevole,prese da terra i suoi indumenti e iniziò a vestirsi,io ero impietrito.
-Non capisco…sei tu che…-
-Sisi-i suoi occhi di fuoco lanciavano sguardi assassini,mentre si vestiva in fretta-E’vero ma credevo che….credevo tante cose…e invece sei solo un segaiolo senza fantasia…sei cosciente di questo…ma cresci..cazzo…anche ora ti stò offendendo e tu continui con la tua nullità…sono stanca…capisci?Stanca dei tuoi amorevoli gesti del cazzo….sei senza speranza…cazzo..Carlo vaffanculo…-prese la sua borsa e andò via senza aspettare la mia reazione,anche perchè sapeva benissimo che le avrei regalato l’ennesimo silenzio.Umiliato,mi alzai per andare verso il computer,volevo solo distrarmi,non pensre a niente,stormirmi,passai tutta la giornata a guardare porno e segarmi,non sò neanche io bene quanto tempo passò,prima che spensi i miei pensieri e riusciì ad addormentarmi.Quella sera per l’umiliazione subita,pensai davvero di farla finita,neanche le chiaviche di fogna sono trattate così e non lo meritivo,e forse quest’ultimo pensiero di orgoglio riuscì a distogliermi dai pensieri di morte che mi avevano accompagnato tutta la giornata,vedendola andare via.Passarono tre mesi,non la cercai,sarebbe stato paradossale,qualcuno ogni tanto mi dava sue notizie,chi l’aveva vista in quel dato locale,ubriaca a mettere lingue in bocca ad un’amico,chi l’aveva incrociata al mare completamente nuda a nuotare e chi ci era finito a letto e mi raccontava particolari che sinceramente non destavano alcun interesse.Qualcosa in me era innegabilmente cambiato,non provavo più alcuna emozione e anche i video porno non riuscivano a regalarmi nessun tipo di soddisfazione.Iniziai ad uscire la sera,sempre più spesso,cosa normale per un ventenne,non per me,incontrai Caterina,una sera,sembrava un angelo con quel caschetto biondo scuro e due occhi blu mare.Uscimmo per un pò insieme e iniziammo una relazione,molto ingenua,tanti baci,tante carezze e romanticherie varie.Lei mi riempiva di attenzioni e complimenti,dentro me,invece,stava crescendo qualcosa,un lato oscuro che non conoscevo affatto.Una sera,stava parlando con un suo cugino,non lo dimenticherò mai,era il compleanno di sua madre e mi invitò per farmi conoscere i suoi parenti.Passai la serata a bere,bere tanto,mi mancava da morire Stefania,scacciavo i pensieri così,barricato su di una poltrona a osservare.Ad un certo punto senza salutare nè niente mi avviai verso l’uscita,Caterina mi notò e mi inseguì
-Tesoro dove vai non aspetti che aprano la torta..-
-Sono stanco vado a dormire e poi..sei in buona compagnia con quello là..-e con la testa indicai il cugino che notò e mi salutò con la mano e un sorriso.Lei vide la scena,sorrise,di quei sorrisi che scioglierebbero chiunque
-Amore ma è Tommaso,è mio cugino che vive lontano,stavamo solo parlando…-la presi per un braccio,la portai fuori casa e chiusi la porta
-Vorresti fartelo vero?Di che parlavate di quanto sono inutile?Vero?Rispondi?-cercava di liberarsi dalla mia stretta.
-Carlo mi fai male così…che ti prende…cosa dici??-stava iniziando a piangere,liberai il suo braccio
-Che ci sarebbe di male…è un bel ragazzo…magari ti eccita anche più di me…-prese a singhiozzare,la sua voce era un sibilo
-Carlo cos’hai..perchè dici queste cose..-
-Perchè ti ho visto…sorridere con quell’intimità che solo due amanti hanno…te lo fai vero?Che giochini vi piacciono?-
-Ma che cazzo stai dicendo Carlo??!?E’mio cugino CAZZO!!-l’abbracciai,le accarezzai i capelli
-Hai ragione…è tuo cugino…-lei si calmò,per un attimo,mi chiedeva scusa,senza una ragione plausibile
-Lo sai che non mi permetterei mai di farti soffrire-mi disse-io farei tutto per te..-continuò e a quel punto presi la sua mano e me la portai sul cazzo,lei era impietrita,mentre accompagnavo la sua mano ad aprirmi i pantaloni.
-Davvero?Dimostramelo…voglio che me lo succhi…ora!-non aspettai risposta,mi sbottonai i pantaloni,cacciai il mio cazzo in erezione e la spinsi giù,finchè non era in ginocchio davanti al mio cazzo.Presi la testa e con un colpo secco le penetrai la bocca,non sò se le piaceva o mi stava assecondando,non l’ho mai saputo,ma iniziò a succhiarmelo,velocemente,forse per finire prima quell’atto di violenza gratuita.Me ne accorsi,staccai il cazzo dalla sua bocca,mi chiusi i pantaloni.
-Lo vedi quanto sei puttana?-e mi allontai,lasciandola così,fra le lacrime di rabbia e vergogna che le solcavano il viso,davanti la porta della sua casa in festa.Una volta a casa riaccesi il cellulare,vidi che Caterina mi aveva provato a telefonare e c’erano due messaggi,il primo “Carlo ma cos’hai?” il secondo “Carlo ti prego parlami”.Doveva essere furiosa invece chiedeva spiegazioni,risposi con il seguente messaggio “Ti aspetto domani pomeriggio a casa,scusami ho esagerato,non reggo l’alcool,ti amo” accesi il computer e mi misi a guardare i video di Stefania,finì con un orgasmo fortissimo e intenso,proprio quando sul cellulare comparve un nuovo messaggio di Caterina “Ti amo anche io…ma come è difficile amarti”.”Ti passo a prendere con la macchina scendi fra dieci minuti” non sò bene perchè risposi così,i miei pensieri erano liberi e confusi,poco dopo,con il cazzo completamente sporco della sega precedente,arrivai sotto casa sua,era già lì,entrò in macchina,mi abbracciò forte,sentivo che non portava il reggiseno evidentemente si era vestita in fretta,mi eccitai mentre lei diceva
-Scusami Carlo scusami ti prego…non ti lascerò più solo..scusami..davvero…-le accarezzavo i capelli,le sfiorai le labbra con le mie,ci baciammo per un tempo indefinito,mentre la notte fuori era alta.Infilai una mano sotto la sua maglietta,lei mi lasciò fare,presi il suo capezzolo destro fra l’indice e il pollice,glielo iniziai a stringere,gradiva con piccoli sospiri.Con il palmo della mano mi iniziò a massaggiare la patta dei pantaloni,la mia erezione aveva raggiunto il massimo,sbottonai i pantaloni e lo feci uscire,lei prese a baciarmi con foga mentre lentamente lo strinse fra le mani.
-Aspetta-la fermai,mentre alzavo la sua gonna e le sfilavo le sue mutandine-voglio che ti masturbi davanti a me…-mi sorrise,si tolse anche la gonna e chiudendo i suoi splendidi occhi prese a toccarsi lentamente,io feci lo stesso.
-Vado bene così?-mi disse e non sò perchè a quelle parole s**ttò qualcosa dentro me,mi catapultai addosso a lei,le baciai la bocca,i seni,con un colpo secco la penetrai e iniziai a spignerle il mio cazzo dentro,quanto più potevo.
-Si Carlo…Oh si…quanto ti amo..amami…-le sue parole mi infastidivano e glielo dissi
-Stai Zitta!Ti piace averlo dentro vero?-aprì di colpo gli occhi,nella penombra erano ancora più blu,sorrise
-Si mi piace avere il tuo CAZZO dentro…-esaltò la parola cazzo e la cosa mi eccitò ancora di più,presi un ritmo ancora più frenetico
-Sei davvero una troia lo sai?-
-Si-iniziava a stare al gioco,povera piccola Caterina,non sapeva in che situazione si stava andando a ficcare
-Dillo sei una troia e volevi scoparti tuo cugino vero?-
-Sisi come dici tu…sono la tua troia…amami Carlo..-
-Non ti permettere…-dissi fermandomi e staccandomi da lei-sei solo una puttana e non meriti amore lo sai vero?-travisò le mie parole,pensava che anche quello faceva parte del gioco
-Si,Carlo,scusami ancora…sono la tua puttana…ritorna dentro me..-indubbiamente oltre che bella era capace di stupirmi.Presi il mio cellulare,lo misi in modalità video,iniziai a riprenderla
-Voglio che me lo prendi in bocca,ora!-
-Spegnilo…-mi disse mentre cercava di coprirsi,non l’ascoltai la tirai a me e inquadrai per bene quella bocca sul mio cazzo.
-Succhia troia,pensa che sono quello stronzo di tuo cugino..-la stavo umiliando oltremodo,non sò perchè lei prese a succhiarlo lentamente,anzi,con occhi di fuoco si mise in modo di guardare dritto nell’obiettivo,quasi a sfidarmi
-Vado bene così?Mi vedi con il tuo cazzo in bocca si?-disse mentre vedevo il mio sesso scomparire e riapparire lentamente,la sua lingua che accompagnava la lungezza fino alle palle,le succhiava,prese a massaggiarle con una mano,mentre con la bocca si occupava di me e con l’altra mano si sistemava i capelli dietro l’orecchio.Sborrai una quantità indefinita nella sua bocca,lei lasciò cadere tutto sul mio cazzo,ripresa perfettamente,il suo viso era sfatto,umiliato nell’anima,ma mi stupì ancora.
-Grazie!-mi disse,sempre fissando il cellulare,lo spensi,l’abbracciai in maniera sincera,mentre un rivolo di sborra le cadeva sulla coscia.Non mi chiese spiegazioni,mi sorrideva e io sentivo di amarla,un amore malato,ma sempre amore.Tornò a casa sua,dandomi un ultimo bacio appassionato,tornai a casa mia,felice di aver,almeno per ora,soddisfatto il mio lato oscuro..

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Scopata in reception

Era la calda dolce estate del 2004 e lavoravo come receptionist nel mio Hotel, a quel tempo come cameriera ai piani lavorava Nico una ragazza di tre o quattro anni più giovane di me che ne avevo all’epoca trentaquattro. Era un po’ di tempo che mi facevo dei pensieri su di lei, mi piaceva un casino, di corporatura minuta, con un bel viso e anche se, era la ex di un mio amico, mi aveva sempre attratto sessualmente fin da quando la conoscevo. Da timidone quale ero però non avevo mai cercato di farle capire quanto ardentemente la desiderassi. Quel pomeriggio lei era sola in cucina a pulire dopo il servizio di mezzogiorno, quando sono andato a fumare una sigaretta sulla porta che dà all’esterno, Nico me ne chiede una e fumiamo insieme sull’uscio. Ritorno alla reception preso da un senso di arrapamento dovuto allo starle vicino e dal caldo estivo che mi aveva alzato il livello del testosterone a bomba. Passata mezz’ora vado in cucina per fumarmi un’altra sigaretta e vedo lei che continua a passare con lo straccio sempre sulle stesse parti come se volesse aspettare ad andare via, come se volesse stare ancora un po’ in mia compagnia. A quel punto stupito da quel comportamento mi faccio coraggio : Nico facciamo qualcosa ? le dico e lei fa un passo verso di me e guardandomi : eh ma cosa vuoi fare ? io le vado incontro a mia volta la stringo a me e la bacio sulla bocca con la lingua, lei subito scosta il viso e mi dice noo cosa fai (sapeva che convivevo ed era amica della mia ragazza ) ma io la bacio ancora al che anche lei comincia a muovere la lingua contro la mia e a spingermela dentro la bocca, è fatta penso dentro di me, mentre le infilo le mani nei pantaloni e fin sotto le mutande inizio a stringerle le chiappe. Mentre la tiro contro il mio inguine, mi accorgo che il mio cazzo è già duro da esplodere e glielo faccio sentire spingendoglielo contro la pancia. A quel punto il mio desiderio era alle stelle dovevo fare qualcosa e subito, avevo troppa voglia di lei. Nico le dico: fammi leccare la fica, la prendo per mano e la porto in una stanzetta comunicante con la reception dell’Hotel. Chiudo la porta con la reception ma quella stanza è solo un divisorio fatta da pareti di legno alte due metri e mezzo e senza soffitto dunque si poteva sentire quello che succedeva nella hall dell’Hotel e viceversa si poteva sentire quello che succedeva nella stanzetta se fosse entrata gente. Ma avevo così desiderio di assaggiarle la patata che ogni altro pensiero sul rischio che potesse entrare qualcuno era completamente estraneo alla mia mente. Lei è li in piedi mi aspetta, ci baciamo ancora poi io mi butto in ginocchio le abbasso I pantaloni e le mutandine e le bacio la patata piano piano. Delicatamente poi comincio a leccargliela e mi sento sempre più eccitato gustandomi l’odore ed il sapore della sua bella figa da trent’enne. La metto a sedere sulla sedia, le abbasso ancora di più gli slip fino alle caviglie in modo da poterle allargare bene le cosce e continuo a succhiare il suo umore. Lei mi prende per i capelli e mi schiaccia la bocca sulla figa mugolando di piacere, sento la sua mano che scende in cerca del mio sesso, mi slaccia I pantaloni e comincia a giocare con il mio arnese mentre io sono ancora in ginocchio che la lecco, ho voglia di baciarla di nuovo sulla bocca per farle sentire il suo sapore mi tiro sù per baciarla ma prima che riesco a farlo lei si è già messa il cazzo in bocca e incomincia a pomparmelo gemendo mi acarezza le palle, me lo succhia per un pò ma poi non resisto voglio avere ancora il suo sesso in bocca, mi risiedo in terra per riuscire ad avvicinarle la mia lingua ma non faccio in tempo che me la trovo seduta sopra che si lascia affondare il mio grosso cazzo dentro la vagina, ci baciamo mentre I nostri corpi sono ormai preda del piacere della carne, ci stiamo sbattendo da qualche minuto quando lei si alza e si appoggia al tavolo con il busto tenendosi con le mani al bordo mi offre il suo corpo a pecorina. Glielo metto dentro e la scopo forte forte da dietro mentre lei quasi grida di piacere e il tavolo sbatte e fa rumore ormai sono al culmine dell’amplesso anche io, estraggo il mio cazzone la prima schizzata è sul culo lei si accorge del fiotto di sperma e velocemente si gira bevendo con avidità il resto del mio piacere, l’adrenalina è alle stelle mi tremano le gambe e ho il cuore a mille ma sono felice, le pulisco la sborra dal culo con il grembiulino che ha ancora legato in vita, si tira sù I pantaloni e va a cambiarsi per andare a casa. Mentre esce sorridendo mi dice: certo che se eravamo su un letto era meglio :), con Nico siamo diventati amanti per qualche mese, ma questa è però un’altra storia.

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Video-Abend mit Onkel Willi, Teil 2

Vielen Dank für die netten Kommentare, Applaus ist ja bekanntlich das Brot des Künstlers. Ich hoffe daher, auch der zweite Teil findet Gefallen und Ihr kommentiert meine Erlebnisse fleissig. Weiter geht es:

Ich sah auf das Stück seines Schwanzes, das noch nicht in meinem Mund steckte. Mindestens noch 5, 6 Zentimeter, was wollte er da versuchen, wie weit er kam? Er stieß doch schon hinten an!
Mein Onkel fing wieder mit den sanften Fickbewegungen an. Der Druck seiner Hände auf meinen Kopf wurde immer stärker. Als er wieder hinten in meinem Rachen angekommen war, schrie mein Onkel plötzlich: “Schluck!“
Ich war so erschrocken über die plötzliche Lautstärke, dass ich wirklich schluckte. Der Schwanz meines Onkels stieß dabei ein ganzes Stück vor, meine Lippen berührten beinahe seinen Bauch, aber mein Onkel ließ nicht nach, er drückte meinen Kopf weiter runter, und mit einem kleinen Ruck verschwand auch der Rest des Schwanzes in meinem Hals. Und mein Onkel hielt meinen Kopf immer noch fest umklammert! Ich geriet in Panik und wollte mich losreißen, aber mein Onkel hielt mich eisern fest und sagte: „Ganz ruhig, Du gewöhnst Dich sofort daran. Atme ganz ruhig durch die Nase, du wirst sehen, es geht!“
Ich versuchte es, und tatsächlich, obwohl ich ein Gefühl im Hals hatte, als wenn ich ersticken müsste, konnte ich genug Luft durch die Nase bekommen! So etwas hatte ich noch nie gesehen, geschweige denn, erlebt.
Mein Onkel meinte: „Du bist ein echtes Blastalent, Junge. Da stellen sich andere beim ersten mal ganz anders an, wenn der Schwanz in ihrer Speiseröhre steckt. Aber da fängt für mich das Blasen nun mal erst an, damit kannst Du irre Gefühle erzeugen. Ich zeig es Dir. Schluck noch mal!“
Der Unterkörper meines Onkels schob sich noch weiter vor. Da ich seinen Schwanz bis zum Anschlag geschluckt hatte, musste ich mit meinem Kopf etwas zurückweichen. Dann versuchte ich es, und tatsächlich, es ging! Ich schluckte noch mal, der Schwanz wurde dadurch noch etwas tiefer eingesaugt, und ich spürte, wie er langsam wieder zurückglitt, nur ganz wenig, vielleicht einen Zentimeter. Mein Onkel stöhnte laut auf und griff mir an den Hals. Ich spürte, dass er mit seiner Hand fühlte, wie tief sein Schwanz in meinem Hals steckte. „Jaaa, Du hast es! Das ist die optimale Blastechnik. Schwanzlutschen mit dem Mund ist keine Kunst, und für den Schwanz nicht besser als ficken. Aber Schwanzlutschen mit dem Hals, das ist wie eine phantastische Melkmaschine, so eng und feucht und druckvoll kann nur einen Speiseröhre saugen, es ist unbeschreiblich! So, und jetzt noch mal raus mit dem Schwanz, und du führst mir den Trick vor, ohne dass ich Dir helfe.“

Er drückte immer noch an meinem Hals herum, als ich den Kopf langsam zurückzog. Wieder gab es einen kleinen Ruck in meinem Hals, als der Schwanz aus der engen Röhre in den Mund zurückgezogen wurde, mein Onkel musste es mit seiner Hand ganz deutlich gespürt haben. Als der Schwanz aus meinem Mund glitt, war die Eichel dunkelrot bis blau angelaufen. Ich schnappte nach Luft, denn mit einem Schwanz im Hals ist das Luftholen, auch durch die Nase, doch nicht so einfach. An der prallen Eichel hing ein dicker Speichelfaden, den ich mit der Zunge langsam aufleckte.
Mein Onkel sah mich geradezu zärtlich an. Er beugte sich zu mir herunter und drückte seinen Mund auf meinen. Ich wollte zunächst zurückweichen, aber er hielt wieder meinen Kopf fest. Er steckte mir seine dicke, nasse Zunge in den Mund, und zaghaft begann ich, zunächst mit meiner Zunge daran zu spielen, um dann gierig an seiner Zunge zu lutschen. Es war ein endloser Zungenkuss, und ich war geil wie noch nie. Mein Onkel löste sich von mir und sagte: „So, und jetzt mach, zeig mir, was Du kannst.“

Ich stürzte mich geradezu mit Begeisterung auf seinen Schwanz. Ich nahm ihn in den Mund, machte ihr richtig mit der Zunge nass, legte die Zunge darunter und schob ihn bis zum Anschlag rein. Dann wieder das Schlucken und komplette verschlingen dieses Riesen. Meine Lippen berührten seinen Bauch und seinen Sack. Ich wollte ihn tiefer, immer tiefer in mir haben. Ich schluckte einmal, zweimal, er zog sich immer wieder langsam zurück, was mich geradezu wahnsinnig machte, ich leckte tatsächlich seine Eier mit meiner langen Zunge, während er bis zum Anschlag in meinem Hals steckte.
Mein Onkel streichelte meinen Kopf. „Wauh, Du bist wirklich ein echter Schwanzlutscher, weiß Gott. Jaa, nimm ihn tief in Dein Blasmaul, deine geile Maulfotze, Du geiler Schwanzlutscher, ja, mach mich fertig, hol Dir den Saft, ich spritz Dir alles in die Fresse, jaa, schluck ihn, trink ihn, ahhhhh!“
Mein Onkel zog meinen Kopf an sich, obwohl der Riemen sowieso bis zum Anschlag in meinem Hals steckte. Mit der Zunge an seinen Eiern spürte ich, wie sich sein Sack zusammenzog, der Schwanz wurde für einen Moment noch dicker, er sprengte fast meine Kieferknochen, so weit musste ich meinen Mund aufreißen. Dann spürte ich in meinem Mund das geile Pumpen, das Sperma wurde durch meinen Mund gepumpt, ich spürte mit der Zunge förmlich, wie Schub um Schub durch die dicke Röhre in meinem Mund direkt in den Magen gepumpt wurde. Er hörte gar nicht auf, ich schmeckte nichts, weil ja kein Sperma in meinen Mund kam. Meine eigenen Eier waren ebenfalls steinhart, der Gedanke, gerade mit Sperma gefüllt zu werden, machte mich ebenfalls rasend. Ich riss meinen Kopf zurück, behielt nur die Eichel im Mund, und obwohl schon mehrere Schübe in meinem Magen gelandet waren, kam immer noch stoßweise der dicke Saft in meinen Mund gespritzt. Als ich die erste Spermafontäne schmeckte, schoss ich auch selber ab. Ohne meinen Schwanz auch nur berührt zu haben, spritzte ich ab, es war der geilste Orgasmus in meinem Leben. Ich spritzte und spritzte, und es war ein irres Gefühl, weil ich keinerlei Reibung an meinem Schwanz verspürte, er zuckte einfach nur und es spritzte raus, irgendwohin.
Mein Mund füllte sich nun, und ich schluckte das Sperma meines Onkel mit Genuss herunter. Es kam immer noch etwas, aber der Schwanz wurde nun etwas weicher, er ließ sich besser lutschen, ich nahm eine Hand zu Hilfe und drückte die letzten Tropfen aus der Eichel heraus. Ich zog den Schwanz aus meinem Mund und betrachtete ihn. Weiteres Sperma lief an dem dicken Schaft herunter. Ich sah meinem Onkel glücklich in die Augen, während ich es mit langer Zunge auffing, auf meinen Lippen sammelte und ein paar Blasen damit machte, bevor ich es genüsslich schluckte.
„Lass gut sein,“ meinte mein Onkel, und nahm sich eine Zigarette. Ich setzte mich neben ihn auf das Sofa und rauchte ebenfalls. Mein Onkel legte seinen Arm um meine Schulter und sagte: „Du bläst wirklich göttlich, mein Junge. Du wirst noch viele Schwänze mit Deinem Lutschmund glücklich machen, glaube es mir.“

Es störte mich nicht, und das wunderte mich selbst ein bisschen. Konnte das sein? Konnte mich ein einziges Lutschen am Schwanz meines Onkels zu einem gehorsamen Schwanzlutscher gemacht haben? Ich wusste es nicht. Wir hatten aufgeraucht, und wir stießen mit unseren Biergläsern an. Onkel Willi meinte, wir müssten jetzt Brüderschaft trinken. Wir kreuzten unsere Arme beim trinken, anschließend zog Onkel Willi meinen Kopf zu sich heran und gab mir einen langen Zungenkuss. Was mich gestern noch abgestoßen hätte, geilte mich nun wieder auf. Ich erwiderte seinen Kuss leidenschaftlich. Als wir uns voneinander lösten, hatten wir beide wieder einen Halbsteifen. Onkel Willi streckte die Beine aus, und ich sah, dass sein rechtes Schienbein völlig mit meinem Sperma bekleckert war. Der dicke Schleim klebte in Massen auf seinem Bein, ich hatte meine volle Ladung dort abgeschossen.
„Warte, ich hole ein Tuch und wische es Dir ab,“ sagte ich und wollte aufstehen. Mein Onkel hielt mich am Arm fest. „Lass nur, vielleicht kommt ja noch was dabei, gib mir noch ein paar Minuten,“ meinte er. Wir rauchten schweigend. Ich war jetzt völlig locker und ungehemmt. Um meinen Onkel etwas aufzugeilen, wichste ich jetzt ganz offen meinen Schwanz. Er war wieder hart, wenn auch nicht so hart wie zuvor. Ich zog die Vorhaut ganz zurück, und es quoll noch etwas Sperma aus der Eichelspitze. Ich verrieb es mit dem Zeigefinger und leckte ihn ab, wobei ich meinem Onkel in die Augen sah. „Du willst mich wohl wieder scharf machen, was?“ meinte er grinsend. „Ja, Onkel. Ich würde Dir gerne noch einen blasen. Dein Schwanz schmeckt einfach zu gut. Darf ich?“
„Ich bin noch nicht geil genug. Aber ich kann Dir gerne zeigen, wie man einen abgesaugten Kerl wieder richtig scharf macht. Interesse?“
„Klar!“ stieß ich hervor. „Ich will alles von Dir lernen. Zeig mir alles, Onkel Willi!“
„Knie dich wieder hin,“ meinte er. Ich gehorchte und nahm wieder meinen Platz zwischen seinen Beinen ein. Sein Schwanz lag fett auf seinem Oberschenkel. Letzte Spermareste tropften zäh heraus.
„Es heißt zwar immer, ein Mann hätte nur eine erogene Zone,“ begann mein Onkel, „aber das stimmt nicht ganz. „Rück ein bisschen nach hinten!“ Ich rutschte aufmerksam einen halben Meter zurück.
„Sieh Dir an, was Du für eine Sauerei auf meinem Bein hinterlassen hast. Aber das hat auch sein Gutes.“ Ich sah auf sein gebräuntes, haarloses Bein. Mein Sperma hatte sich nun weitgehend verflüssigt und rann an seinem Schienbein herab zu seinem ebenso braunen, gepflegten Fuß. Er hob den Fuß ein wenig an und senkte die Zehen nach unten. Mein Sperma rann in einem breiten, langsamen Strom bis zu seinen Zehen und verteilte sich dazwischen.
Mein Onkel hob seinen Fuß und hielt ihn mir vor den Mund. „Die Zehen sind eine seeehr erogene Zone beim Mann. Jetzt leck Deinen Fickschleim auf!“
Ich zögerte, aber auch in diesem Fall siegte meine Neugier und Geilheit. Ich fasste seinen Fuß mit beiden Händen an der Ferse und führte seine Zehen langsam zu meinem Mund. Ich öffnete ihn, ließ seinen großen Zeh langsam bis zum Anschlag in meinen Mund gleiten und begann sanft daran zu saugen. Mein Onkel zog hörbar die Luft ein. „Jaaah, so ist es gut. Lutsch daran, wie an einem Schwanz. Jaa, gut so. Jetzt leck zwischen den Zehen, leck alles schön auf, hörst Du?“ Ich gehorchte. Ich lutschte jeden Zeh einzeln der Länge nach in meinen Mund ein und umkreiste ihn langsam mit meiner Zunge. Dann leckte ich mit langer Zunge die Zwischenräume sauber, ganz langsam, wobei ich meinem Onkel in die Augen sah. Er verdrehte seine Augen nach oben, offenbar verspürte er große Lust. Sein Schwanz begann zu zucken und sich leicht zu erheben. Ich leckte jetzt die Oberseite seines Fußes sauber, der von meinem Ficksaft ganz nass war. Ich hatte mein eigenes Sperma noch nie geschmeckt, aber ich mochte es. Mein Schwanz war wieder ganz hart. Ich hob den Fuß an und leckte die Unterseite mit langer, weicher Zunge, wie ein Waschlappen. Ich leckte die ganze Sohle ab, obwohl dort kein Sperma war. Dann wanderte mein Mund am Bein meines Onkels nach oben, jede feuchte Stelle gierig aufsaugend. Ich war am Schienbein angekommen, mein Sperma war nun komplett in meinem Magen verschwunden. Mein Onkel tätschelte meinen Kopf. „Gut so,“ meinte er. „Jetzt leck noch mein Sperma von Oberschenkel, aber berühr nicht meinen Schwanz.“
Ich leckte die feuchte Stelle vor seiner Schwanzspitze sauber. Der Schwanz kam etwas weiter hoch. „Jetzt das wichtigste.“ Mein Onkel ließ sich weiter auf dem Sofa heruntergleiten, bis sein Arsch über die Sofakante ragte. Er spreizte die Beine noch weiter und zog mit den Händen seine Arschbacken auseinander. „Jetzt leck noch mein Arschloch.“ Er bemerkte mein Zögern. „Mach schon. Du willst meinen Riemen doch wieder groß und stark haben, oder nicht?“
Natürlich wollte ich das. Ich beugte mich langsam zu seinem Arsch vor. Dann leckte ich mit langer, weicher Zunge über das runzelige Loch. Mein Onkel stöhnte. „Du bist wirklich eine geile Sau,“ ächzte er. „Aber das gefällt mir. Jetzt steck die Zunge rein, los, so weit du kannst!“
Ich machte meine Zunge ganz hart und versuchte, in sein Loch einzudringen. Es schmeckte etwas herb, aber nicht unangenehm. Ich merkte, dass mein Onkel sein Arschloch entspannte. Meine Zunge drang ein, erst nur einen Zentimeter, dann langsam immer weiter, bis ich sie so weit wie möglich ausgestreckt hatte und sie in voller Länge in seinem Arschloch steckte. „Aaah, das ist wirklich gut. Jetzt leck mein Arschloch schön aus, hörst Du? Jaaah, das ist ein Gefühl, als wenn mir Deine Zunge gleich aus dem Mund herauskommt. Ohhhaaa, Du leckst wirklich tief, mein Junge!“
Ich fickte ihn nun regelrecht mit meiner Zunge in den Arsch, und es gefiel mir. Ich leckte seine Rosette von der Innenseite her, und er musste tolle Gefühle dabei empfinden. Als er mein Gesicht schließlich von seinem Arsch wegzog, war ich regelrecht enttäuscht. Mein Gesicht war klatschnass von meiner eigenen Spucke. Der Schwanz meines Onkels stand jetzt tatsächlich wieder wie eine Eisenstange. Ich selber war ebenso geil.

„Komm, wir gehen ins Bett,“ sagte mein Onkel. Er löschte das Licht aus, und wir gingen ins Schlafzimmer. Er legte sich auf den Rücken, und ich legte mich daneben, mit dem Kopf auf seinem Bauch. Er fasste seine Eier und meinen Kopf und drückte beides aufeinander zu, bis meine Lippen wieder an seine Eier stießen. Sein Schwanz war wieder bis zum Anschlag in meinem Hals, und ich war selig.

Mein Onkel verspritzte in dieser Nacht noch dreimal seinen Samen in meinem Mund, oder besser, in meiner tiefen Kehle. Zwischendurch schliefen wir oder ich leckte seinen ganzen Körper ab, während er wieder zu Kräften kam, die rasierten Achselhöhlen, seinen dicken Sack, seine Arschritze, seine Füße. Ich lutschte mit solcher Begeisterung an seinen Brustwarzen, als wenn es die Titten der schönsten Frau wären. Ich schlief vielleicht drei Stunden in dieser Nacht, ich wollte nicht schlafen, ich wollte immer nur blasen, wollte ihn immer wieder steif machen, um mir den Schwanz dann wieder in den Hals rammen zu können.

‚Ich bin diesem Schwanz verfallen’, dachte ich noch, als ich schließlich völlig entkräftet wegdöste.

Soweit erstmal, wenn es gefallen hat, bitte geile Kommentare.

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………MECHANICAL ANIMALS…

Avvolto da pensieri immagino di essere al centro di un’enorme nuvola di fumo densa e biancasta, stanco dopo una notte di bagordi e una dura settimana di lavoro. Resto fermo, immobile a pensare, sorrido e mi incupisco come il tempo che fuori muta in continuazione. Ricordo quando, da adolescente, mi divertivo a sfogliare i giornali alla ricerca dei sesso, leggevo gli annunci delle squillo pubblicati sul quotidiano, e mi appassionavo a tutte quelle storie o racconti che avevano a che fare con quel non so che di piccante. Mi viene in mente in particolare una rubrica contenuta nel settimanale “cronaca vera” una rubrica totalmente dedicata alle domande più strampalate dei lettori sulla sessualità, fra dubbi, rivelazioni anonime, e confessioni hot, rigorosamente rivolte al sessuologo di turno. In particolare mi colpirono le parole di una donna che ammetteva di avere fantasie “i****tuose” nei confronti del proprio pargolo appena 18enne. La cosa che più mi fece stupire di questa storia è stata la mia vistosa erezione dopo aver quelle poche righe. Ho pensato spesso ai pro e ai contro nei confronti di queste fantasie in famiglia, e puntualizzando, non appartenenti alla mia di famiglia, e ho cambiato mille volte idea. E’ sicuramente un’immagine forte che lascia vuoti e dubbi, e devo dire sono in molti a definire questa pratica come “roba per persone malate”. Entro quindi su internet alla ricerca di informazioni riguardanti “il Complesso di Edipo” che si basa sul mito greco di Edipo, che uccide suo padre, Laio, e sposa sua madre Giocasta. Nella concezione classica freudiana indica un insieme di desideri amorosi ambivalenti che il bambino prova nei confronti delle figure genitoriali. Si tratta di un atteggiamento di desiderio di morte e sostituzione nei confronti del genitore dello stesso sesso e di desiderio di possesso esclusivo nei confronti del genitore di sesso opposto.L’i****to è il tabù più comune in tutti i gruppi umani, e quindi contestualizzata dalla religione e dalla cultura. Sono ritornato a fantasticare su ciò che sia più o meno proibito, moralmente corretto, l’i****to spaventa, è un tabù che, se c’è va tenuto nascosto, è una violazione della propria identità oggettivamente del colore sporco dell’errore sopratutto se è violenza. Questo è solo che un racconto che mi ha lasciato interdetto, in un misto di eccitazione e peccato. “…Fu proprio un lunedì mattina, al ritorno da una di queste nostre brevi assenze, che ripulendo la casa da quel gran disordine lasciato da mio figlio e dai suoi amici, che trovai nelle vicinanze del videoregistratore una videocassetta con su scritto “privato”. Giovanni, il nostro ragazzo, aveva ormai diciotto anni, e data anche l’età, intuii che quella cassetta, evidentemente dimenticata lì, contenesse delle riprese private dai ragazzi nel corso delle loro festicciole. La curiosità mi portò ad infilare la cassetta nel videoregistratore. Mi dovetti sedere sul divano, dato che le scene che scorrevano sullo schermo, riportavano quello che mio figlio e i suoi amici avevano fatto nella notte precedente il nostro ritorno. Vidi così i suoi amici che, forse in preda all’ alcol, giocavano a misurarsi l’ uccello e, forse col tentativo di superare quello degli altri, facevano su e giù nella più grande delle seghe collettive. Mio figlio, Giovanni, non era da meno, e fra lo sventolio per aria di quei membri eretti, il suo pareva uno dei più grandi. Ero scioccata, e tutti quei ragazzi nudi e i loro membri eretti, avevano provocato in me una strana sensazione. Tanto che rimisi daccapo il nastro nel videoregistratore e iniziai a toccarmi pensando di essere in mezzo a loro, nuda anch’ io a godere di tutti quei membri che agitati in quel gioco strano, iniziavano a schizzare in aria il loro seme. Mi soffermavo ad osservare appassionata tutta quella forza della natura, scrutando ogni singolo membro e immaginando quei ragazzi sopra di me. E sopra di me anche mio figlio. Venni come una ragazzina, e fu necessario un altro orgasmo a quietare le mie voglie. Quando Giovanni tornò a casa gli chiesi come era andata durante la nostra assenza, e lui rispose con un’ alzata di spalle. Il suo sguardo cadde sulla cassetta poggiata al bordo del videoregistratore … e arrossì. Non potei fare altro che alzarmi e stampargli un grosso bacio sulla guancia. Arrossì di nuovo. Pur senza parlare aveva capito che avevo visto…. I giorni a seguire mi resi conto che era diventato più sfacciato, girava per casa in boxer, cosa che faceva abitualmente, ma qualche volta faceva anche affacciare il suo “arnese” al bordo delle mutande, con fare distratto. Da parte mia, anch’ io avevo preso ad essere più spregiudicata, non indossando il reggiseno e qualche volta “dimenticando” perfino di indossare sotto la vestaglia le mutandine. E puntualmente non potevo non sentirmi addosso gli occhi di Giovanni che cercavano sempre di scrutare di più. Questo gioco, innocente fino ad allora, andò avanti per qualche settimana. Fino al giorno che, a causa di importanti lavori di ristrutturazione all’ interno del nostro appartamento, lavori che impegnavano diversi vani ed anche la camera di Giovanni, fummo costretti a dormire nello stesso letto. Io e Giovanni, da soli. Mio marito, fuori per lavoro, sarebbe tornato soltanto alcuni giorni più tardi. Dopo aver visto i programmi televisivi, seduti sul divano una vicina all’ altro, vestiti (o parzialmente svestiti) con le sole mutande e maglettina indosso, decidemmo di andare a letto. Approffittando del fatto che Giovanni si era recato in bagno, mi misi sotto il lenzuolo dopo aver indossato una leggera camicia da notte senza nient’ altro addosso. Attesi il ritorno di mio figlio dal bagno e non potei non osservare che il suo membro doveva essere eretto, vista la precisa sagoma che premeva sulle sue mutande. Gli augurai la buona notte e mi girai dall’ altro lato. Sentii mio figlio che si adagiava quasi al mio fianco e lo sentii girarsi dall’ altro lato anche lui. Mi svegliai nella notte e mi accorsiche la vestaglia si era arrotolata quasi tutta fin sopra l’ altezza della pancia, lasciandomi scoperto il sedere, segno evidentemente che il continuo rigirarmi nel letto mi aveva quasi interamente spogliata. Anche mio figlio si girava e rigirava nel letto, forse a causa, pensavo, della cena tutt’ altro che leggera consumata la sera prima. Sentivo il respiro di mio figlio farsi leggermente più pesante, e subito dopo avvertii qualcosa premermi sulle natiche. Finsi di continuare a dormire. Non potevo credere che ciò che premeva fosse il suo membro. Ma dovetti ricredermi; anche lui era nudo e cercava di poggiarsi intimamente a me. Sentivo che il suo membro doveva essere bello eretto e cercava il solco delle mia intimità. Sospirai e lui stette fermo, quasi ad accertarsi che io dormissi, finchè riprese nuovamente a farsi sempre più vicino e il suo arnese a premere sul mio buchetto… finchè non riuscì a trattenersi e venne, bagnandomi il sedere e l’ interno delle cosce. Lo sentii respirare affannosamente, stette un attimo fermo, si scoprì e lo vidi andare in bagno. Ero eccittatissima, allungai la mano a toccare il mio corpo lì dove mio figlio mi aveva bagnata. Toccai il suo seme, lo raccolsi più volte col dito e me lo portai alla bocca. Aveva un sapore bellissimo. Continuai a giocare con quel che rimaneva del suo seme sul mio sedere, e ne spinsi un po’ nella mia figa bagnatissima. Lo sentii tornare e fingendo di dormire, mi girai verso di lui ad osservare con gli occhi socchiusi quella meraviglia che pochi attimi prima egli aveva poggiato su di me. Mi rigirai dandogli le spalle. Le mie voglie erano inappagate ed il pensiero di averlo ancora dietro di me, ancora nudo, mi rendevano folle. Lo sentii riavvicinarsi a me, e capii che se ci avesse riprovato, non sarei più stata capace di res****rgli. Sentii nuovamente il suo membro, nuovamente eretto e duro, che percorreva la stessa via di prima, poggiandosi su una natica e spingendosi verso l’ interno delle mie coscie. Istintivamente inarcai la schiena, rendendogli più facile il tentativo. Infatti lo sentii avvicinarsi di più, poggiarsi ben bene a me, facendo scivolare lungo il mio culo il suo uccello e finendo col premere sulle mia figa bagnata. Tanto bagnata che non gli fu difficile scivolarmi dentro. Lo sentii stantuffarmi dentro, mi sentivo piena come non mai. Iniziai a muovermi anch’io, senza ritegno alcuno, facendolo entrare sempre più in fondo… fino a venire insieme in un orgasmo senza fine, consentendogli di allagarmi dentro con il tutto il suo seme…”[image][image]

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Senza parole

Mezzanotte. Annoiato, qui su Xhamster provo a fare conversazione con qualche donna.

“Ciao, come mai da queste parti?”.

Sì, la frase d’abbordaggio non è granché, ma le energie a quest’ora sono poche, e non ho voglia di spremermi in frasi fantasiose.

Un tentativo dopo l’altro, tutti cadono nel vuoto. Vedo che le donne sono online, ma penso che abbiano ben altro da fare piuttosto che rispondere a me. L’approccio non è niente di che, in più nel mio profilo c’è qualche foto del mio uccello, e poco altro. Perché una donna dovrebbe rispondermi? Me lo chiedo anch’io. Ma qui a Milano piove. E non ho sonno. E non ho voglia di masturbarmi davanti a uno dei soliti video, vorrei parlare con una donna, stasera, non mi importa che sia una strafiga, ma voglio una donna dall’altra parte dello schermo, o almeno credere che sia così.

Prova e riprova, ecco una risposta. La donna si presenta. Il suo nome è Laura. Anche lei di Milano. Cominciamo parlando delle solite stupidaggini. Certo il suo profilo è peggio del mio, neanche uno straccio di foto, solo un avatar in cui si intravede qualcosa. Si lascia scappare durante la conversazione che vive in un viottolo in zona Lorenteggio. Conosco casualmente quel viottolo, ci abita un mio lontano parente, saranno tre-quattro palazzoni in tutto, non di più. La conversazione prosegue, la convinco dopo tanti sforzi a mandarmi via mail qualche foto di lei. Il marito non c’è, e rimarrà fuori tutta la settimana, lei è a casa da sola. Dopo qualche minuto di attesa, vedo che la posta è finalmente arrivata. Niente male però! Non sarà una liceale, ma ha un corpo armonico, formoso e con le curve che piacciono a me. Noto una cosa però: nell’header della mail leggo il suo nome e cognome. Ho un pensiero in mente. Folle? Sì. Accendo il mio tablet, mi serve. Esco in tutta fretta di casa, continuando la conversazione sul tablet. Saranno tre-quattro chilometri, non di più. A quest’ora poi sono pochi minuti in macchina.

– Alla fine non mi hai detto perché a quest’ora sei ancora sveglia
– Stasera ho solo voglia di toccarmela un po’. Ti va di aiutarmi?
– Dimmi come?
– Voglio immaginare un bel ragazzo con un grosso arnese che mi soddisfa, che non mi da tregua.
– Sono qui per questo …
– Allora caro datti da fare e … fammi sognare

Nell’arco di queste battute ho già raggiunto il viottolo dove abita. Sì, sono quattro palazzi, ma enormi. Comincio a scorrere i nomi sui citofoni frettolosamente, mentre continuo la conversazione.

– Allora, c’è qualcuno che sta bussando alla tua porta, adesso. Dai un’occhiata allo spioncino, sono io, mi hai dato il tuo indirizzo e mi sono precipitato a casa tua
– Uhm si, non male, vai avanti….

Sono fortunato, il palazzo è il primo. Scavalco il cancello, e fortunatamente qualche sbadato ha lasciato il portone del condominio aperto. Salgo le scale, sempre col tablet in mano.

– Tu mi aspetti in accappatoio. Non mi fai neanche aprire bocca. Non vuoi sapere chi sono, da dove vengo, cosa voglio. Quello che vuoi è soddisfare te stessa e la tua figa. Dai subito un’occhiata a quello che ho tra le gambe. I jeans comprimono, ma la sola vista di te mi ha fatto infoiare. La cosa ti piace, ti piace sapere che mi fai eccitare così tanto.
– Si mi piace eccitarti porcellino mio
– E a te piacerebbe trovarti in questa situazione?
– Da morire …

Sono davanti alla porta di casa sua, sento un lontano rumore di tv. Mi faccio coraggio e busso. La tv zittisce. Mi metto in bella vista di fronte allo spioncino. Sento il leggero rumore metallico, e immagino lo sguardo dall’altra parte. Giro il tablet che ho in mano, le mostro la pagina di Xhamster. Secondi, interminabili secondi. Alla fine la porta si apre. E la situazione che mi trovo davanti non è molto diversa da quella del racconto che avevo iniziato, compreso l’accappatoio che avvolge il suo corpo sensuale. Mi invita a sedere sul divano. Non abbiamo ancora parlato. Non so se siamo davvero soli a casa, se c’è qualche motivo per stare in silenzio. Ma so che sono lì solo per soddisfarla, e non devo chiedere o pretendere altro. Mi accarezza, lì. Ma per adesso vuol farmi soffrire, non vuole liberarlo subito, ho i crampi per quanto sono eccitato. Intravedo la scollatura nell’accappatoio, vorrei saltarle addosso, ma stasera è lei la mia padrona, e decide lei, tutto. Mi prende per i capelli, penso già alle nostre lingue che si intrecciano in un mulinello fradicio. Ma mi sbaglio. La testa me la spinge più in giù. Con un gesto improvviso scosta l’accappatoio e mi prende la mia testa tra le gambe, e me la spinge giù. Sento un calore assurdo, improvviso. Il profumo che emana la sua figa mi lascia senza fiato. Comincio a leccarla dolcemente, piano piano, ma sento le sue unghie che affondano tra i miei capelli fino a farmi male. Capisco che stasera non se ne fa niente della dolcezza. Allora comincio a leccarla furiosamente, fino a mordicchiarle il clitoride. Comincia a mugolare. E’ la prima volta che sento la sua voce. O almeno un flebile lamento. So che le piace, ma è il momento di andare oltre. Mi succhio rapidamente il medio e l’anulare, li faccio scivolare dentro di lei mentre con la lingua continuo a stuzzicare il clitoride. Non so chi lei sia e cosa le piaccia, ma ci provo. Col mignolo le stuzzico il buchino, e sento che si appoggia sopra, vuole che affondi anche con quel dito, nell’altro buco. Sento le contrazioni della sua figa che mi risucchiano le due dita, mentre i suoi liquidi cominciano a scivolarmi giù per il braccio. A un certo punto si sposta, e mi spavento. Avrò osato troppo? Magari qualcosa le ha dato fastidio. Non è così, è solo il momento di cambiare. Ha voglia del mio uccello. E’ un attimo, improvviso, ma che sembra durare in eterno. I miei pantaloni e i miei slip quasi me li strappa di dosso, e si avventa sul mio cazzo. In fondo sono lì per quello, e adesso vuol vedere com’è e se funziona bene. Il suo non è un pompino, è un vortice furioso col quale sembra mi voglia risucchiare l’anima. Mentre mi stringe i pettorali fino a lasciarmi i segni, succhia, e succhia ancora, è una mantide affamata di cazzo, e io ho già la sborra pronta a schizzare. Ma lei è la mia padrona stasera, e la devo soddisfare fino in fondo, fino in fondo … Allora per la prima volta prendo io l’iniziativa. Devo farlo. Al ritmo del suo pompino, mi rimarrebbero solo pochi istanti ancora. Sono io stavolta a staccarle la testa dal mio uccello, con una fatica immonda. Lei capisce il perché e non protesta. Mi prende per un braccio e mi porta sul letto. Si appoggia sul letto a cosce aperte, e mi invita a entrare dentro di lei. Non voglio essere brusco, ma il cazzo letteralmente sprofonda nella sua figa allagata. Sento i rumori dei suoi liquidi ad ogni colpo che le do, mentre lei è aggrappata alle mie braccia e io vedo i segni sanguinanti delle sue unghie. Io sono su di lei, ma mi vuole far capire che a dominare è lei, anche in questa posizione. Mi blocca con un piede dietro la nuca, mentre con l’altro si fa largo nella mia bocca costringendomi a succhiarlo avidamente. Non sa che questa cosa mi eccita da morire, ma se ne accorge subito perché sente che i colpi diventano sempre più violenti, quasi a volerla sfondare. Adesso è il momento di cambiare. Non dice nulla, ma si divincola da me, mi porge la sua schiena e si piega con la faccia sul letto invitandomi a prenderla da dietro. Io appoggio le mie mani sul suo culo, e la penetro con un colpo secco violentissimo. Rimane quasi sorpresa, il suo urlo è a metà tra il piacere e il dolore. Continuo così, attento a sentire i versi che escono dalle sue labbra. Quando capisco che non c’è più dolore ma solo piacere, spingo ancora più forte, fino a farla sussultare ad ogni colpo. Lei poggia in basso una spalla contro il letto, e con la mano alterna sgrillettate a palpate di coglioni, vuol sapere quanta ce n’è dentro, quanta ne vedrà di lì a breve. Si sfila l’uccello, e si mette accanto a me. E’ sdraiata su un fianco, la sua testa a pochi centimetri dal mio uccello e con le gambe tiene stretta la mia faccia. Ma ha capito prima che c’è una cosa che mi piace di più, allora mi spinge la testa indietro e mi pianta i suoi piedi in faccia. E’ un attimo, appena lo fa la sega con la quale ha deciso di prosciugarmi l’uccello esplode in una sborrata folle, vede i fiotti che escono uno dietro l’altro, uno, due, tre, quattro … scosta la testa all’indietro, ma non puoi evitarne uno che le finisce dritto sulle labbra. Sono bagnato del mio stesso seme, la cosa la eccita da morire, ne prende un po’ con le dita e comincia a massaggiarsi la figa. Quindi, come ultimo gesto di superiorità, si siede sulla mia faccia costringendomi a leccare i liquidi miei e suoi. Dopo qualche istante si siede sul bordo del letto. E mi guarda. Il suo sguardo mi dice tutto. Mi rivesto, dopo essermi ripulito sommariamente. Mi raggiunge mentre sono sull’uscio della porta. Mi prende per le guance e mi bacia, mentre le lacrime cominciano a scendere copiose. Non voglio, non posso chiedere niente. Entro in macchina, torno a casa. Sono le tre. Mi butto sul divano, vestito e con la pelle che sa ancora di lei. Poche ore di sonno prima di tornare a lavoro. Alla solita vita. Il pomeriggio dopo sono di nuovo al pc. Il suo profilo è scomparso. Potrei … no, meglio di no. E’ stato come un sogno, quasi un sogno, della durata di poche ore. Di lei ho solo i segni delle sue unghie addosso. A breve spariranno anche quelli

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L’autografo

Guardavo tutti i suoi show, non ne perdevo nemmeno uno.
Ed ogni volta le mie fantasie su Teresa Mannino si facevano largo nella mia mente e specialmente all’interno dei miei boxer. Ne pensavo di ogni tipo, ma lei era sempre lì, dentro il televisore e non potevo far altro che segarmi ogni volta. Un giorno mi decisi a voler partecipare di persona ad uno dei suoi spettacoli, che tra l’altro avrebbe dato non troppo distante da casa mia. Un’occasione imperdibile per vederla fisicamente da vicino.

Lo show cominciò alle 21:00 e durò circa 2 ore e mezza, al termine delle quali Teresa dava possibilità al pubblico di guadagnarsi qualche autografo. Mi misi in fila ad attendere il mio turno e quando finalmente arrivò, fui davanti a lei che mi salutò e mi chiese a chi dovesse dedicare l’autografo. Risposi che era per me stesso e mentre scriveva, cercavo di sbirciare nel mezzo del suo decoltè, cercando in tutti i modi di riuscire ad intravedere anche un misero lembo delle sue piccole tette. Terminò l’autografo e probabilmente immaginai che si era accorta del mio sguardo; leggermente imbarazzato mi allontanai ringraziandola.

Rimasi fino all’ultimo, finchè la fila di gente in attesa dell’autografo non svanì del tutto.
Vidi Teresa alzarsi ed allontanarsi dietro il palco, dove probabilmente erano stati montati i camerini. In quel momento un’idea mi colpì come un fulmine, lasciandomi quasi stordito: intrufolarsi dietro il palco e sbirciare nel suo camerino.

Non ci pensai due volte e di nascosto mi recai dietro al palco; c’era della gente occupata a smontare impalcature e gente che sistemava cablaggi vari, non c’era pericolo di farsi scoprire ormai. Poco più in là, c’era un’unica casetta prefabbricata con le luci accese: doveva essere per forza lì.Mi avvicinai sempre con aria vigile, guardandomi più volte attorno per esser sicuro di non esser visto da nessuno, arrivai alla porta e sbirciai all’interno del buco della serratura: Teresa stava parlando al telefono con qualcuno, vestita ancora con gli abiti utilizzati nello show: camicetta rosa, gonna morbida poco più alta del ginocchio e scarpe con tacco medio. Probabilmente non aveva nemmeno ancora avuto il tempo di farsi una doccia, e ne fui per un attimo rattristato, perchè in quel caso avrei tentato di entrare e sbirciare persino dentro la doccia.

Però mentre penso a tutte queste cose, la porta si apre.
Rimango agghiacciato, trovandomi Teresa davanti anch’essa con aria sbigottita.

“Che ci fai qui?” – Chiede con tono sospettoso e leggermente irritato.

“Ehm… io… io stavo.. ah si, volevo solo chiederti se potevi farmi un altro autografo! Per mia sorella, ecco!” – Rispondo io, inventando la prima banale scusa che avevo in mente.

“Uhm… stiamo andando tutti un po’ di fretta ma è questione di un attimo, entra pure” – Lei risponde.

In quel momento il cuore mi batteva a mille. Stavo davvero entrando dentro il suo stanzino. Può significare nulla, ma la sola idea mi faceva uscire di testa. Si sedette e mi invitò a fare altrettanto, prendendo un foglio dal block notes e chiedendomi come si chiamasse mia sorella.

“Ehm… si chiama…” – Titubai io.

“Non sai come si chiama tua sorella?” – Incalzò lei ironicamente.

“Si è che sono imbarazzato, comunque si chiama Chiara” – Risposi io.

“Non sembravi tanto imbarazzato prima, quando provavi a guardarmi le tette” – Disse ironicamente lei, ma lasciandomi impietrito.

“Ah… no, macchè, figurati se stavo provando…” – Cercai di rispondere io.

“Si si va bene… figuriamoci!” – Scherzò lei.

“E comunque non sarebbe male pensarlo, non a tutti piacciono i miei seni, sono innegabilmente piccoli e si sa che l’uomo cerca forme accentuate” – Replicò lei.

“Beh dipende dai punti di vista… a me non dispiacerebbero ad esempio” – Esitai io.

Lei mi guardò per qualche istante.

“Sono sicuro che se te le facessi vedere per bene, cambieresti idea” – Rise lei.

“No, sono sicuro dell’esatto contrario!” – Risposi prendendo coraggio.

Posò il foglio con l’autografo e iniziò a sbottonarsi la camicetta.
Lo stava davvero facendo o ero in preda a qualche allucinazione ed in realtà ero altrove?

No, ero davvero lì. Teresa si sbottonò la camicetta per intero, allungò le mani dietro la schiena… ed in quel momento vidi il reggiseno scivolare via. Avvertii il calore impossessarsi del mio corpo, concentrandosi dentro i miei boxer. Ad occhio direi che poteva esser stata una prima misura, ma la mia testa non era lì a pensare a quale misura associare a quel seno.

“Ah, sei ancora qui, pensavo fossi già fuggito!” – Scherzò lei.

“Ehm… non potrei fuggire nemmeno volendo… ho le gambe bloccate..” – Risposi io.

“Addirittura, e che sarà mai…” – Replichò lei.

Il gonfiore nei miei pantaloni era già ormai più che evidente, e Teresa se n’era anche già accorta.
Il silenzio era quasi imbarazzante. Lei accavallò le gambe, cercai di trovare qualcosa da dire alla svelta.

“Non ti fanno male?” -Chiesi indicando il piede nella scarpa col tacco.

“Ah, in effetti non sono ancora riuscita nemmeno a toglierle” – Rispose lei.

Subito dopo, allungò la mano su entrambe le scarpe e le lasciò cadere a terra, liberando i suoi piedi. Il mio sguardo, che non riusciva a staccarsi dalle sue tette, cadde e si concentrò sui suoi piedi nudi: lisci, dita affusolate, longilinei…

“Ti va di farmi un massaggio?” – Incalzò Teresa.

“Si” – Risposi senza esitare.

Teresa appoggiò entrambi i piedi sulle mie gambe, e si rilassò poggiando la testa sul bracciolo del divano. Le mie mani, dopo qualche attimo di titubanza, si poggiarono sui suoi piedi. Erano lisci e curati. Muovevo le dita per la lunghezza, esercitando qualche punto di pressione. A Teresa sembrava piacere, a giudicare dai sospiri che emetteva.

“Sei bravo..” – Disse lei.

“Faccio del mio meglio…” -Risposi.

Si riposizionò meglio sul divano, ed il suo piede destro finì proprio per appoggiarsi sul gonfiore dei miei pantaloni. Accidenti… così era troppo…

Se avessi potuto agire liberamente, me lo sarei tirato fuori e glielo avrei messo in bocca.
Cercavo in tutti i modi di cacciare quei pensieri, cercando di mantenerli ad un livello normale.

“Sei distratto? A cosa stai pensando?” – Chiese curiosa.

“Ah.. no niente, niente di importante..” – Risposi mentendo.

Sollevò il piede destro dal gonfiore dei miei pantaloni… ed iniziò ad accarezzarmi la guancia con le dita…

“Non dirmi che sei a disagio, ormai sei qui, tantovale che ti lasci andare” -Disse lei.

Voltai il viso verso di lei per guardarla,con il suo piede che ancora mi stuzzicava.
L’istinto prevalse, le afferrai il piede e lo condussi più vicino alle mie labbra.
Teresa non disse nulla, quindi tirai fuori la lingua e cominciai a leccarle le dita, una ad una.

Teresa sospirò, mordendosi il labbro inferiore.
Annusai tra le dita e Teresa sobbalzò.

“Che fai, mi annusi i piedi??” – Chiese con tono sorpreso.

“Lo farei in qualsiasi momento” – Risposi io ormai fuori controllo.

Non disse altro, ma nemmeno mi fermò dal farlo.
Sentii il suo piede sinistro poggiarsi sopra il gonfiore dei pantaloni, per poi iniziare a strusciarsi al di sopra.

“Tiralo fuori” – Disse a voce bassa.

Non esitai e dopo essermi sbottonato, calai appena i pantaloni e i boxer e tirai fuori finalmente il cazzo, ormai duro come una roccia. Teresa portò entrambi i piedi al di sopra, ed iniziò a muoverli su e giù. Da quella posizione non potevo far altro che guardare al di sotto della gonna di Teresa, il che mi faceva indurire ancora di più.

“Se continui così ti sborro sui piedi….” – Dissi faticosamente io.

“Mmh… allora sarà meglio smetterla, è troppo presto… ” – Disse lei con la voce ormai coperta dall’eccitazione.

“Suggerisci qualcosa..?” – Chiese.

“Spogliati… togliti quelle cose…” – Dissi io.

Teresa si alzò in piedi, abbassandosi la gonna fino a lasciarla cadere sulle caviglie, poi fece la stessa cosa con le mutandine. Mi alzai anche io e la presi in braccio, feci qualche passo in direzione di un tavolo e la adagiai al di sopra. Le aprii le gambe… e fu in quel momento che ebbi modo di vedere finalmente la sua figa: color rosa… due labbra sottili, peli ben curati…

Avvicinai le labbra al clitoride ed iniziai a leccarlo lentamente, mentre con un dito la penetravo ed esploravo l’interno di quella figa, bagnata e vogliosa. Teresa ansimava, la sua espressione era colma d’eccitazione e le piaceva guardare quel che stavo facendo. Ebbe alcuni spasmi e venne, stringendo con forza i lati del tavolo, quasi ad aggrapparsi.

Le presi le mani e le guidai sulle sue stesse cosce, in maniera tale da sollevarsi ancora di più.

“Tienile così…” -Dissi io, mostrandole la posizione.

Davanti a me, la visione era celestiale.
La sua figa aperta e bagnata aveva rilasciato un rigagnolo di orgasmo, che lento lento era scivolato fino al suo buco del culo.

Avvicinai il naso e lo annusai.
Lei non se ne accorse…
Iniziai a sfregare le dita sul clitoride, ma nel mentre la mia attenzione era tutta rivolta ad annusarle il culo. Tirai fuori la lingua e la premetti appena al centro.

Teresa sobbalzò, gemendo, ma non disse niente.
Lo considerai un via libera. Iniziai a leccarle avidamente il culo, tutto intorno, poi premendo la punta della lingua all’interno, più e più volte.

“Non posso credere che stia davvero leccando il culo di Teresa” – Pensai.

Teresa gemeva e ansimava, godendo ad ogni singolo mio movimento della lingua.

“Hai un preservativo?” – Chiese improvvisamente.

In quel momento realizzai il disastro.

“No………” -Risposi piano io. Quasi terrorizzato.
“Ma non ti preoccupare… mi tiro fuori prima di..”

“No” -Mi interruppe lei.
“Non posso rischiare nulla del genere” – Continuò.

“Ma…” – Tentai di replicare.

“Ma nel culo non rischio nulla….” – Concluse lei la mia frase prima che potessi dire altro.

“Spingilo dentro…” – Mi invitò.

Sull’orlo di scoppiare, smisi di leccarle il culo e mi rialzai in piedi, poggiando la punta del cazzo proprio al centro del buco.

“Vai… adesso…” -Disse lei.

Iniziai a spingere lentamente la punta, che inizialmente fece una gran fatica ad entrare, ma dopo alcuni tentativi, la vidi penetrare, divorata dal buco di Teresa.

Teresa aprì la bocca ed incurvò le sopracciglia, gemendo e guardandomi intensamente.
Muovevo avanti e indietro appena la sola punta del cazzo, e a Teresa la cosa sembrava fare impazzire dal piacere.

La sua mano destra era sul clitoride, e lo strofinava con forza.
La mano sinistra era ben salda al lato del tavolo.

Spinsi più dentro il cazzo, lasciando che entrasse per metà della lunghezza.
Iniziai a muovermi più velocemente, avanti e indietro.

Teresa godeva, quasi urlava di piacere. Per un attimo mi sono anche chiesto se qualcuno da fuori se ne stesse accorgendo o ancor di più ci stava spiando mentre la inculavo.

Venne. La sua figa fu colta da spasmi ed un rigagnolo caldo di orgasmo andò a bagnarmi il cazzo sottostante. Spinsi ancora più a fondo, sfruttando quella lubrificazione naturale.

L’espressione di Teresa cambiò ulteriormente.
Spinsi forte. Ancora. E ancora.

Teresa poggiò il piede destro sul mio viso ed inevitabilmente lo annusai.
In quel momento le schizzai così forte nel culo che sobbalzò e venne per la terza volta.
Tirai fuori il cazzo verso metà orgasmo ed in tutta fretta, scaricai il resto dello sborro dritto sulle dita dei suoi piedi.

Nessuno si è mai accorto di nulla di quanto successo quella notte.
Nessuno lo ha mai saputo.
Guardo i suoi due autografi e non posso far altro che ripensarci.

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Aqualand

Das ist ja wohl ein Scheiß Sommer, kalt und alle Tage nur Regen, der Juli ist fast vorbei. Naja da wollte ich mir was gutes tun, meine Freundin hatte keine Zeit und dann bin ich halt alleine nach Laatzen ins Aqualand gefahren, ne richtig irre geile Anlage mit verschiedenen Saunen und Pools.
Aber richtig viel los war net, bin also erst mal rumgestreift um mir alles anzusehen, an die Bar und erst mal einen scharfen Cocktail reingezogen, dann ab zum Saunabereich, erst mal in die Dampfsauna, waren gerade mal 3 Frauen und 2 Männer drin, also rauf auf die 2te Ebene und die Augen zu, relaxen und genießen, ab und an hörte ich wie die Türe aufging und wieder geschlossen wurde, irgendwann merkte ich wie eine Hand auf meinen Schenkel in Richtung meiner Scham nach oben kroch, verwirrt öffnete ich meine Augen, mir wäre fast das Herz stehen geblieben, nicht eine Frau war da am Werke, nein ein Typ so um die 50 konnte ich trotz der Nebelschwaben erkennen, eigentlich wollte ich protestieren aber ich kriegte kein Wort heraus und eh ich mich versah, hatte er auch schon meinen Schwanz im Mund und lutschte mir einen Ständer, was soll ich sagen, obwohl oder gerade weil ich Angst hatte das da Jemand reinkommen könnte, geilte es mich schon sehr auf.
Muß wohl noch erwähnen, das ich knapp 17 bin und meine Freundin mich auch nur so´n bisschen rumfummeln läßt, also will sagen außer Handbetrieb ( und das täglich) lief bei mir noch nichts, aber ein Mann, hätte mir gestern Wer gesagt das ich das zulassen würde hätte ich Ihn vermöbelt. Aber wie ich schon sagte es erregte mich sehr, so sehr das ich es auch nicht lange rauszögern konnte und Ihm ne volle Ladung in den Mund schoß, mir war´s da erst mal peinlich, Ihm schien es aber gefallen zu haben denn er saugte mich bis zum Schluß aus, aber wenn Ihr denkt, das wäre es gewesen, weit gefehlt, jetzt ging die Post erst richtig ab, er drehte mich auf den Bauch und fing an mir meinen Arsch zu lecken, steckte abwechselnd seine Zunge dann erst 1 und dann 2 Finger in mein Loch, was soll ich sagen, obwohl ich nicht wußte ob mich mich ekeln sollte bekam ich einen Megaständer und wollte auch nicht wirklich das er aufhört, also ich glaube das ich ganz gut entwickelt bin mit meinen 16 x 5 cm, aber der typ, das hatte ich vorher gesehen hatte da ein Gerät wie ein Pferd, mindestens über 20 cm und 7 cm dick und das setzte er an mein mittlerweile weich gelecktes Loch an, ich dachte noch, der will mir den doch nicht reinschieben, aber da war er auch schon zur Hälfte drin, zuerst hat es saumäßig weh getan aber dann war´s das irrste Gefühl das ich jemals erlebt hatte, er fickte mich durch und ich spritzte ab wie´n Weltmeister. Als er auch gekommen war sagte Er, Du bist ja ein richtig geiles Luder, mir blieb die Spucke weg, aber Er hatte Recht es hat mir sehr gut gefallen. Dann fragte Er mich, und schaffst Du noch ne kleine Runde? Ich weiß net warum aber ich wollte wirklich noch mehr, also sagte ich ja.
Darauf sind wir dann zu Ihm nach Hause gegangen, er wohnte nur 100 Meter vom Aqualand entfernt, in seiner Wohnung angekommen zog er mich gleich aus und führte mich ins Schlafzimmer wo Er mich mit Handschellen ans Bett fesselte, also das ging mir dann zu weit und wollte mich dagegen wehren, aber zu spät, da war ich also angekettet und während Er mich am ganzen Körper mit seiner Zunge bearbeitete und besonders meinen Arsch verwöhnte zog er sich aus. Dann klingelte es an der Tür, Er ließ kurz von mir ab um zur Tür zu gehen, dann kam er mit einem weiteren Mann auch so um die 50 ins Schlafzimmer und sagte zu Ihm, ist das nicht ein geiles Stück, der wird jetzt sein Sexerlebnis kriegen wo er lange dran denkt. Der 2. Mann zog sich ebenfalls aus und sein Schwanz war schon steif, wobei ich blas wurde, hatte der 1. Schon einen Pferdeschwanz so hatte er einen Elefantenrüssel, nun hatte ich gleich zwei Zungen auf meinen erregten Körper, alles wurde bearbeitet, mein Arschloch mein Schwanz, und dann steckte mir der 1. Seinen Schwanz in den Mund, wollte zuerst die Zähne zusammen beissen aber keine Chance, Er trieb in mir bis in den Rachen so daß ich würgen mußte, aber er hatte kein Erbarmen und rammelte mir seinen Riemen immer hart in meinen Mund, trotz würgen war´s echt geil, ich war davon so aufgegeilt und abgelenkt das ich nicht merkte das der Andere im Begriff war mir seinen Monsterschwanz in den Arsch zu schieben, obwohl er irgendwas benutzt hatte um es gleitfähiger zu machen tat es höllisch weh, aber irgendwie auch nicht, wollte schreien aber mach das mal mit einem heißen dicken Schwanz im Mund, so wurde ich dann unheimlich hart in meine beiden Löchern gefickt, es war richtig geil, während ich noch 2 x abspritzte erhielt ich dann auch ne Megaladung in meinen Arsch und Mund gepumpt.
Ich wurde losgekettet und wir haben dann noch was getrunken, dann bin ich nach Hause geeiert, denn normal gehen konnte ich nicht. Aber ich wollte das nicht missen.
Jetzt wo ich zu Hause bin und die Geschichte aufschreibe habe ich einen fetten tropfenden Ständer, man war das geil.

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Racconti Erotici

Guida allo squirting

Questa guida allo squirting non si pone come un
semplice manuale di istruzioni per l’uso, ma
piuttosto come un viaggio attraverso la complessa
sessualità femminile.
Questo percorso riflette i cambiamenti che si sono
avuti nel corso degli anni non solo come spaccato di
una società moderna ma anche come immagine
della donna stessa.
Negli anni 60 è un oggetto come la lavatrice a
cambiare la concezione stessa del tempo libero e di
libertà. Negli anni 70, la scoperta della pillola anti
concezionale porta con sé il desiderio di una nuova
sessualità da vivere in piena autonomia e
consapevolezza.
Negli anni 80 si fa strada la necessità di avere una
maternità cosciente, da vivere come una scelta e
non un caso fortuito, non una croce, non un danno.
Negli anni 90 la sessualità per un po’ lascia spazio
alla carriera: la donna ascolta la testa, l’ambizione,
e lascia da parte il corpo inteso come sinonimo di
femminilità.
Nel secondo millennio la donna ritrova il giusto
equilibrio, riprende a conoscersi ad ascoltarsi e chi
non l’ha mai fatto, adesso comincia a farlo.
La sessualità ed il suo mondo non è più quindi
appannaggio di giovani donne ma delle donne.
Donne di qualunque età, estrazione sociale,
nazionalità che adesso scoprono lo squirting, lo
sentono nominare, cominciano a parlarne tra loro,
lo vogliono provare, scoprendo che non c’è limite di
età al piacere e alla sua conoscenza.
Il piacere va di pari passo con lo squirting così
come lo squirting va di pari passo con la
conoscenza del proprio corpo e delle sue
meccaniche psicofisiche.
La guida nasce quindi per fornire gli elementi
necessari per un approccio al proprio corpo e/o a
quello del partner, tipico di una sessualità
consapevole, equilibrata e serena.
C. Calvi
Tabella dei contenuti
Introduzione
Perché questa sorta d’interesse smisurato?
Di preciso cos’è lo squirting?
L’eiaculazione femminile
Come arrivare a ottenere lo squirting
Livello zero: prima di tutto
Livello uno: la cerimonia
Livello due: preambolo
Livello tre: descrizione del massaggio
Emisfero posteriore
Emisfero anteriore
Livello quattro: le routine di Kegel
Livello cinque: tecniche di stimolazione
Punto G
Non ce la faccio più
Tecnica tradizionale
Tecnica atipica
Contatti
Introduzione
Mi chiedono spesso: Ma è possibile? Ma è vero? Ma
si può? La risposta sembra unica: SI. Le donne che
“spruzzano” in modo naturale sono decisamente
rare. Un po’ come i maschi che riescono ad avere
orgasmi senza eiaculazione in maniera spontanea.
Finché non li trovi di persona non credi che queste
cose capitino davvero.
La presente guida è pensata per orientarti nelle
diverse tecniche e metodi per raggiungere i famosi
orgasmi con lo spruzzo ben noti come squirt.
Naturalmente nulla è garantito, l’orgasmo femminile
è un qualcosa di molto personale e quindi
soggettivo, ma attraverso queste mie esperienze
potrai avere una valida idea di come arrivarci,
magari con applicazione ed anche un po’ di fatica
iniziale.
Innanzitutto bisogna tener conto dell’indole volubile
e imprevedibile della mente femminile. È inutile
cercare di capirla, la loro testa è sempre stata e
rimarrà ad aeternum un mistero (e meno male).
Tanto per citare un esempio, il fallito progetto del
Femigra (il cosiddetto Viagra rosa) sviluppato dalla
nota multinazionale Pfizer, con budget “illimitati” e
coi migliori professionisti specializzati al mondo, ha
dovuto fare i conti con la rude realtà che dimostra
che la testa delle donne non è risolvibile come un’
equazione matematica.
Ogni approccio che ti evidenzio ti aiuterà nella
strada prefissata, sappi in anticipo che non sarà
facile ma allo stesso tempo non impossibile. L’unico
rischio che corri mettendo in pratica quanto descritto
qui, è che tu debba prendere occhiali di sicurezza per
proteggere i tuoi occhi dagli spruzzi “involontari”.
Ti suggerisco di prendere la guida come qualcosa
che ti aiuterà nel percorso di consapevolezza della
tua sessualità e rinnovamento delle strade del piacere
e non come un obbligo e tanto meno come un plus
per una gara di sesso.
Questa guida è stata scritta per le persone sensibili al
concetto del dare, per chi non soffre il giudizio
altrui e per chi si preoccupa per il proprio piacere e
di quello della compagna. A volte mi rivolgerò a te
come se fossi una coppia, come se tu fossi un uomo
o una donna. Vorrei che mi sentissi parlare come se
fossi lì davanti a te.
Ti spiegherò come riuscirci potenziando tre elementi
di base: corpo, anima e mente. Quando parlo di
anima, sto parlando di qualità d’affetto, tutto ciò che
sei in grado di trasmettere al partner per creare
confidenza, fiducia, elementi di base per creare
l’intesa fra due esseri. Quando parlo di mente mi
riferisco alla dinamica racchiusa in questa intesa,
alla sensibilità, all’intuito che ti permette di decifrare
i gesti da anticipare. Quando parlo di corpo parlo
della meccanica che descrive ogni tecnica.
Questa guida è il frutto dell’esperienza che ho
maturato eseguendo la mia arte nelle vesti di
massaggiatore erotico per donne a Milano (Velvet è
il nome con il quale sono conosciuto).
La riscoperta dello squirting conosciuto e diffuso
grazie ad internet è diventato una sorta di leggenda
metropolitana. “Ma davvero si può fare una cosa
così?” “Ma non vedi che è pipì?” “Ma se è tutto
finto, ma guarda che roba”, “io mai sentita una roba
del genere”. Commenti che mi capita di sentire e
leggere all’unisono dappertutto dove si parla dell’
argomento.
In genere rifiutiamo quello che non conosciamo. È
un meccanismo di difesa inconscio comune al nostro
genere umano. “Vedere per credere” si dice da
sempre. È il principio di base del metodo scientifico.
Ma quando ci si arriva si pensa di aver scoperto la
pietra filosofale (quando in realtà è come riscoprire
il metodo per ottenere l’acqua calda). Capita anche il
contrario. Donne che quando spruzzano durante
l’orgasmo credono (e neanche il ginecologo riuscirà
a toglierli dalla testa) di soffrire d’incontinenza
urinaria.
Quindi, non è un invenzione o una moda diffusa
grazie alla spettacolarità dei generosi multimedia
che circolano in internet oppure dalle innumerevoli
serie televisive. È un qualcosa che è sempre esistito
nell’indole femminile, ma in genere non se ne
parlava come qualcosa di positivo vista la
somiglianza evidente che ha con l’urina (e
conseguente relazione mentale con l’incontinenza).
Ma perché questa sorta di interesse smisurato?
È chiaro che i canali multimediali come internet
fungono soltanto come veicoli, l’interesse rimane
nell’immaginario collettivo.
I motivi li definisco in termini semplici:
Il primo in assoluto è la curiosità, non c’è dubbio.
Se ne parla, si sente dire e quindi sembra ci vendano
il concetto che manca qualcosa nella nostra lista di
compiti da fare.
Il secondo è che negli ultimi anni c’è stata una
riscoperta del benessere individuale, una ricerca del
proprio piacere, questo fa sì che la gente abbia più
consapevolezza del potenziale del proprio corpo ed
una maggior cura nei confronti di sé stessa.
Semidigiuni a base di alimentazione sana, discipline
di zen e yoga, corsi di sesso tantrico oppure di
movimento armonico rientrano in questo ventaglio
di scelte.
Praticamente tutto ciò che porti alla consapevolezza
dello stare bene con se stessi e la natura con cui si
convive quotidianamente per migliorare il proprio
benessere.
Coltivare la propria sessualità significa approfondire
il piacere corporeo e la capacità d’intesa all’interno
della propria coppia.
Il terzo, penso sia il meno altruista di tutti ma quello
che spinge questa curiosità: l’edonismo, quella
ricerca del piacere come fine del benessere proprio.
Sentimenti primari come la gratificazione dell’ego
trovano appagamento in questa ricerca.
Frasi del genere “non mi dimenticherai se…”
rispecchiano letteralmente questa motivazione.
È spettacolare quando succede e le occasioni in cui
ti capita sono così fuori dal comune che chiaramente
non te le dimenticherai mai. È un modo indelebile di
lasciar un segno, sia per chi fa che per chi riceve.
Vedere di persona una donna eiaculare fa lo stesso
effetto che trovar un fiore nel deserto. Se sei donna e
sei consapevole che non rientri nella tua indole, le
volte in cui ti è capitato avrai notato che l’intensità
degli spasmi ti fa perdere il controllo del tuo corpo.
Se sei maschio ti senti come l’autore del miglior
orgasmo mai esistito sulla terra. È una cosa
bellissima partecipare a uno scoppio violento
gratuito, appagante e ravvicinante. Ti apre nuove
strade nell’intesa di coppia, un percorso fatto
insieme che ti riempie di gratificazione.
Il quarto, potrebbe essere, e perché no, che alla fine
c’è un senso di ribaltamento dei ruoli rispetto ai
soliti video dove sono le donne ad essere schizzate
in volto.
Penso sia valido dopotutto: i succhi che colano dal
volto, la sorpresa del risultato, l’espressione degli
occhi e l’intensità degli spasmi, sono sensazioni che,
come cita il famoso slogan, “non hanno prezzo”. Il
sorriso che viene dopo non te lo dimenticherai MAI.
Di preciso cos’è lo squirting?
Per parlare di squirting bisogna cominciare a parlare
di orgasmi femminili. L’orgasmo è una reazione che
determina il culmine dell’eccitazione erotica. Si
esprime attraverso la contrazione della muscolatura
e trasmette una sensazione intensa di benessere e
appagamento fisico.
Nelle donne ha una componente cerebrale molto
forte. Se non si sa sollecitare a dovere la libido
neuronale il rapporto sessuale perde parecchio in
intensità e piacere. Un uomo attento e sensibile
conosce bene l’importanza della seduttività
intellettiva nell’ambito della sessualità pratica.
Esistono basicamente 4 tipi di orgasmi femminili dei
quali nessuno è migliore dall’altro, semplicemente
sono diversi: orgasmo clitorideo, orgasmo da
stimolazione del punto G, orgasmo vaginale e
orgasmo anale.
L’orgasmo clitorideo è il più comune in assoluto (in
tanti infatti sostengono sia l’unico scientificamente
dimostrato). È dove si capisce veramente il savoir
faire di chi lo dona per la sua delicata raffinatezza.
L’orgasmo di stimolazione del punto G è una sorta
di declinazione del clitorideo. Scoperto grazie a
studi eseguiti sulla popolazione lesbica è tutt’oggi in
discussione. L’orgasmo vaginale si manifesta in
modo più a****lesco e meno cerebrale. Si dice che
tre donne su dieci provino questo tipo di orgasmo.
L’orgasmo anale è alla pari di quello vaginale, ma
chiaramente da un canale diverso. Di questo si
intende la popolazione omosex maschile.
Ogni tanto si sente parlare di altre versioni di
orgasmi, quasi tutti della sfera del feticismo, forse
l’unico che potrebbe quasi aver diritto a rientrare ad
essere considerato tale è quello che in rarissime
occasioni provano le donne con la stimolazione dei
seni.
Dimostra solo e soltanto che il piacere femminile
risiede nel cervello più che negli organi sessuali.
L’eiaculazione femminile
E’ una reazione generata dalla cosiddetta prostata
femminile composta dalle ghiandole uretrali,
parauretrali e le ghiandole di Skene. Il liquido è
espulso durante l’orgasmo dall’uretra e a volte da
due piccoli dotti localizzati fra l’uretra e la vagina.
Ha un colore cristallino, un sapore che richiama in
un certo senso quello delle lacrime e un odore
aromatico. Il quantitativo di fluido rilasciato può
essere considerevole, attraverso il ripetersi di
riempimento e svuotamento delle ghiandole durante
l’orgasmo.
I principali detrattori ritengono che le scene tratte
dai video in giro descrivono soltanto spruzzi di urina
controllata a volontà (non è gratuito che sia
considerata una pratica derivata dall’urofilia).
Lo squirting, è il termine col quale viene denotata
l’eiaculazione femminile nell’industria pornografica,
non è frutto di un tipo di orgasmo in particolare.
È chiaro che più intenso è stato l’orgasmo più vicini
si giunge a questa reazione.
Per arrivarci bisogna far crollare i muri fisici e
inconsci che possono bloccarlo.
E’ una situazione che tutti noi qualche volta
abbiamo vissuto, chi come protagonista, chi come
testimone, a cui non abbiamo pensato e di solito non
riconosciamo.
Studi sostengono che quattro donne ogni dieci
ammettano di averla provata qualche volta nella loro
vita, di cui una lo sperimenta come una reazione
propria e continuativa.
Riconoscere come propria questa indole fa sì che il
piacere femminile diventi più intenso e meraviglioso
oltretutto in dolce compagnia. Infatti il rapporto
instaurato con l’essere con il quale raggiungi questa
esperienza oltrepassa le definizioni di quello che
conosciamo come affetto. Si entra in sintonia, in
connessione, in silenzio armonico con la coppia, con
l’universo.
Riguardo alla quantità di liquido, questa varia da
donna a donna e dal livello di eccitazione in quanto
possono essere piccoli ma intensi spruzzi di gocce
fino a qualche centilitro di fluido tiepido.
La consistenza che troverai al gusto è diversa
dall’urina (anche se non è detto che non ci sia).
La secrezione vaginale è più densa e vischiosa delle
altre due ed ha un suo odore caratteristico.
Esiste il modo per dimostrar la differenza fra l’urina
e la secrezione eiaculata. E’ dispendiosa ma
dimostra sia l’esistenza che la differenza.
Mangiando gli asparagi l’urina assume quell’odore
tipico a causa della asparagina. Isola un campione e
mettilo da parte dopo che avrai svuotato
completamente la vescica. Inizia a accarezzarti
arrivando vicino al momento dell’orgasmo. Quando
senti la curva che ti riporta al punto di non ritorno
porta un batuffolo di ovatta (meglio ancora un
vasetto identico al primo campione) e raccogli quel
che puoi del liquido secreto. Puoi trarre le tue
conclusioni annusando i campioni: se entrambi
odorano di asparagi si parla di urina. Se il secondo
campione ha un odore diverso si parla di eiaculato.
Se distingui un lieve sentore di asparagi vuol dire
che è un misto, cosa assolutamente normale. E’ una
prova utile oltretutto per distinguere le due
sensazioni mentre impari a lasciarti andare.
Uno dei muri che bloccano lo stimolo dell’
eiaculazione è la paura di sentirsi giudicate nell’
urinare durante l’orgasmo.
Più avanti parlerò di questo particolare. Infatti
dovrebbe bastare parlare col partner al riguardo e
preparare in anticipo un asciugamano sotto il bacino
per far sparire queste sensazioni. Tutto dipende
dall’intesa che hai con la tua coppia. Magari ti
aiuterebbe pensare che un uomo non si preoccupa di
sporcar il lenzuolo con il liquido seminale. Perché
mai dovresti soffrire per una piccola chiazza di
flusso?
Come arrivare a ottenere lo squirting
Alcune donne arrivano a provarlo come frutto di un
rapporto particolarmente intimo e fiducioso con un
partner che amano profondamente. Altre come il
risultato di una strada di ricerca personale mediante
il piacere in solitudine.
Oscar Wilde diceva: “amare sé stessi è l’inizio di
una storia d’amore lunga tutta la vita”.
Si parte da qui, come una ricerca di consapevolezza
della propria essenza, del proprio corpo e anche
della propria relazione col partner.
Livello zero: prima di tutto parlale
Le parole hanno un potere unico che spesso viene
trascurato. Per arrivare all’orgasmo femminile
bisogna in primis passare dall’orecchio. Predisporla,
sedurla e aiutarla ad abbassare la guardia. Ci vuole
molto prima di arrivare al punto in cui lei scioglie i
suoi pregiudizi (che sono i muri più invalicabili) ma
non sempre è facile e tanto meno scontato.
Le donne adorano l’arte della seduzione e quando
trovi la strada giusta vogliono gustarla al massimo.
Sanno che la strada diretta porta al punto da
entrambi desiderato, ma a loro piace tanto
(addirittura quasi di più) il percorso che non il
traguardo finale.
Insegui il suo gioco, impara a leggerla, scoprila e
denuda la sua intimità dimenticando la fretta
dell’ansia.
I principali pregiudizi sono frutto del bagaglio di
esperienze individuali, da una parte il vissuto
personale, il vissuto in famiglia e per ultimo quelli
del gruppo sociale in cui siamo cresciuti. “Io non
sono così”, “non sono di quelle”, “in vita mia mai mi
son toccata”, “Oddio che schifo ma che diranno se
poi vedono sporche le lenzuola?” Frasi incoerenti in
essenza ma alle quali si dà un peso smisurato e che
spesso rovinano bei momenti, bloccano esperienze.
Rimorsi, paure, sensi di colpa, d’inadeguatezza, e
forse il più pesante (e banale) fra tutti, la vergogna:
-“cosa penserà se poi mi lascio andare?”
-“Oh il mio odore/sapore come farà a sopportarlo?”
Il senso di pudore, la paura di essere giudicata e
magari qualche trauma inconscio nascosto nell’
infanzia creano blocchi profondi da superare.
Siamo cresciuti col pensiero che bagnare le lenzuola
sia qualcosa di sporco e cattivo.
Le donne che hanno provato lo squirting da sole
spesso bloccano il piacere mortificate a conseguenza
del rigido senso di pudore col quale son cresciute.
Solo quelle con un’ indole fallica amano manifestare
il loro piacere in maniera maschile.
Nessuno ci pensa se un maschio macchia i tessuti
col suo orgasmo, è scontato, anzi, socialmente è il
doveroso culmine che promulga la cultura del porno.
Woody Allen diceva “il sesso è una roba sporca,
solo se fatto bene”. Racchiude un’ ironica saggezza
intramontabile.
Rassicurala, falla ridere (il più meraviglioso
afrodisiaco) e riempila di coccole. Il buon umore è
essenziale per conquistare le sue sentinelle, stimolala
a lasciarsi guidare, avvolgila con la tua anima,
coinvolgila a farsi aprire e sconvolgila con questa
esperienza che percorrerete insieme guidati dalla tua
mano.
Faccio leva sul fatto che se vuoi ricevere, devi dare e
in questo caso ti ricordo che devi dar tutto te stesso
per il solo e semplice piacere di dare. Sii altruista!
La tua mente deve essere sgombra e devi aprire i
tuoi sentimenti, la tua anima se vuoi creare questa
comunione nella tua coppia.
Divorala con gli occhi e falla sentire importante,
desiderata, bellissima e irresistibile. Stuzzicala,
stimola gradualmente i punti coi quali verifichi
sensazioni e risposte più intense e impara a dosare il
ritmo. Ma se vuoi dare le tue carezze devono essere
in sintonia con i tuoi pensieri. Non puoi toccarla,
leccarla o baciare il suo tesoro senza che lei senta
quello che passa per la tua testa. È un’empatia che
oltrepassa la ragione e in questo le donne sono
ipersensibili, sii sincero, rimangiati i tuoi pregiudizi
e lasciati andare. Allinea le tue parole, pensieri e
intenzioni nella stessa direzione. Quando lei lo
percepirà si lascerà andare nelle tue mani. Se ritieni
di non essere capace di spogliarti dei tuoi pregiudizi,
è meglio ripensare a quanto vale la pena continuare
avanti con questo proposito.
S’incomincia:
Livello uno: La cerimonia
Io suggerisco vivamente di elaborare un vero e
proprio rituale per seguire questa ricerca. Il motivo è
semplice: si tratta di dare un valore, un senso a un
atto che in qualche modo arricchirà la propria
esperienza. Ogni singolo istante vissuto con
significato diventa un’esperienza indimenticabile
nella nostra esistenza.
Per configurare un rituale ci vogliono alcuni
elementi: innanzitutto la volontà di far qualcosa di
speciale. Questa intenzionalità fa sì che il tempo
trascorso nella sessione sia eccezionale nella nostra
quotidianità. Sembra scontato ma senza questo ogni
atto eseguito diventa anonimo e privo di valore.
Secondariamente bisogna organizzare un tempo e
uno spazio dove svolgerlo, in modo da potersi
programmare mentalmente in anticipo. Un po’ come
accade quando fissi un primo appuntamento con una
persona speciale, l’ansia dell’attesa stimola. Questa
predisposizione cerebrale aiuta considerevolmente
ad arricchire l’esperienza. Riguardo allo spazio ci
vuole una superficie comoda, il letto va bene ma
anche un tappeto sul pavimento.
In particolar modo nei mesi freddi bisogna stare
attenti alla temperatura in quanto il freddo inibisce il
desiderio.
Ci vuole un asciugamano da spiaggia per proteggere
le superfici, specialmente dall’olio.
Un pò di fiori freschi, candele profumate e la luce
soffusa (e perché no, anche una benda per gli occhi)
creeranno l’atmosfera giusta per incominciare. La
musica scelta apposta per invogliare al rituale ti
aiuterà a stimolare ma anche a dare un ordine
preciso alla sessione, impone un inizio e una fine e ti
permetterà regolarti coi tempi.
Io spendo buon tempo impostando la playlist della
sessione, per me la musica è molto importante, deve
svegliare il desiderio, essere suggestiva e oltretutto
stimolare il percorso. Scelgo il brano in base al mio
gusto, ma che abbia un ritmo lento, pausato,
profondo e con carattere evocatore dove l’eros si
libera.
Se vuoi aver qualche suggerimento di musica prova
andare sul mio canale di YouTube, nelle playlist
troverai buoni spunti che ti possono aiutare a creare
l’atmosfera evocativa che vuoi.
Riguardo all’olio a te la libera scelta. Io in genere
uso un olio di mandorle spremute a freddo che
compro in erboristeria. Vegetale e 100% naturale.
Sano e senza controindicazioni, tranne quando si è
allergici alla sostanza precisa in particolare
(informati anticipatamente in merito alle sue
allergie/intolleranze).
E’ una sostanza che si abbina perfettamente anche
coi flussi del corpo, ricca di minerali e sostanze
emollienti, nutre e soavizza la pelle in modo
stupendo.
Non ha odore né colore e si può abbinare a essenze
di ogni genere (meglio se di natura vegetale) per
profumarla e rendere la sessione indimenticabile per
ore e ore (ahimè se cade sulle lenzuola, è difficile da
togliere). La scelta di preriscaldare l’olio a una certa
temperatura aiuta a far diventar il rituale più ricco di
dettagli ma non per questo è imprescindibile.
Per la temperatura basta il calore naturale delle
mani.
Livello due: Preambolo
È necessario dedicare il tempo giusto alla
sincronizzazione del respiro. Ventilando i polmoni
con la respirazione addominale si predispone la
circolazione del sangue per tutti i capillari in modo
che la tensione venga sciolta.
A me personalmente piace iniziare la sessione in
ginocchio dietro di lei nuda. Metto le mani sul suo
ombelico e regolo il ritmo del respiro profondo e
pausato in sincronia col mio. L’obbiettivo è riuscire
a invertire il respiro che facciamo normalmente e far
sì che si gonfi per prima la pancia e poi il petto
nell’inspirazione, e sgonfiare per primo il petto e per
ultima la pancia nell’espirazione. Il suo respiro
diventerà da adesso in poi il tuo faro guida: leggilo
sempre, non trascurarlo mai perché è il tuo
principale alleato nella strada del suo piacere.
La respirazione addominale predispone i muscoli a
lavorare in relax. È il tipo di respiro che fanno i
neonati. Da adulti lo facciamo anche noi solo
durante il sonno, o quando siamo felici e ridiamo
spontaneamente. Crea una sorta di sensazione
anestetica sui muscoli al punto che devi stare attento
a non permettere alla noia o al sonno di entrare nella
sessione (il senso di pace è tale che è facile rimanere
addormentati mentre si viene massaggiato).
Mentre lo fai ricordati di sorridere sempre. È un
piacere dare e devi trasmetterlo, altrimenti perde
senso quello che fai. Il sorriso ha una sorta d’incanto
che fa irradiare quello che fai col tatto. Trasmette
calore umano ed è un invito a lasciarsi andare. La
voce che usi deve trasmettere dolcezza e amore ma
oltretutto sicurezza: lei è nelle tue mani..!
Faccio leva su questa nota forse scontata ma non
banale: se non te la senti, se non stai bene
fisicamente e/o emozionalmente è meglio rimandare
la sessione. Trasmetterai tutto il tuo disagio e senza
volerlo puoi anche far del male. Ricordati che devi
dare il 100% di te stesso. Allo stesso modo se sei
una donna e hai zone infiammate, hai sofferto da
poco un trauma oppure soffri di ernia discale è
meglio far eseguire il tocco con estrema dolcezza e
prudenza oppure rimandare se il problema fisico
coinvolge qualche infezione urinaria o l’uretra.
È scontato parlare dell’igiene assoluta di entrambi i
partner.
Fai attenzione anche alle unghie che siano corte e
ben curate. Puoi ferirla!
Livello tre: Descrizione della routine di
massaggio
Il primo step consiste nell’ andare a caccia di nodi di
tensione sul corpo. Si parte da qui perché bisogna
sbloccare qualunque elemento possa disturbare il
flusso dell’energia sessuale.
In genere questi nodi sono frutto dello stress e
dell’ansia, causati dal ritmo di vita che ci impone
questo tempo frenetico. Non a caso esistono
movimenti che coltivano lo slow food, l’arte dell’
imparare a gustare in santa pace un rituale di base
semplice ed elementare come mangiare senza paura
del tempo. Lo slow sex fa parte di questo stile di
vita, dove il tempo viene escluso dalle variabili del
gioco. Qui si parla di qualità d’affetto, d’amore e di
tutta la bontà e volontà di donar agli altri il meglio di
noi stessi.
Il massaggio serve proprio a dissolvere i nodi di
tensione accumulati nel corpo. Diciamo che senza
questo passo il nostro percorso diventa più difficile
da fare.
Percorrendo coi polpastrelli la cute dei capelli
troverai in genere all’altezza delle tempie, dei
parietali e dietro la nuca delle masse di tensione.

A volte si percepiscono come palline, a volte come
masse muscolari massicce.
Bisogna spendere il tempo che è necessario per
dissolverle. Il tocco andrà dal gentile e dolce fino
all’ energico e vitale. Regolare questo tocco farà
parte dell’intuito che tu riuscirai a percepire. Dovrai
imparare a leggere le tue sensazioni ed anche le sue.
Saprai dal suo respiro, dal suo sudore, dai suoi
movimenti e dalle sue espressioni come procederà il
tuo tocco, se starai sbagliando mettendo nella
sessione l’ingrediente indesiderato della noia oppure
se starai andando per la giusta strada.
I movimenti saranno eseguiti in cerchi, piccoli e
puntuali nelle aree che presenteranno i nodi, e grandi
e con il palmo quando si tratterà di far scorrere la
tensione fuori dalla zona dove era concentrata.
Il tocco nei nodi della testa aiuta a far rilassare e ad
abbassare la guardia. Più morbido lo farai più
facilmente si dissolveranno. Il sangue incomincerà a
fluire in modo più libero, e un senso di pace invade
il suo corpo facendo preludio alla sua voglia di
dormire. Non potrai far svanire tutti i nodi in una
singola sessione, ci vorranno circa 10 sessioni di
novanta minuti in genere per ottenere che il corpo se
ne liberi completamente. C’è chi impiega di meno,
c’è chi impiegherà molto di più.
Cominciando la sessione dalla testa otterrai
l’apertura della porta della fiducia del partner. A te
la scelta su come guidare la sessione. Sai già in
anticipo che non basterà una singola sessione per
raggiungere l’obbiettivo. Se vorrai cambiare il ritmo
basterà che tu concentri un tocco vigoroso nei
capelli attivando segnali che cambiano la
predisposizione del massaggio da un linguaggio
rilassante a uno più sensuale ed stimolante.
Alternando i ritmi, per ogni nodo sciolto con
estrema dolcezza potrai avvolgere i capelli fra le tue
mani. Le ciocche sono dei poderosi interruttori che
predispongono l’eros a sbocciar a fior di pelle. Un
giro nella mano mentre li tiri dalla cute e poi li
molli, meglio ancora se eseguito con entrambi le
mani, scioglieranno la donna più stressata e la
renderanno molto più disponibile a ricevere le tue
carezze. Lasciati guidare dall’intuito, percepiscilo e
leggilo.
A continuazione i punti che devi aver presenti nella
tua sessione di massaggio per ricercare i nodi di
tensione residua:
Dalla radice dei capelli fino alle spalle: La zona che
concentra la maggior tensione individuale è il collo.
Tutta la tensione emotiva e vigile passa da lì, a causa
del maggior flusso di sangue alla testa, linfa vitale di
energia. Nella testa si sciolgono i nodi sedimentati
dallo stress ma nel collo si tolgono i nodi che li
originano. Lo sternocleidomastoideo è un muscolo
poderoso che gestisce il capo e sul quale ricade una
enorme responsabilità di movimento consapevole.
Sciogliere la tensione del collo significa guadagnare
in sensazione di benessere di un terzo fin dall’inizio.
Alternando le dita sul cuoio capelluto l’energia si
libera e si predispone a farla fluire fino a farla
sparire verso le estremità. I nodi della testa e del
collo per questo stesso motivo sono quelli che si
riformano di più nelle sessioni successive.
Personalmente io preferisco incominciare la sessione
a pancia in giù e poi pancia in su. Ho notato come in
questo modo la continuità di gesti sia in crescendo.
Emisfero posteriore
Dorsali e scapole
E’ un area dove si annidano tanti nodi a causa del
collo e del movimento dei polmoni. Accade lo stesso
nella fossa delle clavicole. Sotto l’osso della
scapola, sollevando indietro il braccio e mettendo le
dita verso l’interno si trovano in genere parecchi
nodi che di solito sono irraggiungibili da soli.
Schiena
La colonna vertebrale è protetta da poderosi muscoli
che racchiudono la gabbia toracica. Dai dorsali agli
addominali retti ed obliqui sono muscoli che
accumulano parecchia tensione e determinano la
nostra postura. Dopo un morbido passaggio di
riconoscimento, identificati i nodi vengono sciolti in
primis in direzione delle costole seguendo il senso
delle ossa, poi a seconda dell’altezza verso le spalle
oppure verso le natiche. L’obbiettivo di base è
riportare questo stress in direzione delle dita che
fungono in questo caso come poli a terra che
scaricano la tensione.
Glutei
Dalla zona del sacro fino al quadricipite le tensioni
si trovano in ogni dove.
È la zona più divertente in assoluto da massaggiare,
anche che ovvie ragioni. Il tocco trova il suo senso
erotico in quest’area così ricca di terminazioni
nervose. Dall’altezza del sacro le mani bagnate di
olio scivolano facendo scorrere la tensione con un
movimento simile a una parentesi verso l’esterno e
poi in basso. Il passo delle mani nella linea di
giunzione fra gli emisferi deve far attenzione a
mantenere separati i flussi di energia e non
mischiarli.
Un’ area che predispone tanto l’eros e che nasconde
parecchi nodi è all’altezza dei reni dove si
demarcano le fossette pelviche e la zona sacrale.
Spendi tutto il tempo che vuoi qui perché è un
delicato preludio. Aprire le natiche con le dita in
modo soave, in cerchio, predispone la libido a fluire
liberamente. Aumentando la tensione gradualmente
dal centro all’esterno libera lo stress in modo
considerevole. A seconda della tensione accumulata,
a volte basta soltanto questo per far provar piccoli
orgasmi senz’ancora aver mai toccato il sesso né lo
sfintere anale.
Gambe e braccia
A questo punto abbiamo convogliato l’energia
ristagnata nella zona delle spalle e delle gambe.
Bisogna eliminarla immaginando come se i suoi
polpastrelli fossero scarichi che fanno la funzione di
poli a terra.
Seguendo passaggi lunghi che iniziano dolcemente
dall’origine e finiscono energicamente verso le dita
la tensione viene liberata lasciando il corpo carico di
energia pulita.
Va fatto sia pancia in giù che pancia in su, alla fine.
E’ sempre il preambolo per lo step successivo.
Emisfero anteriore
Volto
Dalle tempie alle guance, stimolando le linee facciali
del sorriso. Appoggiando il palmo sulle guance e
riportando le carezze con le dita che si perdono nei
lineamenti degli occhi fino arrivare ai capelli. Qui
non si dissolvono tensioni apparenti, ma invece si
creano legami di complicità e comunione.
Il benessere che si prova è davvero coinvolgente.
Fossette clavicole e nodo anteriore delle spalle
Da trattare come descritto sopra. Qui si annidano
una grande quantità di tensioni.
Seni
Da toccare con estrema delicatezza. I nodi si trovano
in genere in linea con la circonferenza delle areole.
Si deve riportare la tensione dal centro all’esterno
del seno. Se si vuol aggiungere un po’ di ghiaccio
aiuta sia a rassodare le coppe che a stimolarli (in
genere nella punta dei capezzoli). Se dovessi
riscontrare formazioni nodulari in varie zone che
non siano menzionate meglio non toccarle e andare
dallo specialista.
Diaframma
Nel contorno della gabbia toracica, all’altezza del
plesso solare si annidano una grande quantità di nodi
di tensione. Se farai attenzione noterai come la sua
durezza dimostrerà quanto sia pieno di tensione, ma
ha importanti motivi per esserlo: gestisce
innanzitutto il respiro, contribuisce al movimento di
un apparato importante come i polmoni, ed anche le
nostre emozioni.
I sentimenti primari e le emozioni che governano la
nostra emotività si sedimentano in questo muscolo.
È qui che bisogna concentrare gli sforzi per
sciogliere i nodi, vista l’importanza che hanno. In
genere i blocchi emotivi si possono “toccare” qui.
Riportando le dita verso l’interno fra le costole e i
polmoni, si trovano i nodi più evidenti. Se ci provi
su di te li trovi e noterai immediatamente come si
comporta la tua mente toccandoli. Non appena li
attivi vengono a galla ricordi di ogni genere, è quasi
come un joystick di emozioni e ricordi, da quelli più
belli a quelli più brutti che fanno parte del nostro
bagaglio di esperienze nella vita.
Devi agire con cautela e molta delicatezza, con
calma e molto tatto. Bisogna identificare i punti che
stimolano il piacere mentre su quelli che fanno male
concentrarsi soltanto a scioglierli nel modo più
tenero possibile. Quando abbiamo ricevuto un colpo
emotivo indimenticabile la nostra prima impressione
è una profonda espressione di inaspettata sorpresa.
Il respiro gestisce le nostre sensazioni ed è per
questo che rimangono impresse sia nella nostra
memoria che nel diaframma.
È possibile toccare con mano l’allegria e la tristezza,
ricordi rimossi di ogni genere. Bisogna concentrare
tutta la nostra prudenza qui e non ins****re se si
prova troppo dolore in un nodo particolare.
Pancia
Come nella zona sacrale, percorrere dalla linea alba
verso l’esterno e in basso. Qui si trovano tanti nodi
generati dall’ansia. Il percorso delle mani va
concentrato sul dissolverla e mandarla giù a
parentesi per i fianchi per lasciarla concentrata
all’inizio delle gambe.
Pube
Riportare la tensione dall’osso pubico verso
l’interno in basso. Concentrarsi oltretutto a
sciogliere i nodi del contorno delle labbra mentre si
fa pressione con il palmo delle mani e si distribuisce
il flusso con le dita. A questo punto si ripete il
passaggio delle braccia e delle gambe senza
confondere interno con esterno.
La predisposizione a ottenere l’obbiettivo di questa
guida oramai è a buon punto. Non bisogna esagerare
né con la pressione né con la quantità di tempo.
novanta minuti son più che sufficienti se lo fai
due/tre volte a settimana.
Livello quattro: le routine di Kegel
Lo step successivo consiste nel lavoro vero e proprio
pertinente ad allenare i muscoli vaginali e
predisporli all’eiaculazione. Qui si parla della
routine di esercizi di Kegel, famosi anche perché
prescritti clinicamente per i problemi di incontinenza
urinaria.
Si tratta di allenare con semplici contrazioni
volontarie gli anelli coinvolti col muscolo
pubococcigeo (detto PC). Gli esercizi devono essere
eseguiti con la vescica vuota, si tratta di rieducare
volontariamente il muscolo che regola il flusso di
urina.
Onde rendere coinvolgente l’esercizio in coppia
suggerisco di inserire un dito, indice o medio
all’interno della vagina (oppure entrambi) facendo
pressione verso l’alto (almeno all’inizio seduti in
ginocchio).
Lei deve stringere il PC eseguendo una sorta di
movimento di suzione verso l’interno facendo
entrare il dito per la distanza di una falange circa e
ritirarlo quando si rilassa tenendo sempre conto della
respirazione addominale descritta anteriormente.
Qui si tratta di fare una sorta di respirazione eseguita
coi genitali che carica di energia il cervello e la
veicola attraverso la colonna vertebrale. Bisogna far
il lavoro mentale di creare la sensazione che ogni
volta che s’inspira si sente l’aria entrare dalla vagina
in contrazione attraverso la colonna vertebrale fino
al cervello, e poi espirando si senta uscire dalla testa
passando dall’ombelico mentre si rilassano i muscoli
Kegel.
Eseguire questo esercizio per circa 40 volte in modo
pausato tonifica i muscoli PC, aumentando
considerevolmente la sensibilità al momento della
penetrazione si sente vibrare l’energia dell’intero
corpo. A volte bastano solo questi esercizi per
provare piccoli orgasmi.
Grazie a queste routine ci sono donne che esercitano
più forza nel canale vaginale che in quello anale
(fisiologicamente un muscolo poderoso che di regola
viene usato con maggior frequenza), aggiunge
controllo e consapevolezza all’orgasmo, aumenta la
predisposizione agli orgasmi vaginali, dona tono

muscolare a chi ha avuto un rilassamento
conseguenza di un parto naturale e allontana i
problemi di incontinenza urinaria.
Fai attenzione a non contrarre i muscoli addominali.
Se si prova dolore alla schiena, significa che non si
stanno facendo gli esercizi in modo corretto, basta
massaggiare dolcemente con le dita. Provare mal di
testa è frutto dell’energia ristagnata. Bisogna rifar
l’esercizio della respirazione concentrandosi sul
visualizzare il flusso d’energia. Se invece si sa di
avere una infezione ti conviene di fare una visita
medica e risolvere questo problema prima di
riprendere. Fuori sessione nel quotidiano l’esercizio
può essere fatto in solitudine in qualunque momento
della giornata. Bisogna non esagerare col sovra
esercizio, basta farlo fino a tre volte al giorno.
Aiuterai molto a creare un vero e proprio rapporto di
complicità nella tua coppia e acquisirete un’intesa e
una consapevolezza reciproca unica.
Finora sono state descritte le routine di esercizi che
predispongono al raggiungimento dell’obbiettivo di
questa guida. A continuazione enuncio le tecniche
che completano la sessione del rituale.
Livello cinque: Tecniche di stimolazione
Hai percorso circa l’ottanta per cento della strada
che ci vuole per arrivare. Avrai creato un’intima
complicità basata su una intesa reciproca di
sentimenti. Ti manca soltanto concludere. Per finire
descrivo un paio di tecniche, una tradizionale che
troverai descritta un pò dappertutto e un’altra invece
trovata e sperimentata nel mio vissuto.
Ognuna richiede un’alta dose di pazienza e
sensibilità in modo da ridurre la casualità e la
fortuna. Non prendere l’insuccesso come un’offesa
personale, ma impara con umiltà a leggere e tradurre
queste risposte in piacere. Non forzarti. Ci si arriva e
si gode come un dono divino. Se non si arriva non
cambia niente e si riprova in un’altra occasione
come se fosse la prima volta.
Magari ti aiuterà sapere che spesso capita che il
volume di liquido è proprio scarso oppure viene
reindirizzato verso la vescica creando una
eiaculazione retrograda (motivo per il quale pur
essendoci non è visibile).
Concentra la tua attenzione ad attivare a livello
inconscio il suo desiderio, sussurra mordendo
delicatamente il suo orecchio mentre appoggi le tue
mani sull’ ombelico: “oggi spruzzami” predispone
lei ad assecondarti. Sii persuasivo senza essere
insistente. Se sei da sola, basta dirti mentalmente:
“oggi mi lascio andare veramente”.
Una volta che riuscirai a dominare entrambe le
tecniche, sii orgoglioso ma non vantarti. Non è una
gara di potere, è un percorso di consapevolezza fatto
in coppia, qui si parla di amore. Chi veramente sa, è
aperto, umile e sensibile, non ha bisogno di
vantarsene. Se non fai attenzione a questo il tuo dare
diventa banale.
La prima tecnica suggerisce di aver la vescica vuota,
aiuta ad allontanare il senso di paura e vergogna che
il pensiero di farsi la pipì nell’atto possa creare.
Sappiate tutti e due che la sensazione dello stimolo
alla fine è la stessa, quindi dovete far i conti prima o
poi con questa realtà. È da questo che prende spunto
la seconda tecnica che si basa su fattori biologici
comuni anche a noi maschi.
A questo punto sei sensibile al respiro, sei in attenta
sincronia coi gesti, e il flusso di energia circola in
assoluta fiducia, è il momento di ottenere il Graal.
La zona vaginale deve essere abbastanza lubrificata.
Aiuta un po’ avere le mani bagnate d’olio. I tocchi
che eseguirai sul clitoride dovranno essere dolci. In
caso di secchezza mai correre il rischio di attaccare
le mucose interne alle tue dita in quanto causano
dolorose irritazioni.
Punto G
Entrambe le tecniche coinvolgono il famoso punto
G. Da sempre controverso e contestato oramai è una
realtà assodata. È stato dichiarato da studi come la
prostata femminile e come tale viene denotato nella
terminologia medica.
È una zona altamente sensibile, molto recettiva al
piacere. S’identifica come un tessuto erettile della
spugna uretrale che coinvolge la parte interna del
clitoride situato nella parete anteriore vaginale a due
falangi circa di distanza verso l’interno.
Non è detto che piaccia a tutte, purtroppo bisogna
tener conto di questo fatto. Allo stesso modo in cui
esistono donne che non tollerano la stimolazione
clitoridea, forse perché non riescono a dissociare la
sensazione di dover urinare con le sue conseguenze
auto mortificatorie.
Lo si trova seguendo la strada nervosa del clitoride
verso l’interno della vagina, a un certo punto si
percepisce un tessuto rugoso diverso dal resto (a
volte dalla forma di piccole creste). Per stimolarlo
basta far pressione lì. Appoggiando una o due dita
premendo in circolo o come un pulsante oppure
stringendo come chi fa il gesto “vieni qua da me”, la
tua sensibilità ti aiuterà a trovar la strada giusta.
Non ce la faccio, mi scappa la pipì..!
Ebbene si, sei nel posto giusto. È una sensazione
tutt’altro che negativa. È il momento di far i conti
col respiro, col modo in cui guidi il coinvolgimento
emotivo e dalla maniera in cui le contrazioni
invadono l’intero corpo.
Identificato il crescendo dell’onda sinusoide che
riporta all’orgasmo, bisogna rallentare il ritmo,
addirittura fermarsi se necessario. Individuando le
carezze che piacciono di più l’ascesa della curva
diventa più intensa e trattenere l’irruenza crea una
sorta di dolce tortura che porta alla gioia d’impazzire
di piacere.
Di principio più alta è l’eccitazione accumulata più
violento diventa l’orgasmo ottenuto. È l’obbiettivo
primordiale di rieducare il gusto del piacere nel
sesso ma (sempre quel benedetto ma…!) curando il
fatto di non creare ansia a conseguenza
dell’impazienza, che diventa l’antidoto del piacere.
Tecnica 1: modo tradizionale
A titolo preliminare stimola con grandi cerchi l’area
interna delle cosce, pancia, ventre e pube. Qui non
c’è una ricetta precisa, bisogna riportar lo stato di
“ebollizione” con sapiente delicatezza. Ricordati di
seguire il ritmo del suo respiro, oramai lo capirai dai
suoi gemiti, man mano che ti avvicini al clitoride i
cerchi diventano più puntuali e precisi. Stanne
lontano almeno all’inizio, toccalo ma indirettamente,
prima nelle grandi labbra e poi lasciando scorrere
l’umidità che sgorga dalle piccole labbra. Aprile in
modo da lasciare in vista il grilletto del piccolo
glande.
Basta questo per farle provare micro orgasmi. Li
riconosci dal modo in cui si contraggono le labbra.
Molto spesso loro stesse non se ne rendono conto
oppure non le riconoscono come tali. La cultura del
porno ha venduto l’idea che l’orgasmo sia una
esplosione dove si grida in modo fintamente
spudorato!!! e in tante si chiedono come mai sono
addirittura anorgasmiche.
Il motivo per cui è meglio non toccare il clitoride in
modo diretto è perché man mano che si va avanti
diventa ipersensibile al punto che si irrita ed obbliga
a fermare la sessione.
A questo punto siamo pronti e non resta altro che
ultimare. Inserisci il dito medio e anulare finché i
polpastrelli si appoggiano al punto G. nella maniera
in cui riesci a stimolarlo oppure nel caso lei fosse
molto sensibile dovrebbe bastar questo per farla
arrivare.
Alcune delle declinazioni sono:
Stimolazione del Punto G da solo: delicati massaggi
in piccoli cerchi nell’area identificata.
Stimolazione del Punto G + stimolazione del
clitoride in modo orale oppure con le dita. Non ci
vuole molto per immaginarla.
Pressione sul punto G + pressione sul clitoride.
Rimane forse meno invasiva delle altre, nel senso
che risparmia l’irritazione del clitoride più a lungo.
Funziona in questo modo:
Con entrambi polpastrelli appoggiati sul punto G si
fa una leggera pressione. Le dita non si muovono da
li, rimangono fisse. La mano invece esegue un
movimento longitudinale alle labbra. I Kegel devono
muoversi ritmicamente con le dita eseguendo il
movimento di suzione verso l’interno. L’indice e il
mignolo della stessa mano invece eseguono il lavoro
di stimolare le grandi labbra.
Con l’altra mano si esegue pressione sull’osso
pubico col palmo, in modo di trasmettere una forza
maggiore, costante e continua che cerca il riscontro
della pressione puntuale esercitata all’interno dalle
altre due dita. Il gioco è fatto: toccare delicatamente
il grilletto del clitoride a modo di campanello.
L’indole di questo tipo di orgasmo è verso l’esterno,
quindi nel momento in cui si decide di arrivare al
grande botto bisogna spingere, anziché contrarre,
dallo stesso modo come si fa quando si ha la pipì ed
eccovi arrivati.
Man mano che impari a dominare la tecnica puoi
stimolare punto G, clitoride e anello anale con la
stessa mano (cinque dita e un palmo non sono pochi,
eh!).
E hai ancora una mano libera per accarezzare,
rassicurare e riempire di tante dolci coccole. Ah…!
E la bocca, la lingua (anche i denti) lì pronti ad
entrare in azione; per non parlare di quello che vi
aspetta in chiusura del dolce finale in coppia.
Come vedi hai un sacco di risorse da utilizzare per
riportarla letteralmente in ebollizione. Il segreto
consiste nel controllare l’imminenza dell’orgasmo e
liberarla consapevolmente. In questo modo il piacere
oltrepassa la sfera vaginale e finisce per coinvolgere
l’intero corpo. Ad ogni spasmo, asseconda il
tremore, accompagnalo, avvolgilo e riportalo in pace
durante il percorso che durante il percorso di tutta
questa esperienza. Concediti tutto il tempo che è
necessario e non togliere la pressione dalle mani se
non c’é impellente bisogno.
NB: Mai permettersi di toccare la vagina con il dito
che è entrato nell’ano. È scontato ma bisogna
menzionarlo, per una questione d’igiene e salute, il
rischio di batteri nella mucosa vaginale è da
prendere molto sul serio.
Tecnica 2: modo atipico
È una sorta di compendio di tutto quanto c’è scritto
su questa guida. È molto più leggera e oltretutto
idonea per “rubacchiare” lo squirt senza tanto
ricercarlo. Potrebbe essere giudicata meno ortodossa
ma l’esperienza che offre vale la pena di provarla.
È chiaro che se sei qui oramai non ti inorridisci per
lo sporcarsi o meno, dopotutto è in preventivo.
Questa tecnica si fa con la vescica piena. Ci vuole
una sorta di “brute f***e” per raggiungerlo e ci si
riesce se il gioco è quello di divertirsi in assoluta
confidenza.
Come già detto il muro più difficile da scavalcare è
quello del senso di vergogna, magari di sporcare
materasso e lenzuola. Per sormontarlo basta
cambiare ambiente con uno che sia umido per
eccellenza e che ci faccia perdere ogni senso del
pudore: il bagno. Psicologicamente ha un valore
profondo in quanto in solitudine lo si ritiene una
sorta di oasi di calma dove troviamo pace con noi
stessi.
Farlo nel bidet, nel wc, nella vasca o doccia è solo
una esigenza di comodità e di gusti. Io preferisco
rimanere dietro di lei sul bidet mentre lei ci è seduta
sopra, appoggiata con la punta dei piedi al
pavimento e il viso rivolto verso il muro.
Il fatto di essere alle sue spalle esclude la sensazione
di sentirsi giudicata visto che non ci sono occhi che
scrutano ogni singolo gesto. Bisogna bere in
precedenza almeno un litro d’acqua, meglio se un
litro e mezzo.
Si tratta di giocare con lo stimolo della pipì. È
scomodo (e lei potrebbe provare anche un poco di
dolore ma è più frutto del senso del pudore). Se sei
seduto dietro di lei bisogna guidarla molto
dolcemente. Devi tirar fuori il meglio del tuo
buonumore per farla ridere mentre è seduta.
Sulla vasca, è meglio farla stare seduta in punta di
piedi per accentuare la tensione nelle gambe e i
muscoli addominali. Ricordati di far scorrere l’acqua
(senza bagnarla per non perdere la lubrificazione
naturale), il suono aiuta a lasciarsi andare più
facilmente.
La prostata come meccanica funziona nello stesso
modo per maschi e femmine. Mentre si è eccitati lo
stimolo dell’orgasmo biologicamente blocca la pipì.
Nel caso dei maschi questa tecnica aiuta le situazioni
di eiaculazione precoce. Nel caso delle donne
provoca uno squirt forzato e misto ad urina.
Il trucco consiste nel giocare con questa tensione,
gambe, vescica, muscoli addominali e respiro
contrastato con dei gesti delicati come il semplice
sfioramento del polpastrello sulla punta del clitoride.
Se si aggiunge tensione al clitoride, con le dita
oppure con qualche mini molletta apposta per il clito
(io adoro quelle che si usano per fare lo chignon), in
modo da lasciare il grilletto gonfio scoperto, basta il
dito umido che esegue il gesto del campanello. La
molletta serve anche per avere entrambi le mani
libere.
Riiiiiing Riiiiing scherza sussurrandole all’orecchio
e spronala a far la pipì mentre stringi la sua mano
con forza all’altezza dell’ombelico. Questo punto è
importante, una mano appoggiata sulla sua pancia da
una parte sprigiona la forza delle sue farfalle allo
stomaco, da un altro la rassicura con un senso di
tenera sicurezza. Appena spara il primo getto aiutala
a chiuderlo rilassando la mano, mentre intanto le
accarezzi con l’altra che hai libera gambe, sedere e
seni. Mordicchia le sue orecchie, sussurra le vostre
parole magiche, accarezza il suo anellino anale e
punto G delicatamente in contemporanea da dietro.
Apri, chiudi, apri, chiudi, riiiing, riiiing sul clitoride
e sullo sfintere anale, stringi, molla la sua mano, e
hai ancora una mano libera per aiutar la sua energia
a fluire per la colonna vertebrale accarezzandola
dalle natiche, schiena, collo e i suoi capelli …
Se vuoi ancora torturarla oltre lo stimolo, inchioda
con fermezza le dita nella cute dei capelli e tirali allo
stesso tempo che pieghi dolcemente la sua testa
indietro. Questo gesto rallenta per qualche attimo
l’orgasmo, dovuto al fatto che in qualche modo
stronca il flusso di energia verso il cervello. Mai
dimenticarti del controllo del respiro.
Seguendo questa routine la farai esplodere in poche
mosse con un violento orgasmo corporale che non
c’entra niente con quelli provati precedentemente
(attenzione ai vicini mi raccomando).
Le contrazioni ritmiche dei muscoli pelvici, durante
l’orgasmo, produrranno l’espulsione del fluido
accumulato. Il quantitativo di fluido rilasciato può
essere considerevole, attraverso il ripetersi di
riempimento e svuotamento delle ghiandole durante
l’orgasmo. Non andare via, lascia la mano sul
grillettino, senza far pressione, soltanto appoggiato.
Degusta il suo respiro, il misto dei suoi succhi, le
vibrazioni delle sue pulsazioni, il battere del suo
cuore. Aiutala a sostenersi in quella nuvola
dell’orgasmo, con non molto sforzo puoi strapparne
altri. È la prova fisica dell’indole multi orgasmica
femminile.
Per fare questo (se tu non sei multi orgasmico) devi
accettare che lei può continuare e continuare a
scalare la curva degli orgasmi, a te la sensibilità di
continuar a esplorare questa sua capacità. Diventa
una sorta di meditazione di coppia. Adesso è il
momento di degustare il tuo meritato premio, fare
veramente l’amore con il tuo partner felice.
Per chiudere ufficialmente il rituale, aiutala a
rimettersi la sua corazza. Il suo ego ha bisogno di
essere rassicurato, è spoglia di ogni difesa, molto
vulnerabile. L’amore dopo l’amore è fatto di
tenerezza, dolcezza e tanto affetto. È la chiusura
perfetta che predispone l’attesa per la prossima
puntata.
Buon divertimento!

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Anal BDSM Erstes Mal

Ficken im internat

Es begann an einem Samstagsabend im Internat im Nebenraum hörte man Geräusche von einer Party die sich auf dem Endpunkt befand.Das neben Zimmer gehörte meinen kleinwüchsigen russischen klassen kameraden.Der öfters besuch kriegte von einer wirklich geilen fick schlampe Sie war Groß ein klein wenig mollig und sie besaß
die schönten wohl geformtesten titten die ich je im real live zu vor gesehen hatte
Ich hatte sie zu vor schon mal getroffen da fragte sie mich welche stellung ich den am besten finden würde und ich sollte die stellung an hand von 2 kuschel tieren nachstellen.Ich sagte ich würde dich gerne unter der dusche im stehen ficken.Sie fing an zu grinsen dann fragte ich welche stellung sie den am liebsten mag sie sagte es in einem sehr erotischen unterschwelligen ton und gerade heraus
ich bekomme es gern von hinten sagte sie ich blickte auf ihren arsch der in ihrer
2 nummer zu kleinen hose richtig gut betonnt war mit ein bisschen fantasie konnte man sich gut ihre möse vorstellen. bei dem anblick bekamm ich natürlch gleich ein steifen. Sie stand vom bett auf und ging ohne ein wort zu sagen sie grinste nur und leckte sich über die lippen.nun denn zurück zum Samstagabend plötzlich klopfte es an der tür es war laut und aufdringlich ich speicherte das zombie spiel noch schnell ab machte den joint aus und ging dann zur tür da stand sie nun vor mir stark alkoholisiert und natur geil sie sagte hey … haste nicht lust rüber zu kommen ich habe heute vor hier zu schlafen wir haben im neben raum 2 bettten zusammen gestellt und wollen zu 3 schlafen nach kurzem zögern sagte ich dann gut das hört sich toll an und willigte ein… lag schon auf dem bett er schlief schon tief und fest, sie selbst hatte nur eine grüne jogging hose an heute hatte sie ihre langen haare zum zopf gebunden.sie legte sich neben ihn und sagte hey man kommste jetzt endlich oder biste nur geil ich legte mich zur ihr aufs bett sie guckte noch ein wenig fern draußen donnerte es heftig sie sagte zu mir ich habe immer angst wenn es donnert ich sagte keine sorge du bist hier mit den härtesten schwanz aus ganz mittel erde Sie grinste und drehte sich um so das sie zum fenster guckte dabei presste sie ihren arsch dicht an mein teil ich machte mein gürtel auf und zog mir die jeans aus sie reibte mit ihrer spalte immer wieder über meinen schafft die ersten lust tropfen tritten auf meiner eichel hervor ich zog die boxer shorts auch noch aus ich griff instinct tief nach ihrer möse ich ging mit meiner hand unter ihre joging hose und unter ihr höschen und streichelte liebe und zährtlich voll ihre kleines fötzchen sie stöhnt vor geilheit und wurd sehr schnell feucht ich geniesse es und ziehe sie ganz langsam aus dannach musste ich natürlich auch unbedingt noch von ihren titten kosten und widmete mich den oberen part ich lutschte ihre titten als ob es kein morgen geben würde ungefähr 2 min danach drehte sie sich plötzlich mit geschlossenen augen um meine nudel ging runter als ich den kleinwüchsigen schnarchen hörte. sie symmolierte ihren schlaf natürlich um mich Wahnsenig zu machen ich trug den klein wüchsigen mann rüber in mein eigenes bett und betraat dann wieder den raum sie grinste kurz un drehte sich wieder um ich legte mich seitlich so hin das mein schwanz in ihrem gesicht lag mein mittelerweiler wieder hart gewordene schwanz glitt durch ihre fülligen lippen in ihren kleinen süßen mund sie fing an meine eichel zu blasen sie tat das wirklich professionell sie gab meine eichel nicht mehr frei sie saugte so stark und geil dass ich ihn ihren geilen mund absprietzen musste dannach saugte sie mir die ladung aus den eiern und massierte mit der zungen spitze meine eichel immer wenn ich versuchte ihn raus zu ziehen umschlungen ihre fülligen lippen mein schwanz noch fester dann griff sie meinen schwanz und massierte ihn in ihren händen und sagte ich will das du mich jetzt fickst und zwar hard und geil sie legte sich auf den bauch und als ich in sie eidringte stönte sie leicht auf ich stieß immer wieder in ihr kleine heißes feuchtes enges loch nach einer weil zog sie sich zusammen und kamm so heftig das sie schrie als sie gekommen war konnte ich es nicht mehr auf halten da sagte sie ich will deine fick sahne auf meinen füßen haben ich spritzte auf ihren füßen ab sie drehte sich um und schlief ein sie noch am nächsten morgen gingen wir zum frühstück da war der ort an dem ich sie das letzte mal gesehen hatte am tag darauf war ich ihm mädchen internat doch ihr zimmer war leer ich fragte ihre lieblinngs dozenten wo sie wohl sei angeblich ist sie wegen drogen excesse geflogen wir haben uns nie wieder gesehen THE END